Consumati consumatori


Tino ed io siamo entrati in una nuova fase della nostra vita che – alle volte – mi preoccupa un po’.
Dopo tanti anni con le pezze al culo, a risparmiar su ogni dettaglio a girare su scooter dismessi dalla grande guerra e a improvvisar vacanze “ecologiche” all’insegna della fantasia e del risparmio, ora le nostre finanze vanno un po’ meglio e in casa nostra sono comparse una serie di cose che prima non potevamo nemmeno sognare.

L’anno scorso abbiam acquistato la Brigitte Bordò, una fiera Punto, classe 2001, del mio colore preferito, che ci ha fatto scoprire quanto possa essere piacevole non arrivare costantemente bagnati a un appuntamento fuori città.

Prima si girava con la Pina, il nostro scooter, e avevamo inventato tutta una serie di accorgimenti per sfidare qualsiasi inclinazione metereologica e per sentirci fieri del nostro mezzo di locomozione.

Nel 2004 con la Pina ci siamo andati in vacanza, e visto che non avevamo il becco di un quattrino, ci siamo caricati tendazainiecibo e siamo partiti alle volte della Toscana. Eravamo talmente carichi e incastrati che mentre salivamo verso il Passo della Futa, ricordo di aver cercato invano di trovare i miei piedi, perché non sapevo proprio dove potessero essere finiti!

Considerando che ne’ io nè Tino eravam due scricciolini, la Pina ha eroicamente sfidato salite e strade di montagna carica come un mulo.

Poi, quando è arrivata la Brigitte ci siamo un po’ infighettati e – per quanto si tratti di macchina proletaria e di seconda mano – e per quanto io faccia di tutto perché rimanga zozza il più possibile, è pur sempre un’auto, un mezzo di trasporto che ci ha invero imborghesito.

Prima la pioggia non mi faceva paura, ora se posso, piglio l’auto.

Dopo la Brigitte ci sono stati altri acquisti sostanziali (lavatrice, bicicletta, libreria Ikea) e quando abbiam finito con le cose che ci servivano da un po’, siamo entrati nella fase critica.

Tino, tecnologo informatico compulsivo, ha cominciato ad accaparrarsi tutta una serie di amenuncoli divertenti che hanno trasformato il nostro appartamento in una vera casa borghese da trentenni che stanno bene.

Io mi sono fatta trascinare e allora ho cominciato a comprar un sacco di candele, fiori di legno, portaincensi e libri, com’è nella moda femminile.

Poi anche questa fase ha fatto il suo tempo e ora, forse, siamo giunti a toccare – davvero – il fondo più oscuro del consumismo.

Da qualche mese è iniziata l’era delle serie tv.
Prima è venuto il dvd della prima serie di Friends (che io amo) poi, accortici che non ci bastava, siamo passati alla seconda e alla terza insieme (erano in sconto checazz!), ma quando anche quelle sono finite, di fronte ad una mia crisi di astinenza, Tino è corso ad acquistarle tutte.

Quando è finito Friends è stata la volta di Scrubs. Scrubs lo amiamo proprio tanto entrambi. Tino ha fatto del medico sarcastico (dott. Cox) il suo dio, io piango alla fine di ogni puntata, quando il protagonista – grazie alla voce fuori campo – tira la morale della storia.
Sono arrivati anche esimi psichiatri d’oltralpe ad esaminare il mio caso, perché non ci credevano ad una pirla che piange alla fine di un telefilm che dovrebbe far ridere!.

Poi anche Scrubs è finito, e nell’attesa delle nuove serie ci siamo buttati su CSI…
E questa volta, squarciando il velo della nostra ipocrisia sinistroide, Tino ha comprato, direttamente, tutti i cofanetti.

Ho provato a giustificare questi gesti con la carenza di cibo: una sorta di sublimazione da dieta, un modo per appagare il proprio istinto animale, ma in realtà non esiste una vera ragione che ci spinga verso il baratro; sappiamo solo che ci piace e non riusciamo a farne a meno.

Csi unisce meravigliose doti analitiche di casi umani e penali con il fascino che su di me esercitano due categorie di personaggi, precipue della serie:
– i morticini
– gli scopritori di morticini.

Tali personaggi compaiono nella serie per massimo 30 secondi e spesso vengono rinvenuti (i morticini) in un tale stato di morte orribile che non posso fare a meno di pensare al curriculum e ai colloqui di lavoro di tali attori.
“Nel 2003 ho fatto una parte in CSI Las Vegas: ero quella che hanno trovata ricoperta di sabbia, tutta nuda e con le tette finte. Prima mi hanno trasportato dal medico legale, poi mi hanno fatto un’approfondita autopsia e la telecamera ha incessantemente inquadrato il mio bel culo”.

Insomma, noi consumati consumisti non facciam male a nessuno, il governo può essere fiero del fatto che facciam girare l’economia (sui miei sacchetti della spesa, da qualche tempo è comparsa la scritta “GRAZIE”) e il nostro vizietto nuoce solo a noi stessi ( come fumare mentre si passa sotto un ponte all’ora di punta)….

Dunque sono a chiedere, in via del tutto ufficiosa, di liberalizzare, almeno nel mio appartamento, il consumismo sfrenato, cosicché il mio animo marxista non si debba più sentire in colpa…

2 commenti
  1. talkingfish dice:

    Beh, penso sia una cosa normale, giunti ad un certo punto della propria esistenza. Si arriva a quella stabilità che tanto si è evitato negli anni precedenti e ci si adatta. Parte dei principi che prima si avevano vanno a nascondersi, a diventare meno importante. Direi che è una cosa inevitabile e non dovreste vergognarvene. Solo perchè sembrate come tutti gli altri trentenni benestanti, non significa necessariamente che lo siate.
    E tu non sei assolutamente come tutti gli altri. : )

  2. Panzallaria dice:

    grazie amico! quando ho cominciato a leggere il tuo commento pensavo davvero che per me avrebbe buttato male, che avresti continuato con un bel “i compromessi degli adulti” che mi sarebbe arrivato come una mazzata nello stomaco…;-)

    ma per fortuna è solo la mia coda di paglia e tu come sempre sei super carinoooo!!!

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