Sono veramente incinta

Sono salita sull’autobus e il conducente sembrava Freddy Crugher quando dirotta il pulmino scolastico in mezzo ai campi per far fuori tutti gli studentelli: aveva inserito la quinta in città e non si riusciva a capire perché tanto accanimento. Noi passeggeri dentro al frullatore. Io e la mia pancia ballonzolavamo di qua e di là. Lei non stava da nessuna parte.

Troppi anziani in giro. Nessuno disposto a farsi intenerire dalle mie tettone per cedermi il posto.
Un caldo infernale.
Dovevo fare il biglietto e non riuscivo ad arrivare alla macchinetta a causa del mio ingombro.

Mi hanno affidato un nuovo lavoro di copy, molto interessante.
Ieri ho dovuto mettermi avanti con altre cose per buttarmi full immersion in questo.

Ho lavorato tutto il giorno, dalle 9 alle 20 di sera. Altre volte ho fatto di peggio. Ma ora la pago. Ora sono completamente distrutta. Ho i muscoli del sedere che fanno male per essere stata troppo seduta e mi sento come mi fosse passato sopra un Tir.

La mattina mi sveglio e prima di riuscire ad alzarmi dal letto ci metto circa un quarto d’ora: non è pigrizia ma forza di gravità. Mi sento una di quelle blatte (leggi scaraffi) ribaltate sulla pancia che zampettano a vuoto, sperando che arrivi l’ape Maia a salvarle e a rigirarle sul verso giusto.

Annaspo, fendo l’aria con le braccia e le gambe, dalla mia bocca escono lamenti sommessi e penosi che il povero Tino sente il suo seme come arma micidiale e si scusa – il poveretto – per avermi fatto questo.

Alla fine mi levo. Nella pancia la Fetonte Frollina tira calci sulla mia vescica. Ogni giorno acquista più forza e vitalità. Ogni giorno sta sveglia qualche oretta in più e gioca con le budella di mamma.

Mi guardo allo specchio e mi riconosco a malapena. Le mutande stringono sulla panza: dovrò convincermi che anche io sarò assorbita nel tunnel delle gravide consumiste e mi tocca andare da Prenatal a prender fascie di sostegno, mutandoni anatomici e reggiseno da maggiorata che tra 3 mesi e mezzo (il tempo è volato!) si trasformerà in una latteria ambulante.

Insomma: tornata dalle ferie è come se tante cose fossero cambiate. Come se ora, davvero, mi rendessi conto di essere incinta. Rispettando ogni topos, ogni canone della cosa.

Mal di schiena – per me è il nervo sciatico -, sonnolenza, ingombro, sbalzi umorali e tanta voglia di inverno: che il caldo non lo sopporto più!.

Ora mi sento parte di un grande disegno divino: Madre Natura incarnata anche nella mia incintudine, il corpo come bacello di una nuova vita, i suoi movimenti fetali come simbolo della creazione, della prima muffetta che popolò il pianeta e si formò per aggregazione cellulare.

Eppur ancora son rejetta a legger libri e riviste per imparare qualcosina di utile al futuro incerto. Eppure non riesco mica a pensar a Lei come ad una faccia, ad una Silvia e non a una Frollina…

rimane la mia sorpresina nell’uovo di Pasqua, che ogni tanto lo scuoti e ti immagini che dentro ci sia la pista di macchinine più bella del mondo e non ti chiedi mica come possa starci tutta. Ti basta crederci.

Per fortuna è iniziato il corso preparto dell’ASL e Panzallaria spera di farsi la cultura che non si è fatta fino ad ora.

Certa che sarà una mamma stra-ordinaria, nel senso più filologico del termine…

Vado a lavorare!
La vostra Blatta ribaltata.

1 commento
  1. rosso fragola dice:

    Frollina, come nome è tutto un programma, un programma dolcissimo direi!
    Per adesso auguri!
    Ripasserò :-))

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