Il corteo dell’otto marzo

Mentre Frollina migliora lo stato dei suoi bronchi di giorno in giorno e mentre ha ricominciato pure a mangiare, regalandoci qualche sospiro di sollievo, in attesa degli esami che dalla prossima settimana dovrà affrontare per liquidare possibili cause poco belle della sua mancata crescita, mentre succede tutto questo, sabato pomeriggio Tino ed io siamo stati al corteo dell’otto marzo, con l’obiettivo di partecipare ad una manifestazione che riteniamo molto importante in questo particolare momento storico politico.

Abbiamo partecipato al corteo di Bologna con tanto entusiasmo nell’animo, sperando che molte persone, in questa fase della nostra repubblica in cui la legge 194 viene usata come terreno di scontro politico e messa in discussione non per migliorarla ma per abrogarla a favore di uno stato teocratico, sentissero lo stesso impulso.

Ci siamo incontrati con il dottorcarlo e con i unmondodibene e c’erano anche altri amici e amiche.

Abbiamo camminato lungo via Indipendenza fino a Piazza Maggiore.

C’erano mamme con bambini, c’erano donne con cagnoline agghindate per la causa, c’erano striscioni e c’erano circa 4000 persone.

Molte femministe, molti gruppi, qualche uomo. In generale una omogeneità politica fatta di gente di sinistra, con un livello culturale medio alto e ideologicamente abbastanza compatta.

Ciò mi ha subito messo un po’ di dispiacere. Perché queste cose dovrebbero unire persone diverse ed essere trasversali alla politica e invece si autoetichettano e vengono etichettate, così da risultare sminuite nei loro obiettivi.

Noi abbiamo camminato. Fatto foto. Chiacchierato tra noi che – soprattutto con i mondidibene – non ci si vedeva da un po’, abbiamo riso (rabbrividendo) perché un ragazzino di 17 anni circa ha fermato Tino e gli ha chiesto “ma per cosa state scioperando?”, ci siamo anche fermati a prendere un buon caffè.

Se gli uomini potessero concepire, l’aborto sarebbe un sacramento recitava lo striscione che mi ha colpito maggiormente.

Di fatto, però, a me è mancato il dibattito.

Dalla camionetta a monte del corteo usciva musica (Loredana Bertè e “Non sono una signora” in primis), venivano incitati slogan femministi e legati al momento, ma non c’è stato nulla che avrebbe potuto coinvolgere la piazza dello shopping, far fermare qualcuno ad ascoltare un discorso in merito alla minaccia, fortissima, di teocratizzazione dello Stato e retrocessione legislativa.

Io mi aspettavo qualcosa di più. Mi aspettavo poche etichette – e invece sembra sempre che ognuno voglia un po’ fare la sua pisciatina sulle cose – e mi aspettavo un momento di riflessione collettiva, non tanto per i partecipanti stessi (già consapevoli data la partecipazione) ma per chi camminava accanto al corteo stesso inconsapevolmente.

Ci sarebbe tanto da dire sul perché non ha senso togliere la legge 194 e su cosa si può fare – eventualmente – per migliorarla.

Ci sarebbe tanto da dire a chi liquida il tutto credendo che chi combatte per quella legge sia solo un’assassina di feti, puttana e vacca.

Ci sarebbe tanto da dire sul fatto che gli obiettori potrebbero passare il tempo che obiettano presso scuole, centri sociali e giovanili e consultori a fare  formazione sul sesso sicuro e l’uso del preservativo, invece di arrivare alla fine della filiera per dire “no”, spesso solamente per motivi carrieristici.

Ci sarebbe tanto da dire sul fatto che da quando c’è la legge 194 sono dimuiti gli aborti e di certo si tutela la salute non ricorrendo a pratiche abortive illegali.

Ma non si è detto nulla.

Questo mi è dispiaciuto. Perché se esserci in maniera emotiva è importante, credo che esserci in maniera razionale possa essere più incisivo.

