Mart di Rovereto: davvero a misura di famiglia?

Durante la nostra minivacanza con i Cicci, siamo stati al Mart di Rovereto: uno dei maggiori musei d’arte moderna e contemporanea in Italia.

Bellissimo. Non ci sono davvero parole per descrivere l’incanto di fronte alla  struttura di Botta e Andreoli. La foto che vedete quassù rappresenta la struttura (credo una specie di meridiana architettonica) della grande piazza coperta antistante l’entrata: la chiave della serratura attraverso cui guardare il cielo.

Siamo entrati in 9: 6 adulti e 3 bambini. Oltre a Frollina e al suo amico Ciccio (5 anni) c’era anche la piccola Bù (2 anni).

Alla biglietteria siamo stati accolti dalla consapevolezza che in quel posto i nostri figli erano ben accetti. Ce lo diceva a chiare lettere questa brochure informativa, ben in vista sul banco.

Io sono sempre molto contenta quando insieme a Frollina andiamo in un museo, specie se ci sono dei quadri. Lei è in una fase “pittorica” davvero spumeggiante e – se potesse – decorerebbe tutta casa nostra. Ha una fantasia iconografica straripante e ci piace molto ascoltare la lettura che fa delle grandi opere. Come dice Art Attack, i bambini non hanno le nostre sovrastrutture e di fronte ai quadri riescono a tornare all’essenziale, vedono cose che a noi sfuggono ma che spesso ci servono per guardare in maniera più piena.

Nei musei spieghiamo sempre ai bambini che

non si urla;

non si corre;

non si toccano i quadri o le opere;

non si da fastidio alle persone intorno.

Piccole regole, essenziali per la convivenza pacifica e per il rispetto della cultura.

Ma nei Musei cerchiamo sempre di:

