Tortino Porretta

Quando facevo l’asilo e poi le elementari, forse in sintonia con la cicciona che sarei diventata, vivevo il momento della merenda con grande aspettativa.
Perché alle 10.30 scattava la ricreazione e ci portavano la merendina.

Forse per dimostrarci che la vita prende e toglie senza una ragione, giusto perché imparassimo la lezione fin da allora, al momento della merenda accadevano cose misteriose e insondabili.
A qualcuno – per noi apparentemente a caso – veniva dato l’ambito panino con il quadretto di cioccolato, ad altri il più triste Tortino Porretta.

Il tortino Porretta rappresentava dunque l’emblema dell’ingiustizia sociale. Non che fosse cattivo, per carità, di per se’ una ciambella in miniatura, ma non competitivo con il quadretto di cioccolato, infilato nel panino al latte.

E mentre pane e cioccolato avevano la dignità di merenda della mamma, il tortino Porretta rappresentava la semplicità di una merendina, acquistata in qualche latteria di periferia, da uno sconosciuto.

Il tortino Porretta non era nemmeno affascinante e seducente come i suoi cugini del mulino bianco. Semplice, troppo semplice per competere con le merendine che nella scatola nascondevano regalini e che erano incartate, ognuna, in un pacchetto attraente e colorato!

Il tortino Porretta era solo una ciambellina sguarnita di cioccolato e tutte quelle robe che ti rendevano assuefatto e che costringevano noi bambini a istituire vere e proprie battute di caccia per trovare i tegolini nascosti nella credenza.
Il tortino Porretta era confezionato in un incarto semplice, a righe rosse e blu, che lo faceva sembrare un carcerato.

Tu lo mordevi e ti si impalugava tutta la bocca, mentre i compagni fortunati, spezzavano con i denti una succulenta cioccolata al latte.

Tu ti consolavi pensando che loro si sarebbero sporcati tutti, mentre tu – al massimo – avresti dovuto liberarti di qualche briciola, ma ciò non bastava a farti amare la semplicità di questa merenda.
I bambini non amano la semplicità.

Il tortino Porretta lo confezionavano nel paese da cui prende il nome. Paese che ci si passa, se vuoi andare a sciare sugli appennini bolognesi.
Tutte le volte che passavamo di lì, io non vedevo case, persone, fiumi e montagne. Vedevo solo un enorme tortino minaccioso.
Incartato a strisce rosse e blu. Come i calciatori del Bologna.

Dopo le elementari, le varie dade, i bidelli e i pomeriggi al doposcuola, il tortino Porretta è sparito dalla mia vita.

Non ne ho sentito la mancanza fino a qualche giorno fa.
Ero al supermercato e mi è tornato in mente.
Non ho pensato al pane e cioccolato. Non ho pensato alle sorpresine del Mulino Bianco. Mi è venuto in mente il tortino Porretta. Una madeleine molto più forte delle cose che – allora – amavo di più. Una madeleine di quei pomeriggi a giocare a luna, nel cortile della scuola. Aspettando l’ora della merenda, che aveva il brivido della sorpresa; “chissà se oggi mi tocca pane e cioccolato, oppure il tortino!” e nella memoria ricordo solo il tortino…

L’ ho cercata, la proletaria merendina, quella che tiene la nonna in tinello. L’ho cercata tra gli scaffali, rincorrendo le righe rossoblu…

E ho avuto un’amara sorpresa.
Il progresso ha fatto un restyling della confezione, che è uscita di galera e del nome. Ora non si chiama più Tortino Porretta.
Ora il paese è tornato a vivere di case e persone.
E lui è rimasto attaccato ai ricordi di quei pomeriggi…

“Uno, due, tre, per le vie di Roma….” è arrivata la merenda!!!!!!!!!

9 commenti
  1. Il sig. Carlo dice:

    ehi, panzi, guarda che l’immagine toglie spazio alla scritta a fianco (che non riesco a visualizzare): sono mongolo io oppure hai studiato questo sito per escludere i poveri possessori di vecchi pc con schede video ridotte? sei forse stata assunta dal vecchio bill per spingere anche tu ad acquistare o a procurarsi Vista?

  2. la coniglia dice:

    io non ho mai avuto problemi di peso,ma da bimba aspettavo sempre l’ora della merenda…perchè
    son molto golosa,ma a noi nessuno dava le merendine così quel che avevi avevi…e io avevo sempre le
    merendine del mulino bianco ma invidiavo profondamente una mia compagna che si portava due paninetti alla ricotta..
    Era più povera di me ed era costretta ad andar a scuola a piedi e dal panettiere prendeva i paninetti,a me mi portavano
    in macchina e mi davano le merendine coi giocattolini…Ma avrei tanto voluto il suo paninetto!Non ho mai avuto il coraggio
    di chiederle di fare a cambio…chissà se avrebbe accettato!

  3. momolina dice:

    oooo mi sembrano buoni! A me davano il buondì motta, semplice non al cioccolato. mi mangiavo tutta la pasta di malavoglia e in fretta e poi passavo dieci minuti buoni ad assaporarmi la granella che c’era sopra ma nonostante tutto ambivo a merendine più cicciose

  4. Freestyle dice:

    Ciao! Ti ho seguita nel trasloco ^_^
    Ti faccio i complimenti per Frollina: è davvero splendida ^_^
    E … ho letto il tuo penultimo post nella vecchia casa … e mi trovi daccordo nel tuo pensiero 😉
    A presto!
    Freestyle

  5. Stefi dice:

    da noi c’ era la suddivisione in dolcissimi panini e due biscotti rotondi con il buco, schifosissimi. e il latte che io non bevevo, ma aspettavo la cannuccia colorata. meglio i panini tonno e carciofini e funghi (!) del liceo… [orario da poppataaa!]

  6. ABS dice:

    Mi hai fatto ricordare i bocconotti di Mormanno (che però erano gustosissimi e ripieni di squisita e abbondante marmellata artigianale). E complimentoni per la nuova abitazione… ^____^

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