Nella selva della burocrazia sanitaria

Cambiare pediatra a Frollina nella dotta, grassa e super efficente Bologna sta risultando essere un’impresa titanica. Un’impresa che non so ancora se avrà esito positivo o – se come nel Monopoli – mi vedrà saltare vari giri e rimanere a giacere nell’anticamera della Nazipediatra perpetuamente.

Per fortuna che almeno non le ho fatto la scenata plateale a cui ero intenzionata. Per fortuna ho mantenuto una faccia di tolla degna di un’attrice consumata e mi sono accomiatata con il sorriso sulle labbra anche dopo che mi aveva farcito di antibiotici la figliola.

Ma partiamo dall’inizio di questa avventura.

Mi collego a questo sito per cercare di capire dove, come, quando andare per questo cambio agognatissimo.

Trovo una marea di news autoreferenziali legate alle Ausl di Bologna e frizzi e lazzi su medici in prima linea e progetti di comunicazione stipipperi, ma non riesco a rintracciare uno straccio di scheda che contenga orari e locazione dell’ufficio che si occupa dei cambi di medici. E dire che mi sembra un’informazione abbastanza sostanziale.

Dopo una navigata frustrante e piena di scogli sul mio cammino, faccio quello che avrebbe fatto una mamma del 1990: telefono.

La simpatica operatrice, alla mia domanda: “dove devo andare per cambiare il pediatra per mia figlia che ha 15 mesi?” comincia a leggermi tutte le ultime circolari in materia di affidabilità dei pediatri e si perde in un linguaggio specialistico che la mia laurea in lettere vacilla di fronte a cotanti tecnicismi.

Alla fine guarda sul piccì e mi indica un ufficio – lontanissimo da casa mia – cercando di convincermi che è quello della mia zona.

Per fortuna riesco a farmi leggere anche gli altri indirizzi e con il mio bel googlemap in testa, riesco a destreggiarmi e a individuare una location più consona al mio tempo scarso e alle mie risorse deambulatorie.

Giungo a predetto ufficio in una mattina di sole. Mi metto in fila con il mio bigliettino numero 93 e attendo paziente che venga chiamato il mio numero. C’ho una lista di pediatre – consigliate da amiche/parenti/giardinetti – in zona allargata di casa mia.

Quando arrivo allo sportello, mi trovo di fronte ad una grigia megera. Ci sono delle donne che anche se non hanno ancora aperto bocca, le vedi che sono delle grigie megere: c’hanno il sorriso storto all’ingiù, l’occhio fisso tipo pesce pescato da 2 giorni e una pettinatura tutta tirata all’indietro che ne accentua i lineamenti induriti dalla pesantezza dello spirito.

Tiro fuori i documenti e dico quel che mi interessa, dando la lista delle mie finaliste.

Lei mi guarda ad ogni nome pronunciato e mi risponde un secco:”no, la dottoressa x non c’ha posto!”; ” la dottoressa y accetta solo neonati” e così via.

Alla fine non mi resta nessuna pediatra della lista. Buio. Vuoto. Silenzio neuronale.

La megera mi incalza. Mi dice che devo fare una scelta e mi sento come nel gioco dei pacchi della tivù. E se scelgo il pacco contropacco e paccotto? se – dando un nome a caso da un elenco a caso – becco la pediatra più incompetente della terra? come faccio poi a giustificarmi con la mia coscenza. Almeno la Nazi so come è fatta, la so gestire, ma un altro incompetente potrei anche ucciderlo…

La megera mi dice che posso giocare la carta della fortuna e sedermi in un cantone e visionare la lista. Lei avrà pietà di me e una volta fatta la mia scelta non dovrò riprendere il numerello.

Mi metto nel canto e visiono la lista di ciclostilati (direttamente dagli anni ’80!) senza capire se quella che ho davanti è una lista di medici per adulti o per bambini. Non c’è scritto da nessuna parte!!!

Mentre la megera sta azzannando un povero brasiliano, brandendogli le carni da vivo e parlando in burocratese spintissimo e trattandolo come fosse scemo solo perché capisce male l’italiano (comportandosi dunque come la maggioranza dei cafoni del nostro Paese!)  tento di inserirmi e di chiedere lumi.