  • raccontare in maniera interessante e non intellettualistica i quadri perché anche i più piccoli possano guardarli senza annoiarsi ma anzi con curiosità;
  • ascoltare quello che hanno da dire i bambini su quello che vedono.
Questa opera di Lucio Fontana che si chiama “Concetto Spaziale. La fine di Dio”  è stata raccontata in 4 modi diversi a seconda di come la guardavamo secondo distanza prospettica e sentimento. Per Frollina era prima un prato rosso da cui spuntavano, rompendolo, fiori bianchi e poi – in distanza – un uovo di dinosauro da cui stava uscendo il piccolino.
Possiamo darle torto?
Non è anche questo un modo per guardare all’arte dall’alto dei propri 5 anni?
Il Mart, proprio perché Museo di arte contemporanea, si presta tantissimo a una visione non convenzionale, di cui i bambini sono maestri. Può diventare un esercizio per noi e per loro. Per noi perché – come dicevamo – ci libera per un pomeriggio dalle sovrastrutture, per loro perché li avvicina all’arte senza il peso dell’intellettuale, facendo spazio alla creatività, unica forma di fruizione in un momento in cui la vita è soprattutto gioco.
Eppure ieri è successo qualcosa che ci ha dato molto fastidio. Ha toccato tutti gli adulti presenti.
Eravamo appena entrati nella prima sala dedicata alla mostra temporanea di  Gino Severini. Eravamo in pochi (era quasi l’ora di pranzo) e abbiamo cominciato subito a cercare il primo quadro da guardare. I bambini erano tranquilli, nessuno di loro urlava o tentava di portarsi a casa qualcosa.
Ci si è immediatamente fatta vicina una delle guardie della Sala per dirci di dire ai bambini di parlare piano e che se volevamo, uno di noi poteva andare con i piccoli al Baby Mart, mentre gli altri guardavano la mostra. Il Baby Mart è uno spazio allestito per giocare, non ci sono quadri ma libri per bambini, come quelli presenti nella nostra biblioteca.
Ci siamo sentiti un po’ aggrediti. Abbiamo risposto gentilmente che ci faceva piacere che i nostri figli guardassero la mostra e che al Baby Mart ci saremmo andati, eventualmente, dopo. Per farli riposare un po’.
Da quel momento non abbiamo potuto muovere più di cinque passi senza che un solerte guardiano non ci seguisse, incalzasse per il rispetto di un rigoroso (ma davvero sostanziale?) silenzio e non ci ripetesse che non ci si avvicina ai quadri ogni volta che i bambini si muovevano (e non nella direzione dei quadri!). Ci siamo sentiti dei terroristi con la bomba pronta ad esplodere.
Ad un certo punto Art Attack ha preso in braccio Ciccio per mostrargli più da vicino un quadro (Art Attack ci lavora con i dipinti antichi per cui sa quello che fa e non perde mai di vista l’eventuale distanza di sicurezza) ed è stata subito redarguita.
Si respirava un clima “ansiogeno” e senza alcun motivo.
Io – onde evitare qualsiasi complicazione – ho fatto una ramanzina preventiva a Frollina (mi sentivo molto Bush!) dicendole che non doveva assolutamente toccare i quadri e che se fosse successo qualcosa a uno di quei dipinti sarebbe stato un danno incalcolabile perché nessuno avrebbe più potuto guardarlo, ma anche che – probabilmente – avremmo dovuto vendere la casa per ripagarlo.
Lei si è talmente convinta che andava in giro e ripeteva agli altri due di non avvicinarsi “se no il Museo ci ruba la casa” ;-(
La mostra ci è piaciuta molto e tutto il Museo è davvero bello, però.
Però credo che il clima  fosse davvero esageratamente restrittivo per i bambini. L’arte è di tutti, anche loro. I bambini di oggi sono gli adulti di domani e l’Italia dovrebbe essere un grande parco culturale a disposizione delle persone, non un accrocchio di rovine in vetrina che prendono polvere nascoste dietro a cataloghi dal linguaggio involuto.
L’arte dovrebbe essere popolare. Almeno quella che sta dentro ai grandi musei costruiti dalle città.
Nella maggior parte dei Musei europei – e non solo quelli dedicati alla scienza e alla tecnica, luoghi facilmente declinabili alle esigenze dei più piccoli – i bambini si siedono in cerchio di fronte ai quadri e insieme ai loro genitori li guardano, ne parlano, costruiscono il loro piccolo zainetto di ricordi artistici, mettendo in moto proprio quei meccanismi senza i quali nessuna cosa può chiamarsi opera artistica.
La proposta di relegare i bambini in spazi circoscritti “con tappeti morbidi” e libri è sicuramente vantaggiosa per spezzare le giornate delle famiglie in gita, ma non può diventare l’alternativa. Esclude loro dal mondo (e il mondo non è declinabile in maniera artificiale ma solo per l’approccio diverso che ha un bambino rispetto ad un adulto ad esso) e esclude il dialogo tra noi e loro di fronte all’arte stessa.
Non mi va di pensare all’Italia come a una summa di ghetti, quello per gli anziani, quello per le famiglie, quello per i single e quello per i bambini. Non è un po’ triste? Non è un po’ limitativo?
Certo, non tutti i musei sono così e anche la mia visione del Mart è limitata alla nostra singola esperienza, ma quello che ho sentito ieri non mi è piaciuto per niente, era in netto contrasto con il senso e la natura stessa di quel Museo.
Certo, probabilmente con le scolaresche è diverso, perché è tutto istituzionalizzato, c’è una guida esperta con i bambini. Ma è davvero sostanziale che faccia la differenza? E inoltre, non è importante che la cultura sia qualcosa di liquido e osmotico che passa dalla scuola alla famiglia, ma anche viceversa? Perché anche relegare i musei a qualcosa di “scolastico” li rende qualcosa di esterno, di altro, qualcosa da cui fuggire non appena la scuola finisce, esattamente come si fa dalla Divina Commedia e dai Promessi Sposi.

Voi cosa ne pensate?

Mi piacerebbe sapere da chi non ha figli se è infastidito dai bambini, durante la visita in un museo, oppure no e da chi ne ha, che esperienza ha avuto e se preferisce visitarli da solo o apprezza anche la gita “familiare”.
Le mie sono riflessioni, personali, opinabili e legate alla mia singola esperienza, per ciò se invece altri hanno avuto esperienze diverse e a misura di famiglia al Mart, se hanno voglia di raccontarle, ne sarei davvero contenta!

 

32 commenti
  1. Carlo Anaclerio dice:

    Al museo di Arte Moderna di Copenhagen c’è una stanza con dipinti messi all’altezza di bimbo…e, in più, oltre ad uno spazio con megalavagna e lettone (per saltarci) anche un vero e proprio laboratorio per dipingere (con pennello, no pennarelli) o creare oggetti da materiale di scarto….al Louisiana (altro museo di arte moderna e contemporanea) sempre di Copenhagen ci sono molte sculture all’aperto ed ho visto bimbi toccare degli Henry Moore senza essere accusati di vandalismo…è comprensibile la tutela del patrimonio, ma ci vuole elasticità…ed è proprio ciò che manca nel nostro incarognito paese…ciao.

