Mammone

Finalmente è arrivato il Mammone, i germi dell’influenza hanno colpito anche me.
Mi sento come quando sei sott’acqua e qualcuno parla fuori.

Credo che oggi lo passerò a dormire e a leggere il mio primo libro di puericultura.
Ieri ho lavorato come una matta, fino alle 9 di sera, oggi ne pago un po’ le conseguenze e così, ho deciso, di mandare tutto a quel paese per un giorno.

Forse non andrò nemmeno al corso preparto, che non vorrei fare l’untrice delle altre ragazze.

Mi sa che d’ora in poi devo rallentare un po’ i ritmi lavorativi: non sono più ggiovane e iperattiva, ora ho una bimba che scalcia nella pancia e ha bisogno di coccole e attenzioni.

Ieri sera, terminato il lavoro, c’avevo una specie di cunetta all’altezza dell’ombelico: era il culetto di Frollina, chiaro e definito sotto la mia cotica.
Stava tutto in su, “un culo dritto” da competizione!!!

Ogni tanto, se mi accarezzo il ventre, mi sembra di indovinare la parte di corpo di figlia che c’è sotto. Comincia a prendere molto spazio la creatura e comincia ad assomigliare, sempre di più, ad un neonato di quelli che vedi nelle pubblicità o nelle carrozzine al parco.

Poi c’è questo libro – prestatami da Veve – che mi piace un sacco: il testo di un etologo che, dopo aver studiato i piccoli degli animali, si è concentrato anche su quelli degli umani, con lo stesso approccio naturalistico.

Ogni capitolo spiega “perché i bambini sorridono o piangono o urlano o hanno freddo” e come si instaura, assecondando la natura, il rapporto madre-figlio.
E’ carino, perché per una volta non è un testo medico ma assolutamente scientifico-sociologico.

E mi fa venire una gran voglia di partorire!!! Penso a quel primo sguardo che ci daremo, Frolly ed io, quando me la appoggieranno sulla pancia e i nostri occhi si incontreranno per la prima volta.

Sia la mangiavverbi che questo libro spiegano che è importantissimo, che il bimbo rimane sveglio per la prima ora di vita, alla ricerca di questo sguardo, per imprimersi l’odore della sua mamma e per instaurare con lei e con il papà un legame che poi si cementerà nel tempo.

Mi affascina molto questa cosa e credo che – come quando aspettavo di entrare agli esami, che mi sostenevo pensando alle cose belle che avrei fatto quella sera, alla ritrovata libertà sociale – mentre sarò preda dei dolori del parto, allora penserò a questa cosa grandiosa che sarà innamorarci di nostra figlia e dei suoi occhietti che la natura lascia vispi per un’ora, proprio, tuttitutti per noi…

Vado a riposare
Buona giornata amici e amiche e grazie per essere così partecipi!

2 commenti
  1. adelina dice:

    ….vorrei ammalarmi anch’io e stare a casa con il mio branco sul lettone a leggere un bel libro sulla vita e lo sviluppo dei miei marmocchi e mettermi la copertina addosso… ..invece di stare seduta qui, in un ufficio a neon su una poltrona di cartone compresso…
    RONFI D’ORO

  2. Chiara dice:

    Sveglio per la prima ora? Può essere che un’ora Amelia l’abbia tirata, tra taglio del cordone, punteggi di Apgar e bagnetto. Ma quando me l’hanno portata in camera ronfava come un ghiretto e ha continuato per un bel po’. Il guaio è che IO non riuscivo a dormire, avevo un’adrenalina pazzesca e continuavo a guardarla, pensando che era bellissima…
    Oggi ho la sdolcinatezza facile. Deve essere colpa del ciclo e del fatto che non vedrò Amelia per le prossime 24 ore 😉
    Ciao
    Chiara

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