Frollina e il lutto: ovvero affrontare la morte del gatto a 3 anni

Come qualcuno ricorderà, il 6 gennaio Gattoscemo è passato a miglior vita. Si è aggravata la sua condizione di diabetico (condizione che nessuno fino a quel momento aveva sospettato) e in pochi giorni Tino ed io ci siamo trovati a prendere una terribile decisione. Ma stava soffrendo molto e probabilmente sarebbe presto passato nel Paradiso delle crocchette comunque. E’ stata durissima e penso che non dimenticherò il momento atroce in cui lo abbiamo accompagnato, dalla veterinaria, tenendolo per la zampina e accarezzandogli il pelo, ormai rado, verso suddetto Paradiso.

So bene che la vita di un gatto non è paragonabile a quella di un essere umano e non vorrei risultare esagerata a chi ha sofferto perdite ben più gravi, ma chi ha animali lo sa: ogni volta che ci pensi, ti sale un po’ un groppo, perché era uno di famiglia, anche con quello sguardo bovino, il morso facile e l’aria da bullo di periferia che soggiogava Gattasciancata.

Gattasciancata ha esplicitato il suo rapporto di amore/odio nei confronti del suo amico che non vive più con noi: all’inizio si è impossessata di una serie di posti che erano stati suoi, ma appena ha capito che il micio non tornava, ha cominciato a miagolare molto mestamente e intensamente, tanto che tuttora capita che alcune notti si metta sulla poltrona a fare questi miagolii che sembra che abbia torto una corda di violino.

Noi ogni tanto vediamo la sua ombra di gatto enorme schizzare lateralmente. Ci sembra di sentire il rumore dei suoi zamponi che atterrano sul pavimento e a volte mi capita di spostare la sedia dove soggiornava, con la stessa cura che avevo quando era occupata dal suo culone.

Raul, così si chiamava, se ne è andato di sera. Frollina era a casa a dormire con mia mamma e così noi abbiamo avuto il tempo di tranquillizzarci prima di darle la notizia. Per quanto ne sapeva era dal dottore perché stava male e ogni giorno ci chiedeva quando sarebbe tornato.

La sera del 7 gennaio, tutti insieme sul divano, con la faccia più serena possibile, abbiamo detto a Frollina che Raul non avrebbe più vissuto con noi perché era morto e essere morti significa che si va in un altro posto, ma senza il corpo.

Dove si possono mangiare quintali di crocchette e fanculo il diabete. Dove probabilmente sono già la sua mamma e il suo papà, che mangiano anche loro crocchette e giocano tutto il giorno con le lucine dell’albero di natale, ma senza che ti si buchi lo stomaco, perché lo stomaco non ce l’hai più.

Io non so bene se credo nell’aldilà (per comodità dico di essere atea, ma poi alla fine un senso profondamente religioso ce l’ho anche io), ma con Tino avevamo comunque concordato questa versione. Frollina ha 3 anni ed è inutile spiegarle la rava e la fava. Il concetto di morte è già di per se’ abbastanza crudele e filosofico per poter essere ammantato di qualche favola rassicurante, senza che questo faccia sentire in colpa la nostra coscienza pragmatica.

All’inizio la pupa non ha fatto beo. Sono passati alcuni giorni e sembrava quasi che il gattoscemo non fosse mai esistito, benché la prima parola della ragazza fosse stato proprio il suo nome.

Poi, una sera che eravamo a casa noi due sole, lei mi ha guardato interrogativa e mi ha chiesto:

“Mamma, ma quando torna Raul? Perché sta così tanto dal dottore?”

A me il cuore ha fatto un tonfo. Mi sono chinata, l’ho abbracciata forte e tirando indietro qualche lacrimuccia di commozione, le ho rispiegato la storia del posto dove si mangiano tante crocchette.

Lei mi guardava con i suoi occhioni spalancati sul mondo e la vita e la morte, cercando dentro di se, credo, qualche immagine che avesse visto e che potesse spiegare meglio quello che stavo dicendo.  Sul momento non ha fatto alcun commento.

Nei giorni successivi, tutte le volte che si parlava di comprare il cibo per la gatta, lei diceva sempre “andiamo a prendere da mangiare per raul e la lina” o “puliamo le cacche di raul e la lina”, come se lui fosse ancora con noi.

Una sera, che era molto stanca e mezza malata, ha cominciato a piangere. Apparentemente senza motivo.

E’ venuta da me, con le braccia alzate per essere presa, e in mezzo ai singhiozzi ha proferito una frase che non scorderò. Una frase da bimba grande.

“Mamma, mi manca tantissimo Raul! Quando torna dal paradiso delle crocchette?”

Che cazzo può rispondere una mamma di fronte a certe domande? L’ho presa in braccio e abbiamo pianto un po’ insieme. Le ho detto chiaramente che ero triste anche io perché Raul non sarebbe tornato ma che lui avrebbe potuto vivere per sempre nei nostri cuori, che avremmo potuto ogni tanto ricordare le cose che faceva e così, fino a quando noi lo avremmo ricordato, era un po’ come fosse ancora qui. Le ho detto proprio così. In qualche secondo ho dovuto decidere se raccontare una bugia o provare a dire la verità, anche sui miei sentimenti, fondamentalmente analoghi ai suoi.

So bene che la mamma è la problem solver per eccellenza, agli occhi di un bambino e che ti aspetti da lei sempre e solo buone novelle. Ma so anche che vorrei che la frollina capisse che anche i sentimenti sono fatti di sfumature e che in questo mondo ci sono anche cose dolorose che fanno parte della vita. La morte fa parte della vita.  Negarlo la ammanta solo di un terror panico che non voglio che mia figlia abbia. Prima o poi capiterà a tutti noi. La bellezza della vita sta proprio nel fatto che è un percorso che a un certo punto ha una fine. Il tempo limitato ce la deve impreziosire ancora di più.

