I maroni di Tino

Spoiler: quello che segue non è un post pornografico, anche se voi sporcaccioni ci avete sperato.

I lavori di muratura in Villa Borghese sono quasi terminati: entro martedì o mercoledì monteranno i sanitari in bagno e alla fine della prossima settimana, Mondoconvenienza piacendo, dovrebbe arrivare anche la cucina Valentina.

A questo punto bisogna pensare ai dettagli e decidere come rendere bella e funzionale la casa: Tino si occupa del lato funzionale e io mi dò all’estetica. Il problema è – ovviamente – che non sempre i due aspetti riescono a trovare un connubio perfetto e dunque il non consorte ed io ci troviamo spesso a dover gestire gare di diplomazia dialettica per contrattare su alcuni punti, non irrilevanti ai fini del risultato.

Quello che ci ha fatto perdere ore e ore in discussioni lunghissime – che hanno richiesto anche l’intervento degli artificieri nelle loro fasi acute – è il BUCO.

Il buco è un’apertura nel muro che dalla cucina dà sulla sala. Anticamente – quando Villa Borghese era una dimora di età pompeiana – ivi sorgeva una porta che è stata tolta e ha lasciato il posto ad un’apertura, gestita dallo zio di Tino che viveva nell’appartamento prima di noi in modo arrangiato ma carino. Grazie ad un gioco di mensole in sala e ai mobili della cucina si era creato un simpatico anfratto passavivande molto “osteria”.

Fin dall’inizio dei lavori abbiamo voluto che questo buco avesse un giusto risalto, che fosse sistemato a dovere e che potesse permettere un effetto “winebar” coerente con l’epoca in cui viviamo e con le mode dei nostri tempi bui.

Io avevo tutta la mia idea fashion dei poveri, mentre il cervello dell’Uomo Attrezzo macinava progetti perversi per sfruttare la parte inferiore del buco come supporto murario per un box portatecnologia (lettore dvd e pinzillacchere del genere): entrambi abbiamo sottovalutato le problematiche che questo connubio di intenzioni avrebbe creato nel nostro rapporto.

Dovete sapere che uno dei motivi per cui i lavori cantieristici di Villa Borghese mi hanno esaltata e per cui sto resistendo sfollata e inscatolata tanto a lungo è proprio che grazie a questa ventata di novità e a questo restyling professionale, molti dei “maroni” di Tino sarebbero andati rasi al suolo.  Perché il mio compagno è un innarrestabile ciappinaro, riutilizza ogni materiale e sfrutta ogni angolo disponibile per creare spazi funzionali per la montagna di cose che ingombrano la nostra vita.

E’ molto bravo, sia chiaro. E’ molto funzionale, sia chiaro. Ma non ha il minimo interesse nei confronti della resa estetica del tutto: vede la bisogna e la soddisfa con la massima economia di spazio e materiale.

Io sono una casinara di prima categoria: assolutamente antifunzionale, assolutamente antieconomica. Vedo un oggetto e penso subito in quale modo e maniera renderlo originale e carino perché la mia casa acquisti un colore o un carattere che rispecchino quello di chi ci vive.

Il diavolo e l’acqua santa.

Però con il buco ho voluto dare fiducia a Tino e non ho voluto fare una delle mie solite facce schifate quando mi spiega la sua idea di utilizzo degli spazi: perché poi di solito troviamo sempre un buon compromesso e alla fine i suoi lavori sono decisamente utili e ben fatti.

Solo che il buco è il mio nervo scoperto. Il suo appeal è talmente forte che non posso tollerare venga deturpato. Mi sono detta vedrai, mi sono detta vedrai che riusciremo a mettere il box tecnologico e allo stesso tempo sarà un bel buco, di quelli che stanno nei muri e non hanno un cazzo di senso se non far entrare più luce, rompere gli spazi e creare un ambiente da catalogo Ikea.

Tutte queste cose mi sono detta. Mi sono anche detta che io lo amo tanto Tino e che la casa è di entrambi e che dobbiamo viverci bene entrambi e che poi io il box tecnologico lo userò e sarò pure felice di farlo e che l’Uomo Attrezzo ha tutti i superpoteri per poter gestire la cosa al top.

Poi un giorno sono arrivata a Villa Borghese e il buco era finito. Mentre guardavo il risultato, mentre osservavo il tutto mi sono resa conto che io devo smetterla di ascoltare il mio cervello. Che questa storia della fiducia è assolutamente sopravvalutata nei rapporti di coppia e che l’Uomo Attrezzo ha venduto il suo spirito estetico ad una mignotta parigina e ne è rimasto totalmente sprovvisto.

Mi sono resa conto che un nuovo Marone sorgerà dalle ceneri e per sua grazia il MIO buco è attualmente rasoterra e che più che un passavivande, una volta che vi andrà incastrato il box tecnologico (dicesi Marone tecnologico) rimarrà giusto lo spazio per far passare le ditina da una fessura tipo tagliola per volpi.

Nel frattempo che il Marone non sarà costruito avremo una porticina per nani che dalla sala dà sulla cucina e la Frollina  – grazie al malvagio gradino che rende il buco un buco e non una porta dei puffi – potrà cadere e rompersi la testa ogni volta che vorrà.

Quel giorno ho capito che ero fortunata davvero a non volere sposarmi perché se no avrei dovuto spendere molti soldi in un veloce e indolore divorzio.

