Un nuotatore sarà un nuotatore per sempre

Io per tanti anni ho nuotato: facevo nuoto pinnato agonistico. Il nuoto era la cosa che amavo più di tutte, i miei compagni di squadra erano i migliori amici che potessi avere e tra allenamenti e gare, nel periodo dell’adolescenza, ho accumulate delle esperienze uniche, che mi fanno sentire una persona molto fortunata.

Il mio allenatore lo chiamavamo Pluma. Indossava sempre una maglietta arancione sul suo corpo di atleta e aveva un naso davvero ingombrante ma assolutamente simpatico e unico: come lui. Ci preservava dai rischi di vivere in un piccolo paese negli anni ottanta (quando l’eroina la si trovava sopra ogni panchina) insegnandoci la gioia dello sport come forma di rispetto per noi e gli altri.

Mi chiamava Gigiulona. Perché io cadevo ovunque, mi incartavo nelle situazioni più strane e non sapevo davvero come gestire il mio corpo che da un giorno all’altro sbocciò, passando da bambina a donna.

Gli leggevo i racconti ricchi di pathos che scrivevo e gli raccontavo le storie che erano nella mia testa: quando ci spostavamo sul pulmino per andare in giro per l’Italia a qualche gara, mi sedevo spesso accanto a lui e cantavo in giapponese. Mi inventavo una lingua assurda e producevo nenie lunghissime da suicidio, tanto che i miei compagni di squadra – più di una volta – mi hanno combinato scherzi pesantissimi per vendicarsi di questa mia odiosa pratica che era diventata – comunque – una sorta di rito.

Lui era un padre-amico per ognuno di noi: ci conosceva ed era empatico alle piccole differenze che fanno ogni persona speciale e sapeva tirarle fuori, sapeva sempre come farci sentire speciali. Anche quando non arrivavamo primi ad una gara o non ottenevamo il risultato sperato per noi o per la squadra, Pluma cercava sempre il buono dalla situazione e ci insegnava a lottare. Non per vincere ma per superare i nostri limiti, metterci alla prova e scoprire che la vasca di una piscina è un’ottima palestra per la vita futura.

Io ero una ragazzina ansiosa: prima delle gare mi veniva la caghetta e cominciavo a pensare che non ero all’altezza, che sarebbe successo un patatrac e che era meglio scappare su un altro pianeta, che così avrei fatto miglior figura.

Lui mi guardava con il suo viso dolce e allo stesso tempo combattivo e mi incitava a combattere. Mi diceva: “Gigiulona, smettila di essere insicura, pensa solo a dare il meglio di te, tutto il resto è cornice!”.

Quando ero giù per motivi amorosi o perché prendevo un brutto voto a scuola mi guardava e mi consolava con una bella pacca sulle spalle: ” quando diventerai una grande scrittrice – così mi diceva – tutto questo ti farà ridere! ogni problema sembra grandissimo o piccolino a seconda di dove lo guardi”.

Pluma era una persona importante.

Il 10 luglio 1992 – di mattina, una mattina calda di afa bolognese – mentre io discutevo, ignara,  il mio esame di maturità lui lottava con la morte. Era al fiume con i pulcini della piscina, quella piscina per cui aveva dato tanto e il suo fisico possente di atleta si trovò in una condizione molto particolare: lo punse un insetto e lo mandò in choc anafilattico. Morì in brevissimo tempo, sulla riva di quello stesso fiume dove si andava, tutti insieme a fare le feste d’estate, ad accendere falò e mangiare carne arrostita dopo aver fatto il bagno nella cascatella.

Non ho mai più avuto un insegnante del calibro di Pluma. Il mio cuore di diciottenne si è spezzato quando – sull’autobus che felice mi riportava a casa dal mio ultimo atto liceale – ho incontrato una compagna di squadra, in lacrime che mi ha detto cos’era successo.

Negli anni ho tentato di fare miei tutti i suoi insegnamenti, le sue risate e anche le sue sgridate: che un buon allenatore ti striglia quando ce n’è bisogno per poi tirare le somme di quanto accaduto.

