La Polca chinata

Ieri sera – per la mia dose mensile di vita sociale – sono uscita con la Irish e ce ne siamo andate, da vere giovinastre che voglion divertirsi, a una delle tante Feste che offre la città.

La Festa dell’Unità di un quartiere periferico.

Da vere giovinastre ci siamo abboffate di tortellini e salsiccia (non insieme eh?) e poi – per digerire il tutto – ci siamo mischiate alla folla di giovinastri che assiepava il campetto da basket.

Tutti seduti attorno alla pista a guardare lo spettacolo di Filuzzi in programma per la serata.

Dovete sapere che oggi, qui a Bologna è il patrono, quindi ieri sera c’era un gran paglione (leggi: caos, casino, pienone, fitto) ovunque: vecchi e giovani che andavano ognuno nella propria direzione godereccia.

L’Irish ed io che – come sempre – andiamo controcorrente, o almeno così ci piace credere per sentirci ancora giovani.

Dunque, torniamo allo spettacolo.

Spettacolo di danza popolare, polca, zà zà zà e tutto quello che ha fatto gli anni ruggenti della nostra città.

La presentatrice – tale Marisa da Forlì – c’aveva un look che sembrava appena risvegliata dopo un processo di kriogenesi avviato nel 1984. Trucco coloro pesca, vestito – con spalline – color pesca e capello biondo con ciuffo cotonato e frangetta sotto. Il tutto condito da una spumosa permanente a caschetto che neanche nei sogni più estremi del parrucchiere del “Tempo delle Mele” avresti trovato una sovrabbondanza così sovrabbondante di anni ottanta.

Il presentatore era alto come un fusillo, lungo lungo e pirla pirla.

Un pirla che voleva fare il filosofo. Irish ed io ci sediamo per goderci parte del giovenil spettacolo. Ci immergiamo in questa atmosfera da festadell’unità bolognese, così tipica e incisa nel di noi dna e pregustiamo lo spettacolo.

Consapevoli che – deluse come siamo dalla sinistra che noi stesse abbiamo votato – rimangono alcune certezze: la bonomia dei vecchietti che frequentano i vari festival dell’unità, la bontà del cibo e il sapore amarcord di queste manifestazioni ludiche e danzereccie post cena.

Che, insieme alla lotteria, sono l’unica cosa sicura della nostra identità di sinistra.

I ballerini – tutti ragazzini dai nomi improbabili, nati quando a Bologna le Jennifer e le Michelle andavano via più del pane all’anagrafe – erano veramente compresi nel ruolo.

Lodevoli. Assolutamente.

Si sono esibiti in uno spettacolino da recita scolastica riuscita bene; hanno davvero dato il meglio. E il pubblico era in delirio, come allo stadio, qualche settimana fa, quando cantava Vasco.

Il quartiere era illuminato a giorno dalle luci psicadeliche del palco e la presentatrice faceva ondeggiare i suoi biondi capelli sovrabbondanti alla brezza della sera.

Io, con la panza piena di buona roba mi sono lasciata andare ad un commento nostalgicoromantico dei miei “cara Irish, vedi, il mondo cambia, le ruote della politica macinano tutto ma certe cose rimangono sempre uguali a se stesse, una certezza, un approdo del cuore…” e mentre dicevo queste minchiate, sulla musica che sfumava, il presentatore pirla e un altro pirla intrattengono uno spettacolino.

Il Pirla II butta lì questa barzelletta: “Il nipotino chiede al nonno – nonno, nonno, ma è vero che l’aids è un diserbante?” e il nonno risponde “no Mariolino, ma i finocchi li uccide lo stesso!”

Una roba che a noi, le Pari Opportunità, la democrazia del partito democratico del cuore, a noi ci fanno proprio una sega eh?

I vecchietti ridevano, perché alle feste dell’unità, se hai più di 60 anni, sei programmato per ridere.

Irish ed io eravamo surgelate.

Riprende il ballo. Parte una molto acclamata Polca chinata. Una roba antica, dice il presentatore, una roba che bisogna recuperare.

E mentre sale la nostalgia negli sguardi degli astanti, allora ecco che lui se ne esce con un “saluto tanto anche quelli che ci stanno guardando su Internet, dal sito youtube…” che fa tanto festadellunità postmoderna.

I ballerini sono due maestri di polca chinata. Io penso che se toccasse a me chinarmi così, rimarrei incriccata con la schiena a vita.