Dopo contrattazioni, discussioni (Tino voleva convincermi che l’altezza del buco era quella concordata e che rispetto al buco dello zio non c’era stato nessun abbassamento verso il terreno) e l’intervento di qualche amico a far da paciere, sono riuscita ad ottenere di aprire questa fessura per le suore di clausura di altri 6 centimetri.

Sei preziosissimi centimetri che mi permetteranno di rimanere unita a Tino con amore e senza rimpianti.

Sei centimetri che mi faranno pensare con meno astio al Marone e a tutto quello che dovrò inventarmi per rendere il muro della cucina che ne ospita le vestigia degno di essere vissuto e fotografato dalle riviste di arredamento.

Non sarà facile. Tino ha idee malsane. Ma io sono lì che vigilo, pronta a ringhiare e sbavare come un mastino.

E ogni mattina mi sveglio, lo guardo e lo ammonisco: “Tino attenzione a quel che fai con il Marone che vuoi costruire…che per un marone costruito potrebbe essercene uno tagliato!”

E a buon intenditor pochi maroni! 

(il prossimo capitolo della Saga di Villa Borghese prevede la descrizione dell’annosa lotta Plafoniera VRS Lampadario)

14 commenti
  1. Trasparelena dice:

    Io a suo tempo feci la lotta neon/nonneon e lampadina a basso consumo contro lampadina a incandescenza. Ora dopo quattrodicesiquattro anni di convivenza e due case abbiamo raggiunto il giusto compromesso: io mi sono ammorbidita sulle lampade a basso consumo (che la mia coscienza ecologica rimorde) e il Traspamarito si è reso conto che in certi casi non è accettabile aspettare 1 minuto perchè la luce sia decente. E sul neon l’ho avuta vinta. E stop (cioè niente neon, giammai un neon entrerà nella Traspacasa dei sogni)
    Ci posterai la foto del “buco”? dai che siam curiosi come scimmie!!!!!

  2. cg dice:

    sì sì posta posta le foto del buco…
    anch’io in piccolo (la casa nn essere nostra di proprietà quindi si posson fare pochi cambiamenti) ho di cotali problemucci di convivenza..tu vivi con l’uomo attrezzo io vivo con l’uomo fissatoperlordineelapuliziachemancomimadreciarriverebbeatantadisciplina..
    E per cui io che sono donna normale/ex disordinata cronica fatico a far andare le cose secondo il mio verso e sono dolori..e brava..è per questo che non mi sposo e non ne alcuna intenzione..
    Mi fai ammazzà PANZ!!
    un abbraccione e un bacio alla FROLLA!

  3. adele dice:

    Il buco favoloso, quanti bei ricordi di cibi e soprattutto beveraggi in transito!
    Ma non possiamo farlo dichiarare patrimonio dell’Unesco?

  4. Elisa dice:

    Io oltre che col non consorte a suo tempo ho dovuto litigare anche con la non cognata infermiera (io sono geometra eche azz!!!!) per il ridimensionamento di un “buco” , nel mio caso era secondo me da rimpicciolire x poterci mettere un calorifero ed evitare di ingombrare altre pareti … me ne ha dette un sacco poi mi ha copiato … poi x fortuna ha venduto l’appartamento … comunque bella la cucina che si chiama come la mia bimba di che colore l’hai scelta ? Ely

  5. aspettandounnick dice:

    Ciao!
    Questo mi ricorda la lotta per l’ingresso in sala dell’impianto stereo a criceti di mio marito con piatto per vinile (che adoro anch’io) + blocco radio + amplificatore + lettore cd + doppia piastra per cassette, rigorosamente non compatto, evitando l’effetto magazzino-di-ricettatore…

    Se non dovessi risolvere in altro modo, prova a collegarti qui

    Se l’inserimento del link non fosse riuscito, chiedo venia! E’ la mia prima volta!

    Un salutone a te e a Frollina, anche dalla mia neo-mangiatrice di tapioca (bleah!).

  6. Piulina dice:

    *_* Anche nella mia vecchia casa c’era il buco! ci sono cresciuta con quel continuo passaggio di cibi e bevande dalla cucina al soggiorno…
    Aveva un bel ripiano in marmo dove da bambina facevo l’impasto per la torta con papà!

  7. Francesca dice:

    Mi piacete! Mi fate sempre sorridere! Aspetto anch’io l’inaugurazione di Villa Borghese.
    Baci

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  1. […] attrezzo si dà da fare… Questa era la nostra cucina dopo “l’affaire” Marone di Tino, a luglio 2008, quando siamo rientrati a villaborghese dopo i lavori di […]

  2. […] che a pensarci mi viene tutta la pelle d’oca – voleva costruire il famoso Marone, decaduto nel tempo e di cui ho preso io in mano le sorti, […]

  3. […] per bere un bibitozzo. Ce la siamo chiacchierata e si è prodotta un’interessante teoria sul marone. Ve lo ricordate il marone di Villaborghese? In uno dei prossimi post vi racconterò come si è […]

  4. […] Ovviamente non ho fatto il soufflè ma ier l’altro ho preparato un sugo di pomodoro da fare invidia ad uno chef e lo abbiamo sorbito con grazia e rinnovato splendore nella nostra cucina stilosa, sul nostro tavolino piccolo e legnoso, accanto alla nostra parete grigiomoda, in prossimità del bucotagliola dove Tino sta organizzando e progettando il Marone. […]

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