Giornate migliori grazie alla signora Coriandoli

La signora Coriandoli, alias il mio postino, mi ha cambiato le mattine di lavoro. Mentre prima – diciamoci la verità – alzarmi dal pc per andare ad aprire al portalettere era sempre una piccola e molesta distrazione al lavoro, ora sono felice quando sento lo scampanellio festoso di Coriandoli.

Lui sembra uscito da un racconto di Stefano Benni: c’ha un accento bello pastoso emiliano e un portamento che si sghignazza solo a incontrarlo per strada. Non parliamo poi di questa sua caratteristica di essere sempre un po’ fuori tempo che rende ogni dialogo ai confini del surreale.

Mi piace un casino.

Alla mattina lui suona il campanello.

Io vado a rispondere e lui mi ringrazia amichevolmente, mi augura il buon giorno. A volte, visto che mi sembra che abbia bisogno di dirmi qualcosa nel citofono, gli chiedo se c’è qualcosa per me, lui – invece di rispondere direttamente – mi chiede:

“ma perché, aspettavi qualcuosa?” e da questa domanda si innesca un dialogo infinito in cui io tento di portare chiarezza  e lucidità alla discussione e lui mi risponde con altre domande.  

Finisce sempre che ci incartiamo su noi stessi fin quando io non liquido il tutto con un ciao, torno al lavoro senza avere la certezza che non sia arrivata una raccomandata e io gli abbia detto che non mi interessa. Cioè, quando passa di qua la signora Coriandoli con il suo motorino, è come se sbarcassero quattro marziani sotto al Condominio e mi ritrovassi a dover interpretare una realtà che non conosco.

Lui lamenta che nel palazzo nessuno gli apra tranne la sottoscritta. Me lo dice sempre, ogni volta che mi incontra per strada. Vorrebbe una chiave per il portone e io gliela darei pure se non sapessi che questo potrebbe scatenare le ansie di tutto il vicinato e che potrei venire perseguitata dal fantasma della Magda – che sono certa continua ad aggirarsi per le cantine! – per il resto dei miei giorni.

Io gli dico di avere fede, tanto dove vuoi che vada, gli dico, e quando alla mattina – mettiamo per lavoro –  mi assento, finisce che mi sento sempre un po’ in colpa. 

Lui ha scoperto dello spettacolo perché ho messo una locandina anche dalla fornaia e – raccontato da lei – per alcuni giorni è entrato dicendo che aveva questo obiettivo di ricordarsi in che portone abitavo perché era certo di conoscermi. Il punto è che lui mi chiama sempre con il cognome del non marito e perciò non faceva bene mente locale.

Ha capito che ero io il giorno stesso dello spettacolo.  Per caso ci siamo incontrati nelle scale e mi ha fatto una gran festa, un tripudio di complimenti e consigli per questa neonata attività di teatrante che io me lo sono portata nel cuore, quella sera, il mio postino.

L’altro giorno sono andata a Firenze e non ero in casa durante la sua visita abituale. Ci ha tenuto molto a raccontarmi le peripezie per entrare e che è dovuto tornare due volte poi, per finire, come a sancire il rapporto speciale che ci lega mi ha chiesto:

“Sono poi andate bene le letterine che ti ho lasciato???”

Come se fossimo a ristorante, lui mi stava chiedendo se avevo gradito il servizio. Avrei voluto rispondergli che si, per lo più andavano bene solo che quella della banca mancava un po’ di sale e la frollina non era stata molto contenta.

Invece ho riso, felice di questo personaggio piovutomi nel quartiere così, per un dono miracoloso del cielo. Lui è uno che se prendi una multa ci rimane male e allora ti assiste nell’apertura della busta e ti consiglia sui semafori controllati elettronicamente di tutta la città. E’ uno che ti racconta che ha fatto tardi la sera prima o che ha male a un ginocchio perché ha giocato a calcietto. Si vede che ama il suo lavoro la signora Coriandoli perché lo fa con amore e ci tiene a sapere se hai ricevuto tutto o se qualcosa ti è giunto in casa spiegazzato.

Non teme i colpi di sventura e anche quando piove a catinelle e lui arriva nell’antrone come un pulcino bagnato, ha una parola gentile per tutti e sorride a bocca intera. Solo ieri l’ho trovato un po’ acciaccato il poveretto.

Ieri la signora Coriandoli ha suonato, sono andata al citofono e ho chiesto “chi è??”. Dall’altra parte ho sentito gracchiare e un silenzio muto di tomba. Ho riformulato la domanda. Non mi sarà mica inciampato nelle scale, ho pensato.

Poi un flebile e rauco suono è uscito dalla cornetta.

Una vocina muta e romagnola che tentava, nell’ultimo afflato di forza, di farsi sentire.

“Hai la raucedine!” ho detto io, per dimostrarmi empatica con lui.

“Non ho proprio voce, altro che raucedine, sono muto come un pesce…boia d’un mondo!!!!” ha risposto lui.

Si sentiva che era seccato. Niente voce, niente dialoghi surreali con il quartiere.

5 commenti
  1. Mammafelice dice:

    Ti invidio! Il nostro postino è una cacca umana, e proprio oggi ci ho fatto una litigata per le scale, perchè non si degna mai di venirmi incontro (che non posso lasciare la bambina da sola) ed è pure tanto maleducato… grrr!

  2. andrea dice:

    Mi è accaduto ieri;
    due chiacchere simpatiche con un tale che mi ha chiamato per un annuncio d’affitto di un ufficio.
    ma allora si può vivere lieti anche nella nostra ‘giungla’??

    ciao e grazie

    andrea

  3. mominthecity dice:

    che piacere leggere di questi momenti, io il mio non l’ho mai visto, sarà che c’è il custode, sarà che lavoro fuori casa, sarà che pare ci siano sempre persone diverse …
    ci sono cose per cui vivere in una piccola città mi manca (sono bergamasca d’origine, milanese d’adozione), besos e notte

Trackbacks & Pingbacks

  1. […] saranno tanti personaggi di questo blog. Non l’ho detto alla Signora Coriandoli che mi porta alla posta, ma Tino verrà con la cassetta dell’uomo attrezzo, frollina […]

I commenti sono chiusi.