Quando quest’estate, a causa della malattia, stavo sprofondando nel baratro nero della depressione, ho trovato la forza di riprendermi anche grazie ai suoi insegnamenti: perché un nuotatore è un nuotatore per sempre. Le sfide, le gare, i limiti da superare: certe sensazioni e queste esperienze non si dimenticano, nemmeno dopo tanti anni.

Ieri che mi è presa l’ansia e la caghetta per lo spettacolo che incombe e ho temuto di non farcela nemmeno a presentarmi, ho temuto che venga una schifezza e un mezzo disastro, ho ripensato a quando salivo sui blocchi di partenza, dopo aver infilato la mia monopinna e mi alzavo in piedi, pronta allo slancio del tuffo.

Accanto alla vasca, mentre il mio cuore batteva all’impazzata e credevo di morire dalla paura, c’era sempre lui.

Al fischio di partenza mi slanciavo in avanti, guardavo il suo sorriso, sentivo i suoi incitamenti “forza gigiulona, dai che ce la fai!!!!” e in un modo o nell’altro

comunque

andava

sempre

bene.

10 commenti
  1. Chiara dice:

    Io ho avuto la fortuna di incontrare una persona simile, la mia allenatrice di pattinaggio, Cinzia. Penso che anche lei meriti un post e lo scriverò nel prossimo futuro.

  2. Stefania dice:

    Ed è bello pensare che lui sarà seduto in prima fila ad assistere al tuo debutto in teatro “dai gigiulona tuffati e affronta la tua nuova avventura senza timori che già si intravede il bordo opposto”
    Chissà che nuotando nuotando non approdi anche in quel di MIlano!!
    Un abbraccio
    Stefania mamma di Vittoria

  3. M di MS dice:

    Sei stata fortunata ad incontrare una persona così. Ora che sono madre mi accade spesso di pensare che avrei avuto tanto bisogno di incontrare qualcuno (un maestro, un allenatore) che mi aiutasse a scoprire me stessa e a capire cosa volevo dalla vita. Invece, ho sprecato un sacco di tempo, molte cose sarebbero state diverse. Ma chi lo sa? Forse peggiori…

  4. supersponk dice:

    cara panz
    avercene di più di questi educatori che prendono sul serio il loro mestiere che in questo caso chiamerei proprio vocazione e fortunato chi li trova sulla propria strada

    comunque consolati, alla mia veneranda età anche a me viene la caghetta quando devo affrontare qualcosa di nuovo che mi ansia, l’importante è avere delle buone salviettine umidificate!!!

    ;p
    un bacione e un in bocca al lupo

  5. rita dice:

    CHE FANTASTICA DICHIARAZIONE D’AMORE…LUI NE SARà FELICE E SICURAMENTE SARà ORGOGLIOSO DI CHI SEI DIVENTATA 😀

  6. la coniglia dice:

    io spero che queste persone così care e così speciali ci osservino mentre la nostra vita continua, che apprezzino i risultati e che ci abbraccino quando ci coglie lo sconforto…Io so che queste persone continuano ad esistere, perchè sono dentro i nostri cuori…E così come pluma è dentro il tuo ora un pò lo è nel nostro, che lo abbiamo conosciuto con te!

  7. ba dice:

    pensa che ha insegnato anche a me per un pò, mi scelse dalla vasca dei piccoli per provar a farmi fare delle gare, ma io non me la sono sentita (non son mai stata competitiva) ma lo ricordo con tanto affetto, e ricordo anche l’articolo sul carlino, il giorno dopo la tragedia al fiume.

  8. La Lena dice:

    E quell’odore di cloro… quanti ricordi ti fa salire in un attimo: ieri sera ho iscritto le bimbe ai corsi Uisp e c’è stato il solito effetto-piscina che mi dimentico sempre e non sbiadisce mai. Anzi, mi sa che si trasmette geneticamente. Grazie di averlo raccontato così bene. Domani siamo tutti con te!!!

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  1. […] anni, al primo amore struggente e nuovo e pieno di cose che non conosci e ti rimescola il cuore, a quell’uomo dal nasone e la maglietta arancione a cui volevi bene come a un padre e un giorno c’era, il giorno dopo il Destino lo aveva […]

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