Post scriptum sulla scuola – dubbi amletici

Mi chiedevo un’altra cosa Maria Stella e compagnia bella:

ma se fanno le classi ponte (è da quella storia di Messina che c’avete una fissa voi del Berlusca per i ponti!), il figlio dell’industrialotto di Vittorio Veneto o Treviso che vota Lega e parla solo in dialetto veneto stretto dove lo mettiamo???

No perché non so a voi ma a me è capitato – nella civilissima Padova – di non riuscire a comprare lo sfilatino perchè il fornaio si RIFIUTAVA di parlarmi nella Nostra lingua comune e cioé l’italiano.

Me lo dice lei, cara Maria Stella, se fanno le classi ponte come ci comportiamo con questi elettori e i loro figli, tanto cari a Pontida e alla secessione e così attenti alla cultura locale da non sapere condividere quella nazionale?

Il test di italianità su quali basi avverrà??? colore degli occhi e della pelle e dei capelli…

Per quello, cari miei, siete in ritardo sulla storia di almeno 50 anni. Lo hanno già fatto e sappiamo tutti come è andata.

Razzisti!

Non ce l’ho con la splendida Vittorio Veneto ne’ con la sua gente, ho fatto solo un esempio riconoscibile ai più dato che i dialettofoni in Veneto sono una grande maggioranza.

5 commenti
  1. Trasparelena dice:

    a me è capitato lo stesso in alto adige se devo esser sincera. Dove c’è gente stupenda che però non fa il minimo sforzo spesso per non parlare il tedesco.

    Quello che più mi perplime delle classi ponte però è se sanno che un cittadino svizzero ad es è un extracomunitario esattamente come un tunisino o un curdo o un canadese o un cinese. Purtroppo non sono così sicura che faranno una cosa uguale per tutti… e poi se è per tutelare l’italianità la cosa delle classi ponte varrà pure per tedeschi/francesi/inglesi/spagnoli/portoghesi? o loro in quanto comunitari saranno esonerati?
    mah…… io spero che per quando Frollina e il Mostro faranno le elementari ci sarà la controriforma!

  2. Ari dice:

    Ciao Panza,
    sono planata sul tuo blog passando attraverso mammaincorriera e lo trovo bellissimo!
    Questo delle classi ponte è l’argomento infuocato di questi giorni, nella blogosfera.
    Il tuo post mi piace perchè pone in maniera corretta il problema. Se si tratta di carenze nella conoscenza della lingua italiana nella classe ponte dovrebbero finirci tutti coloro che non ne hanno padronanza sufficiente, italiani o stranieri che siano.
    Parto dalla mia piccola esperienza di bambina del sud che negli anni 70-80 frequentava una classe in cui il 90% degli scolari parlava e scriveva in dialetto. Tutti abbiamo imparato a leggere e scrivere e anche molto di più.
    Di questo stiamo parlando? C’è bisogno dunque di creare il ghetto per i non-italian speakers?
    Allora dentro veneti, campani e calabresi. Per tacere degli altri.