Nei prossimi post vi racconterò cosa ho scoperto in merito alle passioni di mia figlia in fatto di sport e vi renderò partecipe dell’ultima favola che ha partorito la mia mente malata questo fine settimana…

22 commenti
  1. laFrancese dice:

    …a me è sembrato di tornare indietro di 25/30 anni, di quando mia madre mi trascinava alle manifestazioni, alle fumose riunioni dell’UDI (unione donne italiane). Stessi slogan gridati da donne giovani, forti e vitali, stessi zoccoli addirittura! ho visto una coraggiosa signora che li indossava, ma probabilmente era un qualcosa oltre il look. Fatto è che i riferimenti della lotta sono vecchi di 30 anni – tremate tremate le streghe sono tornate – si è smesso di lottare, avevamo acquisito, e giustamente, ci siamo rilassate. Occhio a non rilassarsi troppo, e soprattutto, sarebbe stato bello coinvolgere le donne extracomunitarie, le immigrate, quelle sciure bolognesi che hanno attraversato il corteo sulle strisce senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. Uscire da quel *ghetto* intellettuale di chi ragiona e si sente forte delle proprie ragioni. Certo, io non conosco la strada, ma se qualcuno la suggerisse…

    Forza Frollinaaaaaaa!!

  2. Chiara dice:

    Ho avuto la stessa impressione alle ultime manifestazioni a cui ho partecipato, ad esempio quella immensa per la pace, anni fa. Musica dalla camionette, qualche slogan, ma nulla di più. Un po’ folkloristico. Mi viene in mente che ormai ci sia un po’ un marketing da manifestazione, il cui primo articolo recita: non fare nulla che possa far emergere divergenze in questo bel gruppo che sfila compatto, a ritmo di musica. Non so, forse sono io che divento un po’ pessimista sulla politica. Ma mi pare che il ragionamento adesso sia l’ultimo dei pensieri di chi vuol fare politica. Conta molto di più il look, una frase azzeccata, una sottolineatura di un errore dell’avversario. L’impressione che si fa.

  3. Luz dice:

    Perdonami se non ho più seguito il tuo blog e quindi non sapevo dei problemi con la bimba! E’ che qui, ogni giorno ne esce una nuova e bisogna correre dietro tutte le piccole e grandi beghe quotidiane che in alcuni momenti ti fiaccano anima e corpo. In questi giorni ho un piccolo peso nel cuore, Serena è proprio a Gerusalemme e dintorni e penso che fino al giorno del loro rientro non sarò completamente rilassata. Come vedi i figli ti accerchiano sempre e comunque e ogni tanto pensi “Ma questo desiderio di maternità, da dove cazzo è uscito?” Andiamo avanti. I problemi di Frollina potrebbero non essere così seri, la salute dei bimbi è strana e confusa e prima di arrivare a un risultato ci vuole tempo, comunque pensa che qualsiasi cosa la affronterete con calma e un passo alla volta, con fermezza. E l’otto marzo? Io mi sono impigrita e non sono andata al corteo, spero solo che la nostra rabbia non si fermi qui e che una lotta femminista, benché diversa da quella di 30 anni fa, riprenda vigore.
    Un bacio.

  4. Dottor C. dice:

    Panza secondo me ha ragione.
    Il fatto è che quanto lei descrive purtroppo non vale solamente per la manifestazione dell’altro giorno, ma risulta da me riscontrato in praticamente tutte le ultime manifestazioni cui ho partecipato a Bologna, da circa 15 anni a questa parte.

    Non so, forse il momento riflessivo non fa costitutivamente parte delle manifestazioni, e queste contano per il messaggio forte che veicolano con la forza del numero dei partecipanti.

    Fatto sta che anche secondo me ci sarebbe stato bisogno di una riflessione collettiva, di qualcosa di più di battutine e slogan.
    Ma forse, ripeto, non era quello il luogo, e chi vuole essere coinvolto ci dovrebbe pensare prima (o dopo, a scelta).

    In ogni caso, credo che la Francese abbia colto il succo: “si è smesso di lottare, avevamo acquisito, e giustamente, ci siamo rilassate”.
    Non vale solo per le donne, ma per tutta una serie di conquiste che i nostri genitori erano riusciti a ottenere con fatica e che ora sembrano per lo più perdute. L’altra parte ha rialzato la testa, complice una economia in decadenza e sulla perenne soglia della recessione, e ha trovato una generazione viziata, disabituata, qualunquista e in sostanza passiva.

