Sindrome da Gion Uein


Tanto ho parlato di sindromi femminili che mi sembra giusto e opportuno non tacere un problema che ammorba generazioni di maschietti e che in alcuni di loro diventa segno distintivo del loro rude dedicarsi ad ammaliar il gentil sesso.

La sindrome di Gion Uein è stata attestata scientificamente e si è -recentemente – scoperto che tocca il sesso maschio a partire dai 14 anni, per giungere al picco epidemico verso i 20/22.

A quel punto, qualcuno guarisce e qualcuno rimane flashato a vita, riducendosi a ombra di se stesso e conservando imperiture caratteristiche adolescenziali border line.

Ma chiariamo la sintomatologia – che non vogliamo spaventare nessuno – è importante cominciare a parlare di un fenomeno che sta dilagando sia nelle metropoli che nei grandi centri abitati.

Ricordate Gion Uein, il rude cavaliere che con il suo pistolone sconfiggeva il male e che – se sparato – continuava a combattere forte del suo orgoglio e della sua maschiavirilità???? quello che non versava lacrime e uccideva quei cattivoni degli indiani???

Insomma, le sue gesta e il suo spirito perdurano nei secoli e hanno bucato lo schermo per arrivare sino a noi intatte e inalterate.

Alcuni maschietti, infatti, arrivano alla pubertà e – abbandonati i soldatini e la cerbottana – cominciano ad accorgersi di quante gonne popolano le città in cui vivono, di quanti ormoni saturino l’aria e di quanto il mondo possa trasformarsi in un enorme e lussurioso parco giochi, una disneyland dell’ammore…

Si guardano allo specchio e nelle mutande per scorgere peli e protuberanze in crescita, convinti che il volto a grattugia e il pacco in evidenza siano l’unica fonte di gioia delle fanciulle che – di volta in volta – vogliono concupire.

Cominciano a camminare per strada con sguardo assente, come se tutto quello che gli gira intorno fosse privo di importanza e allenano i propri muscoli facciali a buttare indietro lacrime e volti sofferenti, così da divenir imperturbabili di fronte al dolore, all’ammore, e nei confronti di qualsivoglia tipo di fatica fisica.

Passano anni saltando da una donna all’altra e sviluppano un lessico preciso e raffinato per riuscire a mollare la ganza del momento sembrando eroi che devono partire per il fronte – mentre magari stanno già uscendo con la migliore amica di suddetta.

Usano parole come “lo devo fare, tu ti meriti di più e io ora devo pensare a studiare” “forse non sono fatto per amare” e “scusa ma non sono ancora pronto a sentimenti così grandi come quelli che provo per te”.

Poi si rinchiudono in palestra, a sfogare il proprio dolore con una session di sollevamento pesi e di autoammirazione dei propri pettorali.

Gli Gion Uein non ti lascerebbero mai portare la borsa della spesa, di certo troppo pesante, ma cascasse il mondo se tirano fuori il portafogli, al momento di pagare il caffè sorbito insieme al bar.

Gion Uein non si commuove al cinema e nemmeno di fronte al neonato della vostra amica, che -anzi – gli ingenera uno stato d’ansia e attacchi di orticaria.

Gion Uein usa il macchinone (spesso quello di papà) e arriva a prenderti rigorosamente abbronzato e con il pizzetto incolto, per valorizzare la masciella squadrata, anche quando ha il viso di un putto botticelliano.

Gion Uein non versa lacrime e non abbraccia i maschi ( è notoriamente omofobo) ma al suo migliore amico dà pacchettine nervose sulla spalla se proprio vuole lasciarsi andare.

Gion Uein guarda le partite di pallone e le gare motociclistiche alla tivvu dispensando consigli e suggerimenti alla squadra dall’altra parte del tubo catodico; una innarrivabile fiducia nelle proprie strategie e capacità sorreggono – come un credo religioso – ogni sua azione.

Gion Uein desidera che la donna che ha l’onore di stargli al fianco sia sempre ben curata e in forma, ma piuttosto che dare una mano a fare le pulizie di casa si fa tagliare una mano.

Gion Uein non si lascia andare a femminei commenti o alla patetica introspezione tipica del gentil sesso, ma se vede passare due belle tette per strada, non può fare a meno che discuterne animatamente e per infinite ore con l’amico del momento.

Gion Uein ha una mamma, di cui si lamenta sempre per il suo essere rompiballe ma chiedetegli chi – nel segreto dell’alcova – gli dà la sveglia mattutina con un bacio, un caffè e la camicia stirata…

5 commenti
  1. talkingfish dice:

    Più proseguivo nella lettura del post, più pensavo: “Ehi, io non faccio così…”.
    Anzi, in verità mi lascio cresce quel poco di barba che ho, ma non certo per evidenziare la mascella (che è già troppo squadrata di suo).

    Dalla descrizione che ne fai, tutta la componente maschile della mia classe (7 persone su 27 – donne al potere) è affetta da questa sindrome. Ed essendo nel periodo dei 17/18, quando si arriva alla maggiore età e si diventa ufficialmente “uomini” (come se ciò si potesse decidere solo dagli anni che la carta d’identità ti affibia), la situazione sta davvero degenerando.
    Io, che prima ho scoperto le gonne e dopo i pantaloni, credo -e, francamente, spero- di aver superato questa triste fase. Non fosse altro perchè mi commuovo soprattutto al cinema, devo praticamente fare tutti i lavori di casa, non ho la macchina ne’ la bramo, e quando ho una storia (già, quando?) do’ tutto me stesso, anche a costo di fracassarmi il cranio.

    Io e il buon vecchio Gion non saremmo andati molto d’accordo. Io, dopo aver ucciso qualcuno, avrei cercato in tutti i modi di porvi rimedio o pagare per ciò che avevo fatto; lui, dal canto suo, si sarebbe limitato a correre verso l’orizzonte, diventando un’ombra che cammina solitaria verso il sole che muore.

  2. Panzallaria dice:

    E infatti, come tu dimostri: non siete tutti così, anche perché se no, per noi donne simpatiche, carine ma non tanto in forma, non ci sarebbero proprio speranze…

    e invece, a onor della cronaca, devo dire che si trovano anche quelli che invece di sparire nell’orizzonte, stanno dalla parte degli indiani…

    😉

  3. Anonymous dice:

    Uhmmm… ‘sto Gion Uein così descritto mi pare di conoscerlo. Un pò mi ricorda il mio Tizio, anche se direi che lui è più un tipo misto tra Brus Uillis e Gasèpare e Zuzzurro…

    Eh, che vitaccia, quella di noi gentili donzelle…

    Un sorriso da Selverra
    selverra.splinder.com

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