Precaria-mente in Pacs…

Mi sono un po’ rotta le scatole di sentire continuamente parlare di famiglia solo nell’accezione di “fondata sul matrimonio”.

Perché me la devono spiegare questa cosa, che sei una famiglia solo se hai il bollino dello stato – o, ancor meglio – quello papale.

Sei una famiglia se vai in Comune o in chiesa a dire di si. Se il si lo dici tutti i giorni alla tua compagna o al tuo compagno, allora siete solo 2 scellerati che vivono sotto lo stesso tetto.

Ma che abbiate fatto un patto reciproco di rispetto, amore, condivisione, quello non vale. Perché in Italia ciò che conta è la forma.
E la forma ha la sostanza di un anello al dito, di una firma su una carta o – peggio – di un vestito bianco indossato in chiesa, di fronte ad un prete che, se va bene, ti vedrà ancora per il battesimo del primogenito e poi più.

E anche se tu la moglie o il marito li tradisci, anche se in chiesa non ci metti piede se non per sposarti con tutti i sacri crismi, anche se il senso del matrimonio è per te – profondamente – oscuro, tranne che per la lista di nozze, bhé caro, in Italia tu vali più di me.

La tua è una famiglia. La mia no.
Si parla di coppie di fatto solo nell’accezione “omosessuale”.
Perché fa comodo alla chiesa e allo stato che “le famiglie perbene” pensino che sono solo i gay a desiderare di avere diritti tra compagni o compagne di vita.

Nessuno dice che ormai in Italia ci si sposa molto poco; che i rapporti più duraturi sono tra persone (e mi piace usare questa parola, perché dovrebbe essere secondario con chi /e di che sesso, decidiamo di dividere la nostra vita) che convivono e che non sono solo i gay a voler fondare la propria unione su qualche diritto in più.

Un’amica, una volta che abbiamo parlato del fatto che Tino ed io ci consideriamo già sposati e non ci importa farne pubblica consacrazione, mi disse che però, se volevo gli stessi diritti degli sposati, allora forse dovevo sposarmi.

Ha ragione.
Ma io non voglio gli stessi diritti degli sposati.
Voglio tutelare il senso profondo della famiglia. Che non dovrebbe essere fondata solo su un bollino. Sulla liceizzazione dello stato o del clero.
Non ci sposiamo perché crediamo – profondamente – nel NOSTRO matrimonio, Tino ed io.
Quello che abbiamo contratto l’uno con l’altra e che ridefiniamo e rifirmiamo ogni mattina.

Non mi sposerei mai in chiesa perché ho troppo rispetto di chi crede veramente. E quando vado a questi matrimoni – nella bella cappella, magari in collina – di persone che so per certo che passano il tempo a bestemmiare Dio o che non hanno mai messo piede in una chiesa prima di quel giorno, mi prende il voltastomaco.

Ma loro sono una famiglia e noi no.
La famiglia è fondata sul matrimonio.
Mi sembra veramente ingiusto e stupido che siano altri a decidere di una roba così intima come il senso di famiglia. Con tante sfumature, tante microdiversità.

Quando mia figlia sarà cresciuta e sentirà qualche imbecille alla tivù – come è capitato ieri a me – dire che “le famiglie vere chiedono che sia tutelata la famiglia fondata sul matrimonio”, cosa dovrà pensare?

Mi ritengo (e ritengo Tino) abbastanza intelligente per poterle spiegare il nostro punto di vista e credo che starà a noi, giorno per giorno, farle capire il senso profondo di famiglia.
Ma io mi sento offesa.
E non tutelata come cittadina che paga le tasse.

Non tutelata come liberopensante che considera gli uomini tutti aventi gli stessi diritti. E che non discrimina per i gusti sessuali. Semplicemente pensa che siano fatti privati di ognuno.
Non dovrebbero entrare nel merito di diritti di cui tutti abbiamo diritto.

Non chiedo di essere chiamata “Sign.ra Tino” ne’ che parlino di lui come di “mio marito”.
Non mi importa dell’abito bianco e dei fiori.
Voglio sapere di poter scegliere e decidere con chi ipotecare il mio futuro, a prescindere dall’anello al dito.
Voglio sapere che sto costruendo delle fondamenta salde per noi, per mia figlia e che se non sentiamo il bisogno di sposarci, possiamo farlo con serenità.