  2. Panzallaria dice:

    @Carlo Anaclerio: ciao! grazie mille della tua testimonianza, anche io ho la stessa sensazione e “Incarognito” è davvero la parola giusta 😉 un abbraccio a te e a tutta la famiglia!

  3. silvia dice:

    Premetto: non ho figli e non so se ne avró (grazie alla situazione che c’è in Italia) e non ho grandi esperienze recenti con i piccoli umani 🙂 se non momenti disastrosi al lavoro.
    Non mi danno fastidio loro in se ma solitamente i genitori. Genitori che il loro pargolo in quanto miracolo divino può fare e dire tutto. Genitori che in quanto lavoratori e quindi stanchi in giorni di festa non hanno voglia di starci dietro e quindi tutto è concesso. Genitori che il pargolo deve esser curioso e quindi durante un concerto corale ti cianciano alle spalle spiegando anche l’inutile (d dicendo un sacco di

  4. silvia dice:

    *uffa saltato il commento

    cazzate)
    insomma ok il bambino ma con testa. Quindi, concludendo, secondo me voi avete pagato per troppi genitori maleducati e pargoli allo sbando

  5. Monica dice:

    Tra gli slogan e la realtà c’è la stessa distanza che tra il dire e il fare.
    Vivo a Rovereto da due anni e parlo per esperienza personale. Gli slogan e gli annunci sovrastano di gran lunga la realtà.

  6. Panzallaria dice:

    @silvia: quei genitori danno fastidio anche a me, e probabilmente sono gli stessi che – senza figli – ti tagliano la strada in auto, non rispettano le fila, sporcano i luoghi pubblici e urlano al cellulare sul treno, senza ritegno. I figli non ci cambiano così nel profondo e non sono causa di ;-( proprio per questo ci ho tenuto a specificare esattamente la situazione nostra (di persone invece attente a rispettare il prossimo e che i propri figli lo facciano). In Italia purtroppo siamo molto maleducati e questo è un dato di fatto, ma è pur vero che non si può sempre fare di tutta l’erba un fascio e che – se mai – bisognerebbe creare un contesto che inviti alla fruizione dell’arte da parte dei bambini che sia accogliente e non respingente. Magari così più genitori andranno nei Musei che sono anche una grande palestra educativa e culturale 😉 Magari poi, invece dei Baby Park, che ne so, potremmo costruire dei “maleducati park” e infilarceli dentro tutti, in modo che grandi e piccini (educati) possano guardarsi i quadri senza essere disturbati da loro 😉

  7. Silvia dice:

    lo so ma purtroppo voi siete probabilmente stati l’eccezione educata (e che tristezza dirlo) e avete pagato per centinaia di maleducati… spero anch’io che ci sia piú apertura culturale per i piú piccoli peró quel che mi spaventa è che ci son pochi adulti a cui interessa (spero di viver io in contesto sbagliato)
    non piú tardi di ieri ho sentito una mamma dire a sua figlia “basta libri hai giá letto troppo” fai te…

  8. mammachetesta dice:

    Siete stati molto bravi…io avrei ringhiato alla guardia.
    Concordo con Silvia che avete pagato per molti altri genitori maleducati, ma una volta visto il comportamento che tenevate dovevano lasciarvi in pace.

  9. deborah dice:

    Capita a puntino, perchè ho sempre cercato di portare in giro mia figlia, per mostre o musei, fin dai 3 anni circa. Ed è stato divertentissimo, perchè i bimbi non hanno strutture mentali troppo rigide e insieme a loro riusciamo a vedere l’arte con i loro occhi. Ho cominciato a portarla alla Biennale d’arte di Venezia , i cui grandi spazi si prestano alle cavalcate dei più piccoli e la cui originalità di solito li entusasma parecchio. La porto, proprio perchè abito a Venezia, alla guggenheim, dove allestiscono dei laboratori fichissimi. E ultimamente anche Ca’ Pesaro, sempre a Venezia, al Museo d’arte moderna. E’ sempre andato tutto piuttosto bene. Unica accortezza che uso è quella di portarcela possibilmente da sola, senza amichetti, perchè sono sicura che,da casinista qual’è, si disinteresserebbe ai quadri per correre tra le sale. Però ogni bambino è diverso. Sono invece, di base, piuttosto contraria ai baby parking di qualsiasi genere. E’ come relegare il bimbo alla non crescita perchè così non disturba. Sono contraria perfino a quelli dei centri commerciali, quelli dell’ikea, un po’ perchè non mi va di lasciare mia figlia a sconosciuti, un po’ perchè sono convinta che, anche annoiandosi si cresce. predisporre delle isole per tutti, da quelle per i bambini a quelle per gli anziani, toglie molti fastidi, ma, alla fine, non favorisce certo la tolleranza “intergenerazionale”
    Scusa per il lungo commento, ma è un argomento che mi appassiona davvero!
    Ultima notazione: Siamo state a Natale a madrid e siamo capitate al museo Reina Sofia, un po’ per sbaglio perchè non era in programma. Ma è stato bellissimo arrivare insieme davanti la Guernica ed esclamare, all’unisono: Che bello!!

