Punti di vista

Quando abitavo da sola, prima di trasferirmi a Milano e Torino e prima di convolare a convivenza con Tino, ecco io stavo in un’appartamento al piano rialzato di una casina molto carina, in una zona bellinabellina della città.

Avevamo avuto fortuna. Affitto equo e solidale.

La casa era piccolina ma si stava bene e c’erano due stanze: una per me, una per mio fratello.

La palazzina, in una stradina silenziosa dove passavano solo i residenti, era di proprietà di due fratelli.

Uno ci abitava con la famiglia.

L’altro c’aveva lo studio di lavoro e poi aveva affittato a noi.

Il nostro padrone di casa era una persona mansueta. Il fratello che abitava nel palazzo una vera iena.

C’aveva una moglie culona e bigotta fino alla Germania e una figlia culona, pettegola, bigotta e arrogante fino alla Francia.

Le due culone si sentivano un po’ le padrone del mondo.

Ora, voi tutti sapete che la sottoscritta non cela le sue ingombranti forme e che pur’essa culona è (allora un po’ meno!) ma che – come credo di aver già scritto – pensa che se sei culona devi essere almeno una culona allegra e simpatica, se no poi ti chiamano culona.

Le due culone del piano di sopra e poi anche del piano di sotto, quelle erano due vere vipere. Talmente antipatiche che si vedeva solo il loro immenso deretano. Un deretano che aveva rotto gli argini e gli riempiva anche la faccia e tutto il resto del corpo.

Noi non si poteva tenere animali in casa perché loro avevano cane e gatto e non volevano che i loro animali trovassero da litigare con un canegatto estraneo.

Noi non si poteva fare casino e invitare gente dopo una certa ora, perché le brave persone sono a dormire, dopo una certa ora. La culona junior in compenso si dilettava come cantante e suonatrice di pianoforte e passava giornate intere a strimpellare canzoncine della Pausini che rimbombavano in tutto il palazzo.

La culona (questi sono i misteri dell’amore!) ad un certo punto ha trovato pure un fidanzato/marito e lo ha allocato al piano terra (sotto di noi), in attesa di convolare a giuste nozze.

Essendo ferventi cattolici era infatti peccato convivere prima del matrimonio.

Peccato che i due teneri virgulti (neanche a farlo apposta, anche lui era un gran culone!) si cimentassero in pratiche erotiche ogni piè sospinto, non appena facciedichiulo mammaepapà fossero usciti.

E peccato che spesso ciò capitasse mentre io davo lezioni di latino al fanciullo che ho visto diventare un ometto.

Vi assicuro che tra i loro gemiti e la metrica latina c’erano spesso lunghe pause di silenzio, in cui la sottoscritta doveva far finta di stare seria e fare la seria e non ridere ma alla fine ci scappava sempre da ridere e per ricomporci dovevamo farci una pausa caffèsigaretta per ricomporre gli animi (e il mio stomaco…).

Ma queste cose poco ledevano la mia vita personale.

Ciò che mi faceva davvero arrabbiare era il fatto che vietassero a me quel che loro facevano sistematicamente.  Ogni tanto attaccavano dei cartelli al portone con scritto “scusate: per i prossimi due mesi proveremo canti e musiche a tutte le ore. Abbiamo uno spettacolo!” e così si sentivano liceizzati a fare un casino bestiale con la pianola del culone e la voce da Pausini della culona.

Andavano al vicino supermercato a piedi e portavano il carrello fino a casa. Per non stancare il culone. Solo che c’erano delle volte che si accumulavano 5 carrelli in cortile. Poi tu arrivavi al supermercato e non trovavi carrelli nemmeno a piangere in aramaico.

Quando la sottoscritta riportava i loro 5 carrelli al supermercato sembrava che avesse rubato nella loro abitazione.

Insomma, pian piano i rapporti di vicinato si sono alquanto deteriorati.

All’ultimo non li sopportavo più.

Io dovevo scrivere la Tesi e intanto loro facevano queste prove per lo spettacolo della parrocchia. Sembrava di stare a Brodùei. Lei provava e riprovava queste canzoncine melense da tripudio intestinale e lui suonava la sua pianolina.

A volte arrivavano anche altri amici. Tutti allegramente a cantarsuonar a qualsiasi ora.

Ma se io camminavo con le scarpe, allora usavano la scopa contro il soffitto.

