La sensibilità del nonno

Dato che la marmitta è prolassata e oggi l’auto era in rianimazione dal meccanico, avendo io un appuntamento pomeridiano, mio suocero è venuto con me all’asilo della frolla per portarla a casa loro.

All’asilo, all’ora in cui vado a prendere la frolla, rimangono sempre pochi bimbi e tutte le volte che arriva un genitore loro si sporgono per capire se si tratta della loro mamma.

Quando arriva il genitore giusto li vedi che fanno sorrisi a 360 denti e quando invece è la mamma di qualcun altro si smorza un po’ di entusiasmo.

Mio suocero che si è votato alla missione di appianare i conflitti, far stare bene gli altri e trovare una parola buona per chiunque, che dia un senso ad ogni evento, anche il più catastrofico, in un grande quadro celeste, oggi ha dato il meglio di se.

Prima di tutto, con il suo vocione baritonale, mentre aspettavamo che la frollina venisse a noi e smettesse di saltare se ne è uscito con un “dai silvietta che adesso andiamo a prendere un dolcino al bar!” che ha ovviamente avviato la salivazione di tutti gli altri e li ha fatti sentire ancora più sfigati nel loro status di nanetti in attesa.

Ho provato a smorzare la sua favella ma tra che è sordo e tra che deve sempre per forza riparare al danno mettendogli pezze a colori, ha proseguito con un ridicolo: “ho detto dolcino? no, volevo dire andiamo a mangiare una pastina in brodo!” come se questo bastasse a disinteressare i pulcini che avevano pranzato da più di 2 ore e secondo me si sarebbero divorati un cinghialotto in agrodolce, se qualcuno glielo avesse presentato.

Poi, non contento, mentre rivestivamo la frolla ha dato il meglio di se’. E’ arrivato un bimbo piangente assai con la nonna. Piangeva proprio come un disperato. La nonna tentava di consolarlo e – soprattutto – farlo pensare ad altro. Io avevo già scelto la strada dell’indifferenza per non alimentare la sua disperazione ne’ coinvolgere quella pettegola della silvia, ma lui non ha potuto trattenersi.

Sempre con il suo tono PACATISSIMO e DISCRETISSIMO di voce ha cominciato a dire:

“senti frollina come piange il bimbo? si vede che si è fatto la bubba!” e in un afflato di santità si è fin avvicinato al piccolo piangitore e gli ha chiesto ” ma ti sei fatto tanto bubba?”.

Ogni volta che rincarava la dose e pronunciava la parola “bubba”, il piccolo Paolino piangeva più forte, con grande gioia della nonna e con la frollina che ripeteva anche lei “bimbo, bubba, bimbo, bubba” in un mefitico mantra.

Immaginerete bene cosa possa essere successo quando l’elefante suocero ha pronunciato la parola Mammma scandendola bene, come una coltellata che ti perfora il cuore.

Paolino sembrava indemoniato e a nulla valevano i miei consigli al suocero, affinchè si facesse gli affari suoi e tornasse al nostro cantuccio. Per un attimo ho immaginato la nonnetta, evidentemente affaticata dal dover gestire un bimbo isterico e anche affranta per il nipotastro, trasformarsi in Wonder Nonna e picchiare a sangue quel simpaticone dello suocero. Che uno squadrone di elefanti che ti passano sopra sono più leggeri.

4 commenti
  1. fra dice:

    Eheee i nonni…dei bambini con le rughe, che a volte vorresti strangolare. Però poi non se ne può fare a meno ;D
    Un bacio
    FRa

  2. Miriam dice:

    Ah! Ah! Ah! Mi ricorda mooolti degli “anziani” della mia famiglia 🙂
    Rido davanti al pc..sembro matta! 🙂
    Meno male che ci ridiamo su!
    Buona Giornata!
    Miriam

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