Indovina chi viene a cena

Domenica sera sono venuti a cena mio fratello, mia cognata brasileira e mio padre. Perché qualche tempo fa è stato il compleanno di questo nostro genitore e quest’anno ho fatto il fioretto di sopportarlo con amorevole comprensione, anche quando gli spaccherei (spesso) la faccia.

Avevo preparato tutta una cena frugale, come piace a mio fratello e a sua moglie, con tanti assaggini, per non scontentare nessun palato.

Che invero, tra i maschi della mia famiglia generante, il bon ton dell’invitato non è una roba ammessibile e non c’avevo proprio voglia dei “no, a me questo non piace” “ma se questo lo avessi fatto cosà…” e via del genere.

Mia cognata è alquanto provata dalla convivenza forzata con il babbino: loro ora stanno mettendo da parte i soldini come le formiche per cercare una casa in affitto decente, ma in questa città di speculazioni affittuarie, sulle spalle degli studenti universitari, non giova a canoni calmierati.

Nemmeno per noi residenti.

E quindi gli sposini multietnici convivono – e non pacificamente – con il pater familiae.
E me la immagino la mia cognata, danzatrice brasiliana, cuoca sopraffina, con i capelli avvolti in mille treccine, vedersela ogni giorno con un uomo italiano rancoroso – un attimino razzista – e un pelino sull’incazzoso andante…

Deve essere una festa di quelle a cui tutti vorrebbero partecipare…
Il fratello, lui – come la sottoscritta – un po’ ci è abituato al gioco di cane e gatti ora, gatto con i topolini quando non eravamo così grandicelli.

Lui ha trovato la sua misura di parole e di battibecchi e nelle liti ci passa dentro senza che lo sconvolgano.
Non più.

Che dopo un po’ ti rompi anche i maroni della sofferenza a gratis. Così, giusto perché è nel potere di qualcuno.

Potete immaginare con che animo d’attesa funesta ci siamo preparati all’evento mondano, Tino ed io.

Pronti ad ogni avversità.
Con il nostro ariete di sfondamento: una frollina inguainata in una gonnella da volerle solo bene e tutta sorrisi e tutta manine e piedini di bontà.

E ha funzionato.
Mentre la cognata chiacchierava con la sottoscritta – che si allena con l’italiano e poi sa che se fa frullare le mani come a dire “tutti i pazzi questi uomini della famiglia Panzagiovane” io la capisco e le sorrido comprensiva e le dico vedrai, vedrai che ora vi sistemate, che ora una casetta tutta vostra ve la trovate e quel pazzerello del fratello, che in fondo ti sei scelta tu, da solo te lo gestisci meglio, mia cara Brasileira che balla e canta nel coro e cucina che è una favola.

Mio fratello teneva la frollina. Col suo fare distaccato. Chiedendo come fare. Chiedendomi dove ho imparato. Si impara, si impara bello. Che se non hanno mai fondato un corso in “Prendoinbraccio un neonato” ci sarà un suo perché.

Mio padre era intrattenuto tecnologicamente da quel – santo subito! – meraviglioso uomo che si chiama Tino.

Elemento calmante delle situazioni.
Perché lo stende di tecnologia e mio babbo va in sollucchero.
Lui che c’ha il tic di spendere soldi in minchiate (onde evitare di lasciarne da parte per i momenti grami, che non si sa mai, bisogna pur tenere sulla corda in qualche modo figli ed ex moglie…) pendeva dalle labbra del mio non marito.

Io ho passato la serata a schivare – novella supereroina del bene familiare – argomenti scottanti, quelli che lo fanno scattare come un puma incazzoso in una sera di agosto.

E a non accettare provocazioni.

Quelle che da ragazzina mi facevano schizzare pure a me. E a puma rispondeva puma. Ma il puma padre era inevitabilmente più forte.

Cose del tipo: “certo che sei proprio grassa, questa gravidanza ti ha sformata” o “ma il lavoro? guarda che se non ti metti sotto, poi ti tocca fare la casalinga tutta la vita…”

Insomma, sereni e confortanti dialoghi padre e figlia.
La figlia tutta sorrisi contro le avversità.

Quando ha visto che con me non attaccava ha sferrato il colpo da maestro, quello collettivo, quello che vuole colpire interamente la novella famigliola.

