Lite nel palazzo – VII puntata


All’ultimo piano abita anche la Famiglia degli Invisibili: tre tranquilli personaggi dal volto anonimo, l’automobile sempre ben pulita e da cui di rado senti uscir verbo.

Madre, padre e figlia maggiorenne. Tutti impiegati in Comune. Al comune di Cittàsenzanome, al comune di Casalpastrizzi e al comune di Mondogrigio.

Tutti e tre soffrono di calvizie. Mamma e figlia hanno tre capelli in due, il papà – alto e secco come un cipresso spogliato delle foglie – esibisce un pesante riporto da far concorrenza a Pippo Baudo prima che arrivasse Cesare Ragazzi.

Se ne vanno in giro sempre in branco, come se dovessero sostenersi a vicenda: madrepadreefigliaventicinquenne. Fanno la spesa insieme, vanno a messa insieme, escono per andare a lavorare insieme, ti salutano in coro quando ti incontrano per le scale.

Sono persone silenziose e miti. Lo sono state in tutti questi anni. Fino a stamattina.
Non un problema, non una discussione per via dei campanelli disfunzionanti. Non un fiato di lamentela quando ancora – al posto della famiglia degli esotici – abitava Katiuscia, la donna che “faceva la vita” nel palazzo.

Stamattina però qualcosa ha incrinato la loro insana tranquillità.
Tornando dalla mia passeggiata mattutina al Bar Roma, dove mi prendo il cappuccino della staffa, ho sentito trambusto per le scale.

Un trambusto fatto di voci concitate che non sapevo riconoscere, misto alle erre rotanti della tedescona, tornata dal suo viaggio-lavoro in Guatemala.

“l’ho vista. E’ stato lei a buttaRe la sigaRetta per le scale. Dove cRede che viviamo eh? già mi devo soppoRtare il casino di quelli là del piano di sopRa, ora anche questa pRopRio no”…

“siete pRopRio un paese di incivili!!!!” urlava la tedescona, rivolgendosi all’uomo invisibile.

“Veramente io non fumo neanche…come si permette??” “lui non fuma neanche!” “è vero, papà non fuma” facevano eco le donne di famiglia all’uomoinvisibile che cominciava seriamente a innervosirsi.

“le dico che l’ho vista! non neghi l’evidenza!!!” la tedescona quando ha in bocca l’osso non lo molla fino a che non l’ha rosicchiato ben bene…

L’uomoinvisibile sembrava una caffettiera pronta ad esplodere. Paonazzo in volto, mentre timorosa tentavo di salire le scale evitando il contatto con questa incresciosa situazione e con la cicca spiaccicata per terra sul pianerottolo – prova evidente di reato – ho seriamente pensato che avrebbe tirato fuori un fucile e fatta una strage.

Come in quel film con Micheal Douglas in cui lui è calmocalmo, manda giù ogni genere di infamia da parte degli altri fino al giorno in cui non scoppia e se ne gira per la città come un serial killer…

L’uomoinvisibile potrebbe davvero farlo. Sua moglie lo asseconderebbe, mentre la figliaventicinquenne, per il dolore, perderebbe i due capelli di cui ancora può disporre.

Il pathos della scena madre della Tedescona – a cui piace sempre trovare un colpevole per ogni genere di misfatto – è stato interrotto dalla comparsa della Stranacoppia che si è affacciata nell’androne delle scale. I Lui e Lui più carini e innamorati del palazzo, riescono sempre a riportare armonia laddove qualcosa l’ha incrinata.

Con un sorriso, un vestito di Armani e una carezza sui capelli.

Lui – timidamente – ha sussurrato un “tutto bene?” e Lui ha continuato ” ci eravamo preoccupati…dobbiamo chiamare qualcuno?”

La tedescona e l’uomoinvisibile si sono guardati in cagnesco e hanno mollato la presa contemporaneamente dopo aver bofonchiato una scusa, un “niente, niente”.
Il tempo che sembrava essersi fermato ha ricominciato a girare per il verso giusto.

La famigliainvisibile ha continuato a salire le scale verso la propria abitazione, alla tedescona le si sono rilassate un po’ le rughe – anche se rimaneva della sua convinzione – mentre l’uomoinvisibile scuoteva la testa e tutte le sue donne pure, come a dire ” ma perché questa nessuno se la tromba che saremmo tutti più contenti?”.

A quel punto io ho fatto un errore di cui – ancora – non conosco la portata.
Ho avanzato di qualche passo per salire in casa, trovandomi proprio di fronte alla porta della Tedescona, nel momento in cui stava per richiudersi nel suo androne.

Mi ha guardata e mi ha chiesto rudemente: “ma sei incinta?” domanda alla quale l’evidenza dei quasi otto mesi poteva da sola rispondere.
Sperando di non sbagliare il tono e la risposta me ne sono uscita con un timido “Si”…

Lei – persa nei suoi pensieri di strega – mi ha guardata e ha proseguito ” quando hai tempo per vederci? ti dovrei fare una proposta di lavoro…tu progetti siti giusto?”
no, tedescona, io faccio la dottoressa all’ospedale, guido gli autobus, vendo hotdog a New York, collaudo materassi per la Eminflex, assaggio i cibi scaduti dei supermercati da mandare al terzo mondo…no, ti prego, non voglio!!!!!!!!!

così avrei voluto dirle.
Ma il mio spirito di project manager rampante e a caccia di soldi ha avuto la meglio.
Ho risposto di si.

Ci dobbiamo vedere lunedì prossimo.
Ho paura.
Quella donna mi fa paura.

Per fortuna che -almeno – ho smesso di fumare così non potrà incolpare me del misfatto ciccoso per le scale…

Ma chi butterà le cicche per terra?
E – soprattutto – che razza di proposta mi farà la Tedescona???

Per fortuna Lui&Lui sono rimasti tutto il tempo affacciati a guardare, che se lunedì prossimo non esco più dall’appartamento/antro, ci sarà qualcuno che potrà testimoniare….

Vi farò sapere alla prossima puntata!

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