  10. Monica dice:

    Ho due bambini e li ho spempre portati con me nei musei, applicando le stesse poche regole che hai esposto sopra. Sono le regole che si applicano quando si sta in luoghi chiusi: nei musei, come nelle case altrui. I bambini degli altri non mi hanno mai infastidita, a meno che non rispettassero le citate regole base. Di alcuni bambini incontrati ai musei, ricordo anzi i commenti arguti e le domande spiazzanti.
    Ma il Mart non è come lo descrivi solo con i bambini. Il Mart credo viva l’arte come esperienza mistica, e pretende, da tutti, un religioso silenzio. Un esagerato silenzio. Tutti muti in una una processione muta. Più volte ho percepito io stessa lo sguardo di rimprovero lanciato dal personale addetto alle sale per il reato di bisbiglio. Al Mart credo sia proprio vietato parlare, e che questa regola valga per tutti, grandi e piccini. Non puoi scambiare un’opinione con chi ti sta vicino a meno di utilizzare il linguaggio dei segni.
    Questa discussione mi sta facendo tornare in mente il racconto della maestra di metodo Montessori che i miei bambini avevano a Roma. Un giorno portò la classe a una mostra alla Galleria Nazionale. I bambini avevavo tra i 3 i 5 anni ed erano già perfettamente in grado di rispettare spazi e persone. Al ritorno ci raccontò amareggiata di come, i molti adulti presenti, facessero a gara a fare ai bambini i complimenti: “che bei bambini … ma come sono educati … così piccoli già al museo …”, salvo poi, inesorabilmente, frapporsi tra i bambini stessi e le opere che stavano vedendo in quel momento.
    Il bambino veniva ammirato e subito tornava invisibile, inesistente e privato dei suoi diritti.
    Non persona da rispettare, nè fruitore dello spazio e delle regole valide per il mondo degli adulti. Ricordo ancora la sua denuncia dell’ipocrisia di chi si dichiara “amante” dei bambini, a parole, e si dimostra suo nemico, nei fatti.

  11. supermambanana dice:

    se sei mai stata in UK saprai che qui da noi i musei sono per i bambini quasi innanzitutto 🙂 con attivita’ da fare NELLE SALE, non in una sala a parte (tipo, una caccia al tesoro fra i vari quadri per trovare i dettagli listati in un foglio distribuito all’ingresso) e in ogni sala c’e’ qualcosa da toccare, ovviamente non una inestimabile opera, ma qualcosa, ad esempio un set di materiali diversi per far vedere la differenza fra la scultura x di terracotta e quella y di legno facendo manipolare pezzi dello stesso materiale… cose cosi’.

  12. Ladoratrice dice:

    Non ho figli e solitamente vado per mostre o per visite varie senza cuccioli al seguito… Quindi non ho esperienza diretta. Noto sempre più spesso i percorsi a misura di gnappetto con le attività parallele e tutte le volte mi sembrano molto più divertenti dell’audio guida triste che danno agli adulti. Sto pensando se subisco o patisco i bimbi altrui. Credo proprio di no. Non ho memoria di bambini “disturbatori”. Quando ne trovo tendo ad accodarmi, perché i commenti sono sempre bellissimi. Ho trovato genitori e adulti cafoni, quello sì, incapaci di comportarsi “bene” loro per primi. E a volte guide incapaci di controllare i gruppi. Il tutto mi fa pensare che si torna sempre al punto di partenza: sono alcuni adulti, il problema, altro che bambini.