Viviamo in un’epoca precaria. Noi trentenni ormai ci navighiamo nel precariato. Si è talmente naturalizzato nelle nostre vite professionali e personali che non riusciamo nemmeno più a schifarci per le situazioni capestro in cui spesso veniamo, lavorativamente, incastrati.

Di questo – però – si discute meno tra i politici.
Il lavoro da schifo, lo sfruttamento, il domani incerto non sono abbastanza “raccapriccianti”.
Il precariato coniugale si.

Perché spaventa la chiesa che vede una grossa perdita di consenso; che sposa gente che si è battezzata il giorno prima solo per ricevere l’obolo per l’affitto della chiesa.
Non guarda negli animi.
Basta che il mercato delle anime e delle fedi continui…

Ma voi, cattolici all’ascolto, non siete schifati da tutto questo? Non preferireste che a sposarsi in chiesa andassero solo coloro che credono e frequentano veramente???

E voi politici, non vi vergognate a dare le vostre definizioni, pesanti come macigni, di famiglia?

Ma fateci questi Pacs! Lasciateci in Pacs! Non usate i gay come spauracchio per mascherare i veri motivi che vi spingono a restare assenti da questa problematica o a demonizzarla…

Pensate alle nostre Pensioni, ai nostri contratti di lavoro, a quei mascalzoni che assumono gente con collaborazioni che di occasionale hanno solo lo stipendio…

E non toglietemi il mio senso – profondo – di famiglia!

9 commenti
  1. laCri dice:

    Sento la tua rabbia ed il tuo dissenso e, non nego, che spesso (tipo ieri sera – mentre ascoltavo il tg) mi riconosco arrabbiata come in alcune delle tue righe.
    Ma è anche vero che questa rabbia entra spesso in conflitto con qualcosa di più recondito, di più insito dentro i miei pensieri e sensazioni. Le mie percezioni si allargano e vanno verso ricordi ed insegnamenti lontani. Il conflitto diviene una battaglia per poi sfociare in guerra…
    Troppi anni di “dittatura clericale” mi hanno portata a non riuscire più a trovare il giusto equilibrio anche per quello che riguarda i miei convincimenti personali…
    Sento che questo potrebbe essere un ottimo spunto per raccontare anche nel mio blog qualcosa di simile… quantomeno per far emergere quella sensazione di insofferenza che provo ogni volta che cerco di dare delle risposte sensate, ovvero elaborate dal ragionamento e dal cuore.
    A presto.
    🙂

  2. Anonymous dice:

    Mignolo ed io ci siamo sposati proprio per burocrazia: perché lui potesse decidere per me in caso di bisogno (pensavo all’ospedale e al parto), e viceversa. Ci siamo sposati in comune, coerentemente con il nostro ateismo, e abbiamo approfittato dell’occasione per dare una bella festa e sentirci intorno tutte le persone che ci vogliono bene, senza i fronzoli dello zio di decimo grado o del conoscente che si offende.
    Non abbiamo sentito la minima differenza tra “prima” e “dopo”, se non che io porto una vera al dito e lui al collo (per il lavoro).
    E non mi sento minimamente sminuita come famiglia dai PCS, anzi, mi sento sminuita come cittadina italiana dal fatto che non si facciano i PACS, che ci si cali sempre le braghe davanti alla Chiesa.
    All’estero, queste distinzioni non esistono: un nostro amico è dipendente di una ditta francese e la sua compagna per la ditta è esattamente equiparata a una moglie.
    Vergogna.

    Un bacione alla Frollina, sperando che cresca appassionata come la sua mamma
    Chiara

