Cercasi duplicatore e altri eventi della settimana

Quando ho chiesto agli dei dell’Olimpo di duplicarmi per potere essere contemporaneamente a più eventi/progetti mi sono dimenticata di specificare. Hanno capito volessi diventare il doppio e hanno compiuto il miracolo: ora occupo due posti con un sedere solo, ma non riesco lo stesso a fare tutto quello che vorrei.

E’ un periodo molto fitto di impegni perché fondamentalmente faccio cose che mi piacciono e il vero antidoto all’insofferenza verso un panorama culturale e politico mortificante per me è proprio nel fare, leggere, creare (anche solo nei pensieri).

Così sono molto felice di essere entrata nel team di GGD Bologna, per esempio.

Credo che per me sia il modo migliore di darmi da fare in due ambiti a cui tengo molto, ovvero le questioni di genere e il digitale. E sono molto felice che il 12 aprile 2013 saremo a Roma con la tappa del tour di Smart Women e spero davvero di poter incontrare tante persone che di solito frequento solo virtualmente. [se volete iscrivervi fatelo qui]

Sono anche molto felice di come stanno andando i miei progetti legati alla formazione su web e social media e alla riduzione del digital divide intergenerazionale e il 10 aprile ho accettato con piacere di partecipare all’evento bolognese di Navigare Sicuri (e se volete, scrivendomi, c’è ancora posto per partecipare).

Vogliano parlare poi di CoderDojo?

Grazie a Barbara ho scoperto questo progetto internazionale (lei, suo marito e altri appassionati lo hanno portato a Milano) per fare entrare i bambini in contatto con la programmazione e l’ho intervistata.  Contemporaneamente sono entrata in contatto con Carmelo che voleva portare il progetto a Bologna e grazie al rilancio dell’intervista siamo riusciti a creare una bella sinergia e a fissare un incontro con alcune persone di Iperbole – Comune di Bologna (che ha dimostrato subito grande interesse all’evento) e l’evento si farà all’Urban Center l’11 maggio 2013.

Tutti questi entusiasmi si sommano al mio progetto legato alle favole (ho in mente nuove idee), al lavoro, alla famiglia, alla Frollina che cresce, a una situazione familiare un po’ complessa e ai tanti libri che ho sul comodino da leggere.

Certi giorni avrei proprio bisogno di un duplicatore come quello di Calvin & Hobbes : entro in uno scatolone e escono almeno 2 Panzallaria.

Oppure avrei bisogno di sapere dire di no: anche se non sono così sicura che sia il mio problema.

Io sono un’appassionata seriale, se trovo qualcosa che amo mi ci butto a capofitto.

Deve essere perché, per troppi anni ho sofferto di quella che Sheryil Sandberg in Facciamoci avanti chiama la “sindrome dell’impostora“, mi sono sempre sentita in colpa e inadeguata e tante volte non mi sono fatta avanti pensando che qualcuno prima o poi avrebbe scoperto che non sono così brava, non sono così professionale, non sono nemmeno così simpatica come sembro.

E non è che oggi io ne soffra di meno di questa sindrome, ma ho imparato a spegnere l’interruttore o – ancora meglio – a rispondere alla vocina subdola con un sonoro ” E allora? se dovessero scoprirlo cosa mai può succedermi? Magari mi va fatta bene!”. Di per se’ non è sicuramente la soluzione migliore ma è efficace e tanto basta.

Su questo blog ho raccontato per anni la mia sindrome di Calimero (in Italia forse rende ancora meglio l’idea), poi a un certo punto mi sono un po’ sbloccata, quel tanto che basta per fare defluire passione, per decidere che il lavoro in un ufficio non faceva per me, per scegliere di rischiare un po’ in cambio di una vita con entusiasmi a 360°, in cui non mi sarei accontentata del rassicurante “Sono fortunata perché un lavoro ce l’ho, mi realizzerò in qualcosa d’altro” che serpeggiava nel mio cervello da un po’ e che serpeggia, sempre, in mezzo a tante persone.

Mi sono detta che uno per realizzarsi ha bisogno di molte cose e che forse non è che io mi voglio realizzare, voglio semplicemente cercare di vivere bene, giorno dopo giorno, ora dopo ora e non solamente durante le ferie imposte da qualcun altro.

E così insomma – malgrado le fatiche quotidiani, i guai, le sfighe, i soldi che non bastano mai perché qui questo ragionamento lo abbiamo fatto in due – malgrado questo, sto bene e nutro e curo entusiasmo seriale.

E stasera vado a festeggiare con i miei compagni di scuola elementare. Che Paolo Nori è vivo e sta abbastanza bene e noi, orfani di maestro, lo aspettiamo bevendo birra alla sua salute!

[immagine in copertina: Copertina de “Il progresso tecnologico fa boink“]

4 commenti
  1. Diana dice:

    “…mi sono sempre sentita in colpa e inadeguata e tante volte non mi sono fatta avanti pensando che qualcuno prima o poi avrebbe scoperto che non sono così brava, non sono così professionale”.
    Ti capisco bene.
    …io non sembro neppure simpatica, pensa te! 😉
    In bocca al lupo per i progetti, tutti fighissimi!!!

  2. lafrancese dice:

    Bisognerebbe fare una class action a questi dei dell’Olimpo, ci hanno lasciato in diverse raddoppiate alla ricerca del clone per riparare a tutto!
    Ti capisco e ti condivido su tutta la linea, forza e coraggio! sembri sulla strada giusta, visto che nonostante il tempo che manca sempre, lo riesci a trovare e ad imbastire tutte attività super interessanti! Dai dai dai!
    ^_______^

  3. Moira dice:

    Lancio un appello (credo che potremmo essere ben più di quattro gatti): chi è che ci dà una mano a sbloccarci noi ultra quarantenni (io ne ho appena fatti 41, ma tant’è…) come è riuscita a fare la Francesca che si è sbloccata quel tanto che basta e non si è accontentata del rassicurante “Sono fortunata perché un lavoro ce l’ho” etc. etc??? non fraintendetemi: è certamente necessario prender coscienza di sè, di quel che si è, si vuol fare e si sa fare, e poi SE DEVE rischiare. ma che accadrebbe se rischiassimo tutti di botto? Me lo chiedo quasi a pormi dei paletti da sola, come quel tizio che cerca disperatamente di dimagrire e stare a dieta ma poi si autogiustifica e si autoconsola pensando che, se tutti cercassero di fare come lui, l’economia delle cibarie e dell’alimentazione (macellerie, fruttivendoli, ristoranti, pizzerie e via dicendo) andrebbe a remengo . Quindi cuore in pace e amen.
    Sarà che questo è un momento difficile per tutti, e mi sento un’ingrata a lamentarmi di quel che io ho e che altri purtroppo non hanno… tuttavia non si può non condividere appieno la frase “voglio semplicemente cercare di vivere bene, giorno dopo giorno, ora dopo ora e non solamente durante le ferie imposte da qualcun altro”.
    Ecco la domanda, quindi: a me cosa manca, solo il coraggio?

  4. Panzallaria dice:

    ciao @Moira! Io credo che un po’ sia di carattere che uno è sempre un po’ mobile, io lo dico da una vita, sono precaria dentro, ho bisogno di cambiamenti e cose liquide. Poi credo anche – e io in un sacco di cose lo faccio – che c’entrino le catene che ognuno di noi si mette. Ogni tanto le prigioni ce le arrediamo noi. 😉

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