Si può sempre tirare l’acqua

Un anno fa mi era appena venuto fuori l’asma. Mia figlia era malata un giorno si e l’altro pure, non cresceva di un grammo da mesi e io ero un po’ preoccupata, per lei e per me che rantolavo ogni passo. Un anno fa avevo perso TUTTI i lavori che mi avevano fatto scegliere di aprire una partita iva e di pagare delle tasse assolutamente sovrastimate per la mia condizione e mi sentivo una completa fallita.
Mi sembrava di avere sbagliato tutto professionalmente ed ero convinta che a niente sarebbero volti i miei sforzi per rientrare in un Mercato del Lavoro che evidentemente non mi voleva.
Mi adattavo a mia suocera e mi adattavo a sentirmi una che a 34 anni, invece di andare avanti, stava paurosamente tornando indietro.

Nove mesi fa oltre all’asma sono cominciati i problemi alla pelle: all’inizio pensavo si trattasse della puntura di qualche insetto che aveva fatto infezione e poi mi sono resa conto che ogni sera – puntuale come la morte verso le 6 del pomeriggio – si faceva viva l’orticaria. Non avevo alcun lavoro, avevo tentato di avvicinarmi ad un’attività che non mi si addiceva per niente avendo un esito tragico e per fare la spesa dovevo chiedere i soldi al non marito. Casa nostra era distrutta – un cantiere in rifacimento – e abitavamo accampati in una stanza dell’appartamento di mia mamma. Noi e migliaia di scatoloni polverosi.
Frollina chiamava la nonna “mamma” e a me non degnava nemmeno di uno sguardo, come se fossi trasparente.
Io bollivo di una rabbia antica e i pomfi dell’orticaria, ogni giorno, si moltiplicavano.

Una mattina mi sono svegliata e come il pop corn ha cominciato a scoppiarmi la pelle, sulle mani: piccole bolle – simili a vesciche – hanno cominciato a rompersi per lasciare il posto a piaghe rosse e in rilievo.
E’ andata avanti così per tutta l’estate.
Nessuno – inizialmente – capiva cosa avevo e ognuno diceva la sua, intanto io mi grattavo, grattavo.

A settembre quando mi hanno ricoverato erano 3 mesi che non lavoravo per niente e le mie gambe e le mie braccia erano state completamente mangiate dal lichen. L’orticaria, certe notti, era talmente fastidiosa che non riuscivo nemmeno a muovere le braccia.
Una mattina mi sono svegliata e sembravo un rospo: un pomfo di orticaria mi aveva gonfiato le palpebre e mi faceva talmente male la testa che non sono riuscita a uscire dal letto e abbracciare mia figlia.

Un giorno sono dovuta andare in centro. Mi sembrava che tutti mi guardassero schifata, che notassero le mie mani e mi ero convinta che in autobus, un’anziana signora si fosse allontanata riconoscendo nella mia malattia uno dei sintomi dell’aids.

Piangevo spesso
Bestemmiavo spesso
Ero piena stracolma di rabbia e odio

Mi sentivo una persona finita

In una sera d’estate ho chiuso il blog e mi sono messa a scrivere un libro. Di sera, di notte.
In una sera d’autunno ho telefonato al mio psicologo e ho intrapreso un percorso per salvarmi.

Sono andata da lui, la prima volta e ho capito subito che era la persona giusta. Non so nemmeno perché. Ho cominciato a piangere e parlare e a piangere e parlare e a grattare e piangere e parlare e grattare.

Una settimana dopo ci sono tornata e piangevo già un poco meno.

Avevamo abolito gli specchi a casa nostra perché io non riuscivo a tollerare la mia immagine: mi sentivo un serpente schifoso.
Non si faceva l’amore perché non ne avevo la forza e la sola idea di essere toccata mi faceva paura: quanto avrei sofferto per una carezza? Avevo un’orticaria molto forte, tanto che mi bastava stare seduta per 10 minuti che il sedere si riempiva di bugni.
Così quando dormivo. Dovevo decidere se “sacrificare” la schiena o la pancia.

Poi un giorno mi ha visitato il Super Luminare e quel giorno, quando mi ha detto che dovevo fare anche una biopsia, io ho pensato che non lo sapevo davvero cosa avevo e che forse poteva essere anche qualcosa di brutto. Quel giorno lì, ve l’ho già detto, io mi sono partorita

Dopo è stato dolore e sofferenza e lotta
ma sono rinata
piano piano

passando attraverso molte cose

prima di tutto mi sono ripresa in mano la mia vita interiore, facendo pace con il passato e accettando la malattia come parte della vita
poi
mi sono ripresa i miei sogni

i miei progetti

A fanculo tutti gli ottusi personaggi che hanno popolato la mia carriera professionale
A fanculo lavori che non mi identificano per niente

se proprio devo essere povera, voglio esserlo a modo mio: sognando.