“Sai chi vedo spesso Panzallaria?” mi ha detto tra l’insalata di farro e il riso basmati ” chi vedi spesso padre?” ci ho chiesto io, prevedendo che di un attacco si trattava, dalla voce ferma di chi pregusta il sasso tirato.

“Il padre di Braian. Te lo ricordi Braian? siamo amici con il padre…”
(dicesi Braian – ebbene si, si chiama così, ma noi viviamo in emilia romagna, patria dei nomi stranieri storpiati… – un mio ex moroso, una storia di quelle che ti capitano quando sei un po’ confusa e giovane e stai con uno di cui non te ne frega una sega per fare ingelosire uno di cui te ne frega un bel po’ e gli spezzi il cuore ma tanto tu sei giovane e stronzetta e chi se ne frega, poi uno che si chiama Braian cos’altro si può meritare???)

“Si, me lo ricordo Braian…em vi piace l’insalata di farro?” cerco di depistare…

Il padre guarda Tino.
Lancia dardi affilati dagli occhi.
Io non so se ridere o tremare.

” Braian adesso ha comprato un capannone da 300 e dico 300mila euri” “ha fatto i soldi Braian e pensa…si è sposato con quella là, quella là con cui si è messo quando tu l’hai lasciato e stava tanto male, poverino…”

” ebbravo Braian, che ti devo dire paparino?”
” è ricco Braian!” conclude mentre gli si incista il basilico tra i denti…

“anche noi siamo ricchi papà. Non hai visto che roba preziosa abbiamo di là, che dorme nel lettino?? altro che capannone industriale….”

Tino mi guarda soddisfatto.
Sto imparando a fare la figlia super eroina, che evita dardi e lotta contro il male.

Ho digerito alla grande e dormito altrettanto.
E tenuto fede al fioretto.
Buona giornata

14 commenti
  1. Il Ciappetto dice:

    wow…….Panz……che robe….ma come può un genitore comportarsi così?
    Mamma mia, si, lo so ,ce ne sono anche di peggio, ma come hai fatto?
    Insomma, ora sei grande sai difenderti e l’hai anche dimostrato, ma quand’eri una ragazzina o una bimba come si sopportano colpi così bassi da un PADRE????
    E poi, soprattutto: ma non è assurdo dover difendersi da un genitore?
    Ci vuole rispetto da entrambe le parti.
    Ormai tu ci hai fatto il callo per cui magari ora ci passi sopra e appunto “dormi tranquilla”.
    Ed è sicuramente la cosa migliore.
    Però……..come si fanno a dire quelle cose………………………………………………………….scusami, sono rabbiosa!

    Un bacio
    a presto

  2. cinzia dice:

    sono soddisfazioni, va là, quando si risponde per le rime, con intelligenza e senza scomporsi….e come si dorme sereni e soddisfatti di sè stessi….brava panz-super-eroina!

  3. la coniglia dice:

    Sei bravissima…con una persona che so io dovrei imparare a far così…Non è che mi dai lezioni???
    Per ora ho solo voglia di prenderla a schiaffi ma non è il caso…

  4. MOrganalarossa dice:

    Ti leggo da un po’…e si, devo condividere i pareri gia’ sentiti prima del mio: sei stata proprio brava.

    Del resto, i soliti cinesi dicono che “chi si intestardisce a litigare con un cretino, dimostra che i cretini sono due…”

    😉
    quando ti dice una delle sue solite cattiverie, pensa a questo e sorridigli!;-)

    ;.*

  5. Ida dice:

    Pensavo giusto l’altro giorno che si cresce davvero solo quando si accetta l’idea di non aver ottenuto l’approvazione completa da parte dei tuoi genitori: i miei, ad esempio, mi avrebbero voluta ginecologa con studio fiorente e fidanzata con un “Brian” del mio paesello, molto benestante ed un filino ignorante.
    Tutto pur di vedermi “sistemata”.
    Io invece ho deciso che farò l’ematologa (dunque non mi arricchirò), sogno di girare il mondo o almeno di vederne una grossa parte e immagino accanto a me un maniaco del microscopio, almeno quanto me.
    So che in questo non c’è nulla di male, ma quando mi accorgo di non aver soddisfatto le loro aspettative mi viene l’ansia.
    Forse devo crescere ancora un po’.
    Bellissimo post, come al solito.
    P.S: la frollina ha solo 4 mesi e sembra già una bimba grande, ha un visetto vispissimo! I capelli si sono ammosciati perchè sono cresciuti…tra poco dovrai decidere il taglio!

