Tornare a scuola…


Ieri sono andata dal gine che mi ha visitata – robe che poteva stringere la mano a Frollino, ma comunque…- e al termine dell’ispezione mi ha piazzato un macchinino rilevaalieni sulla panza e si è messo a cercare Frollino. All’inizio non si sentiva che il rumore di sottofondo della tv, sembrava anzi uno di quei film de paura in cui ad un certo punto escono dal video le voci e le facce dei morti.

Poi ad un certo punto – non dopo che nella mia testa si sono fatte strada tutte le possibilità più atroci – si è sentito come un treno in avvicinamento: tututututututu…un cuoricino che batte forte e spedito… mi veniva da zigare come nelle migliori tradizioni; è stata un’emozione grandissima!

E per provarmi che quel battito non era della sottoscritta, il gine mi ha fatto sentire anche il mio di battito, per gustare le differenze di ritmo…e il mio cuore batte molto più piano, non è nuovo nuovo come il suo che non c’ha nemmeno i polmoni e il cuore è bucato per far passare l’ossigeno!

Però si vede che ho preso un po’ di strizza, che quei minuti in cui il gine non lo trovava mi hanno fatto schizzare l’adrenalina, perché stanotte ho fatto un altro dei miei sogni vividi e chiari da donna incinta, ma questa volta ero tornata indietro nel tempo.

Era mattina ed ero appena entrata a scuola. Era freddo e indossavo il mio maglione preferito. La scuola era riniziata da poco ed io facevo l’ultimo anno. Ora di religione: io fuori.
(Non appena ho compiuto 18 anni mi sono avvalsa della facoltà di non fare l’ora di religione e mi passavo la lezione in uno stanzino, con i miei compagni nelle mie stesse condizioni, fondamentalmente a non fare un cazzo…ora che ci ripenso suonava come una sorta di “punizione”, roba che oggi si chiamerebbero i sindacati degli studenti…)

La mia amica Ovadipasqua era veramente impanicata dalla successiva ora di matematica, aveva passato il pomeriggio prima a studiare come una matta senza cavarci un ragno dal buco.
Così le altre persone intorno.

Io – che sono sempre stata una di quelle che per vocazione cercava di buttare tutto sul ridicolo e di fare la giullare – tentavo di consolarla, sdramatizzando e dicendo “tanto la scuola è appena iniziata, figurati se interroga, passerà la giornata a spiegarespiegarespiegare e ci pensiamo poi domani!”

“ma come Panzallaria, non ti ricordi? la volta scorsa ha detto che avrebbe controllato i quaderni di tutti e interrogato una persona!”

è stato in quel momento che – dopo averla presa tanto sportivamente, tanto non era un problema mio – mi si è, letteralmente, stretto il culo.

E da intelligentona quale sono, cosa pensate che abbia fatto per risolvere il problema???
Sono schizzata a chiamare fuori la secchia della classe (nota bigotta frequentatrice di chiese e anche un po’ baciapile – che tuttora se la incontro indossa lo stesso maglioncino e lo stesso cerchietto da capelli che aveva al liceo!) e ho cominciato a pregarla come ad un dio pagano.

“Devi offrirti volontaria. devi farti interrogare. salverai la vita a 21 persone. se non lo fai NOI siamo morti e TU ci avrai sulla coscienza…”

Lei – come tutte le secchione con una dignità e un onore da mantenere – mi guarda e mi dice “non che non sia preparata eh, ma mi scoccia un po’ offrirmi volontaria, non vorrei che pensasse che sono sempre disponibile…”

“non te la devi mica sposare eh, che ti devi far desiderare??!!, si tratta di una roba che per te è infima, per noi potrebbe essere la fine della nostra carriera scolastica, bocciatura, niente università, niente lavoro, nihil di nihil!!!!!” e mentre con tutti i mezzi retorici a disposizione di una 18enne cercavo di convincerla, con una mano – sono sempre stata una gran bastarda! – mi ero infilata nella sua cartella per strapparle il quaderno dei compiti da copiare.

Quando finalmente la secchia fu convinta e il quaderno nelle mie mani, mi accorsi che nella mia borsa non c’era nemmeno un quaderno, che non avevo nemmeno il quaderno di matematica, e mi fiondai al portone della scuola per correre alla cartolibreria di fronte a comprarlo.

Ma il portone era chiuso. Nell’antrone della scuola accorsero tutti i bidelli che ridevano e mi guardavano diabolici, scuotendo la testa.

“come al solito sei impreparata Panzallaria, come al solito tutto all’ultimo secondo, come al solito farai un casino…fossi almeno rimasta a casa come hanno fatto molti tuoi compagni più intelligenti di te…”

a quel punto mi sono svegliata.
Il mio cuore batteva come quello di frollino.
Per un attimo mi sono dimenticata di avere 32 anni, di essermi laureata da 5 e diplomata da sblisga, di aver fatto l’università, un master e lavorare da 15 anni…

per un attimo mi sono dimenticata di avere un cucciolo nella pancia.
per un attimo ho dimenticato che la maggior parte dei compagni che ho sognato non li vedo da 15 anni, che alcuni non li potrò vedere mai più perché sono in altre dimensioni.

per un attimo ero pronta a preparare lo zaino, a infilarmi il maglione con le spalline, le adidas scucite, i jeans bucati per correre a prendere la corriera, per correre a scuola.

per un attimo avevo 18 anni e il cuore in gola perché non avevo fatto il mio dovere.

E poi ho visto Tino, ho visto i miei gatti pelosi e mi sono toccata la pancia e – tornando trentaduenne – ho sentito come se passassi da una dimensione temporale ad un’altra in un botto, come nei film che prima vedi il protagonista bambino e poi lo vedi adulto, superfiko.

E ho alzato le braccia al cielo e come una ragazzina ho urlato “grazie signore che oggi non interroga davvero!!!!!!!!!!!!!!!!”.

Poi ho preso l’acido folico che fa tanto bene a Frollino.

5 commenti
  1. Cap. Carlock dice:

    questa storia spacca, sei nuovamente e sempre brava nei racconti: ottimi i commenti intercalati al sogno! (se vuoi mi spingo oltre nell’analisi narratologica..)

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