  3. elena dice:

    innanzitutto, ciao! seguo quando posso il tuo blog e complimenti per la piccola!
    in merito a quello che hai scritto, credo -da brava cattolica ex-praticante- che solo in italia è possibile questo tipo di conflitto perchè c’è una piccola porzione del territorio italiano che ospita uno stato: quello del PAPA!! e per quanto il governo possa tergiversare (credo e spero che alla fine la spunteranno) l’ostacolo più grosso sono tutte quelle persone ferme nelle loro posizioni da bravi cristiani che poi picchiano le mogli, bestemmiano, e guardano solo i loro interessi.
    allora, visto che questo stato ci porterà alla perdizione, perchè nessuno parla della riforma dei matrimoni cattolici che prevede una formula del rito SENZA LA CONSACRAZIONE??? questo come si chiama? VENIRE INCONTRO AI FEDELI NON PRATICANTI? e che senso ha? allora è vero che è solo una questione di forma! quindi, cari preti, laici accaniti, fanatici e fissati che direbbero di tutto pur di ritagliarsi uno spazio in tv…smettetela!! chiesa e stato sono due cose diverse!! dite la vostra ma almeno non dite stupidaggini e soprattutto dite che anche la chiesa ha fatto le sue magagne!! oh!!
    grazie per lo sfogo!!
    a presto!! :*

  4. Anonymous dice:

    Panzy io ho un’idea…A volte la tv è meglio tenerla spenta perchè spesso le persone che stanno davanti la telecamera son più interessate a recitare la loro parte che a capire realmente le motivazioni che hai tu e tanti altri come te per avere i pacs…
    E se non recitassero quel ruolo,morirebbero,sarebbero nullità…quindi lasciagli recitare il loro stupido ruolo,ma finchè staremo a sentirli avranno importanza!Con i politici è un altro discorso..è la classica questione di voler nascondere un elefante dietro un fuscello,si attaccano alla questione gay senza pensare ai numerosi problemi che abbiamo qui in italia e tu hai in parte elencato…e mi chiedo una cosa…(anzi diverse)perchè l’italia scende in piazza tutta e unita solo se vinciamo i mondiali?
    Perchè se in francia i giovani non accettano una legge ignominiosa nei loro confronti sanno come manifestare e noi invece no?perchè la spagna che era il paese più cattolico in europa con l’italia ora permette i matrimoni tra omosessuali e la chiesa non apre bocca mentre noi siamo sempre suoi schiavi?ho 23 anni e devo già pensare che il mio paese fa schifo?
    credo di si……La coniglia

  5. Anonymous dice:

    Ciao..mi presento. Sono Dalia.
    Ho letto il tuo post attentamente e mi trovi concorde su tutto. Credo fermamente nel dovere di riconoscimento dei diritti civili ai conviventi sia etero che gay.
    Avrei fatto la stessa vostra scelta, per ideologia e per comune modo di sentire e intendere l’amore. Ma mio marito è credente e in suo rispetto e per quello che nutro nei confronti della sua e mia famiglia, abbiamo optato per la Chiesa. Sapessi che flagellamento interiore…mi sentivo incoerente, ipocrita…io atea a giurare amore eterno di fronte ad un prete. Forse lo sono stata, ma ho seguito una mia coerenza personale.
    Ecco volevo solo raccontartelo.
    Ciao e complimenti…a te e la frollina.

  6. robbi dice:

    cara panzallaria, io e matteo ci sentiamo tirati in causa sui pacs. Come saprai io e matteo ci siamo sposati in chiesa su pressante richiesta – e minacce – da parte di genitori assolutamente ‘de sinistra’ (i miei) e assolutamente fascisti, razzisti, intolleranti (i suoi: della serie ‘li ammazzerei tutti quelli che non si sposano in chiesa, uh, che schifo han fatto il matrimonio in comune’). Adesso che mio papà sta male e potrei perderlo da un momento all’altro, sono felice di averlo reso felice sposandomi in chiesa. Prima che nascessi soffriva di una malattia – che si è trascinato dietro per ben 30 anni – per cui non pensava di vedermi crescere, laurearmi e sposarmi. Se sposarmi in chiesa era il suo sogno, oggi sono contenta di averglielo realizzato. Per lui sono disposta anche a risposarmi mille volte in chiesa, rifare 1000 volte il corso prematrimoniale (te lo raccomando quello! ;-)) e 1000 volte farei le prove del vestito bianco (insomma, non ero vergine e per mio moralismo personale l’ho preso avorio) anche se a me guardarmi allo specchio fa venir il voltastomaco.

