W end

Fine settimana caldo, molto caldo.

Abbiamo fatto un po’ di cose e sabato sera sono uscita. Senza allegati. Tino è rimasto a casa a fare il papà sitter e la sottoscritta è stata a Savignano sul Panaro, alla festa di Libera, l’associazione italiana che combatte tutte le mafie.

Con me è venuta Lucilla, amica blogger da poco trasferita tra le colline bolognesi, con cui sta nascendo una bella amicizia anche nella vita reale.

Con Libera collabora la Bà e avevo molta voglia di andare a conoscere questo mondo, di cui tanto mi parla ma che così poco conosco.

La festa: un panorama simil festa dell’unità con un sacco di Umarells e zdaure indaffarati a cucinare come matti, crescentine e tigelle.

Il solito campo da basket, riadibito, per l’occasione a pista da ballo e arena dei dibattiti.

Una bella atmosfera, molto emiliana, molto della mia infanzia, una sorta di genetica memoriale della mia terra.

Lucilla è una persona socievole, malgrado il suo inselvatichirsi tra i monti e così è stato molto carino.

E poi ho assistito ad un dibattito molto interessante e che mi ha fatto pensare molto, sulla “modernità” della mafia, che intercetta i bisogni della gente ben prima dello Stato e dà la sua risposta economica di sostegno finanziario, fidelizzando un numero sempre maggiore di persone.

Non è solo al Sud la mafia. Non è sparita perché non se ne parla a favore del Terrorismo.

Anzi. Si infila nelle istituzioni, controlla città e persone e noi manco ce ne accorgiamo.

Una bellissima realtà Libera. Perché è solo guardando le cose a compartimenti stagni e pensando che l’unica mafia è quella con la lupara che non la sradicheremo mai, prima di tutto dal nostro panorama culturale.

Sono stata bene. Ci voleva anche una serata così. Questa settimana, a dir la verità, sono uscita parecchio, per una serie di coincidenze.

Siamo stati a teatro a vedere Tempi Moderni e siamo andati, la sera succesiva, al ristorante africano: un posto che amiamo molto, dove il proprietario ci coccola sempre e ci sentiamo a casa.

E poi sabato questa uscita con Lucilla e Bà.

Domenica Lucilla ci ha invitati a casa sua, tra le colline e tutta la famiglia Panzallaria ha traferito il culo in mezzo ai monti, nella casetta rustica dell’ammore della suddetta con il fidanzato.

Sono stata bene. Abbiamo parlato di tante cose. Di teatro e di vita. Di cose che iniziano e finiscono e di progetti.

Lucilla è molto più complessa di come me la ero visualizzata leggendo il blog, perché le persone, in carne ed ossa hanno delle sfacettature che a leggerle si appiattiscono. Ci ho pensato a questa cosa, al modo in cui ti trasformi, inevitabilmente, in personaggio, al momento in cui decidi di raccontare i cazzettini tuoi su un blog.
Per quanto mi riguarda, poi, ci godo pure un po’ a questo personaggio della Panz, che porta fuori l’ironia e il cazzaronesimo e le parti più “pubbliche” della mia esistenza. Oltre che il mio narcisismo calligrafico e epistolare.

Perché diciamo la verità: la vita non è sempre come la racconto e anche quando parlo di cose brutte o tristezze dell’animo, mica sono solo così eh?

Ogni post chiude un momento. Un istante preciso che si ferma. A volte con maggior o minore realismo. A volte si trasforma in aneddoto, per la mia gioia di giullare, che gode nel far ridere il proprio pubblico.

Ma poi tutto ricomincia a scorrere, non appena chiudo il pc. Tutto ricomincia a girare, con i tempi e le percezioni dell’umano.

E anche voi, voi che mi conoscete come persona in carne ed ossa e alle volte dite “Ma come? questa cosa non la sapevo e perché mi tocca leggerla sul blog?” o “guarda, guarda sta stronza come mette in piazza i fatti suoi!” ricordatevi sempre che Panzallaria non è che un punto di vista, un granello della me che dò in pasto ai bit del pc.

A ognuno di voi dò la me di carne e ossa e sangue e tiramenti di culo che conoscete, forse non sempre tutta – ma io sono così! – ma comunque non solo il personaggio che leggete qui.

Questo pensavo mentre trovavo Lucilla una gran bella persona e mi dicevo, soddisfatta: ” stai mo’ a vedere, cara Panzallaria, che qui ci scappa una bella amicizia!”

Ora vado.

Spengo. Che la vita ricomincia a scorrere. Nelle vene della sottoscritta e nelle vostre che leggete.

E in questo periodo tante cose non sono come vorrei che fossero.

Per esempio, vorrei che mia mamma potesse sorridere. Ma – aimé – non sono giorni di sorrisi per lei…

ma questa è un’altra storia: una di quelle che mi terrò stretta.

3 commenti
  1. la coniglia dice:

    Panz non sai come condivido il tuo pensiero…Perchè a volte le persone non capiscono che il blog è proprio ciò che tu hai descritto, un momento. O magari stanno a sindacare sul perchè o per come tu stai a raccontar i fatti tuoi sul blog. Il blog non è un megafono che si usa per sparare per aria i fatti propri. Ha ben altro significato! E le persone in carne ed ossa che non sono blogger a volte non lo capiscono proprio…

    Che bello Panz, ma quante amiche blogger stai conoscendo?!? son tantissime!!!

  2. Chiara dice:

    Recentemente almeno due delle mie quattro sorelle hanno iniziato a leggere regolarmente il mio blog. Ieri, a sentirmi dire da una di loro che “così si tiene aggiornata”, mi è corso un brividino lungo la schiena. Perché noi ci parliamo quasi tutti i giorni, mica viviamo a diecimila chilometri. Ma evidentemente in quello che scrivo trovano qualcosa di diverso (spero “non di più”) rispetto alla comunicazione diretta con me. E’ affascinante questo mondo dei blog. Questa sua interazione imprevedibile con la vita reale… Credo che più tardi ti scriverò una mail sull’affascinante argomento: “Colichette, parliamone”. Baci, Chiara

  3. lucilla dice:

    pensa che sei praticamente la prima ad aver visto live il mio nido d’ammmore!!!!
    ma come son contenta guarda, mi sento quasi adottata, oh

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