Bulli e secchioni


Come tutti sapete, ultimamente si fa un gran parlare del fenomeno bullismo a scuola.
E ben donde naturalmente, anche se come in tutte le cose pare che in Italia, grazie ai tiggì, scoppino epidemie tematiche che nascono e muoiono con l’interesse del telespettatore, come l’aviaria.

Il bullismo esiste da quando siam piccini noi.
Forse non veniva ripreso con il videofonino, ma da che mondo è mondo, purtroppo i bambini e gli adolescenti sanno essere molto cattivi.

E anche le maestre dell’asilo che imbavagliano con lo scocht i piccoletti: che tra i primi ricordi che ho c’è questo giochino perverso della maestra Luisa che imbavaglia e lega mio fratello che ha fatto casino e mi costringe a guardarlo seduta su una sedia di fronte, così imparo anche io.

Ma torno ai bulli.

Mi ha inquietato molto questo sondaggio, fatto da nonsochì tra i ragazzi di scuola superiore, in cui all’alternativa bulli o secchioni, la maggior parte di loro ha risposto che nella vita è meglio essere bulli.

Non mi inquieta il risultato, ma il tipo di quesito.

Ma stiamo scherzando??? Ditemi quanti di voi in età da brufolo e ormone impazzito, non avrebbe risposto la stessa cosa.

Il secchione/a è sempre stato l’emblema della sfigatudine. Quello a cui rubi il quaderno di latino dalla borsa per copiargli la versione, 5 minuti prima della lezione.
Quello che per 5 anni indossa sempre la stessa felpa di snoopy e se è femmina porta il cerchietto nei capelli e se è maschio c’ha un bel paio di fondi di bottiglia al posto delle lenti degli occhiali!!!

Il secchione – notoriamente – preferisce un bel libro a un bel paio di tette. E mangia il pacchettino di biscotti all’ora di merenda, conversando amabilmente con qualcun altro della sua razza, invece di uscire sulle scale a fumarsi una paglia.

Il secchione di solito non usa il deodorante e si sente.

Ora: naturalmente ho messo insieme una serie di steretipi da far paura, ma ditemi chi non ha riconosciuto, almeno in una di queste pratiche, il secchione della propria classe.

Come al solito il sondaggio in questione ha voluto mostrare il lato che già aveva in mente di portare alla luce.

Una versione tecnologicamente più avanzata del “quando eravamo giovani noi, certe cose non succedevano” che quando mi ritrovo a pensarlo, so per certo che sono diventata supernonna…

Ma il sondaggio non tiene conto dei prototipi che ci presenta questa fottuta società in cui a vincere sono – sempre – i bulli.

Per me i mali del mondo non sono i ragazzi, ma il fatto che gli viene imposto di appartenere, per forza, ad una definizione. O sei A o sei B, al massimo, se ti ribelli, sei out!

Il sondaggio non tiene conto di programmi in cui i secchioni (che parliamoci chiaro, per me, non sempre sono anche persone intelligenti e modelli di vita) vengono messi alla berlina da fikette tutte tette e culi e poco (ma forse solo per finta) cervello.

Il sondaggio non tiene conto dei vari Sgarbi della nostra televisione e cultura che urlano più forte di tutti e che fanno passare l’immagine del vincente (e pure intellettuale) come di colui che prevarica l’altro.

Il sondaggio non tiene conto delle icone bullesche del nostro tempo: un tempo malato che premia il furbetto del quartierino e lo fa diventare cavaliere di uno stivale…

Il sondaggio mi ricorda la logica bushesca del “o siete con me o siete terroristi” che – in quanto lavorante nel campo dell’informatica – riesco ad applicare solo al codice binario 0-1 e già lì mi inquieta abbastanza…

Ahhhh questi giovinastri che si fumano le sigarette di droga e poi vanno a scuola a stuprare le bambine!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Spettacolarizziamo pure, che così i bulli, quelli veri, si sentono ancora più protagonisti dei loro 5 minuti di popolarità…