Finisce il ballo e parte la filosofia del presentatore.

“Voi dovete capire che questo ballo è la storia di Bologna. Che se i giovini non ballan ste robe, si perde. Ne va del nostro io personale. Ne va della storia della nostra città. E allora nonni, invece di portare i nipotini a fare un quel e un quel eter (questo e quello) senza senso, ai bordi della strada, portateli ben alla scuola di ballo. Che lì fan cose che hanno senso e non diventano mica come diceva prima Pirla II eh? non diventano mica dei finocchi eh???, qui ci sono delle ragassine che è una bellessa! qui non ci sono i finocchi!”

Ah che meraviglia! siamo entrati in un secolo di globalizzazione vera, vera: vai alla festa dei ds e ti sembra di stare ad una riunione del Carroccio con le camice verdi di Bossi…

A me la salsiccia mi si è bloccata sullo stomaco.

E mentre la Marisa provava a parlare in dialetto bolognese con scarsissimo successo e i vecchietti cominciavano a lapidarla con fischi e urli da stadio, io e la mia amichetta ci siamo alzate e siamo andate a fare le giovani da un’altra parte.

Anche perché io avevo preso freddo al pancino e incombeva un gran cagotto…

14 commenti
  1. la coniglia dice:

    ……..e per fortuna che era la festa dell’unità!!!Se erano i leghisti cosa facevano? Portavano un gay da impalare e bruciar vivo nella pubblica piazza?!?
    La cosa bella di queste feste è sempre e solo una…Il cibo!!
    Da noi ti danno vino cannonau, malloreddus e il maialetto arrosto…che cosa sopraffina!!!!!(gnamme li mangerei anche ora…)

  2. Chiara dice:

    Tu pensa che, da buona moglie di un torinese doc, io mi credevo che la polka chinata fosse un liquore delle vostre parti, tipo il barolo chinato… sono veramente messa male! 😉

  3. Dottor C. dice:

    Io pensavo fosse un ballo amoroso di qualche mammifero del Sud Dakota! (detta così perché lei a un certo punto si china, e allora lui… – gic -)
    Ma Panza, insomma, per serate veramente giovani chiedi ausilio e consiglio al giovinetto qua dottore!
    Tra brevissimo qua a Bologna apriranno ben due nuovi posti…

  4. LaFrancese dice:

    …ma dai via!
    Non generalizziamo!

    …sarà che io sono di parte, ma non penso che i ds si informino sulla parte o opinione politica ad ogni intervenuto – probabilmente pagato – alla composizione del programma degli spettacoli.

    Non butterei la colpa sugli organizzatori ma sulla signorina Marisa da Forli… che deve essere stata uno spasso, per come la descrive la Panz! Un prodotto very DOC!

    Sono uno spettro magnifico delle realtà di un luogo, di una comunità, queste feste di popolo, perchè questo sono, indipendentemente dall’organizzazione, proloco parrocchia o partito.

    Sono andata spesso alle sagre nei paesini che costellano l’appennino tosco emiliano e ho anche frequentato qualche sagra nell’entroterra sardo. Che si balli la polca o sardiglia (si chiama così?), che si parli un emiliano intoscanito o il sardo, poco cambia, la volontà è quella di stare insieme, di rimboccarsi le maniche perchè questo accada, e questa, è ancora una bella cosa, per chi, come me, non conosce il nome del suo vicino di casa.

    Ciao, buona giornata!

  5. adele dice:

    Chiara mi hai battuta sul tempo, anch’io ho pensato per prima cosa che Panzallaria volesse illuminarci su nuovi orizzonti alcolici. Si evince che anche la Filuzzi dà alla testa, perlomeno ai presentatori…
    Un saluto a Irish

  6. Baol dice:

    Io alla polca ho semple prefelito la polchetta, è più tenela nel panino…

    …ma che squallore…sarà stato leggere le caz…volate del presentatore lungo lungo e pirla pirla?

    Ciaoooo

    Un bacio alla frollina

  7. Slim dice:

    Io invece lo so cos’e’ una polka..nelle Marche,dai 60 anni in su’ e’ ancora molto in voga ( ma le Marche sono sempre volute essere l’Emilia Romagna sotto sotto)

    Pero’ che c’era anche la Polka chinata non me l’aspettavo.