  5. Giuliana Cupi dice:

    Anch’io alle ultime manifestazioni ho avuto lo stesso sentimento: che faccia figo essere lì, che se poi è in settimana la tagliatina da scuola ci sta bene e poco più.
    Sarà per quello che sabato volevo andare, giuro: ma mi sono appisolata alle due e mi sono svegliata alle cinque. Il mio cervellino in tilt ha deciso da solo cos’era più vitale fare.
    Scusate il qualunquismo…
    Giuliana

  6. MademoiselleAnne dice:

    Chiamiamolo qualunquismo, chiamiamolo disfattismo ma diciamoci la verità: 40 anni fa si credeva in quel che si faceva, si protestava perchè davvero protestare aveva senso, aveva un suo valore non solo ideologico ma anche sociale. Protestare smuoveva le coscienze e aiutava la politica ad orientare le proprie scelte.
    Adesso cosa smuove la politica? I soldi, solo quelli…

  7. LaFrancese dice:

    …andiamoci piano comunque con la “tristezza”!

    Io penso questo, se da una parte il fatto che gli slogan fossero gli stessi, le facce agghindate allo stesso modo e gli zoccoli identici a quelli di mia madre nel 78 può deludere, è vero anche, che nel momento in cui ci si accorge all’improvviso della NECESSARIETà di scendere nuovamente in piazza per riconquistare l’acquisito, quell’esercito agguerrito è lo zoccolo duro che ci permette di avviare la battaglia. Loro ci sono, e partono in attacco, mentre a noi, diciamoci la verità, ci pesa un po’ il culo, appesantito da tutti quei benefit acquisiti con le lotte dei nostri genitori…

    Ho sempre pensato che per qualcuno parlare di politica, collocarsi in fascia estrema, vestirsi con l’eskimo e le polacchine fosse moda e nel migliore dei casi una passione giovanile…
    …ma in situazioni come quelle di sabato ringrazio – e mi mangio le mani- che questi soggetti ci siano! che ravvivino i cortei di manifestazioni in difesa della 164 o della pace.

    La mia riflessione voleva volgere a capire come poter coinvolgere il resto, quelli per intenderci e lo dico senza offesa, mettendomici dentro pure me, a cui pesa il culo.

    buon lunedì 😉

  8. Panzallaria dice:

    sono completamente d’accordo con la Francese. Anche io credo che comunque valga la pena provare, che comunque meglio questo che il silenzio e che sta a noi “nuove leve” proporre.

    perché diciamolo: non è subendo la non azione di chi va a fare shopping e si chiede che “sciopero staranno facendo quelli” che si può agire e sperare che le cose cambino.
    ognuno di noi deve cambiarle

  9. la coniglia dice:

    Qui, che io sappia, non c’è stato corteo. Ma posso sbagliarmi…insomma se così fosse è ancora peggio…

  10. Dottor C. dice:

    @Coniglia: ehmm, in effetti a Cagliari qualcosa dovrebbe esserci stato: “Cagliari . 8 marzo ore 16.30 – Piazza Garibaldi – Manifestazione regionale indetta dalle donne autoconvocate per l’autodeterminazione”.

    Ho preso l’informazione da qua: http://www.sorelleditalia.net/2008/03/07/sette-e-otto-marzo-tra-la-festa-il-rito-il-silenzio-scegliamo-la-lotta-iniziative-in-tutta-litalia/
    SI tratta del sito delle “sorelle d’Italia”.

    E le direttive precise sono qua: http://flat.noblogs.org/post/2008/03/03/cagliari.

    @Francese: sono d’accordo anche io.
    Tranne sul fatto che a me il culo non pesa.
    Ma nemmeno a te, visto che ci sei venuta da Firenze … (dove comunque c’era anche questo: # Firenze – 8 marzo ore 9.30 – Piazza san Marco – corteo indetto da Libere Tutte, http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2008/02/27/firenze-l-otto-marzo-libere-tutte-saranno-in-piazza.)

  11. diVerde dice:

    io quest’anno ammetto la mia “superficialità” e il non aver parteciopato a nessuna manifestazione. però sono andata a casa e mi sono goduta un pò mamma e papà, oltre al compleanno di nonnina.
    baciotti enormi alla frolla

  12. Lo stronzo dice:

    No, complimenti, e vantiamocene pure.
    E complimenti anche a tutte le qualunquiste e tutti i qualunquisti: guardate che non è che se lo ammettete, automaticamente lo siete di meno, o siete giustificati.

  13. Mammamsterdam dice:

    Mah, non è questione di qualunquismo. L’8 marzo lo festeggi in proprio e nei fatti tutto l’anno, che sono 365 giorni e 4 ore e in tutto questo tempo sono tante le volte che sei più o meno rammollita, più o meno combattiva.