  13. la coniglia dice:

    La verità? Si, spesso i bambini mi hanno indispettita, hanno rovinato momenti che attendevo da tutta una vita e mi hanno proprio scocciato. Ma erano bambini lasciati allo stato brado, senza un genitori che li educasse per capire dov’erano e cosa erano andati a fare. Il classico turista che va al museo ‘perchè deve andarci’ come se fosse obbligo. Che non educava suo figlio alla cultura e lo vedevi di lato che si grattava la panza seduto su una panchetta. Poi vedevo altri bimbi, coi genitori un pò come descrivi che eravate voi coi bimbi e allora stavo bene, mi accodavo per sentire che dicevano i bimbi e pensavo ‘anche io voglio andare così al museo coi miei figli!’.

    Quindi spero la mia risposta sia chiara: no bambini allo stato brado, si bimbi rispettosi che imparano a scoprire l’arte. Forse quella guardia era spaventata dalla vista di tanti bimbi che non venivano seguiti. O è uno di quelli convinti che ai bimbi non gliene freghi nulla. (errore!)

    Si vede che non si era mai trovato di fronte una Frollina 😉

  14. Pamen- Patrizia dice:

    In queste vacanze ho portato i miei figli di 2,5 e 7 anni al Forte di Bard, in Valle d’Aosta. Abbiamo saltato la mostra di pittura per motivi di tempo, e abbiamo invece goduto immensamente del Museo delle Alpi che ha un percorso speciale “le alpi dei ragazzi” con giochi, quiz interattivi e personale fantastico. I bambini si sono divertiti come pazzi, e non ho potuto trattenerli dal correre tra le sale tra le installazioni…Certo ho dovuto vegliare che non toccassero le vetrine, però sostanzialmente l’ambiente era aperto e tollerante, ben organizzato e pulito, con personale preparato e tollerante.
    Sembrava di essere all’estero…
    Comunque la tua esperienza, Francesca, è sinonimo di quanto questo paese sia incapace di educare i suoi figli (bambini e non)…

  15. Panzallaria dice:

    @deborah: concordo, ho sempre trovato abbastanza inquietante perfino il nome “baby parking”, mi venivano in mente certi parcheggi a più piani dove lasci l’auto, la posteggi e lei sta lì ferma 😉 sul “Reina Sofia” ho ben presente cosa dici, ci sono stata un paio di anni fa e ho avuto la stessa, bella sensazione (che si è poi replicata anche al Prado) @supermambanana: l’ultima volta (purtroppo) che sono venuta a Londra era il 2000, non avevo figli ma ricordo come ho invidiato il fatto che i Musei fossero gratuiti, che la gente potesse portarsi il cavalletto e mettersi a dipingere alla National e che i bambini si sedessero davanti ai quadri. Il museo era un posto di TUTTI, aperto verso l’esterno e non chiuso su se stesso. @monica: molto interessante il tuo commento, constato che l’impressione che ho avuto non è così lontana dalla norma del Mart, peccato perché è un museo dalle enormi potenzialità urbane e aggregative. Bello il commento della maestra dei tuoi figli, è vero, i bambini troppo spesso sono percepiti solo come un fatto estetico, da guardare e riporre in vetrina. Credo lo faccia anche la politica e deve essere anche per questo che l’istruzione e la cultura sono sempre le più penalizzate in questo Paese. @ladoratrice @la coniglia vero, il problema spesso sono gli adulti, la maleducazione delle persone, a prescindere dal loro “status” generazionale. @Pamen: mi appunto il museo (ne avevo sentito parlare), vero è che in Italia i musei tecnici, scientifici sembrano più disponibili nei confronti dei piccoli, sembra che l’arte sia l’aspetto maggiormente critico. Peccato, in un Paese dove solo di beni artistici, se fossimo intelligenti, potremmo campare tutti quanti alla grande 😉

  16. Luca Melchionna dice:

    Giusto due righe per dire che stiamo seguendo alla discussione. Il tempo di fare un faccia a faccia tra di noi al museo, e poi parteciperemo attivamente al dibattito su questa pagina. Queste cose per noi sono di enorme utilità.

  17. Luca Melchionna dice:

    Una nota invece da subito: Babymart è il contrario di un babyparking. E’ uno spazio pensato per stare insieme in famiglia. Le risorse sono per tutte le fasce di età: cataloghi, libri, materiale didattico ispirato alle mostre e alla permanente, giochi per bambini piccoli, per bambini più grandi, per adolescenti, wi-fi. Non si possono lasciare i bambini sul posto e andar via.

    • Panzallaria dice:

      @Luca Melchionna: vi ringrazio davvero per l’attenzione, sono convinta anche io che sia sempre molto proficuo per tutti il confronto su questi temi e mi fa piacere che siate passati e vogliate dire la vostra.

