Cronache della Nerchia, ovvero l’ultima perla della cinematografia americana

Non aprire quell'armadio!!!!
Ieri sera sono stata al cinema. Qualche giorno fa, alla cena degli aziendali di Tino, Nico – che è un suo collega e amico, appassionato di fantasy – ci ha chiesto di accompagnarlo a vedere il film di Walt Disney “Cronache di Narnia”.

Ieri sera abbiamo bevuto l’amaro calice e con noi anche Yappy, il nostro amico tornato dalla laguna veneta.

A me i fantasy piacciono abbastanza (per il “Signore degli Anelli” sono andata giù di testa e me lo sono guardata almeno 20 volte!) ma questo, davvero, sovverte ogni regola di cinematografia; Eizenstein si sta – sicuramente – rigirando nella tomba.

Allora, prima di entrare in sala, la mia amica Blanche mi ha chiamata e mi ha detto che aveva letto un articolo su questo film e sul fatto che era stato fortemente voluto dai cristiani ortodossi americani che se la sono un po’ presa per l’andazzo delle ultime produzioni Disney, che non contemplano un buonismo tout coeur.

Ma Panzallaria non ha preconcetti e sono entrata in sala con la serenità del giusto, di colui che pensa con la sua testa e non si fa ingannare da assurde categorizzazioni rock/lento.

Questa volta avrei dovuto dare retta ai giornali.

NON ANDATE A VEDERE QUEL FILM, è di una bruttezza sconcertante!!!!!

Quattro orridi smorfiosetti che probabilmente sono stati ingaggiati per la parte al catechismo, durante la recita parrocchiale (recito meglio io!), entrano in un armadio e attraverso questo armadio in un magico mondo di effetti speciali: il mondo di Nerkia/Narnia.

Fin da subito dimostrano purezza d’animo: il loro rapporto è fondato sui sensi di colpa e le responsabilità da consanguinei.

Tra i quattro ce ne è anche uno, bastardo, che vuole diventare re di Narnia e tradisce gli altri. Tutto questo perché ce l’ha con il fratello che è un po’ rompicojoni e da ometto qual’è, si è calato nel ruolo del loro povero babbo che sta eroicamente combattendo in guerra.

Qui dovreste cominciare a lacrimare…

Le fanciulle, in 2 ore di film, spazzano via anni di lotte femministe e incarnano l’archetipo della donna tutta casachiesa sottomessa alla volontà del fratello maggiore. Lo guardano con un amore e una dedizione che lo spettatore non può non pensare che dietro le quinte abbiano organizzato una gang band di famiglia.

L’unico pezzo forte del film per i miei ormoni è un fauno dal nome di pesce a cui ho tentato invano di intravedere i gioielli di famiglia e che viene pietrificato dopo 15 minuti.

Il capo dei buoni, un leone dalla folta criniera e macrocefalo, ha un linguaggio retorico da omelia da diabete…e, se non bastasse la retorica buonista di ultima dei suoi discorsi, gli hanno appioppato una voce (in italiano) che lo fa sembrare un mafioso italo americano o una comparsa scampata ad “Ecceziunale veramente!”. A fine film noto che il prode condottiero è stato doppiato da Omar Sharif e ci rimango ancora peggio…

In tutto il film, la morte dei buoni è sempre dotata di ressurezione, e non ce ne è uno che venga semplicemente sgozzato dall’orco di turno, dopo un po’ succede sempre qualcosa che lo fa tornare a vivere. Il leone si immola per il piccolo bastardo traditore reo confesso e penitente, viene ammazzato dalla strega cattiva, sottraendo alle nostre orecchie il disgusto di sentirlo proferir verbo, per poi ripigliarsi mentre le 2 fanciulle piangono sulla sua carcassa.

La guerra buoni contro cattivi è condotta con la consapevolezza che bisogna attaccare i cattivi prima che distruggano il mondo di narnia e le cose buone come il natale, il che mi ha fatto venire in mente qualcosa che conosco ma mi sfugge…

Per questo motivo, anche Babbo Natale regala ai 4 piccoli smorfiosi frecce, coltelli e medicinali da battaglia, invece che pupazzi e trenini elettrici e c’ha una faccia da avinazzato da far paura!!!.

Durante la grande battaglia compaiono personaggi che non sono stati minimamente contestualizzati nell’arco di tutto il film ma che sembra abbiano un ruolo rilevante, anche se si sono dimenticati di presentarceli.