Una settimana fa Frollina è tornata sull’argomento con il suo papà. Una sera ha chiesto a Tino di raccontarle una favola con dentro Raul e Tino – con i lucciconi agli occhi – le ha imbastito un mondo in cui gattoscemo si è trasformato in un eroe ed era l’amico fidato del cavallo immaginario di Frollina (Pegasa).

Il giorno successivo, la piccola è venuta da me e mi ha chiesto se potevo scrivere una lettera a Raul.

Me l’ha dettata lei:

Caro Raul, ci mancavi tanto.

Sei in paradiso con le crocchette. Noi ti vogliamo sempre bene.

Amo mia figlia…

13 commenti
  1. Manu dice:

    Che bimba intelligente la Silvia.
    E che forte sua mamma Panz!
    Mi sembra veramente un’ottima maniera di affrontare il tema, te la sei cavata benissimo.
    E credo che a un po’ tutti piaccia immaginare GattoScemo che ronca e fa le fusa felice, tra montagne e montagne di crocchette…

    ^__^

  2. Manu dice:

    P.S: ricordo quei giorni che hanno preceduto la morte di Raul e la “lieve” polemica che si era alzata per la sua eventuale dipendenza/sopravvivenza dalle cure umane…
    ma pensa te che gatto intelligente: ha scelto lui stesso di andare nel Paradiso delle Crocchette lasciandoci discutere tra di noi, poveri menteGatti…

    🙂

  3. Francesca dice:

    E’ molto bello quello che prova Frollina per Raul e credo sia giusto spiegare anche ai bambini piccoli la verità, ovviamente usando le parole giuste. Inutile raccontare bugie, sono più intelligenti di quello che possiamo immaginare, anche noi mamme che con loro abbiamo un rapporto intimo.
    La mia tutte le sere, mi chiede dove è il suo papà, dove dorme, in che casa vive, … e nonostante la mia sia una situazione diversa dalla vostra, anche a me viene il groppone al cuore e cerco di rasserenarla il più possibile.
    Un abbraccio.

  4. FrancescaV dice:

    cara panz, capisco l’immenso dolore tuo e della Frollina alla perdita del vostro gatto. Io ho il mio Natalino, che amo moltissimo, e quando sono lontana da lui mi manca sempre molto, come mi mancasse la mia casa e il mio mondo. E’ molto bello leggere come hai svolto il tuo ruolo di mamma con la Frol, stando molto attenta ai suoi e ai tuoi sentimenti, sempre nel rispetto della verità. Tua figlia te ne sarà grata.

  5. lidia dice:

    accettare la morte significa capire la vita.. chi di noi può dire di capire la vita?? Almeno Frollina ci va vicina con la sua lettera

  6. rocciajubba dice:

    La mia gatta è morta 1 mese e 26 giorni dopo che l’avevamo trovata davanti a casa e mi ero chinata a tirarla fuori da sotto la macchina dei vicini con un pancione che mi faceva assomigliare più a Moby Dick che a un essere umano.
    Un coglione (perchè anche se lei scappava sempre in quei giorn chiunque me l’abbia investita merita insulti anche se non era colpa sua!) l’ha messa sotto e Daddy-Bear è corso dal veterinario per cercare di salvarla ma dopo una notte di dolore il dottore ha deciso, come d’accordo con noi, di mandare anche lei al Paradiso delle Crocchette.
    Un dolore inimmaginabile.
    E l’uncia consolazione è che Belvetta fosse troppo piccola per ricordarsi di quella palla di pelo che ogni mattina correva a guardare se nella cesta di vimini ci fosse la sua omologa spelacchiata e che quando non la trovava PRETENDEVA di essere portata da lei per verificare che tutto fosse a posto.
    Un bacio a Frollina. Con tutto il mio cuore felinamente peoloso.

  7. pensataaddosso dice:

    uffa!!! mi avete fatta piangere! lei è dolcissima e tu a mio parere sei stata impeccabile. E’ giusto “addolcire la pillola” ma bisogna essere sinceri con i bimbi e tu lo sei stata mostrandole anche i tuoi veri sentimenti.
    Brava panz e brava frollina!!!!

  8. Ilaria dice:

    Brava Panz ma anche bravo Tino, la trasformazione di Raul in supereoe ha rassicurato anche me 🙂

  9. STEFANIA dice:

    Ciao francesca,capito qui per caso,mentre girovagavo in rete in cerca di risposte a domande che risposte non hanno:il mio tenero gattone Chicco di 4 anni sta male,e stiamo aspettando gli esiti di due biopsie,che dovrebbero arrivare entro questa settimana.Lui è peggiorato di giorno in giorno,da lunedì scorso quando è stato per 8 ore in anestesia totale affinchè i medici potessero fargli tutto quello che era necessario:radiografia al torace,tac,risonanza magnetica,biopsie e prelievo del liquor.
    Non ha tumori al cervello,ma ci sono due masse anomale nella gabbia toracica e un polmone è collassato.Sono giorni che non mangia e io non faccio che piangere…Chicco l’ho salvato da morte certa quando era un micio minuscolo sporco e malato,nascosto dentro il motore di un’automobile.Ora lo vedo spegnersi piano piano e aspettare che la clinica chiami per dirci la “sentenza”è TERRIFICANTE.Devo prepararmi al peggio,ma non riesco…per me lui è molto più di un gatto,e io non so come potrò dirgli addio per sempre…solo chi ha vissuto questo dramma può capire…GRAZIE FRANCESCA!
    (SCUSATE LO SFOGO,MA SONO NELL’ANGOSCIA PIU’TOTALE)

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