  18. il Toscano dice:

    Grazie Panza! Inutile dire che, avendo vissuto quest’esperienza insieme, non ho molto altro da aggiungere e concordo con te. Quello che invece mi è rimasto in testa per tutto ieri è il commento di Silvia. Non tanto nel merito ma nella logica (inconscia sicuramente) che ci sta dietro: è fin troppo evidente che di genitori e bambini fastidiosi ce ne sono a bizzeffe. E premetto che non sono uno di quelli che “i bambini sono il dono del Signuore” o qualcosa di idealizzato e inconcreto; e l’essere padri-madri è semplicemente una scelta, senza nessuna aura spiritualistica. A partire da questo e ritornando al tema (ripeto adulti e bimbi maleducati ce ne sono e tanti), questo commento (i ‘buoni’ pagano per i ‘maleducati’) mi fa tanto pensare alla teoria della mela marcia quando si parla di emigrazione: ah, ci sono tanti stranieri ‘cattivi’ che anche quelli ‘buoni’ ne pagano le conseguenze! E questo mi fa pensare alla questione della diversità/alterità: non si sanziona il comportamento in quanto tale ma il fatto che un ‘diverso’ lo abbia fatto. Quello che abbiamo vissuto al Mart (ma è estensibile a molte esperienze quotidiane) mi sembra sia da vedere in questa ottica: il bambino è il ‘diverso’, quello che -alla fine dei conti- non fa parte a pieno della società ed allora o si isola o si creano dei piccoli ‘ghetti’ democratici: luoghi per famiglie vs. luoghi per le persone normali. E questo è molto triste. L’esistenza dei bambini è un fatto naturale in ogni società e quindi la loro partecipazione dovrebbe essere aiutata (visto che sono portatori di differenze oggettive) e data per scontata: arrivo al paradosso, dovrebbe essere messo in conto il danno. E non è neanche tanto paradossale visto che esistono musei dove le opere possono essere toccate e, quindi, danneggiate da grandi e piccini. Il Baby Mart non è il Mart per i bambini, ma uno spazio come tanti (e bello, non si può negare) di aggregazione familiare, ma non ha niente del “museo” PER bambini. Finisco alleggerendo: perché se vado a cena con i miei figli devo mangiare bistecca e patatine in uno spazio scemo e lezioso? Non potrei aver voglia di condividere con loro un piatto di alta cucina?

  19. acasadiclara dice:

    ciao ho due bambini di 4 e 8 anni e da sempre viaggiamo con loro e abbiamo finora visitato molti musei. purtroppo in giro ci sono molti bambini (e adulti) che non sanno stare in uno spazio chiuso e ritengono noioso essere portati a visitare luoghi culturali e affini e scocciano dall’inizio alla fine (stessa cosa a teatro). questo però non signifca che molti altri invece non siano appassionati e siano curiosi di tutto ciò che è nuovo e interessante, come voi o come noi. detto questo, ogni museo dovrebbe avere almeno qualche percorso pensato per i bambini e dovrebbe essere in grado di presentare le opere anche a loro. e se c’è timore per la sicurezza delle opere dovrebbero essere presi degli accorgimenti perchè tutti possano vederle senza timore di essere redarguiti. visitare un museo con continuamente addosso gli occhi dei sorveglianti è una scocciatura e anche i bambini più educati e più rispettosi del mondo potrebbero irritarsi (nonchè i genitori). finora non abbiamo avuto brutte esperienze nei musei visitati con i bambini, spesso partecipiamo a laboratori e visite guidate adatte alla loro età e in genere non abbiamo avuto problemi. al museo dell’acropoli di Atene è possibile fare un percorso con i bambini per scoprire un certo numero di statue e poi forniscono un kit per giocare con l’archeologia. purtroppo le statue nei musei non si possono mai toccare!!!! e non solo le statue (che magari hanno 2000-3000 anni e hanno resistito fino ad oggi :), ma spesso non si possono toccare auto e treni che invece non temono danni. insomma, tutto questo per dire che concordo con quello che dici e che spesso ci vorrebbe poco per rendere il museo o la mostra un luogo piacevole e adatto a persone di tutte le età!