Il piccolo bastardo traditore (che c’ha anche la faccia più da morto di seghe di tutti e 4!) rinsavito e divenuto un combattente modello, si immola sul campo per salvare il fratello e io ho un brivido di gioia, nutrendo la vana speranza che sia crepato. E invece arriva quella crocerossina della sorella minore, grande rompiballe piagnucolosa, che con la medicina di babbonatale lo fa tornare in forma e più mortodiseghe che mai!!!

La produzione deve aver pure speso un fracco di soldi per gli effettoni speciali, non lesinando mostri improbabili e animali parlanti e giusti e pii ma si deve essere dimenticata di pagare uno sceneggiatore degno di questo nome, perché la storia sembra passata attraverso la santa inquisizione che ne ha dato una sua personale lettura.

Quando speri che il film sia finito e che tu possa dirompere in una risata liberatoria, la loggorea cinematografica prorompe nuovamente e vorresti che passasse di lì il babbo natale avinazzato e ti regalasse una 34 magnum per abbattere il proiezionista e lasciarti fuggire…

Yappy si è addormentato quasi subito, beato lui che c’aveva sonno…io e Tino ci siamo rigirati nella sedia, facendo gesti da pantomina napoletana e Nico era totalmente pietrificato, come il fauno senza nerchia, sulla sua poltrona. Lui, poverino, il libro lo ha anche letto e deve essersi sentito proprio male.

Io non posso che tremare di fronte a queste operazioni subdolamente pervasive dei nostri amici di oltreoceano. La propaganda di Bush non è niente al confronto di queste smaccate operazioni che tendono a liceizzare guerre preventive e lotte buoni/cattivi.

E tutto questo attraverso l’italosiculoamericano di Omar Sharif che ad un certo punto appella il ragazzino più grande (il re!) come “flagggelllo dei lupi” scatenando la generale ilarità in sala…

Che dire: spero che a nessuno di voi venga voglia di vedere o affittare questo film, perché ci sono già tante cose brutte nel mondo che l’idea di aver pagato per vederlo, mi toglie il sonno.

Prima di me li hanno impalati:
Cinematografo

gli evangelici dicono:
Evangelici.net

e facendo una rapida ricerca su Internet (peccato non averlo fatto ieri!) ne parlano solo Cristiani evangelisti, cattolici conservatori, riviste online parrocchiali, Avvenire e Panorama…sarà un caso???

5 commenti
  1. talkingfish dice:

    In effetti, anche su Ciak mettevano in dubbio la semplice trasposizione su schermo dell’opera, visto che i forti contenuti religiosi e morali con cui i neo-con vanno a nozze.
    Fra i recenti scempi ai classici da parte della Disney, va anche aggiunto quello apportato al vecchio cartone “Chicken Little”. L’originale propone una conclusione quasi orrorifica (Chicken Little e tutti gli abitanti del pollaio finiscono nello stomaco della volpe che li aveva conviti che il cielo stesse per cadere), qua tutto si limita al buonismo e alla stereotipizzazione dei personaggi.
    Rimpiango i film con la Pixar e quell’ultimo, straordinario colpo di coda che è stato “Le Follie Dell’Imperatore”.

    Se volete vedere un bel cartone per Natale, questa sera alle 23:05, su Rai3, danno quel meraviglioso gioiellino di “Appuntamento a Belleville”, sottovalutatissimo cartone made in France.
    Assolutamente da non perdere. : )

  2. Capitan Carlock dice:

    Acc.., Panzy, non avresti dovuto… Dopo il corso di grammatica filmica che abbiamo frequentato insieme, e con una certà sensibilità, certe cacche si dovrebbero riconoscere neanche dal trailer, ma persino dalla locandina..

    Mi permetto piuttosto di consigliare i classici, Dardenne e Cronenberg (Polansky non sono sicuro, il mio intuito dà segni di perplessità).

    Oppure, con King Kong di certo lo spettacolo non mancherà, e Jackson è uno che ne sa.

    (Ma a quel Nico toccava una penitenza dopo sorteggione in sala mensa?)

  3. moticanus dice:

    Fortunatamente mi sono limitato al download illegale del film. Sarebbe stato più illegale vederlo!!!!
    Permettimi poi di dire che Eisenstein temo si sarà rivoltato nella tomba anche in occasione della saga de Il signore degli anelli. Il cinema moderno è anni luce lontano dalla sua genialità.

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