Lectio Magistralis -Parte Tcu!

un volto autoritario stile Panzallaria
Allora, vi devo raccontare della mia giornata campale da prof., all’insegna della serietà e della professionalità.

Dopo un lungo sonno ristoratore (alle 4.45, per l’agitazione ero già sveglia) e una colazione pantagruelica (1 mela e del caffè), mi sono avviata verso il locus hamenus – dove dovevo tenere la mia magistral prestazione – in tassì.

Nel rintronamento da poco sonno e in maniera del tutto automatica, invece di sedermi dietro mi sono accomodata nel posto di fianco all’autista, senza neanche averlo guardato in faccia.
Quando il mio sederone era già posizionato, mi sono voltata e con estrema non chalance (si scriverà così???) me ne sono uscita – quasi a dirlo a me stessa – con un “mi sono seduta di fianco a lei!”.

In quel momento c’è stata l’epifania dell’autista, che si è mostrato nella sua doppia natura di consumato uomo della strada e consumato lumacone: i suoi occhi si sono puntati – come fari nella notte o come la vista di Superman – sulle mie tette. Con il volto scolpito dal vento di montagna e un’età imprecisata che poteva andare dai 40 ai 60, in uno stentatissimo italiano al gusto di Krauti mi ha detto:”meglio, meglio, così la posso guardare meglio che è tanto una bella ragazza”…

Io, che bella proprio non sono, lì ho capito ESATTAMENTE cosa stesse succedendo: il gesto di sedermi accanto a lui ha sortito lo stesso effetto che se gli avessi mostrato la giarrettiera che non ho; lo ha convinto che gliela avrei data.

Per fortuna Panzallaria, che è logorroica e piena di fantasia, ha montato una FANTASTORIA su un fidanzato immaginario e bolzanino, da cui mi stavo dirigendo e così, dalle tette, l’occhio marpione si è spostato sul traffico.

E allora siamo passati ad una più tranquillizzante discussione infarcita di luoghi comuni del tipo “quanto è bella la vostra città” “quanto è pulita Bolzano” e “quanto meno traffico di Bologna” che mi ha salvato da un sicuro destino nella baita a scremar latte e cucire pelli mentre il mio maritino affronta la giungla cittadina con il suo bolide giallo.

Sebben un tassista guadagni molto più di Tino e camminar per i monti agevolerebbe la mia dieta 😉

L’aula in cui ho tenuto il mio seminario magistrale si trova in un Istituto superiore. Devo dire che non ho mai visto un posto tanto pulito e ordinato come quella scuola: il bagno dei ragazzi era più pulito di quello di casa mia (mi sono sbagliata e sono andata a far pipì nel bagno degli studenti, per giunta maschi!).

Non una scritta su presunte specialità similbenzinaio, nè numeri di telefono per orgie o apprezzamenti sulla compagna di classe o il prof scorbutivo; nulla di tutto quello che si trova usalmente in qualsiasi scuola delle mie parti.

I bidelli -invece di mugugnare mezze risposte in dialetto – erano di una gentilezza come nenache l’analista che paghi fior di quattrini!; invece che con la scopa di saggina pulivano il pavimento con uno di quei macchinini superefficienti che girano in tondo lucidando tutto e che a Bologna il Comune tira fuori solo al primo dell’anno per pulire la piazza dopo i bagordi della festa.

E credo che nella mia città lo lascino guidare solo a personale altamente qualificato con almeno un Master di specializzazione!.

Non vi dico l’aula in cui ci hanno sistemato: come nell’ultima serie di Star track, dai banchi – grazie ad un supertelecomando che farebbe venire un orgasmo ad ogni videodipendente italiano – sono fuoriuscite delle cabine flottanti provviste di pc a schermo piatto, che credo nemmeno alla Nasa abbiano materiale tanto all’avanguardia.

Mi hanno proprio messo a mio agio!!!!

Quando ho cominciato a parlare – avendo pianificato materiale per presumibili otto ore – mi sono resa subito conto che dopo 20 minuti stavo già finendo le slides e così ho inserito la marcia in folle e sono passata da un ritmo concitato e sintetico ad uno sbrodolone logorroico infinito.

I miei studenti erano proprio persone carine e per fortuna, nessuno mi ha messo in difficoltà.

In primo banco 2 ragazze si erano messe a chiaccherare tra loro, producendo un brusio di fondo che mi ha fatto comprendere appiendo i rimbrotti della Prof.ssa Caccano (si chiamava proprio così ;-)), la mia insegnante di matematica delle medie.

La Caccano, nota “estrosa” della mia scuola, tutte le volte che qualcuno chiacchierava, prima si interrompeva per 2 lunghissimi minuti – producendo un imbarazzante silenzio da ascensore – poi tirava inaspettatamente un urlo belluino che ti faceva accaponare la pelle.

Questo quando a disturbare erano esseri umani; più di una volta, nel silenzio della classe durante un compito a sorpresa, se per caso sentiva ronzare qualche insetto, non potendo su di esso produrre effetti con i suoi urli da soprano, si premurava di occupare ben 2 pagine di registro scrivendo note “alla mosca che disturba durante la prova scritta di matematica”.

Ah, cara vecchia Caccano, chissà come stai ora nella tua “Casa di cura per malati di mente”!!! Ahhh, scuola italiana, locus formativo di tutte noi personcine per bene!!!!

Io, per non finire come lei, ho gentilmente richiesto (quasi una supplica) alle 2 signorine di abbassare la voce. Mi sono per questo profusa in scuse manco avessi pestato il piede al chiuaua della Preside!…L’autoritarismo è il mio punto di forza!!

Una delle 2 però ha usato la scusa più vecchia del mondo e ha pure detto “stavamo parlando di quello che hai appena spiegato”, roba che come fanno sti studenti a credere che uno ci possa ancora cascare??? ebbene, il mio cuore di prof. si è riempito di orgoglio e ho capito perché è la scusa più vecchia del mondo e perché le nuove generazioni continuano ad usarla.

A conti fatti è andato tutto bene e ad un certo punto mi sono pure appoggiata – durante il dibattito con gli studenti – al primo banco, con un atteggiamento da navigata esperta formativa che mi ha riempito il cuore di gioia.

Alla fine erano contenti e anche io devo dire mi sentivo soddisfatta della prestazione.

La ciarlona di cui sopra mi ha addirittura fatto un regalino, acquistato nella pausa pranzo, tanto che mi sono chiesta se è una leccaculo patentata, una lesbica rimasta colpita dal fascino che emana TUTTO il mio corpo oppure se ha intravisto il grande e sublime genio nei miei occhi.

Naturalmente la risposta la sapete già 😉

Studiate e fate i compiti.

3 commenti
  1. motocorsaro dice:

    non vedo l’ora che inizi a parlare di qualche aneddoto lavorativo… tanto hai l’immunità diplomatica, no?

  2. Panzallaria dice:

    tranquillo motocorsaro, che entro breve racconterò anche del magico mondo delle carceri giovanili in cui versa la nostra situazione lavorativa.

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