Il tunnel

Avrei voluto qualche amica sulla cui spalla piangere.  In quella situazione Tino era inamovibile e avremmo dovuto attendere la fine della crisi per tornare a Bologna. Per mesi avevamo accumulato stanchezza e voglia di partire, per mesi avevamo sognato la Puglia in campeggio e avevamo dovuto cambiare i nostri piani, e ora? Ora Tino, malgrado tutte le prudenze, stava male. Oltre al dolore, l’ansia per il fatto che nemmeno le punture da cavallo gli facevano effetto e lo scoraggiamento perché era stato attentissimo.

Io pensavo al tunnel e mi ci sentivo in mezzo, quando non vedi più la luce dietro e l’uscita è dopo la curva. Pensavo a tutte le cose che vorrei fare insieme, alle cose che vorrei che facesse la mia bambina, i viaggi, le esperienze e al fatto che forse siamo un po’ troppo giovani per invecchiare.

E in tutti questi pensieri pensavo anche a quella volta che siamo andati in vacanza in vespa con la tenda, alle traversate in traghetto per la Sardegna, rigorosamente passaggio ponte (ma senza il tetto).

E un cumulo di rabbia, angoscia e tristezza mi si stringeva nelle lacrime.

Mentre tutto intorno a noi c’erano valli piene di girasoli e castelli e paesi arroccati dimentichi.

La bambina abbronzata, malgrado tutto, rideva della vita e delle cose.

Un giorno abbiamo visto uno scoiattolo che attraversava veloce la strada.

La bambina abbronzata ha detto:

“Corri corri scoiattolino che tu sei bello ma se ti schiaccia una macchina sei moruto in cielo!”.