  20. Virgy dice:

    Salve a tutti, duplice esperienza con e senza pargola e…bè il Mart è fantastico ma a misura di artefili un pò marziani…adulti e non…

    Il Palazzo Blu a Pisa invece, seppur non “propagandato” in maniera pomposa come a misura di bambino, essendo molto attento alle esigenze di chi purtroppo si muove in carrozzella, di conseguenza posiziona i dipinti più piccoli ad altezza diciamo “passeggino” e quindi possono essere scrutati da tutti. Ho visto Chagall senza la pargola e me ne sono pentita amaramente perchè c’erano altri bimbetti di due/tre anni che godevano di quei colori mormorando frasi del tipo “guanda mamma, zomiglia al disegno che ieli a kuola!” e poi guardavo quegli occhioni estasiati perdersi tra quei segni e cercare conferme alle immagini che si formavano nelle loro testoline chiedendo ai grandi e tirandoli per mano verso un dipinto che più attirava la loro attenzioe. Certo, un pò d’affanno ci può stare, fare più attenzione, seguire percorsi non necessariamente predefiniti (già, ma chi dice che poi non siano migliori?) ci si può stancare di più però…la soddisfazione è enorme e per me è molto diversa dall’estasi mistica di alcune situazioni ma egualmente godibile.

    I bambini maleducati, o “agitati” danno cmq meno fastidio di commenti del tipo “mi sa che devo fissare dal parrucchiere per il colore: c’ho ‘na ricrescita da paura” detto specchiandosi in un riflesso davanti a “concetto spaziale 1960” di Fontana appunto al Mart….

  21. judith dice:

    Non ho figli comunque a me loro non infastidiscono particolarmente. Quello che mi infastidisce è il fatto che, come è successo a voi, vengono creati degli spazi separati, credendo che i bambini sono “scommodi” e che il loro posto è il parco o la scuola… e non un museo, scusa, un museo sí, ma un museo speciale per bambini??? L’origine del problema sono gli adulti, ne sono sicura.
    Bel post!

  22. Luca Melchionna dice:

    Rieccomi dopo un po’ di confronto al museo. Innanzitutto grazie di nuovo per le preziose informazioni. Lanciando Babymart abbiamo voluto creare uno spazio aperto all’interno del percorso museale. Invitiamo chi ha voglia a usarlo per rilassarsi, divertirsi, imparare e stare insieme. Lo si può fare dopo, durante, prima o in sostituzione della visita alle opere.
    Lo presentiamo come spazio per le famiglie non per recintare queste in un apartheid psicologico rispetto ai single, agli anziani, alle scuole o ai turisti, ma perché quello che di solito manca, nei musei italiani, è uno spazio dove le famiglie possano svolgere insieme delle attività. Per lo stesso motivo, esiste un biglietto famiglia cumulativo da 22€ euro.
    I riscontri che abbiamo sono molto positivi. Registriamo, leggendo questo post, l’esigenza di una maggiore integrazione con il resto del percorso espositivo (e ci fa molto piacere). In ogni caso, le opere d’arte al Babymart non ci sono perché per vederle basta fare 3 metri.
    Per come la vedo io, questa è un’esperienza di qualità: leggere il catalogo della mostra che stavi vedendo mentre tuo figlio di 4 anni scarabocchia un foglio e l’altro di 2 rotola come una palla di gomma, tua moglie cerca un posto dove mangiare navigando in wifi sul suo dispositivo portatile e tuo padre si gratta la testa pensando alle cose pazzesche e oltraggiose che ha appena visto appese alle pareti. Cosa c’è di lezioso, @il Toscano? Non è una bistecca con le patatine fritte. E’ cucina genuina, saporita e ci sono un sacco di portate.

    Prove a carico: http://www.flickr.com/photos/mart_museum/sets/72157626200361691/

    Abbiamo poi un bel po’ di disegni eseguiti durante tutto il 2011. Da oggi li stiamo scansionando tutti, e a breve saranno online su flickr.

    Chiarito che lo sforzo va in direzione esattamente contraria a quella del santuario impenetrabile e autoritario, resta da chiarire un punto, effettivamente problematico: secondo il post originale alcuni addetti alle sale non hanno chiari alcuni aspetti di tutto questo e si sono comportati come se il museo fosse un luogo sacrale, autoritario e con babypark. Di questo ci scusiamo sinceramente. Senza fare nessuna scenata, coglieremo l’occasione per dare a tutto il nostro personale informazioni più corrette sulle impostazioni istituzionali del museo. Intanto, stiamo lavorando sotto traccia per portare molta molta più vivacità nelle sale espositive. Dateci ancora un po’ di tempo!

