La gonna
Febbraio 2005.
Uscita dal lavoro decido di passare dal supermercato sotto casa. Ho voglia di zuppa e mi mancano orzo e farro.
Sono in scooter. Indosso la mia “divisa” preferita: anfibi, collant, maglione largo (data la stazza) e gonna al ginocchio in lanetta morbida. Sopra a tutto una giacca a piumino.
Insomma: un compromesso tra i kili di ciccia e la mia femminilità.
Entro al supermercato canticchiando. Sono sempre allegra quando esco dall’ufficio e poi, oggi, ho voglia di prendermela comoda: magari mi fermo al bar a leggere il giornale.
Mentre scelgo, concentrata, i legumi della mia zuppa, sento un calore scendere lungo le gambe.
Che bello penso, mi sto ripigliando dal freddo preso in scooter.
Guardo tra gli scaffali, a naso in su in mezzo a nocciolineanarcardi, lenticchie, kamut, zuppedellanonna, zuppetoscane, ribollita, frutta secca, orzo perlato e orzo integrale, per prendere quel che mi serve.
Faccio piccoli passi per spostarmi da destra a sinistra.
Sento sempre di più un peso scendere sulle ginocchia e poi sui polpacci e poi sugli anfibi.
“Cazzo, sta gonna si sta proprio sformando un bel po’, pare mi arrivi ai piedi!” penso tra me e me.
Quand’ecco sento una grassa risata.
Mi volto e una vecchia stolidamente ride, nel suo metroetrenta di altezza, da dietro una pesante montatura di occhiali in osso.
Ride e mi indica.
Come negli incubi peggiori delle bambine buone.
“Ah, ah, ah…ha perso la gonna!!!!!ah, ah, ah”
Tutto accade in pochi secondi.
Abbasso gli occhi e mi accorgo che la gonna, altro che sformata, altro che calore da termosifone, altro che pippe: caduta.
Collassata sugli anfibi.
Afflosciata sulle scarpe, scopre il mio culone imperiale.
Deceduta nell’esercizio delle sue funzioni, mostra il prode deretano e i cosciotti di maialina.
E non mi depilo da un mese! miiiiiiiiiiiiiiiiinchiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiaaaaaaaa
Donna cicciottella rimane in piumino, collant e anfibi al supermercato: titolano già i giornali nella mia testa.
Una vampa di calore mi assale.
Il supermercato è pieno di vecchi e di studenti universitari.
Tutti a guardare la scena.
In molti ridono. I più clementi fanno finta di nulla.
Panzallaria si piega – imbelle – a ritirarsi su la gonna. La vecchia continua a ridere.
Mi sento come una colta a fare la cacca nella pineta di Milano Marittima, con in mano una foglia di fico.
Mi sento peggio di quella volta che alla Upim mi hanno beccata – a 15 anni – a rubare un rossetto con le mie amichette.
Mi sento che capitano sempre tutte a me. Che non è possibile. Che deve esserci un destino segnato per cui le faccio così grosse e riesco sempre a sentirmi a disagio ovunque.
E per fortuna non è successo durante uno degli eventi per industriali fiketti che organizzo per lavoro…
Tiro su i poveri resti della mia gonna, immaginando il devastante spettacolo di me che cammino in mezzo a ortaggi e legumi mentre i miei cuscinetti di cellulite vengono strizzati nel collant e fanno capolino confondendosi con le escrescenze del piumino e dei broccoletti verdi del bancone…
Immagino se mi vedesse Tino.
Che matte risate!
E comincio a ridere anche io. Tento di ricompormi, mentre penso alla vecchia stolida e alla sua risata e vorrei che la cogliesse un attacco di mutismo fulminante e rido.
Rido a più non posso.
Anche perché la gonna si è proprio rotta. Non riesco più a tenerla su se non infilandola – alla moda di Vito Catozzo – dentro ai collant.
Un film horror per me, ma soprattutto per gli spettatori.
Cerco di confondermi tra le file del supermercato. Faccio scorta di assorbenti interni e mortadella per dissimulare.
Compro anche il deodorante.
Non riesco a far altro che ridere.
Devo ridere.
Come al solito penso che anche questo diventerà un succoso aneddoto da raccontare ad amici e posteri.
Ma non tutte le storie hanno un lieto fine; questa avventura ha lasciato in me segni indelebili:
- non vado più al supermercato con la gonna;
- se rivedo la vecchia ridanciana del quartiere cambio strada;
- cerco di non mettere più collant bucati.
😉
Io non metto più le autoreggenti con le gonne corte e/o senza stivali…
Hai dimenticato il 4: “Non lasciaremai passare un mese dall’ultima depilazione, soprattutto quando stai per partorire da un momento all’altro!”
Giusto Meringa!!!
solo che attualmente per arrivare alla gamba ho bisogno di un extention alle braccia perché con la frollina di mezzo non è mica facile giungere alle caviglie…
confido stasera che tino abbia due minuti per i miei peli…tanto per rinforzare il nostro amore…;-)
Che cosa obblighiamo i nostri uomini a fare, per il nostro ammòre!!??
Io col mio sono stata più tenera. Gli chiedevo solo di mettermi lo smalto sui piedi!
Sarà il vantaggio di essere una giraffa!
Io sono riuscita a farmi la ceretta alla coscia all’ottavo mese (e mi ha tirato 3 mesi abbondanti), mentre per la parte bassa della gamba andavo di silkepil: riuscivo a mettermi in una posizione in cui la pancia non mi dava fastidio.
Sarà che sono piccola e tutta concentrata… 😉
scusa..ma deve essere stata una bella scenetta divertente..almeno quento il tizio che in Trafalgar sq..in mezzo alla gente (e davanti a me) si è perso i calzoni rimanendo in boxer attillatissimi che più attilati non si può..E’ diventato rossissimo, povero..e cacchio non riuscivo a smettere di ridere!! ok, la prossima volta succederà a me..il fato si vendicherà!!
Mamma mia che vergogna se penso che quando ho partorito, una settimana circa prima del previsto, avevo i peli sulle gambe e su altri posti ben in vista quando una partorisce, non depilati da circa due mesi…praticamente una selva amazzonica… :-))