Sul lavoro: la dura vita del consulente

Oggi chiudo con l’ultima puntata della I serie de “Tutti i lavori di Panzallaria” sicura che lo sceneggiatore ha già in serbo per me altre mirabolanti avventure e di conseguenza, almeno, almeno un’altra serie. Un po’ come in Lost, invece di risolversi, le cose van complicandosi con il passare del tempo e con l’incremento di audience da parte della Rete su cui le puntate vengono trasmesse. 😉

Mi sono messa in proprio nello stesso periodo che poi sono rimasta incinta. Mi sono messa in proprio perché era una cosa che covava sempre lì sotto la cenere e volevo provarci.

Mi sono messa in proprio perché avevo un sacco di idee, entusiasmo e progetti.

Poi sono rimasta incinta e idee, entusiasmo e progetti hanno dovuto convinvere con una panza in esplosione.

All’inizio continuavo a farmi promozione e andavo dai clienti senza condividere con loro il mio stato fisico, per il timore che preferissero alla sottoscritta un altro, magari uomo, magari non gravido.

Poi non ho potuto più nascondere e allora ho coltivato i clienti esistenti e non mi sono premurata di farmene dei nuovi.

Di lavoro , progetto web, scrivo web e – all’occorrenza, con altri libero professionisti come me – faccio anche siti.

Collaboro con agenzie di comunicazione e con clienti diretti. All’uopo mi trasformo in tutto quello che volete – cari clienti – chiamatemi come preferite, prendete di me ciò che vi serve, che qua non si butta via niente come con il maiale.

Mi sono messa in proprio ed è un po’ come essere un tossico: ci sono momenti di pura e alta esaltazione, quando parte un bel progetto, quando sento che le cose ingranano e quando tutto fila liscio e i miei neuroni lavorano nella direzione giusta.

Poi ci sono i momenti di astinenza che sono brutti brutti. In cui sembra che tutto scivoli via veloce, che nulla si incastri come deve e che i clienti – faticosamente acquistati – vengano risucchiati nel vortice delle grandi agenzie che a noi piccoli artigiani ci danno un calcio in culo tanto in fretta che nemmeno ce ne rendiamo conto.

Dura lex, sed lex.

Ci sono stati momenti – in concomitanta alla nascita di Frollina, tra il prima e il dopo – che sono stata assalita da veri e propri momenti di angoscia.

Io che non ho uno stipendio fisso, tantomeno permessi di maternità.

Io che ho già 33 (tra qualche giorno, per la verità, diventano 34…) anni e se esco dal Mercato è la fine.

Io che non sempre riesco a essere competitiva come vorrei.

Ricordo – per esempio – un giorno al mare, con la Adele, l’anno passato.

Faccio un bancomat. Penso di avere dei soldini da prelevare. E invece non esce niente. Tutto finito.

Sono in Puglia, incinta e senza una lira che – per fortuna – c’è la mia amica Adele che mi fa un prestito e per fortuna il buon Tino mi fa un bonifico lesto lesto, perché se no sono proprio nella merda.

Ma che umiliazione. Per una abituata a lavorare da quando ha 19 anni, questo senso di precarietà, di “chissà se ‘sto mese guadagno abbastanza” non è cosa buona.

Per una orgogliosa fino al limite della coglioneria, ritrovarsi in situazioni da “sono mantenuta dal mio non marito” non è stato bello, non lo è tuttora.

Tino è sempre stato una persona arguta e attenta agli altri e con me è stato meraviglioso: ha avuto fiducia nelle mie idee e nei miei progetti e mi ha detto “devi provarci, non moriremo di fame, datti un paio di anni e vedi cosa succede, che poi lo rimpiangi” e io ho trovato grande forza in lui.

Ma è dura. Non sempre, non tutti i giorni allo stesso modo, ma non nascondo che più di una volta ho pensato di mollare tutto.

Ora però, ha ragione Tino, è presto.

Quando poi mi viene l’esaltazione da tossico, perché magari le cose girano bene, perché partono progetti interessanti e perché scovo robe che mi fanno venire idee, allora è bello. Bellissimo.

Gestire il mio tempo. Essere il capo di me stesso, dunque impormi la MIA etica (quella che non tutti i capi hanno!), lavorare tanto ma con orari compatibili al mio nuovo stato di madre, organizzare le giornate e tutto il resto, avere il tempo per concentrarmi sui progetti che mi interessano.

Mi faccio il culo ma mi piace. E penso che sono fortunata. Perché il mio uomo mi sostiene, perché c’ho la suocera che – è vero – è un po’ pesa, ma che per fortuna, mi tiene la frollina.

Perchè il lavoro che svolgo è il mio e anche se c’è da lottare nel mare degli squali, bhé, lo posso fare nel mio modo, con i miei principi.

E così vivo questi due anni che mi sono data. Per capire cosa sarà di me, se sarà bene proseguire o mollare, se dovrò cercarmi un lavoro da dipendente o possiamo andare avanti così.

Di certo non sono pentita di aver mollato il lavoro che avevo prima e lo rifarei 1000 volte se me lo proponessero.

Quindi ora bisogna solo aspettare e impegnarsi a fondo. Che qualcosa – sono certa – succederà, nel bene o nel male, che mi farà capire qual’è la strada giusta.

4 commenti
  1. la coniglia dice:

    E io ti mando tutti i miei migliori auguri affinchè tu la trovi! (che tu la trovi? ho detto una castroneria enorme o è giusto?)

  2. robbi dice:

    come ti ho già detto ti ammiro. Perchè sei una donna con le palle. Quadrate. Si smusseranno un po’ per via del logorio ma sempre con le palle resti.
    E ti auguro che anche tua figlia possa diventare una donna con una certa etica.
    Un bacio e un abbraccio

  3. chiaretta dice:

    L’anno scorso, dopo tre anni da mamma (di Zoe) e lavoratrice volante (qualunque cosa , purchè per poco e con orari flessibili,e vicina a casa, ecc), mi sono data un anno. Per montare un nuovo spettacolo di teatro di figura. Dipendente dal non marito, che ho spesso avuto l’impressione mi concedesse una “vacanza”, senza troppa convinzione. Lo spettacolo è finito, quasi. I soldi pure. Ma le idee ci sono, piacciono agli altri e a me. Così ho deciso di tenere duro. Ci provo ancora, ho un altro spettacolo in testa. E tanto lavoro per vendere quelli già pronti. Soldi non se ne vedono molti. E così, lo ripeto, ci provo e per farlo vado a farmi due piedi come due zamponi (anche di questo maiale non si butta via niente) in un ristorante. Torno a vivere da ventenne, pur avendo scavallato i 35. Due lavori, la bimba, la casa, le notti brevi, le grandi speranze e il piccolo mondo prezioso in cui a stabilire le regole e le priorità sono io. E le onde tra esaltazione e tremore di cui parli. Fa piacere sapere di essere in buona compagnia.

  4. LaFrancese dice:

    Complimenti, per il coraggio e la forza che metti nelle cose che fai. Auguri di cuore, aspettiamo di sapere il seguito.

    ps. hai notizie di lucillina? è passato su unmondo dicendo che cambiava indirizzo ma non ha lasciato quello nuovo?

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