Rivoluzione politica 2.0: il mio modo di pensare al cambiamento

Lo stato di salute del nostro Paese è gravemente compromesso e ogni giorno ci accorgiamo di come la mentalità mafiosa (a prescindere dal concetto geografico e di clan di questa affermazione) si sia infiltrata in maniera radicale nel nostro Sistema Politico. Lo ha scritto in maniera lucida e pertinente Roberto Saviano qualche giorno fa, in un editoriale di “Repubblica”, lo abbiamo sotto agli occhi ogni giorno.

Bisogna fare qualcosa. Bisogna che QUALCUNO prenda in mano la situazione. Ci sentiamo sviliti e spaesati (nel senso etimologico del termine) dalla nostra terra, dalle sue abitudini culturali e dal un modo italiano di relazionarsi alla società civile.Denunciamo ciò che non ci piace – soprattutto in Rete, partecipiamo ad appelli, diffondiamo informazioni che ci tengano alto il sistema immunitario, affinché rimangano in allerta i nostri anticorpi. Siamo il popolo della Rete che ha studiato, che analizza le cose, le legge e le sottopone a pensiero.

Siamo gli stessi che hanno trovato, negli anni della formazione, l’apparenza di un mondo autocompiaciuto dei propri traguardi e hanno visto il tramonto di un sistema di vita e l’alba di un nuovo modo, più incerto, flessibile, dinamico di guardare al personale e professionale.

Siamo gli stessi che non hanno fatto nulla quando ci hanno portato via i principali diritti dei lavoratori, le conquiste dei nostri genitori, forse già dei nonni.

Gli stessi.

Che ora usano facebook, twitter e pingano link per smuovere il pensiero critico.

Blogger e utenti evoluti che si raccontano, parlano delle cose, le commentano e si indignano. E in questa zona protetta che è la Rete, ci sembra pure di essere in molti, di dire cose sensate, sentire cose sensate e che non è possibile che poi

a guardare la televisione

a leggere i giornali

a sentire il vocio della strada

succeda quel che succeda.

Eppure è il vocio della strada ad avere la meglio, a detenere il potere decisionale che muove il nostro Paese o lo lascia fermo. E’ la frammentazione di tanti pensieri singoli e non connessi tra loro a muovere l’Italia.

Ma qualcosa sta cambiando. In questo mare magnum che è il web 2.0 (social network, blog, microblog, tumblr) comincia a crescere la consapevolezza che tutte quelle caratteristiche che arricchiscono la nostra rete virtuale, se messe a frutto concretamente possono rappresentare la svolta.

Ieri ho letto un post del giornalista Sergio Maistrello che mi ha chiarito molto le idee. Ha saputo scrivere, in maniera chiara e lineare, quello che è anche nel mio cuore e nella mia mente ma di rado riesco a tradurre in parole piane e cioè la necessità di una “rivoluzione gioiosa” che parta dal basso. L’unica rivoluzione possibile, in Italia, deve partire dal basso.

Fin dai tempi di  Blogaction: iniziative in Rete per fare politica di civiltà in Italia, l’obiettivo con cui mi animavo di passione era il fatto di poter usare in maniera virtuosa tutto quello che mi stava donando il web 2.0, in termini di condivisione, pervasività e capacità di arrivare a molti utenti.

Allora forse non ci siamo riusciti bene. Non abbiamo mai fatto il necessario scarto che è il passaggio dal virtuale al reale.  Personalmente non mi rendevo ben conto del fatto che il mondo di chi la rete la fa e vive è molto diverso dal mondo vissuto.

Oggi con Donne Pensanti il tentativo è proprio quello di scollinare, uscire dall’autoreferenzialità della Rete per entrare nella vita civile e quotidiana, con una politica che parta da noi, dai cittadini e che arrivi ai cittadini, parli una lingua comune, senza le sovrastrutture della Politica di palazzo, impantanata in burocrazia e potentati baronali.

Di progetti analoghi, sparsi per il web, ce ne sono molti. Forse stiamo maturando e si sta facendo largo la consapevolezza che il social web è una grandissima opportunità che non possiamo perdere. E’ un mezzo e come tale può essere usato male o bene. E’ un mezzo e non un fine e quindi, come tale VA USATO.

Io credo che se da ognuno di noi che scrive e lavora e ha passione per la Rete partisse un senso comune di responsabilità civile, ci accorgeremmo che possiamo davvero fare politica partecipata e partecipativa.

Partendo dal virtuale e innescando un percorso reale di cambiamento, basato sui progetti a costo zero, sull’etica del dono (che tanto in cambio hai sempre delle cose che superano di molto l’impegno di tempo e energie che ci metti) e sulla nostra capacità di agire sulla realtà.

E’ necessaria una rivoluzione. Può partire da facebook, da twitter, dai blog, ma dobbiamo iniziarla. Tutti.

Insieme.

Senza particolarismi.

Deve essere, come dice Maistrello, una rivoluzione gioiosa e popolare.

Parte dalla scrivania da cui navighiamo, chattiamo, blogghiamo, giochiamo alla farmville e scende nelle strade, nelle piazze, in mezzo alle persone.

Se ognuno di noi mettesse a frutto la propria rete, scoprirebbe che ogni persona che conosce virtualmente può contribuire egregiamente, con le proprie competenze a una parte di un progetto complessivo che è

rifare le fondamenta dell’Italia.

