L’avvertimento

Dato che ho il cervello spappolato dai bacilli e una scarsissima voglia di applicarmi alla qualunque ma voglio lo stesso farvi gli auguri per il prossimo anno (personalmente sono estremamente felice di dire ciao  a un faticosissimo 2008!) vi lascio con un racconto che ho scritto quest’anno e che giace da troppo tempo in una cartella del mio computer.

A prestissimo

L’AVVERTIMENTO

Francesca Sanzo

“Signora Martinelli? Sta bene? E la bimba? L’ho vista anche ieri dalla finestra, come è cresciuta la sua bimba, glielo avevo detto io che era una femmina, tutti le dicevano – maschio, maschio – io invece ce lo dicevo che era femmina!” “buongiorno, signorina Pollastri”.  “Le posso offrire un caffè signora Martinelli che ci devo parlare?” ” va bene, ma è successo qualcosa?”.

La signora Martinelli ha appena portato la piccola Agnese dai nonni, per andare a lavorare. E dato che lei fa parte della schiera dei precariLiberoprofessionistiLavoratoriautonomi, lavora in casa. Abita all’ultimo piano di una palazzina di edilizia popolare, dove convivono proprietari che a suo tempo riscattarono la casa e inquilini dell’Ente. La signora Martinelli è proprietaria. La signorina Pollastri di nome fa Moira come la Orfei, ha più di 70 anni, il volto tondo e la pettinatura spumosa, in vero stile emiliano. Nel suo modesto appartamento con stufa a gas ci vive dal 1950 che era ancora una ragazzina e paga un canone mensile all’Ente ereditato dalla sua povera e scomparsa mamma. Si incontrano in una mattina che il cielo è grigio come il cemento armato la signora Martinelli e la signorina Pollastri. Sono sotto al voltone del Meloncello, al crocevia tra il portico dello Stadio e quello di San Luca e si stanno entrambe dirigendo verso il Bar Billi.  Non fanno caso alle suorine che – in fila ordinata – cominciano a salire di gran lena sotto il portico, verso il colle della Guardia; non fanno caso al loro Rosario, snocciolato come brustolini ad ogni stazione della Via Crucis. Non fanno nemmeno caso allo studente assonnato che si appresta a partire con poca voglia e molto coraggio, perché ha fatto un voto alla Madonna, le ha promesso che sarebbe andato a piedi se lei gli faceva passare Diritto civile. Che per votarsi alla Madonna di San Luca non serve mica essere cattolici eh? non serve mica andare in chiesa alla domenica, che la nostra Madonnina a noi ci protegge tutti, non sta a guardare le sottigliezze lei, vuole solo che se dici che cammini, poi cammini davvero, ti fai la salita, i gradini e alla fine entri anche in chiesa, così, tanto per farti vedere. Non fanno caso a niente la signorina Pollastri e la Martinelli. Vogliono solo entrare da Billi per la dose mattutina di caffè. Per riscaldarsi con il rumore delle tazzine e i discorsi FilosoficoCalcistici degli avventori. Perché al bar Billi fanno un caffè buonissimo e ti danno il bicchierino d’acqua per prepararti la bocca. Tu ci entri e ci credi ancora che Bologna è come la raccontano nelle antologie, che c’è ancora del buono e del bello e del verace nella nostra gente e in questa terra emiliana. Sono gli arredi, ma non solo. Sono le enormi sale, ma non solo. È il biliardo con le boccette sopra, ma non solo. Sono anche gli omarelli che si riuniscono qui per arringare sul Calcio, per discutere e per studiare le strategie future del Bologna. Tra una sigaretta, un bicchiere di vinoDiquelloBuono e un pacato tafferuglio nostrano. Che quando si mettono a litigare c’è come una calamita che li attrae fuori dal bar, fino in mezzo alla strada, in mezzo al traffico: una forza oscura che li divide in due falangi armate, pronte a combattere a suon di scatarroni e bestemmie. Entra al bar la Signora Martinelli, per tutti Giò.  Entra al bar la Moira, per tutti Signorina Pollastri del quarto piano, in compagnia della Vanda, barboncino bianco di anni 10 e molti guai. “Stavo giusto per ordinare un caffè” dice arresa all’evidenza della compagnia la signora Martinelli, “lei cosa prende?”  “un caffè, un caffè lungo anche per me!” risponde la Moira Pollastri, mentre Vanda tira in direzione di uno schnauzer che transita fuori dalla vetrina. “Mi dica” fa la giovane. “Allora, Signora Martinelli, mi scusi se le rubo tempo prezioso, ma ho bisogno di farle una confidenza; c’ha presente quei rumori? quei rumori che si sentono nel cuore della notte, quando i cristiani dormono che la mia povera Vanda si sveglia di soprassalto e comincia ad abbaiare come una matta?”