    Dunque, se posso dare il mio parere, al di là di cosa in cui una persona possa credere (un dio, se esiste ed eventualmente quale/quali):
    – una cosa è convivere, un’altra cosa è convivere sapendo di essere e sentendosi una cosa sola.
    – se ci sentiamo una cosa sola è giusto che lo facciamo sapere a tutti. Mi sembra infatti giusto che tutti ci considerino una cosa sola e di conseguenza matteo faccia suoi dei diritti miei e io faccia miei i diritti suoi. Oltre a questo, è giusto che io abbia delle attenzioni, dei riguardi, dei doveri verso matteo come io ne ho verso me stessa e vicerversa.

    – la modalità con cui, per lo stato italiano, un uomo e una donna possano dichiararsi agli occhi del mondo come una cosa sola è il matrimonio. Non esiste analoga modalità per due donne o due uomini, cosa che mi sembra molto descriminante. Se fossi lesbica (o donnasessuale come dice mia nonna) mi sembrerebbe di non riuscire a realizzarmi come persona se non potessi dire al mondo: ‘ecco io e xxx, ci amiamo, ci rispettiamo e vogliamo vivere come se fossimo una cosa sola’.

    Detto tutto questo, al di là della politica e della religione [volenti o meno, la religione è la forma primordiale di politica e di comportamento, ma questo è un altro discorso e meriterebbe ore di meditazione – ohm-], sono contraria ai pacs. Nel senso che i diritti che questi pacs conferirebbero esistono già e sono sanciti nel matrimonio. E se non sei disposto ad accettare anche i doveri che ne derivano, secondo me, c’è qualcosa che non va… non si può avere sempre l’uovo e la balotta, come si dice a modena.
    Per risolvere la discriminazione verso gli omosessuali basterebbe sulla carta concedere il matrimonio anche a loro – scusa frò, detta così è bruttissima, lo so, mi sembro mia suocera che dice sempre noi siamo così, loro invece sono colà – scusa scusa era solo per capirci.
    Non ricordo bene cosa dice la costituzione in merito ma se definisce famiglia quella fondata sul matrimonio allora anche due omosessuali possono essere famiglia nel senso pieno del termine….
    Per quel che riguarda la chiesa, non ci dovrebbero essere problemi, continuerà a sposare uomini con donne e basta e nessuno ha bisogno di pestarsi i piedini santi.
    Un messaggio ai cattolici praticanti: se è vero che per voi il matrimonio è solo quello della chiesa, perchè fate tutti i matrimonio concordatario – cioè vi dichiarate una cosa sola anche di fronte allo stato e alla società laica? Non è, per caso, il matrimonio in chiesa non porta, di per sè, nessun beneficio (diritti, ma anche doveri si intende?)????

    p.s.: ora mi devo proprio togliere ‘sto sfizio, eh che cavolo! Nel nostro caro paese chi si impegna a difendere tanto la famiglia risulta essere (o meglio, per evitare querele, diciamo che mi sembra vagamente di ricordare che)
    – pierferdinando casini , che non sarebbe neanche un cattivo uomo, separato, divorziato da un’anonima signora x, attualmente convivente more uxorio con la giovane azzurra caltagirone. Oh, scusate, penso che il buon pierferdi abbia ottenuto l’annullamente dalla sacra ruota…. insomma è come dire ehi, ci siamo sposati in chiesa, solo noi siamo una famiglia eh, che bello!!! e poi dopo qualche anno ‘scusate, abbiamo scherzato, siete su candid camera!’
    – gianfranco fini, sposato con la signora daniela, precedentemente moglie di un dirigente del vecchio msi. Ecco la signora daniela non ha avuto l’onta del divorzio perchè il marito, scoperto il tradimento (altro bel discorso), ha pensato di aiutare la natura misericordiosa e si è tolto dalla scena.
    – silvio berlusconi, sposato con la signora x, con la quale mi rallegro abbia mantenuto un rapporto di profonda stima e amicizia… non parliamo del recente gossip con l’attuale moglie…

    Insomma, se questi sono quelli che difendono così tenacemente la famiglia – indissolubile legame tra un uomo e una donna – perchè diciamolo i veri credenti non divorziano mai… darei partita vinta ai pacs a tavolino 3-0.

