Mi è scattato l’embolo…


Professionalmente c’è una cosa che proprio non sopporto: le persone che ti trattano con aria supponente, che pensano di sapere tutto e che danno per scontato che se una cosa è fatta diversamente come la farebbero loro è per forza sbagliata.

Professionalmente sono – di solito – una persona estremamente accomodante, che manda giù rospi come tutti ma cerca di essere sincera, diretta e chiara.

Professionalmente, negli ultimi due anni di lavoro al Museo dei Balocchi ho visto delle cose orrende, i giochi di potere e le pratiche di mobbing nei miei confronti e in quelli delle persone che lavoravano con me.

Oggi mi è partito un embolo.

Non sto a spiegare tutto il complicato giro professionale, ma una persona del Museo dei Balocchi, che non è un mio cliente ma ha a che fare (in maniera del tutto marginale) con un lavoro che sto facendo, ha deciso che si poteva permettere di telefonarmi per dirmi come devo fare il MIO lavoro, dando per scontato che le mie scelte fossero frutto di superficialità e non di capacità professionale.

Mi è partito proprio l’embolo. Come se due anni di frustrazioni – in cui con le buone ho sempre tentato di dire tutto – fossero affiorati tutti insieme e non ci fosse più spazio per le buone ma solo per lo sfogo, il tafferuglio verbale e la lingua tagliente dello scorpione che – dormiente – vive in me.

Le ho detto tutto.

Che non significa essere buoni comunicatori iniziare un discorso con “magari impari qualcosa se ti faccio questi appunti”, che non è essere buone amiche (questo essere pensava pure di fare l’amica mia!) ad andare dal proprio capo a riferire il mio disagio rispetto al suo modo di comportarsi, “perché è meglio che lo sappia da me che hai detto delle cose brutte su di lei che non da qualcun altro, che qui anche le pareti hanno orecchie!” e che non è carino dare consigli ad una persona che sta facendo il suo lavoro, su una cosa di cui non sai una beneamata cippa.

Solo che non l’ho detto così.

Solo che c’avevo la voce sibilina – che mia figlia nella sua placenta deve essersi un po’ spaventata! – e sudavo come un cammello e il telefono a momenti mi scivolava via tipo sapone nella doccia.

Solo che non sono stata a sottilizzare e ho fatto un esatto resoconto delle sue mancanze e ad un certo punto devo anche avere detto qualche parolaccia (niente di catastrofico, ma dire parolacce ad un’ imbecille soggiogata al potere non è proprio il massimo della diplomazia!).

Probabilmente perderò un cliente (perché la fanciulla ci monterà su un caso nazionale!) o – più probabilmente dovrò infilarmi una gran faccia di tolla e negare anche di fronte all’evidenza (che almeno qualcosa da quell’ambiente di mrd* l’ho imparato…) ma:

mi sento MOLTO meglio.
Come averla fatta dopo mesi di stitichezza.
Come quando ti sembra che una situazione si sia finalmente compiuta.

Me ne sono andata coraggiosamente da quel posto, per non sottostare a certe leggi del taglione, alla politica da industrialotti e allo schifo da potere del posto pubblico.

Me ne sono andata spiegando esattamente a chi di competenza cosa succedeva lì, sperando che la tutela che non avevo avuto io in due anni l’avrebbero potuta avere i miei colleghi.

Nulla è cambiato e io fino ad ora sono stata una signora, ma che almeno non mi si rompano i cglni!.
Non c’ho più voglia di passare oltre. Perché ho sempre ammesso gli errori di fronte a chi me li faceva presente in maniera costruttiva, ma di fronte a chi cerca l’errore (anche quando non c’è), solo per esercitare il potere che non ha, proprio non resisto.
La suffragetta che vive in me si ribella!

L’imbecille in questione non avrà capito molto, ma io almeno mi sono liberata e ho detto le cose come le pensavo.

Condominio Bandiera ha taciuto per una buona mezz’ora. Non volava una mosca, nel cortile si sentivano solo risuonare le mie urla, anche gli uccellini avevano messo la testa sotto l’ala e neri nuvoloni si sono addensati sul cielo bolognese.

Io mi sono dovuta togliere la felpa per il caldo. Ho camminato avanti indietro con questo povero telefono bollente della mia rabbia.

L’imbecille non capiva nemmeno che era meglio stare zitta e ascoltare, continuava a esercitare il suo modino ipocrita per ribadire un ruolo che nei miei confronti non ha ora e non ha mai avuto prima.

Questo lato del mio carattere, di battagliera scorpione che non te le manda a dire, è forse la cosa che temo più di me, perché a volte divento proprio una serpe, ma solo con chi davvero supera (in maniera recidiva) ogni limite…

Mi spiace, perché ogni scenata vorrei fosse l’ultima, d’altra parte: quando ci vo’, ci vo’…

Appena il veleno smette di defluire dal mio corpo, scrivo la puntata settimanale di Condominio Bandiera

5 commenti
  1. Anonymous dice:

    Secondo me Frollina si è divertita. Amelia tuttora quando mi arrabbio di brutto (non con lei, ovviamente) mi guarda con la testa inclinata e si tocca una spalla con l’orecchio, come se mi trovasse buffa.
    Ecco cosa ti aspetta: non essere presa sul serio nemmeno dal tuo sangue… 😉
    Bacione
    Chiara

  2. Anonymous dice:

    ma lo sai che per parolacce e/o bestemmie rischi l’esplusione dal realiti di condominio bandiera?

    puoi sempre dar la colpa al tuo stato di gravida per la reazione inconsulta

  3. Panzallaria dice:

    volevo solo far concorrenza al droghello…
    sai che spettacolo una donna incinta all’ottavo mese che sbraita al telefono?

    lo metto nella prossima puntata…
    😉

I commenti sono chiusi.