  6. Pietro dice:

    vamolà che savutfer che tiri fuori!
    siete di un’altra: presto devo organizzare un ritrovo con la panzafamily, ormai è irrimandabile!
    baci

  7. Panzallaria dice:

    @Pietruccio, lo sai che quando vuoi a me fa piacere un sacco!!!
    così ti faccio sbavare addosso dalla frollina e ci facciamo due chiacchiere…

    @tutti gli altri: grazie per i complimenti, dopo 34 anni ci si fa l’abitudine e si raggiunge anche uno stadio di budditha tale che i colpi di sventura a gratis si trasformano in occasione di aneddoto…

    😉

  8. ipazia dice:

    complimenti, soprattutto perchè ancora lo inviti a cena. se avessi avuto un padre così io sarei stata orfana a tre anni 😀

  9. Sara dice:

    ora che ti ho conosciuta ti ci vedo a resistere strenuamente a cotanta “simpatia” paterna… personalmente non sono ancora in grado.. ma mi impegno molto! un giorno chissà…

  10. Giuliana Cupi dice:

    Ti capisco, Panz, ti capisco eccome…ti capisco sin troppo bene, con un padre come il mio che (come raccontavo l’altro giorno alla mia psicologa, ahahahah) ha criticato perfino come ho firmato le copie della tesi di laurea il giorno di consegnarle.
    E sono d’accordo: sei una santa a invitarlo a cena, a fargli sfiorare la tua famiglia costruita (scusa, lo dico per me ma in questo caso lo applico a te) malgrado quello che ti ha fatto passare lui.
    Io ho adottato un altro metodo: mio padre non sa dove abito, men che meno che abito con Max e ancor meno che sto con lui. E non perché non lo veda né lo senta, benché ciò succeda di rado, ma perché lui pensa che io stia ancora in un altro posto. E se poi lo sa, dove sto, non me ne frega niente. Io a farlo venire in casa a lasciargli fare frecciatine del genere del tuo, non a base di Braian ma di paragoni del genere (lavori favolosi, accoppiamenti megagalattici) per permettergli di farmi sentire ancora una volta una fallita buonaaniente, non ci penso proprio.
    Un abbraccio
    Giuliana Troppagrazia

  11. Panzallaria dice:

    @giuli – stavo pensando a te e tu scrivi sul blog, ma guarda un po’!
    Anche io fino a poco tempo fa non permettevo al mio di padre di stare dentro alla mia vita anche a livello pratico. Ma poi lui è rimasto solo e malgrado le cose che mi ha fatto passare non posso smettere di star male quando lo immagino da solo.
    Inoltre ora c’è Silvia. E spero che lui la consideri una seconda chance per cercare di fare meglio.

    A breve capirò se è così, perché se no è anche l’ultima…

  12. Giuliana Cupi dice:

    E io pensavo a te, sono andata sul tuo blog e ci ho trovato un’altra parte della tua storia che somiglia alla mia…mo guarda un po’ che roba…:-)
    Capisco che ai genitori si voglia sempre dare una chance ancora, specie (credo) quando si diventa genitori a propria volta, specie se loro rimangono soli…e questo non è che lo creda, lo so, mio padre è la persona più sola al mondo, visto che sta provvedendo a sfasciare anche il suo secondo matrimonio…
    Ti auguro che tuo padre colga l’occasione che la nipotina (e tu grazie a lei) gli offri…
    Giuliana Troppagrazia
    Ps: grazie per la pubblicazione e l’introduzione alla stessa…mi hai fatta arrosire, ma per fortuna sul blog non si vede!

  13. La Meringa dice:

    Cara Panz, una cosa io ho capito con gli anni.
    Non è che perché uno diventa genitore che diventa un essere umano perfetto.
    Forse sta a noi, come figli, capire che i nostri genitori sono uomini e donne come tutti gli altri….
    Così come lo siamo noi come genitori.
    La perfezione secondo me non esiste.
    Ma mi sembra che tu abbia comunque adottato una buona tattica.
    Non te ne pentirai!

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