Una vita e le sue debite proporzioni. Per Andrea e Giovanna

Ho conosciuto Andrea Menetti di persona una volta sola. Un mese e mezzo fa.

Lo conoscevo da un po’ di anni perché di lui mi parlava spesso sua moglie Giovanna, in un carteggio fuori dal tempo che tessiamo dal 2008. Un carteggio digitale.

Ci siamo conosciute poco più che bambine e alle Medie eravamo legatissime, compagne di banco, leggevamo i rispettivi “libri” scritti di straforo durante qualche lezione noiosa a scuola e entrambe avevamo una passione per la grammatica (si lo so, non si direbbe).

Diverse come il diavolo e l’acqua santa, abbiamo scelto di andare a scuola insieme anche al Liceo, dove la diversità  si è fatta più forte, ma l’affetto ci univa sempre. Giovanna è sempre stata una persona saggia, equilibrata e di fede. Io mettevo alla prova la mia vita in continuazione, la parola di Dio non mi ha mai convinta molto e sono sempre stata un vero casino.

Dopo il Liceo ci siamo perse. Come spesso succede. Abbiamo frequentato la stessa Facoltà, ma compagnie totalmente differenti. Ricordo un incontro, lei stava per laurearsi, io mi stavo cominciando ad accorgere di frequentare l’Università giusto allora.

Era il 1998. Forse.

10 anni dopo è stata lei a contattarmi. Tramite questo blog. Il giorno del mio compleanno, in un periodo molto difficile per me.

E abbiamo cominciato a scriverci. Abbiamo cercato di vederci, ma la vita ha travolto me con una bambina piccola, lei con l’evolversi della malattia di suo marito.

Ma non abbiamo mai smesso di sentirci, di raccontarci quello che ci capitava. Un po’ come alle Medie, che ci scrivevamo i “bigliettini” o le dediche sul diario. Lei non lo sa, ma nella mia scatola delle lettere ne conservo ancora alcune. Cartoline dall’estate, pezzi di disegni che commentavamo, pagine accartocciate di frasi generose di ottimismo e vitalità.

In questi anni ho imparato così a conoscere Andrea Menetti attraverso lo sguardo innamorato della moglie. Attraverso la cura per i dettagli, la voglia di farlo felice, la gioia per le sue soddisfazioni professionali e di studioso. Ho visto il suo studio pieno di libri, impilati l’uno sull’altro; scaffali di sentimenti e sapere e pensieri.

Ci siamo sedute nel loro terrazzo e lei era così piena della loro vita coniugale, che riuscivo quasi a visualizzarli, leggere un libro – nelle sere d’estate – seduti nel loro terrazzino pieno di fiori. [che invidia per quei fiori meravigliosi!].

Andrea l’ho conosciuto di persona il 27 giugno. Grazie alla meraviglia di un posto che si chiama Libreria Trame, alla sua proprietaria e alla bravura di Anita Giovannini (l’attrice, ormai amica, che recita nello spettacolo che ho scritto), abbiamo organizzato un reading del suo primo romanzo, Debite proporzioni, edito MUP.

Un reading e un’intervista che è stata – per me – un grande onore.

C’era tantissima gente. Andrea era un po’ sofferente per via dei suoi guai di salute, ma ha dimostrato una lucidità precisa e contagiosa sul ruolo dello scrittore, sul perché ha scelto uno stile così particolare, apparentemente difficile ma tanto intriso di un retroterra culturale fatto di classicismo e di D’Arzo e Erba.

In una serata di inizio estate ci ha svelato il perché di una scrittura, di un plot che mischia memoria, accadimenti e sfuma tutto nell’aspettativa di uno sciogliersi degli eventi, di una ricerca della verità che non può – e forse non deve nemmeno – arrivare.

Perché la vita è moltiplicazione di punti di vista.

Mentre preparavamo la nostra intervista, per il reading, Andrea mi ha detto una frase che mi ha sentito estremamente assonante: “Non si scrive per dare risposte, ma per instillare dubbi”. Lo diceva anche un altro grande della letteratura italiana (che ho amato moltissimo e su cui ho scritto la mia tesi di laurea), Antonio Tabucchi.

Andrea ha portato nella vita di molti tante cose. Ha riempito di amore, dedizione e gratitudine quella della mia amica Giovanna. Lei in cambio gli ha regalato sorrisi, anche quando da sorridere qualcuno avrebbe trovato ben poco.

Sorrideva anche oggi. Una parola bella per tutti noi.

Sorrideva anche oggi, mentre dava l’ultimo saluto ad Andrea.

Che, ora, riposa a Sestola. Proprio vicino a dove è ambientato il suo libro. Un libro sul ricordo, sul dubbio, sulle relazioni mancate tra passato e presente e su quelle recuperate.

A lui dedico un pensiero pieno di stima. Alla mia amica un abbraccio che non basterà

Invito voi a prendere il suo libro. L’opera prima di uno scrittore esordiente di grande talento, che se n’è dovuto andare troppo presto.

“Mi aiuti a capire, e non chini la testa, per favore”. Parlò mentre la donna aveva mosso le labbra senza riuscire a emettere una sola sillaba, nemmeno un piccolo suono al quale assegnare un senso, presa dalla stanchezza e anche dagli anni, rivelatisi in quel momento con crudeltà: nel trucco che si andava disfacendo; nel rossetto distribuito in modo irregolare sulla bocca; negli occhi arrossati.

“Mi faccia capire cosa volevano fare, cosa vorranno fare di me.”

Andrea Menetti (1968-2012)

Debite Proporzioni, 2012, Monte Parma Università Editore

 

2 commenti
  1. Andrea Garbin dice:

    Ho gli occhi umidi, il groppo in gola e qualche altro elemento che mi fa pensare che comprerò quel libro, si, scrivere serve anche a suscitare dubbi, i primi sono proprio quelli di chi scrive e per fortuna ci aiutano a vivere.
    Ciao Francesca non conoscevo Andrea, ma sei riuscita a darne una bella descrizione, grazie di questo post.

  2. luciana dice:

    Non ho conosciuto Andrea ma approfitto per mandare un abbraccio a Giovanna che ricordo molto bene nella descrizione di adolescente.
    Grazie a te Francesca perchè trovi facilmente le giuste parole…

I commenti sono chiusi.