Uomini e topi

Mentre è iniziato il count down e mi appresto a mettermi in proprio, sgocciola il tempo che devo ancora passare all’ufficietto. Mi sono formalmente licenziata – anche se forse, essendo io una collaboratrice a progetto non si dice così, in gergo tecnico – insomma, mi sono formalmente decollaborata dall’ufficietto e a partire dal 1 aprile cercherò di mettermi in proprio e di avviare una redditizia attività che mi vedrà presto acquisire un prestigioso palazzo, nel centro di Bologna, su cui affiggerò (come Paperone) le mie iniziali: PA – Panza all’Aria…

Tale palazzo sarà popolato da una brulicante vita lavorativa e sarann tutti dirigenti, che io sono democratica e per le pari opportunità.

A capo dell’amministrazione ho già assunto Olga, la mia vicina moldava che ora fa la badante ma a casa sua ha una laurea e per anni ha fatto l’insegnante. Suo marito, che di lauree ne ha due (una delle quali in ingegneria) sarà il capo di qualcosa di ingegneristico che devo pensare, e di sicuro progetterà il palazzo/castello/reggia del potere democratico di Panzallaria.

Motocorsaro, mio collega nell’ufficietto, si occuperà dei rapporti con la stampa di Panzallaria, degli eventi e della famosa rivista “Panzallaria news”.

Tino sarà il mio socio in affari: insieme progetteremo siti per tutto il mondo e quando G. Bush verrà a chiederci di fare il restyling stilistico e concettuale del sito della Casa Bianca, gli diremo che siamo troppo impegnati…

Intanto che ricevo candidature (potete mandarmi anche la vostra! io assumo TUTTI a patto che siano simpatici e allegri), ogni giorno mi conduco all’ufficietto per terminare le questioni in sospeso e per lasciare un segno tangibile del mio passaggio, sperando che chidicoio possa rimpiangere per sempre la mia dipartita e darsi pugni in testa pensando a quando sia stata brutta e cattiva.

L’ufficietto è collocato in mezzo al nulla, nella campagna x di Bologna, tra il canale, la nebbia e le pantegane.
Posto meravigliosamente romantico e – a suo modo – affascinante, l’ufficietto è talmente piccolo e polveroso che se perdi una matita la ritroverai per la pensione, tale è il casino di robe, amenuncoli, catafalchi, libri, pubblicazioni, fogli, faldoni e chipiùnehapiùnemette vari.

Le finestre sono grandi, cosicché d’estate il sole squagli il cervello mio e di Motocorsaro e di inverno il vento soffi quasi come a Trieste. Le finestre sono grandi e consentono un proficuo scambio con la realtà esterna.

Stamattina, durante uno di questi proficui scambi, io e Motocorsaro ci siamo trovati ad ammirare le bellezze di un topo di fogna che si era, tranquillamente, messo a pasteggiare sotto la mia auto parcheggiata.

Io non sono molto scaramantica, ma se la vita mi ha insegnato una cosa, è che bisogna saper leggere i segni, come vecchi indiani seduti vicino al fuoco…

10 commenti
  1. Panzallaria dice:

    tu, caro stefano, ci scrivi sopra un libro e se vuoi, come racconti nel tuo meraviglioso post di ieri, fondi un club culturale per i dipendenti 😉

  2. talkingfish dice:

    ARGH, io sono ggiovane e ancora devo stare piegato sui libri, invece che lavorare.
    Auguri per il PA, magari ci esce qualcosa di simile al deposito di DePaperoni (anche se MOLTO più bello)! 😀

  3. Panzallaria dice:

    caro Talking, fatti le ossa che quando arrivi al momento buono ti faccio diventare il mio consulente musicale personale 😉

  4. Broke dice:

    e io chi sono, la figlia della serva?? voglio anch’io il mio posticino in modo da poter allietare te e i polivalenti nonchè allegri collaboratori/dirigenti, con Torbidi Sprazzi di Vita Vissuta durante le pause caffè ( ne prevedi molte, vero?)
    Broke

  5. Anonymous dice:

    I wish not concur on it. I regard as warm-hearted post. Particularly the title-deed attracted me to be familiar with the intact story.

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