Universo Blog

Ho provato a collegarmi ad un blog che ogni tanto, l’estate passata, leggevo. Un blog molto visitato, molto letto e molto commentato. Un blog a cui non ora non si può più accedere se non con una password.
Password che – presumibilmente – sarà stata inviata agli affezionati lettori.
Non è la prima volta che vedo qualcosa del genere.
Personalmente non mi piace questa nuova pratica che scimmiotta i club esclusivi.
Perché credo che i blog, per loro stessa natura debbano essere aperti, leggibili da un ampio pubblico. Nodi di un universo che si espande in continuazione e non buchi neri che ingoiano tutto e lo chiudono in loro stessi.

E’ vero che a volte problemi di spamming o commenti poco coerenti o carini (per fortuna non è un problema mio, forse succede solo alle blogstar) sono spiacevoli, sia per l’autore che per i lettori. Ma esiste la possibilità di moderare gli interventi e – da parte dell’autore – di escludere ciò che non vogliamo sia visibile.

Quindi non la capisco questa cosa di oscurare il blog alla plebe. Come se anche in rete si fosse creata una gerarchia proprio là dove dovrebbe vigere l’orizzontalità, la possibilità di saltare da un punto all’altro, di conoscere nuovi mondi, di linkare tutto e tutti.

Per quanto mi riguarda, scrivere su un blog ha cambiato la dimensione della mia scrittura. Perché prima scrivevo per me, ora scrivo anche per chi mi legge.
non è un diario il blog. E’ un non luogo che diventa luogo virtuale, in cui un altro noi si manifesta come vuole che gli altri lo leggano.
Dove i personaggi che ci fanno da maschera vivono di vita proprio.
E l’autore e il lettore diventano parte di un gioco molto grande. Dove l’autore è anche lettore e il lettore, spesso, è anche autore di un suo proprio blog.

L’universo blog è popolato di bit in forma di parole che raccontano storie. Noi scegliamo quali ci interessano, quali ci piacciono e ogni giorno andiamo a spiare le storie degli altri. Ce li costruiamo nella mente, attraverso quello che loro ci vogliono raccontare.
Panzallaria diventa quindi un alter ego di me.
E quando per caso parlo con amici – che magari nella vita reale frequento poco – ma che sanno che frollina ha avuto la febbre o che sono stata dal parrucchiere, perché leggono Panzallaria, è sempre un po’ strano.
Faccio sempre fatica ad abituarmici.
Perché quello che sono nella vita reale è un continuum, Panzallaria si secca ogni giorno sulla pagina che asciuga.
E’ un binocolo con cui guardo il mondo e lo racconto. Un piccolo pezzo di giornate lunghissime.

E così, credo, è per tutti i blogger a cui mi sono affezionata. Che mi viene sempre voglia di sapere cosa succede a Roma o in Australia, visto dagli occhi di Lemoni o di Slim.
Che mi tuffo a pesce nei post di Abs e Lucilla (mappate quanto scrivono bene!), mi piace come prende la vita la Bellaaddormentata o come legge la mia amica Adele e le avventure della Meringa.
Ma siamo tutti giocatori che giocano lo stesso gioco e che hanno firmato un implicito patto: tu leggi me, io leggo te, ci aiutiamo a scoprire mondi nuovi, ci diamo consigli, mostriamo un pezzettino della nostra vita, catarsi della vita di tutti.

E quindi, proprioproprio non mi piacciono le blogstar. Chi oscura il proprio sito perché “ad un certo punto mi leggevano in troppi, ho dovuto controllare gli accessi” o chi scrive libri che sono fotocopie del blog, nato sotto una buona stella.

Perché diciamocelo: non tutti i blogger sono scrittori e – per fortuna – non tutti gli scrittori sono blogger. Di certo non dobbiamo dimenticare, anche se poi facciamo i soldi con quei contenuti che abbiamo reso gratuiti qualche anno prima, come nasce un blog, qual’è la sua natura prima e che trasformando in oligarchia un luogo così democratico, non facciamo bene a nessuna cultura.

Insomma, tutta sta filippica per dire che ci rimango sempre un po’ male quando qualcuno mi respinge dalla sua casa virtuale.
Mi fa sentire come quando – da adolescente – tentavo di telefonare alla radio ed era sempre occupato.
Ma allora erano gli anni ottanta, Internet non esisteva e il mio diario rimaneva nel cassetto della scrivania.

Oggi tutti vogliamo raccontarci al mondo (io per prima eh?) ma non ne accettiamo i rischi…
ci vogliamo immediatamente trasformare in quello che la rete non è: un gruppetto di persone che si autoconfermano tra loro…

Non sono mica convinta debba funzionare così eh???

5 commenti
  1. popale dice:

    E’ sempre bello leggerti, anche se faccio pochi commenti, bella la tua nuova casa.
    Sono d’accordo con te il blog non deve chiudersi in password elitarie deve essere letto e commentato da tutti anche quelli, come me,
    che forse non fanno commenti particolarmente “interessanti”.
    A presto

  2. la coniglia dice:

    Ho iniziato da poco il mio blog, lo sai, ma ricevere commenti sta un pò cambiando la mia visione di certi argomenti, e soprendentemente mi porta a riflettere più di quando non avessi creduto…Ha davvero un potere terapeutico 🙂
    P.S.
    Stai attenta che se continua così diventi anche tu una blogstar,anzi per me lo sei già,sarà perchè il tuo blog è il primo che ho seguito e me lo sono letta da cima a fondo in una serata? chissà 😉

  3. silbietta dice:

    Ciao!
    Condivido in pieno quello che scrivi.
    Per quanto mi riguarda il blog lo avevo creato proprio per farne un diario virtuale, ma poi, vedendolo crescere, mi sono resa conto che non poteva essere come il diario segreto che avevo sotto il letto da bambina….
    …per il semplice motivo che quello che scrivevo lo leggevano tutti.
    Poi mi sono accorta che in realtà, il blog era uno strano esercizio che mi aiutava a riflettere sulle mie emozioni.
    E’ vero, a volte ci sono commenti che mi danno fastidio (pochini in verità), ma non credo che privatizzerei mai il mio spazio.

    Un saluto e….meravigliosa frollina!!!

  4. ABS dice:

    Grazie. :*
    Sì, in effetti è la moda del momento, quella di “privatizzare”… fastidiosa come la maggior parte delle mode.
    C’è da dire che ognuno il blog lo vive (legittimamente) a modo suo, con le sue paure o “fisse”, sulla privacy (la maggior parte delle volte assurde o esagerate, dal mio punto di vista: alla fine se qualche tuo vecchio amico del liceo scopre il tuo blog, che te frega?) o su altre seghe mentali per me perfino inimmaginabili. Per me, poi, bisognerebbe imparare ad accettare anche le trollate, per se stessi, mica per il troll (prendere solo complimenti è un po’, come dire… “stucchevole”, poco soddisfacente? tanto alla fine chi legge, se ha buon senso, simpatizzerà e solidarizzerà per chi subisce gli insulti), almeno fin quando non vengono offesi altre persone, o altre violazioni pesanti della netiquette, ma a quel punto basta cancellare.

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