Se al posto delle gambe c’avessi i ruotini…

Ho cambiato dietologo, mi sono decisa ad ammettere – amaramente – che quello della Mutua c’aveva i suoi svantaggi: insomma, diciamoci la verità, la prima visita non era andata benissimo e ne sono uscita con il morale a pezzi e senza una vera dieta.

Un po’ come in una catena di montaggio, m’avevano prescritto esami assurdi (manco fossi una 60enne) e prospettato scenari in grado di abbacchiare l’umore di Berlusconi…esaminata come un fenomeno da baraccone, medicuncoli e assistentone se ne sono andati in giro per il mio corpo cercando peli strani e osservando il mio timido adipe come se esso stesso fosse arrivato lì da solo, noncuranti dell’animuccia delicata di Panzallaria e di tutti noi ciccioni.

Per sentirmi dire che per il momento mi avrebbero dato solo delle indicazioni alimentari (un foglio fotocopiato di quelli che si danno ai ragazzini della scuola durante l’ora di educazione stradale;-)) e che ci saremmo rivisti dopo 3 mesi.

Detto questo, Panzallaria si è messa d’impegno e in realtà i suoi 6 kiletti li ha persi, recuperando una vecchia dieta ottenuta nel 1993!!!.

Per farla breve: oggi, andando contro a tutti i miei principi (per cui la sanità dovrebbe essere uguale per tutti e la mia coerenza stava nel fatto di avvalermi del nazionalSistema), sono andata da una dietista naturista privata.

Giovane, meravigliosa, dolcissima, cara creatura… ha conversato con i miei cuscinetti per ben 1.48 minuti, coccolandoli e dandogli la spinta giusta per proseguire.

Anima di rara sensibilità, non mi ha fatto per nulla sentire una minorata a causa del culone, mi ha spronata e ha cercato di trovare la bellezza del mio corpo. Sto meditando di diventare lesbica (che più volte ci ho fatto un pensierino) e tradire Tino con la mia dottoressa, che di sicuro mi terebbe in forma!!!.

A conti fatti mi ha tolto ogni cibo preferito (non potrò ingerire carboidrati da qui a 20 giorni) e per la pizza non se ne parla neanche, ma lo ha fatto in un modo così delicato e dolce e meraviglioso che – se mi avesse messa a pane e acqua – sarei uscita lo stesso dall’ambulatorio felice come una Pasqua!!! … Certo, ho speso di più che con la Mutua, ma ne valeva la pena: ora ho una dieta e una dottoressa che mi ha detto di telefonarle se ho dubbi o altro e, quasi quasi, stasera la chiamo per un cinema! 😉

Tra due settimane mi sottoporrà anche alle intolleranze alimentari: questo per capire se ci sono connessioni tra la mia ciccia, le mie allergie e i cibi che ingerisco.
Perché dovete sapere che se al posto delle gambe avessi dei ruotini, Tino potrebbe senza problemi avvalersi di qualche incentivo per rottamarmi e assicurarsi un futuro migliore: sono un catorcio!!!.

Soffro d’asma da settembre, dopo un violento attacco allergico causatomi da una medicina che, per poco, non ci lasciavo le penne.

Avevo preso questa pasticchetta diabolica per un’infiammazione e poi me ne sono andata tranquillamente a cena da amici con Tino.
Mentre stavamo mangiando ho cominciato a sentire il mio respiro farsi pesante, fino a quando non sembravo un mantice in azione.

Ogni inspirazione mi costava una fatica infernale e probabilmente non mi arrivava abbastanza ossigeno al cervello perché, come una vera Lady inglese, invece di dire “Aò, qua si crepa!” cercavo di dissimulare ai nostri ospiti e al mio moroso il mio stato, improvvisando conversazioni brachiologiche in cui dovevo solo assentire col capo.

Quando la cosa si è fatta seria che non riuscivo più a proferir verbo, Tino mi ha convinta che forse non erano le 4 paglie fumate durante la giornata e che era meglio andare verso l’ospedale.

Sempre per il poco ossigeno a scaldare i mie 2 neuroni, sono riuscita, con doti di Cleopatra, a convincerlo a passare da casa per controllare il bugiardino della medicina e capire se poteva essere stata lei.

E in effetti sul foglietto si diceva che in qualche caso si potevano creare crisi respiratorie.

E invece di andare all’ospedale subito – non so cosa avessi nella testa – ho convinto Tino a telefonare alla guardia medica, la quale – a Tino che diceva che poteva portarmi lui all’ospedale – gli ha dato una risposta che rimarrà nei miei personali annali: “e se le muore in macchina????”.

Tino dopo essersi toccato i gioiellini, facendo finta si trattasse di una maschia grattatina per non angosciare la morosa asfittica, ha risposto “Ok, aspettiamo l’ambulanza”.

Quando l’ambulanza è arrivata e sono saliti in casa 4 fustacchioni, in preda a delirio da assenza di fiato, sono riuscita persino a chiedere scusa per averli disturbati.

In tutta risposta, gli amici del cortisone mi hanno fatta sedere sul divano e come Gesù in croce hanno cominciato ad accanirsi sulle mie venuzze per farmi una flebo che avrebbe stroncato anche un cavallo.
Non la trovavano la vena i succhiasangue, e, mentre io lottavo con i miei polmoni, per rassicurarmi continuavano a ripetere che mi avrebbero fatto male ma che era l’unico modo per iniettarmi la benefica droga. Tino – che di solito sviene alla vista del sangue (anche quello delle fiorentine!) – si aggirava intanto nervosamente per la stanza, parlando per distrarmi, ma senza il coraggio di guardarmi.

Gli amici di una sera non hanno voluto sentire ragioni e mi hanno voluta caricare sulla barella per arrivare all’ambulanza e partire a tutto gas verso l’ospedale. Glielo dicevo io che ero pesante, ma non c’era verso di convincerli che avevo problemi respiratori e non di deambulazione!!!

Che scena terribile: la barella che sbanda per il peso, loro che in quattro non riescono a trasportarmi. Credo che sia stato quello l’istante in cui ho capito che dovevo mettermi a dieta se fossi sopravvissuta al mio respiro, perché già ti senti una cogliona su quel coso a rotelle, ma sembrare pure un maritozzo ansimante è il top dell’umiliazione.

Come potete constatare ce l’ho fatta e sono giunta a voi viva e vegeta per raccontar codesta avventura e per intraprendere codesta dieta che, la prossima volta che mi piglia l’enfisema allergico, col culo che mi faccio trovare senza autoreggente!!!!

1 commento
  1. Adele dice:

    Solo tu sei capace di trasformare ogni fatto, per sfigato o trsiste che sia, in un evento di impareggiabile potenza comica.
    Snif snif quasi quasi mi commuovo (quasi)

I commenti sono chiusi.