    Grazie Panza, con questo post mi mandi a letto sghignazzando 😛

  8. La Meringa dice:

    Ma avete almeno un po’ rimorchiato, giòvani che non siete altro???
    Parla l’invidiosa che è in me, che ucciderebbe per un pomeriggio libero….

  9. Panzallaria dice:

    @Meringa: abbiamo rimorchiato un sacco di giovini virgulti…solo che nessuno si era messo il kukident e alla quarta dentiera ingoiata mentre limonavo mi sono davvero stancata!
    @Slim: va là che nelle Marche, come mi ha insegnato il dottor carlo – anconetano pure iddo – siete un metro e mezzo avanti, altro che!
    @dottor carlo: i locali che conosci e frequenti tu aprono non appena io mi sono tramutata in zucca, ad un orario in cui io russo almeno da mezz’ora…ma prima o poi ce la farò!!!!!
    @Baol: in effetti anche io plefelisco la polchetta, anche se spesso mi hanno dato della polca…ah ah ah ah 😉
    @adele, chiara: l’unico vino consentito in terra emiliana è il lambrusco che qualcuno dice essere il chianti dei poveri, ma a me continua a lasciare acidità di stomaco a go go go, anche se non lo ammetterei nemmeno sotto tortura…;-)

  10. mauro malaguti dice:

    Sono il presentatore che hai preso per il culo nelle tue simpatiche considerazioni sulla filuzzi. Mi piacerebbe sapere cosa ne prensi delle tradizioni, e soprattutto ti faccio un ragionamento: ti lamenti di mancanza di visione verso il futuro, verso la democrazia nel Partito Democratico (era meglio il PCI, non c’erano i preti), ma se non hai un passato con delle basi pure e valide NON TI PUOI COSTRUIRE IL FUTURO…spero tu ne abbia, ma cazzeggiando così non vai molto avanti.
    Ti faccio i migliori auguri da parte mia e dei ballerini che rispettano la nostra storia di una grande città , quella di Bologna, che ha visto grandi ballerini, in tutti i generi, dal folkloristico al moderno, compresi gli standard…se Bologna ha campioni del mondo nel ballo un perchè ci sarà…o no?
    Un saluto dal presentatore che non ti sta simpatico: se faccio questo mestiere da 30 anni è forse perchè i giovani che tu valorizzi IN QUESTO CAMPO DEVONO ANCORA IMPARARE… TI VUOI UNIRE A LORO ?

  11. Panzallaria dice:

    @mauro malaguti: ammesso che tu sia il presentatore di cui parlo in questo post, mi chiedevo se ti sei riconosciuto dalla barzelletta omofoba o dagli espliciti riferimenti sessuali.

    No perché di per se lo spettacolo non era affatto male, ma certe prese di posizione mi sono sembrate vagamente offensive.

    Allora: tu puoi prendere per il culo i finocchi, come li hai chiamati tu (tu dici di essere quella persona, per cui prendo atto) e io non posso ironizzare sul tutto e dire come la penso.

    Uomo di spettacolo, più di me saprai che bisogna prendersi la responsabilità delle cose che si dicono e avere la consapevolezza che ci può essere chi non la pensa come te o chi – nel caso si usino affermazioni pesanti come le tue nei confronti di altri esseri umani – ci si possa sentire feriti o offesi.
    Ti ringrazio comunque di essere passato sul mio blog dove sei il benvenuto.
    Qui non usiamo nessun tipo di diserbante e ci piace accogliere le idee degli altri, nel completo rispetto reciproco.

    grazie dell’intervento

    francesca sanzo
    panzallaria

  12. mauro malaguti dice:

    Vedi Francesca, il puro bolognese ha il senso del rispetto, usando la ironia a volte più pesante possibile…il “busaòn” (traduzione dal dialetto bolognese della persona omosessuale) c’ è sempre stato, ha semèpre abvuto rispetto anche dai nonni bolognesi, ma l’ironia petroniana è fatta così.
    Io mi sono sempre assunto responsabilità, mettendo faccia e corpo davanti a milioni di persone, so che non tutti la pensano come me, ma il lavoro che faccio prevede tutto ciò: sono logiche che tutti coloro che fanno questo mestiere/hobby conoscono e valorizzano in ogni situazione.
    Stà mò bàin , sèt ? Arvaddreèss !!!

I commenti sono chiusi.