  23. Francesca dice:

    Io vivo vicino a Rovereto e confermo quanto dice Monica, questo è un atteggiamento generale del Mart, non solo con i bambini.
    ci sono anche quelle orrende cuffie da portare quando si ha prenotato la guida, cioè tu non ascolti la persona che sta davanti a te ad 1 metro, ma la ascolti nella cuffia mentre lei bisbiglia nel microfono….

  24. estuan dice:

    Io non ho bambini, ma ho fatto l’assistente per le vancanze inpdap in Italia (le vecchie colonie, per intenderci). Una volta dovevo portare i bambini in aereo da fiumicino a linate: con la mia collega abbiamo fatto la ramanzina preventiva, e fatto sedere i ragazzini (6-12 anni) nei posti assegnati. Fra gli altri, uno era accanto a me, due al di là del corridoio vicino a uno sconosciuto 40-50enne. Erano sorella e fratellino, i più calmi in assoluto del gruppo.
    Ecco, prima di partire la hostess viene a dirmi che i bambini non devono disturbare il signore. Ma se stavano addirittura zitti! Dico al tipo (che parlava italiano): <>
    E lui mi guarda in silenzio, con l’aria di un cane bastonato, come se avessero appena finito di torturalo. Boh? Allergia ai minorenni?

  25. estuan dice:

    Sorry, mi è sparito il discorso diretto fra virgolette. Riporto con virgole diverse:

    Io non ho bambini, ma ho fatto l’assistente per le vancanze inpdap in Italia (le vecchie colonie, per intenderci). Una volta dovevo portare i bambini in aereo da fiumicino a linate: con la mia collega abbiamo fatto la ramanzina preventiva, e fatto sedere i ragazzini (6-12 anni) nei posti assegnati. Fra gli altri, uno era accanto a me, due al di là del corridoio vicino a uno sconosciuto 40-50enne. Erano sorella e fratellino, i più calmi in assoluto del gruppo.
    Ecco, prima di partire la hostess viene a dirmi che i bambini non devono disturbare il signore. Ma se stavano addirittura zitti! Dico al tipo (che parlava italiano): “Non l’hanno disturbata, vero?”
    E lui mi guarda in silenzio, con l’aria di un cane bastonato, come se avessero appena finito di torturalo. Boh? Allergia ai minorenni?

  26. Luca Melchionna dice:

    Ci abbiamo messo un po’, ma ora abbiamo altre prove a carico che smentiscono, a nostro parere, quello che scriveva Monica sull’arte come “esperienza mistica” e sul Mart come posto dove sarebbe “vietato parlare”.
    Capiamo bene che può esserci stato qualche episodio spiacevole col personale di sala, ma saremmo anche molto curiosi di sapere cosa ne pensa Monica di queste foto.

    http://www.flickr.com/photos/mart_museum/sets/72157629129728048/with/6799895272/
    http://www.flickr.com/photos/mart_museum/sets/72157629197469223/
    http://www.flickr.com/photos/mart_museum/sets/72157628495655829/
    http://www.flickr.com/photos/mart_museum/sets/72157627735449293/

    Segnalo anche che sull’homepage del nostro sito c’è un box twitter in cui ogni giorno appaiono i retweet di quello che dicono noi i nostri utenti. Quel box è lì da tre anni, e i commenti non mancano.
    Chiunque può parlare di noi e finire in homepage sul nostro sito. Monica non pensi che sia un esempio di gestione democratica del rapporto di un’istituzione con gli utenti?

  27. sabrina dice:

    Avevo letto il tuo articolo prima di andare a visitare il Mart con i bambini ed avevo timore che si sarebbero comportati nei nostri confronti come dalla vostra esperienza.

    Invece no.

    Nessuno era infastidito dai nostri bambini, il personale del Mart osserva adulti e bambini che si avvicinano ai quadri allo stesso modo.

    Erano, anzi, divertiti quando ci ascoltavano nel nostro gioco di essere lì per scegliere il quadro da appendere in salotto o cucina di casa nostra.

    Una bella esperienza, per noi adulti e per i bambini, pure gratuita grazie alla card che ci hanno offerto al nostro arrivo al B&B che ci ha permesso di entrare in castelli, musei e mezzi pubblici gratis!

    Merita questo museo, anche e soprattutto con i bambini

    • Panzallaria dice:

      Sono contentissima! È passato un po’ di tempo e mi fa molto piacere sapere questa tua impressione. Buon anno!

I commenti sono chiusi.