5 commenti
  1. lemoni dice:

    a francè…che ti possino…è stata la prima voolta che un tuo post mi ha meso un sacco di ansia…di solito o mi fanno sbellicare dalle risate o mi fanno dire quanto hai ragione…ma tutta st’ansia non me la aspettavo da parte mia…è l’arrivo di Frollina così imminente!
    Ti abbraccio sempre più forte!
    Tua Grace

  2. Panzallaria dice:

    Grazie Adelina! se invece della raccolta di firme vuoi organizzare una colletta di soldi, sia io che tino che frollina siamo ben contenti di questo…

    considerando poi come si stanno comportando i miei clienti, direi che non sarebbe male…

    peccato che gli opinionisti vadano dalla maria de filippi e i giornalisti o vengono uccisi o sottopagati…

    sig
    😉

    un abbraccio e un grazie caloroso a tutti quelli che continuano a seguirmi anche se in sto periodo oltre alla panza, ho anche la testa in aria…

  3. Un altro me dice:

    Il secchione del mio liceo aveva l’alitosi e ha portato per nove mesi la stessa felpa (tutto vero!) e anche le stesse mutande (degli orrendi slip rossi, che ogni volta che si faceva ginnastica noi altri ci guardavamo con occhi sgranati, incapaci di proferire parola e troppo poco bulli – o stronzi – per commentare. Ma magari aveva acquistato uno stock, oppure il giro bisettimanale era sempre lo stesso).

    Questo secchione, tuttavia, alla fine aveva capito che di qualcosa si doveva pur vergognare, e arrivò a dichiarare la sua ignoranza circa l’identità dell’attuale presidente della repubblica (allora Cossiga), nonché del papa, con il raccapricciante risultato di diventare ancora più antipatico (e coglione).

    La secchiona, dal canto suo, che al secchione dava due giri ma che alla sua secchionaggine univa il fatto di essere la più figa della scuola, e della quale ciononostante era nota la frigidità, ebbe il sorprendente exploit di mettersi con un balordo che si faceva di acidi e che finì poi in un istituto di recupero per problematici psichici. Si diplomò comunque con il massimo dei voti, divenne una fighetta e scappò in Germania.

  4. Un altro me dice:

    Il bullo delle elementari era il più grosso della classe, nel senso del più ciccio, ed era anche il più stupido; lo menavano tutti, ma lui faceva ugualmente lo sbruffone. Veniva dal quartiere delle case popolari, dove questo comportamento era di regola. A tredici anni mangiò la foglia e cambiò residenza.

    Alle medie in classe c’era il bullo robin hood, un piccoletto ripetente già palestrato che difendeva i deboli e ci faceva divertire esibendosi con il suo ApeCar, che riusciva a capovolgere di 360 gradi in derapata. Il vero bullo della scuola era un pluriripetente ultras che, forte del suo fisico e sicurissimo di sé anche per via della megabega che si ritrovava (fu visto uscire dalle docce con l’accappatoio aperto e il pisello infilato in una delle tasche) menava chiunque, pure suo fratello ritardato; la sua del resto era una vera e propria tradizione familiare: la cugina di primo grado faceva a botte circa una volta alla settimana, perché altre ragazze si erano messe con ragazzi che puntava lei, il cui aspetto e carattere li faceva ovviamente desistere.
    Riuscito dopo cinque anni ad arrivare in terza media, fu l’unico dell’istituto a non essere ammesso all’esame. Verso la fine di agosto di quell’estate la scuola fu incendiata.

    L’esemplare più stronzo si ebbe al liceo. Un ripetente di stazza massiccia con un 125 truccatissimo (rombava come un aviogetto) che annientava psicologicamente chi non gli andava a genio, con ripetute offese e continui scherzi da caserma.
    Faceva parte dello stesso gruppo del balordo in acido, condividendone gli interessi. È stato visto per l’ultima volta in una clinica privata, a curarsi dall’epatite.

I commenti sono chiusi.