Il museo dei balocchi

Stamattina sono stata al Museo dei Balocchi, dove – nei panni della Fernanda – ho lavorato per due anni.

Sono stata a trovare amici (il mio ex collega Motocorsaro e la simpatica sostituta – Fernanda Bis) e tutti quelli che in un modo o nell’altro ruotavano intorno alla struttura.

Ho rivisto la signora delle pulizie e il facchino che mi hanno fatto una gran festa, a me e Frollino.
Ho rivisto i vecchietti della portineria che si sono complimentati per la maternità e mi hanno guardato le tette prosperose, in quel modo – tipico dei vecchietti – che fa più sorridere che altro.

Ho preso un caffè con Motocorsaro che mi ha aggiornata sugli ultimi sbisci del Museo dei Balocchi, sulla posizione sua e della collega – sempre in difesa, alla Cannavaro – e sui continui schizzi della Brigida (reginetta dei Balocchi e super direttrice del Museo) e sull’insipienza totale della schiera di ocarine che la segue.

Poi sono DOVUTA andare a salutare anche lei.

La Brigida, come vi raccontavo ogni tanto tramite il verbo Fernandesco, è un essere odioso, una sorta di Gollum che tratta il suo potere e il SUO museo come un TESSSORO da custodire gelosamente, da tenere stretto nel di lei petto. Così facendo si è via via abbruttita e ha mietuto vittime lungo il percorso, proprio come Gollum con strategie di mobbing perverse ma furbissime.

Lo ha fatto anche con me. Lo fa un po’ con tutti.
Appena vede che tu sei un po’ intelligente, applica la tattica militaresca per farti rientrare in carreggiata e cerca di farti credere che non saresti MAI in grado di cavartela da solo, che devi ringraziare il FATO che ti ha condotto sotto la sua ala protettiva e che da lei c’è solo da imparare.

Se poi ogni tanto schizza poco importa, perché è di quelle persone (che trovo insopportabili!) che mettono le mani avanti, e prima di tutto ti dicono che “loro sono fatte così”, che non te la devi prendere se ti darà della scema o peggio, se ti tratterà a pugni in faccia che poi le passa…

Ma se tutti fossimo fatti così, se ognuno di noi seguisse il suo istinto primordiale, allora buona grazia che riusciremmo a sopravvivere…perché certe persone pensano di poter avere l’esclusiva schizzo e che gli altri debbano sopportarle per forza?.

Con me Brigida aveva creato un rapporto strano – a metà tra l’adulazione e il timore – sempre oscillante tra il voler fare l’amicona e il voler tenermi sotto controllo.
All’inizio ero completamente spaesata e l’ho lasciata fare.
Poi, da buon Scorpione, ho tirato fuori le unghie.

E quando ho capito che tipo di persona gretta e infida era, non gliene ho lasciata passare una.
Ma alla fine non ce l’ho fatta più. Alla fine, presa anche dai miei sogni di mettermi in proprio, me ne sono andata, perché era come lottare contro i mulini a vento, perché mi sembrava di lavorare a vuoto e avevo imparato già tutto quello che c’era da imparare in quel lavoro.

Lei – il giorno che le comunicai che me ne sarei andata – mi propose di diventare “direttrice dell’ufficietto” in cui lavoravo. Le risposi che non avevo alcuna intenzione di pestare i piedi a Motocorsaro (che lei – in quanto pisellodotato – odia a morte!) e che del potere non mi importava niente, perché me ne andavo per il mio sogno, per fare il lavoro che mi piace, perché ci voglio provare.

Allora mi baciò, che mi sembrava il bacio di giuda e invece avrebbe potuto prima fare qualcosina di più per migliorare le mie condizioni lavorative, dicendomi che il giorno in cui me ne sarei andata mi voleva festeggiare a tutti i costi.

Quando arrivò quel giorno – che probabilmente lei “era fatta così” – mi salutò freddamente e con un distacco da raggelare il cuore.

L’ho poi rivista, per via che continuo a seguire la comunicazione web di alcuni progetti legati anche al Museo dei Balocchi, e mi ha sempre trattato a metà tra la mammina e una sconosciuta.

Oggi sono andata a salutarla.
Ufficialmente non sapeva ancora della mia condizione di gravidanza.
Quando ha visto la mia pancia mi ha abbracciata stile sceneggiata napoletana.
Ha abbozzato qualche finta lacrimuccia.
Ha espresso tutta la sua felicità.
Ha lodato il mio coraggio.
Si è complimentata con la mia forma fisica
Ha voluto accarezzare Frollino dal mio ventre.
Insomma: si è comportata nel solito, viscido, modo dei Gollum, che mi sentivo Frodo con un anello del potere al collo…

Ha ribadito quel che ormai ho imparato in tanti anni di onorato servizio per il Mondo del Lavoro: vige la gerontocrazia e noi 30/40enni rimarremo ancora per anni gli sbarbi a cui lasciar le briciole e da trattare con il solito paternalismo di maniera da parte di gente che – spesso – ne sa un terzo di noi, lavora un decimo e prende il triplo.

Io sarò ancora per anni quella che gioca a fare la web writer, che gioca a montar siti e pensa di valere qualcosa pur avendo “solo” 32 anni…

Loro intanto accarezzano la loro poltrona in pelle umana, invecchiano a guardare il monitor di un pc aspettando che gli faccia il the e continuano a riempire gli armadi di carta perché non si fidano degli archivi digitali che poi si sa – non hanno il fascino di quelli protocollati e firmati e bollati dal papa….

POVERA ITALIA, POVERO MUSEO DEI BALOCCHI CHE SAREBBE TANTO BELLO….

5 commenti
  1. Anonymous dice:

    Questa e’ una storia vecchia. E’ cosi’ triste che molti giovani si ammazzano e sacrificano e danno tutto per il loro lavoro e “loro”, “gli altri” si arrichiscono. Tu proponi nuove idee e loro li’ a fare smorfie perche’ ” era meglio prima senza tutte quest email…che poi a che servono?”.
    La cosa piu’ buffa mi e’ capitata lavorando qui in USA per una grande compagnia e il mio manager (dopo 2 giorni di lavoro)mi disse di non inviarle piu’ email perche’ ” si perdeva il contatto umano” :))

  2. Panzallaria dice:

    minkia! ma se succede anche negli stati uniti – patria della modernità – siam messi proprio male eh???

    e poi, se non sei capace, perché chiamarlo “contatto umano” io non lo capisco…sarebbe come dire “non mangio pesce perché mi stanno più antipatiche le mucche!”…

  3. talkingfish dice:

    Sino a qualche tempo fa anch’io ero filocartaceo, disdegnavo il computer e le moderne tecnologie (a stento usavo il telefono). Poi mi sono reso conto che non tutto ciò che è tecnologico è male (ma che tutto ciò che è troppo elaborato tecnologicamente invece sì), e ora eccomi qui.
    E alla fine mi sono reso conto che nascere al tempo dei poeti, quando l’amore viaggiava su lettere profumate ed era eterno, non mi sarebbe garbato più di tanto – anche perchè la vita durava trent’anni (e quindi poco altro c’era da fare se non amarsi e scrive lettere su lettere).
    Fortunatamente non ho perso quel poco di romanticismo che avevo, così l’ho trasportato direttamente negli anni ’80, quando la tecnologia cominciava ad essere parte integrante di tutto, senza però ignorare il contatto umano.

I commenti sono chiusi.