  3. Violalilla dice:

    A questo punto chiediamole anche CHI dovrebbe insegnare nelle classi ponte, dopo i tagli e con il maestro unico!
    Avete visto Gad Lerner ieri sera? Ha insistito molto con il leghista Cota per fargli dire chi dovrebbe fare il test di italiano: alle pressanti richieste di Lerner ha risposto che sarebbe un test per tutti gli stranieri “di prima immigrazione”…poi per tutta la serata non ha fatto che ripetere che in questi corsi intensivi si dovrebbero insegnare l’italiano e l’educazione civica perche’ i bambini stranieri devono “conoscere i nostri valori e la nostra identità e adeguarvisi”. Secondo me qualcuno avrebbe dovuto spiegargli che l’identità (di un paese, ma anche di una persona) non è un’entità immutabile ma è in continua evoluzione e in essa c’e’ il passato di un paese ma anche il presente, e che lui lo voglia o no, anche la presenza degli stranieri modifica l’identità collettiva, per esempio potrebbe farci diventare piu’ aperti e arricchirci culturalmente oppure piu’ razzisti, se si continua così!
    Nonostante le insegnanti in studio fossero molto agguerrite e appassionate, nessuna è riuscita a fargli capire che i bambini apprendono meglio l’italiano stando a contatto con i compagni italiani piuttosto che in una classe speciale (tra l’altro penso che la motivazione ad imparare una lingua sia molto piu’ forte se hai bisogno di comunicare con bambini che parlano quella lingua e con cui, magari, vuoi fare amicizia, piuttosto che nella lezione “ex-cathedra”). Poi gli hanno anche fatto presente che nelle scuole ci si organizza gia’ da anni per aiutare gli stranieri che non parlano ancora l’italiano, magari portandoli fuori dalla classe solo per qualche ora alla settimana, approfittando della compresenza degli insegnanti o di mediatori culturali. Naturalmente tutto questo non si potrà piu’ fare con i tagli alla scuola ed il maestro unico!
    Ma ‘sta gente (leghisti, forzisti, ecc.) prima di straparlare, potrebbe almeno fare un giro nelle scuole o leggersi un bignamino di pedagogia?

  4. robbi dice:

    Ciao bella!
    un saluto a te e a tino…
    Francamente ti dirò che penso sia giusto far partire i bambini da più o meno un livello simile… d’altronde se io andassi a studiare in Francia, metti solo con l’università, dovrei comunque fare un test di verifica… cioè: sono in grado di seguire le lezioni in lingua francese al livello tal dei tali?
    Non penso che per questo si possa dire che i francesi siano razzisti verso gli italiani…
    Penso che tra i giornalisti e tutto queste chiacchere fuffose intorno alla riforma della scuola NESSUNO (nemmeno la mary stella) ci abbia capito veramente qualcosa… Io non ho letto il decreto e ammetto di essere politicamente prevenuta, però ad oggi non sarei in grado di dire se – in base a quello che c’è scritto – abbia ragione il governo o l’opposizione… Poi quando scopri che un innocuo decreto sulla sanità prevede la chiusura di X scuole, propendo a dare ragione all’opposizione….
    Comunque ritornando al problema delle classi ponte, non penso che sia un’idea del tutto balzana… ad esempio se fossero organizzate in forma di pre-corsi. Prima dell’inizio dell’anno scolastico un periodo di X giorni?mesi? per AIUTARE chi è straniero (e qui comprendo anche quelli di san marino, sia chiaro) ad imparare la lingua. In linea di massima più sono piccoli i bimbi più è facile che possano imparare… I problemi si complicano sicuramente quando aumenta la loro età…
    Quello che posso contestare è mettere gli stranieri tutti assieme. Mi sembra un controsenso in termini di integrazione
    Poi un bel test di ammissione a numero chiuso alla scuola pubblica (per italiani, veneti, lumbard e non), che ne dici lo proponiamo alla maria stella?
    Naturalmente assieme a sgravi fiscali per chi va alla privata!

  5. Pimpirulin dice:

    Capisco un test di ammissione all’unversita’, ma non quello per le elementari. Non sono un’esperta di pedagogia, ma sono convinta che un bambino in prima elementare ci metta molto meno ad imparare l’italiano insieme agli italiani che in una babele di lingue diverse. Oltre al fatto che una classe di soli stranieri non fa altro che creare un ghetto e impedisce la tanto nominata integrazione.
    Io abito nella “civilissima” Padova, ai miei tempi e’ stata inserita nella mia classe, la 5′ elementare, una ragazza nomade (non ricordo l’etnia). La maestra ci ha fatto fare un tema in dialetto che poi abbiamo condiviso. Me lo ricordo ancora! Eravamo cosi’ curiosi e felici di imparare parole in una lingua nuova!
    Credo sia questa la strada giusta.

I commenti sono chiusi.