“si, più o meno ho presente” risponde Giò “e già, voi state all’ultimo piano, signora Martinelli, quindi non li sentite bene come noi altri dei piani sotto, ma le assicuro che sono roba da svegliare i morti della Certosa!” rincara la Moira, mentre a piccoli sorsi prende il suo caffè. “Ecco, io sto dando di matto!” continua, passandosi una mano sul rossetto che per via delle labbra secche dà alla Pollastri una sensazione come di vernice rappresa, “io sto dando di matto, perché noi siamo brava gente, io vivo nel palazzo da 60 anni e non sono mai capitate delle robe così. Adesso è sempre confusione, c’è sempre qualcosa di sporco e di rotto e in cortile fanno un casino, anche nel pomeriggio quando tutti dormono”. “Scusi, ma a cosa si riferisce?” chiede Giò, vuotando la bustina di zucchero nel caffè. “Lei sa che io faccio volontariato al centro anziani vero? Alla domenica e a volte anche al sabato vado a fare le crescentine al centro anziani io e quando c’è la festa dell’Unità, a settembre, vado sempre a dare una mano al Partito, a cucinare con le mie amiche del quartiere. Senza mai chiedere niente in cambio!” “Sì, signorina Pollastri, lo so, me lo ha raccontato. Ma cosa c’entra questo con il rumore?”
“No, è per dire che io sono una persona che si occupa degli altri, che ha un amore, un amore che non ci si crede per gli animali. Una persona che una volta un Primario del Sant’Orsola mi ha detto che potevo diventar mamma, io. Che a far la madre sono capaci tutte, ma di mamme, di quelle ce ne sono poche nel mondo e che io, ecco, io sarei potuta essere una mamma, se solo avessi voluto. Vede come sono con la Vanda? Mi basta un niente, un raffreddorino, una cosina da poco e io mi preoccupo. Mi viene un’angustia che solo alle persone buone gli viene un’angustia così!”  Il caffè è finito, Giò sa che dovrebbe essere al lavoro da un pezzo, ma la signorina Pollastri è una permalosa e allora, per consentire a sé e alla propria famiglia il mantenimento di una discreta pace condominiale, rimane in attesa della fine di questa storia e delle variazioni di un racconto che ha già sentito mille volte. “Un tempo a Bologna si stava bene, adesso non è mica più così. Adesso si ha paura anche ad andare in centro. Ci sono genti di tutte le razze e di tutti i colori che non sai neanche cosa dicono mentre tu passi! E non è mica per altro, solo che sta gente sono in troppi, vengono qua e ci vogliono prendere il lavoro e il lavoro non c’è e allora si mettono a rubare e c’è davvero da avere paura…”.  “Insomma, per tornare al rumore, io penso che siano quelli là, i russi che abitano di fianco a lei. Loro si svegliano sempre alle 5 e il rumore inizia proprio a quell’ora. Un tonfo che sembra debba svegliare tutti i santi del paradiso! E poi quei due figli che hanno… Li lasciano stare in cortile dalle 2 alle 4, quando la gente dorme. Ai miei tempi, non potevamo mica stare in cortile durante l’ora del silenzio eh? giù scapaccioni dalla mia povera mamma, se disturbavo durante quelle ore lì. E invece loro se ne fregano, li lasciano lì, con le loro biciclette che secondo me rigano anche le macchine parcheggiate, le NOSTRE macchine parcheggiate! Sono proprio dei maleducati quei russi lì, non lo faranno apposta, ma è un fatto: da quando sono arrivati loro è tutto più sporco, ci trovi le cartacce per le scale e urla a tutte le ore. È un fatto!” “Ma veramente a me non pare che siano più sporche le scale e francamente le trovo pure delle persone educate i nostri vicini ucraini, signorina”.”Suvvia Signora Martinelli, ora lei vuol essere gentile, ma con me mica deve far finta eh? e poi mica stiamo dicendo niente di male. Si fa per parlare, noi non siamo razzisti, i razzisti sono ben altri. Ce l’ho già detto che io faccio volontariato tutte le domeniche? No, perché adesso che non si pensi che io sono cattiva, ma non la vede come la tratto bene la mia povera Vanda, sempre pulita e profumata?”  “mi scusi signorina Pollastri, avrei un po’ fretta. Può arrivare al punto?”  “il punto è che la devono piantare questi qui di fare come se fossero a casa loro, che noi siamo poveri cristiani, brava gente che lavora e si sveglia presto anche noi! il punto è che mi sono stufata!” ” e allora?”  “e allora, cara Martinelli, io che sono una brava persona che almeno faccio qualcosa per il palazzo, come faceva la mia PoveraMammaPaceall’AnimaSua, ho preso dei provvedimenti. Ho telefonato all’Ente, tanto per incominciare. Per avvisarli che fan tutto questo sporco nel palazzo! e poi, ecco, ho anche – diciamo – dato un avvertimento. Che così capiscan che non si va in bicicletta nel cortile e che non si urla sguaiatamente e poi io non capisco nemmeno cosa dicono questi qui! metti caso che voglion far danno al palazzo, non si capisce neanche quello che dicono! E allora io, ecco…”  “Lei?”  La signora Martinelli ha appena pagato per tutte e due e si sta avviando all’uscita. Non ne può più, ma è anche preoccupata per il finale di questa storia, che puzza un bel po’ di tutte quelle cose che le danno la nausea, che le fanno rimpiangere gli anni a Londra, anche se poi – forse – non era tanto diverso. Che puzza di una Bologna nuova che affonda le radici nel vecchio, nel provinciale. Una Bologna che non ha imparato nulla. “Allora ci ho bucato le ruote della bici. Così, come avvertimento…”

5 commenti
  1. Graziella dice:

    Fantastico il tuo racconto e chissà quanti ne serberai nel tuo pc!
    E’ un pò che non ci narri del Condominio Bandiera….
    Un abbraccio e ristabilisciti presto per vivere alla grande il tuo 2009!

  2. Laura dice:

    Non ce la faccio adesso a leggere il racconto, i bacilli hanno colpito anche il mio piccolino, però me lo sono stampato e stasera me lo leggo. Un abbraccio grande a te, Frollina e Tino, tutti sull’attenti per l’inizio del 2009!!

Trackbacks & Pingbacks

  1. […] Quelli del bar storico, quelli di mio suocero, quelli che mi hanno ispirato anche altri due racconti: Scommesse e L’avvertimento. […]

I commenti sono chiusi.