I politici latitano? Smettiamo di demandare a loro il nostro compito principale di essere umani che è vivere dignitosamente e dare a chi verrà dopo di noi condizioni adeguate di crescita.

A Londra stanno sperimentando il social network per migliorare la città e il rapporto con i cittadini. I tempi sono maturi e in Italia abbiamo bisogno di molte cose

cosa stiamo aspettando?

8 commenti
  1. Lumaca a 1000 dice:

    Perfettamente d’accordo!!!
    La mia esperienza però è “cronologicamente” al contrario della tua, cioè ho iniziato dal “reale” e poi ho inserito anche la rete. Da anni mi trovo a fare cose nel “reale” con la mia associazione e con altre esperienze (niente di enorme eh?! ma nel mio piccolo ci provo), e da un pò sto tentando di portare queste cose anche in rete per condividere e confrontarsi, sperando che quello che si diffonde con il web possa poi ripercuotersi nella vita di tutti i giorni con un aumento delle persone che si interessano a certe questioni. Però non è facile, aderire ad un gruppo su facebook o leggere un post è molto semplice ma poi non tutti lo traducono nella pratica. Per fare un esempio ho invitato un sacco di gente a DP e su facebook tutti hanno aderito ma quasi nessuno è andato a leggersi cos’è e nessuno ha guardato sito o social net…al social net si sono iscritti solo quelli che ho invitato direttamente da lì e nemmeno tutti…
    Scusa lo sfogo e sappi che nonostante tutto sono ottimista e ti ringrazio per il gran lavoro che fai 🙂

  2. elisa dice:

    Ci stanno provando i “Viola” a quanto pare.
    Sarebbe bello non creare nuovi gruppuscoli, ma unirsi tutti in un unico gruppo.
    Sempre per la massima di ieri, disperdersi in mille rivoli non va mai bene.

  3. Panzallaria dice:

    @elisa: sono perfettamente d’accordo. però ti dico la verità, i viola a me personalmente non convincono al 100%. Non mi è piaciuto il messaggio che è emerso dalla loro prima manifestazione (contro Berlusconi). Finché agiamo “contro qualcuno” siamo attaccabili e la cosa rimane a livello viscerale.

  4. elisa dice:

    Non pensi a volte, semplicemente, di trovarti in minoranza?
    Dico, non minoranza politica, ma propio minoranza come “gruppo cittadino”Insomma, Berlusconi non è solo un politico, ma un tipo particolare di “homo Italicus”
    Per farla semplice, (ma qui ci vorrebbe Calderoli)non pensi che gli italiani siano come “loro” più che come “noi”. Alla fine, se è così, l’impresa è utopica.
    Se vince Brunetta sarò in minoranza anche nella mia città; che non è tanto la persona che mi ripugna, ma il modo di concepire lo Stato, di quella persona.
    Sorry per lo scoramento.

  5. Gabriele dice:

    Da ciò che vedo non c’è per niente unione tra il popolo e ciò alimenta un potere senza scrupoli e incontrastato.
    L’unico che tenta di unirci è Grillo ma ancora non ha i numeri di partecipanti per sferrare l’attacco.
    Le idee degli italiani a volte sono un pò frivole, a volte troppo individualiste e molti si trovano in posizioni molto comode che non vogliono perdere.
    Inoltre sono rimasto shoccato quando a messina i ragazzi sono scesi in piazza ed hanno bloccato i traghetti perche il messina è stato declassato in serie B.
    é solo un esempio ma questa è la metalità di milioni di italiani viva le cazzate! A troppi italiani interessa più la squadra di calcio che tifano che cose come i nostri diritti ed i sopprusi che subiamo come cittadini.
    Per parlare di rivoluzione un milione di persone in piazza sono poche.
    Se io contassi qualcosa in questa nazione tenterei di dare vita alla piu grossa manifestazione di tutti i tempi con più milioni di manifestanti e mettere il potere alle corde.
    Questo è possibile solo se siamo veramente uniti tutti.
    Credo che il popolo non abbia la capacità di aggregarsi sino a quel punto se non ha una guida.
    L’esempio migliore è quello di Ghandi.
    Chi potrebbe essere il mostro Ghandi?
    Poi per un ruolo simile non basta una grande anima e un grande cuore ma serve anche un’istruzione non indifferente ed è quì uno dei più grossi problemi dato che gli italiani che se la passano male sono più che altro quelli che hanno una cultura elementare come me.
    Come possiamo froneggiare delle menti sofisticate quanto sinistre come quelle di chi detiene il potere?
    Abbiamo bisogno di chi ci guida anche perche nel ipotesi che la classe politica venisse spazzata via che ci mettiamo al loro posto?

  6. faranco dice:

    e’ ora di cambiare non esistono più altri mezzi che la forza , con un governo tecnico ci fregano ancora , hanno già studiato come redimerci .
    Basta con la sinistra o destra sono soltanto dei ladri

  7. faranco dice:

    e’ ora di cambiare non esistono più altri mezzi che la forza , con un governo tecnico ci fregano ancora , hanno già studiato come redimerci .
    Basta con la sinistra o destra sono soltanto dei ladri.
    Italiani pensate bene perchè domani vitroverete senza niente e nella fame peggio di altri paesi

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