    Se poi invece proforma e per il simbolo si fa una volta l’anno, beh, posso dirvi che in base a una mia piccola osservazione personale l’8 marzo come festa è tanto sentito proprio nei paesi in cui il resto dell’anno le donne e i loro diritti se li mettono sotto i piedi. Tipo l’Unione sovietica ai bei tempi. In Olanda, mai visto un festeggiamento di massa.

    Scusa Lo Stronzo, tu a qualcuno una mimosa l’hai regalata? Lavi i piatti e stiri i panni di tutta la famiglia? Fai la tua parte? Bravo, questo non è qualunquismo. Andare o non andare aun corteo in fondo è e resta un simbolo, bene se ti fa star meglio e ti dà un senso di riconoscimento e appartenenza, male se ti serve per giudicare chi non ci va per una marea di motivi suoi umani. Io trovo che farsi un pisolo meritato quando proprio ne hai bisogno ti aiuta a trovare le energie per farle le cose, seriamente, quando serve.

    Come diceva mio padre: una buona azione vale più di una messa cantata.

    Ciao Panz, mi tocca buttare in politica pure questa.

    Ba

  14. Lo stronzetto dice:

    Cara Mamma Amsterdam, non sono stato io a parlare per primo di qualunquismo.
    Né sono stato io per primo a giudicare.
    Solo che qua pare sempre che mettere le mani avanti equivalga ad essere assolti, come pure l’ammettere le proprie mancanze comporti il ricevere una pacca sulla spalla con tanto di incoraggiamento “dai non importa”.
    Ed invece non funziona così.

    Inoltre, prima mi parli di simbolismi usati nei paesi in cui i diritti delle donne se li mettono sotto i piedi e poi mi chiedi se ho regalato mimose.
    Qualcosa non funziona.

    Andare ad un corteo non è affatto un simbolo, oppure magari per te tutte le lotte che si sono svolte con i cortei sono state lotte simboliche. A me sono parse concrete.
    Andare ad un corteo può richiedere un sacrificio, ma quali lotte non lo richiedono? Pensi che startene a casa tua a fare le faccende basti? Beata te! A me invece pare che sia un po’ comodo.

  15. Panzallaria dice:

    io credo che lo stronzo/stronzetto (perché un nick così brutto?) abbia ragione.

    scusate ma il mio post voleva essere un momento di confronto sui tipi di corteo di oggi e su come si può maggiormente incidere in maniera propositiva su una diffusa consapevolezza del valore di una lotta che oggi più che mai è necessaria, una lotta contro la minaccia di teocratizzazione e chiusura di uno stato, una lotta che non può più basarsi solo su vecchi simbolismi perché negli anni 70 la società era impregnata di politica diffusa, mentre oggi il qualunquismo impera.

    Invece ad un certo punto i commenti hanno preso una deriva del tipo”dico che non sono andato, tanto magari serve a poco, e intanto mi giustifico”

    Lo stronzo forse lo ha detto in maniera stronza, ma di fatto il punto è proprio questo.

    Inoltre, ma forse sono stata io ad essere poco chiara, non è che il corteo dell’otto marzo, quest’anno fosse uguale a quello di tutti gli altri anni eh? quest’anno ragazzi e soprattutto ragazze, c’è da avere paura. bisogna trovare un modo di lottare efficace perché se no, tra 20 giorni, si metterà mano sul nostro utero e lo si offrirà in dono al paparazzi.

  16. LaFrancese dice:

    Concordo con Panz

    questo non era un otto marzo qualunque e se nelle precedenti occasioni non c’era niente da festeggiare – sì, è vero l’ho detto anche io – questa volta non era così, e forse non era così nemmeno allora. C’è da festaggiare delle acquisizioni
    Questa volta c’era da farsi sentire e sarebbe stato meglio essere di più.
    C’era da far arrivare la gran voce di coloro che apprezzano le cose come stanno, che apprezzano il fatto di avere una legge che leva le donne dalle mani delle mammane e ne tutela la salute. Sarebbe una legge da applicare interamente e non da smantellare.

  17. Il bastardo dice:

    Va meglio questo nick qua? Sono sempre lo stronzo di prima, sono stronzo e bastardo perché dico cose stronze e bastarde.