Ho ricominciato a scrivere e a ridere
Ho ricominciato a buttarmi in mille avventure che mi appassionavano, senza sapere dove avrebbero portato

Ho accettato molte sfide. Alcune sono andate bene, altre male.
Ma prima di tutto ho accettato me stessa
in quel momento il mondo ha ricominciato a produrre suoni
e io l’ho ascoltato

ho accettato di essere debole e fragile e che la mia vita di madre fosse iniziata con una depressione post parto che non avevo voluto vedere, nell’ansia di sembrare sempre granitica

ho accettato il fallimento della mia scelta lavorativa
ma ho anche pensato che uno non è fallito fin quando non smette di scegliere e sognare

oggi io sono una persona felice
non so nulla del futuro e non mi interessa saperlo
ma faccio tante cose che mi piacciono, ci provo e mi metto in gioco.
con i calzini spaiati

che è un modo per dire che non cerco di sembrare migliore di quello che sono ma dò il meglio per migliorarmi sempre
una sottile differenza che ha reso la mia vita una vita di qualità

non lo sto raccontando per fare la sborona
ma perché so che la mia situazione è molto comune a tante donne e anche a tanti uomini.
una storia banale di per se’
e che io quando ero immersa nella cacca
sono stata salvata
anche da chi ha avuto il coraggio di accettare che a volte la vita viene sommersa dalla cacca
ma poi
si può
sempre
tirare l’acqua

21 commenti
  1. madamefall dice:

    e che la cacca è qualcosa che va via anche, che non siamo noi cacca.
    Un abbraccio e complimenti:)

  2. elena dice:

    ma brava ma brava ma brava !
    se domani i due piccoli tiranni influenzati che mi tormentano da dieci giorni me lo permettono ti ascolterò dal vivo su radio due.
    un bacio
    elena – Rovereto – Trento

  3. veve dice:

    che dire? GRANDISSIMA!!! STANDING OVATION, e soprattutto un grosso GRAZIE per aver voluto regalare a noi tutto questo. un bacio

  4. la coniglia dice:

    Sapere la tua esperienza è un modo meraviglioso per riuscire a vivere meglio la propria vita…e il tuo regalarci questa esperienza è veramente importante…Ho cercato le frequenze di radio due, sono pronta ad ascoltarti amica mia!!!La Sardegna tifa per te!

  5. Giulio dice:

    Bellissimo.
    Penso che ognuno di noi debba investire su se stesso e lavorare su se stesso.
    Piu` che lo psicologo, trovo di enorme aiuto fare workshop incentrati sul proprio problema con un terapeuta.
    Qui in Olanda si ha diritto ad un corso all’anno spendibile per migliorare la propria professionalita`…e sono favoriti workshop sulle proprie emotivita` e problematiche.
    E` circa un anno che vado una volta al mese as Utrecht per un workshop di un’ora e il mio carattere e la mia persona in toto sono notevolmente cambiati.
    L’asma mi e` venuta quando mio padre, quando ero piccolo, e` sparito all’improvviso. Adesso sto facendo un workshop sul tema. Di proposito mi hanno messo un terapeuta che, come eta`, potrebbe essere mio padre. Sono piu` che convinto che finito questo workshop la mia asma andra` via.
    Un abbraccio,
    Giulio

  6. Sabrina dice:

    Scusa, ti ho sempre continuato a seguire silenziosa… Molte volte ho iniziato a scriverti e tutto mi sembrava inopportuno. Sono veramente contenta per te. Ti abbraccio

  7. gaia dice:

    francesca,
    che bel post. complimenti per la tua forza e il tuo coraggio: ti ammiro tanto.
    e grazie per aver condiviso una parte tanto faticosa della tua vita
    un abbraccio,
    gaia

  8. Luciana dice:

    stamattina ho potuto sentire solo l’incipit della trasmissione in radio e poi sono dovuta uscire…. mi è tornato però alla mente il sogno che avevo fatto proprio la notte appena trascorsa….la cacca! ebbene sì, guarda un pò la combinazione!
    poi ho ragionato, ho analizzato, ho sfogliato un libro sull’interpretazione dei sogni e… dall’angoscia di questo momento di cacca della mia vita sono passata all’ottimismo, al sorriso…. sognare la cacca “porta bene” (letame e letizia hanno la stessa radice!), simboleggia liberazione dall’oppressione, dalla negatività….
    ed allora…non vorrei sembrare volgare, ma auguro a tutti coloro che stanno percorrendo strade tortuose e dissestate di sognare cacca e di rinascere a nuova vita!
    i bisogni tolgono all’uomo la libertà di scegliere….: io invece, a tutti i costi, voglio mantenere integra la mia libertà, la mia volontà, la mia capacità di sognare …anche se mi manca il pane!!!
    grazie x questo spazio…

  9. annalisa dice:

    Quello che ho appena letto è stupendo.