Lei mi guarda e mi risponde: “certo che sono pediatri mia cara signora! non vede che su quella colonna c’è scritto PSOAF? è la sigla che identifica i pediatri, mi sembra ovvio!”.

Vorrei risponderle “supercazzola denaturata a destra!” ma non ce la faccio. Di fronte a queste scenette rimango sempre instupidita, mi faccio sopraffare.

Mi rimetto nel mio cantuccio e comincio a copiare nomisunomisunomi e intanto chiamo Tino per un conforto morale e per un consulto di famiglia. Decidiamo che mi porto a casa la lista e che faremo delle indagini ulteriori prima di scegliere il pacco che ci cambierà la vita.

Nel frattempo la megera sta dicendo al brasiliano che lui avrebbe dovuto portarsi dal Brasile il modello “sticazzistagionati 07” che è frutto di una convenzione nata in seno alla comunità europea e stipulata con il governo del Brasile.

Il brasiliano – che lei ha bacchettato ben bene e secondo me ha avuto un piacere sessuale intenso nel farlo – la guarda come se un marziano gli stesse parlando nella sua lingua senza il traduttore simultaneo.

Lei comincia ad urlare. Gli dice che è stanca di tutta questa gente che viene in Italia per lavorare e non capisce nemmeno la lingua e che lei lavora ben otto ore di seguito con il pubblico e che lui deve capire, deve sforzarsi e che non le rompa troppo le balle con richieste assurde come quella di avere un dottore vicino al posto di lavoro!.

Io mi alzo, dopo aver fatto la scriba, e me ne vado senza salutare. Nauseata nel profondo e un po’ vergognosella della mia italianità di provincia.

Faccio l’errore di fermarmi in portineria per chiedere dove posso prenotare il pap test gratuito che sul sito c’è scritto che quella è la sede deputata.

Il portinaio mi impaluda in una lunga disquisizione che dovrebbe dimostrarmi che mi arriverà a casa l’appuntamento. Tento di spiegargli che da quando ho cambiato casa (5 anni) nessuno mi manda più niente e per questo vorrei prendere appuntamento diretto e non so come finisce che gli devo dire da quanto tempo ho partorito e robe di questo genere che non so mica come mai me le sta estorcendo e alla fine ottengo un numero verde a cui telefonare.

Che nll’era di internet, noi della grassa e dotta c’abbiamo molti numeri verdi che se con tutti i numeri verdi ci potessimo fare un prato, avremmo una brughiera da fare invidia alla verde Inghilterra.

Con le pive nel sacco e una nazipediatra sul groppone me ne torno alla mia maisone.

12 commenti
  1. giusi43 dice:

    no, non credo che servano commenti a questa storia di ordinaria follia…un bacio alla tua bellissima Frollina.
    Giusi

  2. la coniglia dice:

    Panz…tutta Italia è paese. Qui assisti alle stesse scene. Er mejo l’ho visto all’inps. L’impiegata pretendeva che io e mio padre tornassimo ‘al posto’ a compilare moduli ogni volta che arrivava il nostro turno da lei. Ogni volta con scuse sempre più assurde e improponibili. Tipo che mio padre non aveva barrato la casella che asseriva che lui non aveva mai preso maternità per allattamento. E lei pretendeva che mio padre, che non aveva barrato perchè non donna, tornasse alla sedia solo per barrare ‘sta casella!!!!

    E poi, in uno dei ‘torna-a-posto-brutto-scemo-con-figlia’ ha urlato a squarciagola a una signora anziana: IO NON CI POSSO FAR NULLA SE SUO MARITO HA L’HALZEHIMER DEVE VENIRE LUI QUI A PARLARMIIIIIIIII!

    Ti ho consolato un pò?O ho finito di atterrarti???

  3. Dottor C. dice:

    Sono più che basito.

    In genere quando mi capitano ste cose passo dal sorriso ironico sarcastico nei confronti dell’operatore alla risata aperta di scherno.
    E se lui s’incazza e mi dice che sta lavorando e bla bla, io gli rispondo serafico che dovrebbe allora imparare a farlo bene..