Quando ho saputo che me ne sarei andata, ho deciso che prima di lasciare l’appartamento avrei vendicato i miei diritti e la loro ipocrisia.

Tutte le volte che uscivo di casa, a qualsiasi ora, accendevo lo stereo con il volume al massimo e poi ribaltavo le casse verso il pavimento.

Potevo stare anche fuori otto ore. Per otto ore loro avrebbero avuto questo tappettino musicale ad allietargli la vita.

Poi c’avevano questa fissa che mettevano sempre l’auto in un posto molto piccolo, di fianco al nostro cancello.

Un posto dove riusciva a starci a  malapena una Panda e loro avevano una Panda. Un posto non segnato da striscie  ma ad accesso libero. Solo che loro si sentivano anche i padroni della via e quando capitava che qualche mia amica con la Panda ci si parcheggiasse, li sentivo urlare improperi dalla finestra.

Così quando con Tino ci siamo fidanzati e lui veniva a casa mia con la Vespina, ecco io la Vespina gliela facevo mettere lì, che c’aveva pure un senso, visto che di auto non ce ne stavano di molti tipi.

Loro si arrabbiavano moltissimo per questa cosa. Una volta decisero che dovevano lasciare un cartello per ribadire quanto si sentissero potenti e padroni delle cose, carrelli del supermercato e posti auto inclusi.

Il cartello diceva:

Si prega di non lasciare motorini in un posto auto

Tino ed io non ci siamo scomposti. Siamo saliti in casa con questo messaggio in mano e abbiamo ideato un nuovo cartello da appendere nella medesima posizione:

Si prega di non lasciare un auto in 4 posti per motorini

Non hanno più osato dire niente ma me li sono proprio visualizzati a rosicare come matti!

Perché poi le cose sono come le vedi tu.

E bisogna sempre ricordarsi dei punti di vista. Che non sono mica tutti uguali.

Per esempio qualcuno può trovare vagamente e leggermente troppo agiografico e vergognoso – faccio così per dire, si intende eh? – che al Tg2 della sera si dedichi più tempo alla morte di un’anziana novantaduenne putacaso mamma di un nanettomalefico piuttosto che alla guerra civile in Ciad.

Ma sono solo punti di vista.

Di una stretta ed ottusa minoranza.

7 commenti
  1. mammamsterdam dice:

    Ecco, alla fine mi butti in politica pure la cosa intimista con le vicine culone. Meno male, che qui non se ne parla, certo che con la crescita zero in Italia, fra un po’ ce ne saranno di signore ultraovantenni che abbandonano per l’eternità gli affetti famigliari. Secondo te faranno un TG unico dalle 13 alle 21 per questo? Almeno la Rai ridiventa un servizio (di ordine) pubblico.

    Bai,

    Ba

  2. Schifezza dice:

    97, Panz…novantasettenne.
    Mi dispiace per la vecchietta, perchè non è mai ora… ma anche a me non sembra il caso di indire lutto nazionale…
    Evabbè, misteri dell’Italia.

  3. cg dice:

    Hi Hi HI..le storie di convivenza e di vicinato mi fanno morire dal ridere (anche se in passato ho pianto lacrime amare..)sei un fenomeno..ciao da una culona spero simpatica..

  4. Giuliana Cupi dice:

    Questo sì che è un blog di servizio: ho trovato ottime idee per quando ce ne andremo…ma mi sa che non aspetterò allora per metterle in pratica. Sei super 🙂
    Giuliana

  5. la coniglia dice:

    io da gennaio posso ballare e festeggiare! Mi son liberata del mio vicino che mi trombava sulla testa a tutte le ore, e specialmente ne cuore della notte!
    Essendo che la casa dove lui trombeggiava è di mia zia, sono salita e ho compiuto riti apotropaici per restituirle il suo giusto valore di magione e non lettiera porno. Si, lettiera. Aveva un gatto e la casa puzzava a più non posso…!

  6. il musicante della brettìa dice:

    Brutta storia i vicini paranoici… Io quando vivevo nel monolocale in zona Fiera ne avevo uno ai limiti della psicosi, che si lamentava se tornando a casa troppo tardi lo svegliavo con il rumore dei passi nel pianerottolo…

    Comunque panz, i tuoi post sono goduriosi e antidepressivi come la cioccolata!

    Musicante

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