    La Francese è d’accordo con “Panz” ma non con me?
    E va bene.

    Ma la cosa più bella è “mi tocca buttare in politica pure questa”. Perché, cos’era, hobby&sport? Da quanto tempo non stai in Italia? Oppure eri tra quelle che andavano alle feste con gli spogliarelli mashcili?

    Qua bisogna uscire dalla proprie casette, bisogna riappropriarsi degli spazi e dei diritti e non è andando a casa da papà e dalla nonnina o schiacciando pisolini che si combatte, a meno che non stia bene questo ritorno al medioevo. Da mamma e nonna ci si va la domenica, al massimo e i pisolini si fanno in un altro momento.

  18. Panzallaria dice:

    stronzo bastardo: io credo che la francese per questioni di brevità abbia scritto che è d’accordo con me e perché voleva sottolineare la parte finale del mio commento, relativamente alla differente partecipazione di quest’anno rispetto agli altri anni. per quanto riguarda mammaamsterdam, il fatto che vive all’estero forse le fa sentire meno l’urgenza di partecipazione in questo particolare momento.

    il punto è che il fatto che il corteo fosse collocato in data ottomarzo è stato positivo e negativo insieme perché la maggior parte delle persone ha pensaot che fosse “il solito corteo di femministe” deprezzandone il valore intrinseco in questo particolare momento.

    vero è che la partecipazione può andare ben oltre il corteo in se’ e che non è detto che tutti si sentano di dover fare proprio quel gesto ma magari ne fanno altri. secondo me poi alla fine l’importante è farli ed essere consapevoli, però farli…

    il corteo era un’occasione. un’occasione di coesione che però poi poteva anche essere sfruttata meglio.

  19. Mammamsterdam dice:

    Sorvolo sui dettagli: i commenti a un blog non trovo rendano giustizia alle cose di cui vogliamo parlare, si procede per ellissi perché comunque chi scrive il suo discorso ce l’ha già bene in testa, ma si scorda i passaggi importanti per amore di brevità. Così poi capisce solo chi ha già in mente il contesto. A me succede così e mi sembra, dai post sopra, anche alla Francese.

    Bastardo (bellissimo, comunque, mi fa pensare al Bastardo di Orleans), visto che io sono reperibile tramite il mio nick (a differenza tua, e non lo intendo polemicamente), guarda che se vuoi possiamo sempre riparlarne con più calma senza intasare il blog di Panz. A parte che entrare nel merito del nostro scambio di battute non è una priorità, penso di nessuno di noi due, ma magari ci si conosce meglio.

    Il “mi tocca buttare in politica pure questa” è una citazione dal mio blog, che Panz a volte legge e intendevo chiarire lo spirito con cui scrivevo. Ma penso che si capisca se non leggi in modo letterale gli altri, e poi non c’entra.

    Io continuo ad essere della mia opinione che un corteo resta un simbolo e al massimo un segnale. Concreti, per me sono gli atti utili e pratici. Andare a chiedere a un medico obiettore se riesce a mettersi nei panni delle donne disperate che grazie a lui si fanno sventrare, perché al limite massimo e nessuno se le caga. Fare assistenza a chi ha abortito o si trova da sola con questa scelta e non ha nessuno con cui parlarne. Importare clandestinamente la pillola abortiva. Incazzarsi perché per farsi prescrivere la pillola del giorno dopo in Italia è una via Crucis, e non incazzarsi passivamente, ma boicottando proprio i farmacisti obiettori che non la vendono. Fargli i picchetti davanti al negozio. Mettertici tu con la tua faccia e il tuo nome anche se ti conoscono.

    Un corteo anonimo sarà anche utile e urgente ora, ma ci sono ben altre azioni che io chiamo utili, concrete e pratiche dove ci vuole più coraggio che criticare la gente anonimamente da un blog o da una massa.

    Il punto non è che io vivo fuori dall’Italia. Il punto è che io per le cose in cui credo mi sbatto quotidianamente, e allora se per una volta non vado a un corteo, e non lo dico per mettere le mani avanti, ma un certo numero delle cose indicate sopra le faccio da almeno 22 anni, non venirmi a parlare di spogliarelli maschili, che mi sento presa poco sul serio e mi impermalisco, nei posti e con le persone sbagliate per di più.

    E per quanto mi riguarda la chiuderei qui.

I commenti sono chiusi.