  4. graziella dice:

    Questo tuo racconto è la miglior presentazione per il premio che senz’altro vincerai!
    La burocrazia è assurda in certi casi! Il bello è che poi lo chiamano: pediatra di libera scelta!
    C’è da ridere!

  5. robbi dice:

    mi sa che con la pediatra hai trovato una croce e te la devi pure abbracciare.
    Ma come disse qualcuno: “l’importante è non farsi inchiodare”.

    buona pasqua, frò, per quello che può valere per non credenti (almeno per me)… goditi questo week-end luuuungo.

  6. MademoiselleAnne dice:

    Ti sfido a farti un giretto a Roma:)
    Troverai sportellisti in posta che chiudono lo sportello perchè devono andare a fare la spesa, addette al Cup in ospedale che ad un certo punto bloccano i numerini perchè è ora di colazione…
    tutto il mondo è paese ma l’importante è prenderla con filosofia…

  7. Gallinavecchia dice:

    In effetti è davvero scoraggiante quando ci si imbatte nella burocrazia a oltranza, nei muri di gomma e, soprattutto, nella stupidità. Purtroppo, questa è l’Italia 🙁
    Vorrei provare a darti un consiglio, qui a Firenze funziona, credo che dovrebbe funzionare anche al di là dell’Appennino. Non necessariamente per la scelta di un medico o di un pediatra si deve passare dall’ufficio asl competente, ma si può anche cercare di “aggirare l’ostacolo” rivolgendosi diretamente al medico che si vorrebbe scegliere. Se le amiche o le altre mamme ti hanno dato un nominativo valido, fatti dare anche l’indirizzo e vai a parlarci direttamente all’ambulatorio o studio dove riceve. Parlaci a quattr’occhi e spiegagli come mai vorresti proprio lui per la tua frollina, scambiaci due parole, vedi che effetto ti fa e che effetto tu fai a lui. Spesso i medici posono accettare un paziente in più anche se hanno già raggiunto il tetto massimo, non è quello il problema. Se ti dice di sì e, soprattutto, se ti piace davvero come pensavi, dovrebbe poterti fare un foglio da presentare direttamente all’asl per autorizzare il cambio. Io ho fatto così quando avevo il pancione, prima di dovermi trovare a scegliere un nome a casaccio con una neonata urlante, ho parlato e conosciuto diversi pediatri quando ancora avevo il tempo per farlo serenamente e senza fretta e ho scelto la dottoressa che più mi ispirava allora e che dopo quasi nove anni è ancora la pediatra della picci. Anche all’epoca risultava già “piena” ma le piacque il mio volerla conoscere prima e fece in modo di accettarmi. In bocca al lupo!

    Congratulazioni per l’importante premio che hai ricevuto: meritatissimo, sei davvero una gran donna!

    Auguro a te, a Tino e alla Frolly una felicissima Pasqua 🙂
    Gallina

  8. diVerde dice:

    eh no eh!! la Frolla c’ha diritto ad un’altyra pediatra, non scherziamo su su su
    per il momento vi mando un sacchissimo di auguriiiiiiiii e poi vedrai che una soluzione la trovi ;-P

  9. ullu dice:

    Anche io ti do il consiglio di Gallina.
    Parti dal medico e non dall’Asl e vedrai che ce la fai.
    Qualunque cosa pur di cambiare Pediatra !!
    Baciotti

  10. chiara dice:

    Ricambio la visita con piacere. Arrivederci a Viareggio allora:) I blog sui bambini hanno un chè di unico e splendido e mi ricordano i miei due cucciolotti ormai cresciuti abbastanza da non stare più “panzallaria”. Ciao da chiara.

  11. madamefall dice:

    Ciao, anche io stessa tragica esperienza in quel di milano, anzi a me fu esplicitamente detto che era vietato cambiare pediatra. Non c’è stato nulla da fare.
    Meno male la babbiona era in età pensionabile, e dopo 2 anni ho avuto la buona notizia che se ne era andata in pensione e ho potuto cambiare. NEl mentre mi sono fatta seguire privatamente…però poi almeno ho potuto iscrivere la bimba dalla stessa che l’aveva seguita privatamente…
    si però eh…che rabbia….

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