    Ti ho sentito oggi in radio,…mi ha fatto molto ridere la storia delle mamme talebane.
    Viola è nata a gennaio ed io ero una mamma assolutamente impreparata e spaventata,…continuavo a ripetermi nelle tasta. body, ghettine, tutina…. non avevo la piu’ pallida idea di cosa fossero e in che ordine andassero montati.
    Che rabbia le mamme Talebane, felici, pronte, oggiornate e preparate con le loro belle riviste dispensa consigli (per gl’acquisti per lo piu’). Io non ero ne pronta ne preparata ma oggi ch’è gia passato una anno posso dire di essere felice.
    In Bocca al lupo

  10. Serena dice:

    Grazie Francesca per averci voluto raccontare questo bel pezzo di vita personale. Una volta un’amica romana per incoraggiarmi mi ha detto: “vai così, de’ forza e de’ carattere!” e mi sembra che tu stia andando alla grande ;o)
    Saluti da Stoccolma.

  11. Emanuela dice:

    cara panz., so che sto scrivendo un commento impopolare percò mi va cmq di dire quello che penso.
    ti leggo da tempo, più o meno dalla nascita della Frollina anche se molto raramente (quasi mai!!) ho commentato….
    Ti considero un donna in gamba e ti meriti la serenità e la felicità che stai vivendo in questo periodo….
    io però ti preferivo prima sai??!!!
    non so..sarà una mia impressione ma i tuoi post sono cambiati, un pò da maestrina con la penna rossa per intenderci….
    mi piacevi di più prima..quando eri una come tante, un pò meno “sborona” come dici tu…
    ora non so quando leggo i tuoi post ci trovo sempre un non so che…un senso di “ecco io ce l’ho fatta, io sono rinata, io mi sono reinventata, io vivo con 2000 euro al mese ma sono in grado di andare avanti, io ho saputo trasformare il blog in un “lavoro”, io scrivo, io..io..io…”
    leggo tanti riferimenti..i miei articoli, il mio spettacolo teatrale, io in radio…venite ad ascoltarmi, a vedermi, a leggermi….
    spero di non averti offesa con questo mio commento….è solo una mia impressione!
    in bocca al lupo per tutto

  12. Maria Angela dice:

    un bel post.
    mi piacciono le storie in cui la protagonista si dice ‘sono così e mi vado bene e posso farcela!’
    quanno ce vo’, ce vo’!
    ciao
    MAQ

  13. adele dice:

    Ciao Emanuela, è bello leggere una critica così garbata. Credo di capire cosa intendi ma penso che quando uno si tira fuori da situazioni pesanti sia inevitabile una certa enfasi nel sottolinearlo con orgoglio. E per come conosco Panz posso assicurarti che non è questione di narcisismo quanto piuttosto di confortare tutti quelli che sono nella stessa situazione 🙂

  14. panz dice:

    @adele: grazie per avere perorato la mia causa.
    @emanuela: mi spiace che tu abbia avuto questa sensazione. nell’ultima settimana mi sono capitate delle cose extra-ordinarie e non avrei potuto tacerle, così come non avrei potuto tacere la voglia di promuovere lo spettacolo che ho scritto. in fondo sono soddisfazioni dopo un lungo periodo faticoso.
    io ora sono diversa e mi piace raccontare che ce l’ho fatta a smettere di darmi della merda e a credere un poco di più in me stessa
    se questo vuol dire fare la sborona, ben venga, almeno per la mia sanità mentale.

    non ho pretesa di giudicare, indottrinare nessuno però credo che dire che si può anche essere imperfetti, sbagliati e brutti e poi rinascere serva a molti e lo faccio con l’orgoglio di chi si è fatto il culo per accettarsi.
    grazie comunque per il tuo parere su cui in ogni caso rifletterò volentieri

  15. rita dice:

    quando si tocca il fondo della propria vita, quando sembra che la fine è vicina poi in lontananza appare uno spiraglio di luce, allora si capisce il vero senso della felicità, mi sono un pò rispecchiata nella tua storia e sono dalla tua parte. quando ce l’hai fatta, raccontarlo serve a metabolizzare il dolore e a spronare chi pensa di non farcela

  16. mominthecity dice:

    cara panz, mi ha emozionato il tuo racconto, così sincero e aperto, così vero. Da a tutte noi qualche spunto di riflessione in più. Sono convinta che prima di risalire si debba toccare il fondo, a me è sempre capitato così. Perciò ti auguro buona fortuna e tutto il meglio del mondo.

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