    P.p.s: io ti ho conosciuta prima della dieta e se prima eri proprio carina, oggi sei veramente meravigliosa. Occhio lungo ha quel tino!
    baci a tutti voi robbi

  7. Anonymous dice:

    In USA le cose sono un po’ diverse. Qui non si dice piu’ marito o moglie ma Significant Other, che e’ molto political correct ma anche razionale. Tu puoi vivere con qualcuno e non esserne sposato per vari motivi. Io ho convissuto, non perche’ volessi ma perche’ sono stata forzata dalle condizioni di emigrata. Dispiaciuta? Molto, ma non per me ma per tutte le volte che ho sentito dire ai bigotti Italiani (non tutti,eh? Non prendetela personalmente)”ma quando ti sposi?” Io sono cattolica praticante che per me significa credere in Dio e andare in chiesa non solo per le feste comandate ma anche durante l’anno. Ogni domenica? No, ma spesso. Il mio credo, tuttavia, si distingue dal credo cattolico perche’ non credo nei preti, anzi ne sono schifata da quando alla vigilia di Pasqua un prete mi chiese se commettevo atti inpuri. Sdegnata lascia il vestibolo e non mi confessai mai piu’. Mi sono sposata in chiesa perche’ e’ importante. Lo so che sembra incoerente ma il mio Dio e’ misericordioso e capisce le necessita’ mortali con quelle spirituali. Non sono una santa ma ci provo. Non considero sbagliati i gay che si vogliono sposarsi (anzi attualmente sto scrivendo una tesi per la mia universita’) ma e’ certo qualcosa a cui nono sono abituata dopo anni di catechismo e crocifissi in classe. L’Italia e’ sinonimo di Papa ma sta cambiando e con cio’ mi riferisco che io in una coppia non vedo la fede al dito e poi le corna o l’abuso e le liti (spesso coi figli in mezzo). Io sto con mio marito da quando ero adolescente (e mi sono sposata a 30 anni). E’ cambiato qualcosa da quando ci siamo sposati? No, ASSOLUTISSIMAMENTE NO! Siamo innamorati come quando avevo 17 anni. Quindi il matrimonio non e’ un rito ma una scelta personale.

  8. Buonapasqua dice:

    Io e la mia metà stiamo insieme da quasi 12 anni e siamo felicemente genitori di un bambino. Non siamo sposati. Quando parlo di lui, però, lo defisco sempre come “mio marito”. E’ vero, non è mio marito nel senso legale del termine, ma lo è nel mio cuore e nella mia vita. Potrà sembrare anche sciocco, ma il termine “compagno”, se penso a lui, lo sento meno azzeccato, forse perchè è una parola che può avere più accezioni (il compagno di scuola, il compagno in politica, il compagno di merende…), invece lui è l’uomo con cui ho scelto di vivere la mia vita e di condividere ogni cosa: mio marito.
    Questo per dire che la consacrazione nel matrimonio non è fondamentale, ciò che conta è l’amore, il rispetto reciproco, la voglia di camminare insieme. Per questo noi non ci siamo affrettati a sposarci. La nostra è già una famiglia, non abbiamo sentito la necessità di un’unione formale. Però non abbiamo mai escluso, e non lo escludiamo tuttora, di sposarci davvero. Sicuramente in comune, perchè se fossimo cattolici praticanti e l’unione davanti a Dio per noi avesse un vero valore, allora ci saremmo sposati molto tempo fa. Condivido quello che scrive Robbi, in merito al fatto che in fondo i diritti dei pacs – parlando di coppie eterosessuali – ci sono già e sono nel matrimonio. E per sposarsi in comune, se ci si pensa, non è che ci voglia tanto: bastano 2 testimoni. Una mia collega l’ha fatto 2 mesi fa: senza nessun preparativo, se non le pubblicazioni necessarie per legge, davanti al sindaco, entrambi vestiti semplicemente in jeans e con nessun invitato, a parte i 2 amici che hanno fatto loro da testimoni. Felici, senza tanti bouquet da lanciare, sono usciti dal municipio sono andati a mangiare una bella fiorentina!
    Insomma, la famiglia esiste nella sostanza, se poi uno vuole darle anche una forma nel matrimonio, è solo davvero una scelta personale.

    Un bacio a Panzy e al suo lazzaretto…ma spero che almeno Frollina stia meglio!

  9. Panzallaria dice:

    Grazie veramente a tutti voi per gli illuminati e illuminanti pareri…

    mi ha fatto molto piacere che ognuno abbia detto la sua liberamente e che abbiate lasciato dei commenti così lunghi…

    panza

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