Passeggiando in bicicletta

Siamo andati da Decathlon e per una cifra abbordabile abbiamo revisionato le nostre biciclette e ci hanno pure montato il seggiolino per la frollina dietro.  Era dall’anno scorso che questo seggiolino attendeva giusta sorte e era da quasi 4 anni che non mettevo piede su una bicicletta. Prima l’inverno poi la gravidanza e poi il primo anno di frollina che era piccola. L’anno scorso – quando con entusiasmo avrei voluto scarozzarmela in giro – la malattia mi ha impedito di farlo: andare in bici quando hai le chiappe in fiamme a causa dell’orticaria non è esattamente invitante.

Ieri abbiamo quindi inaugurato questo nuovo mezzo di trasporto e l’ho accompagnata al nido in bicicletta. Lei sembrava veramente contenta, non ha patito per nulla la novità e anzi – non era tanto dell’idea di smontare dalla sella. Io temevo che mi sarei ingigionata parecchio nelle manovre di salita e discesa e invece è filato tutto liscissimo. Non è più come quando ero piccola io che i bambini venivano sistemati alla bellaemeglio su seggiolini barcollanti e le mamme dovevano gestire un alto numero di problematiche.

I seggiolini di oggi non solo sono provvisti dei più moderni comfort (appoggio per le braccia e sospensioni anticulata) ma sono anche molto stabili e grazie alle cinture per piedi e corpo inguainano il bimbo che è una meraviglia!
Ero felice in bicicletta.

Mi è sempre piaciuto come mezzo di trasporto.

Mi piaceva da matti quando ero bambina e io stavo dietro mia mamma e mio fratello seduto davanti. Il fatto di essere io quella che sedeva sul portapacchi mi faceva sentire incredibilmente grande e ricordo ancora con gioia i nostri spostamenti per la città. Mia mamma allora aveva forse vent’anni e pedalava veloce raccontandoci favole mentre scoprivamo il mondo a una velocità intermedia, sentivamo l’aria sulle braccia e salutavamo i cagnolini nei parchi.

Mi piaceva quando abitavo al paesello e ogni sera – d’estate – me ne uscivo con la mountain bike e mi infilavo lungo il fiume a pedalare tra le mie colline, in mezzo a quella che chiamavo “la valle giurassica” per via dei fossili e dei calanchi e delle concrezioni rocciose incantate e ferme a molto tempo prima che noi abitassimo la Terra.

Mi piaceva anche prima quando la bici si chiamava Camilla: avevo 13 anni e con l’uniposca ci avevo scritto sopra il nome del ragazzino di cui mi ero invaghita, solo non quello vero che se no tutti lo scoprivano. Ci avevo scritto “Cuore di panna” per via di quella pubblicità melensa che mi faceva sognare del cornetto Algida, quella degli anni 80 che poi, a dire il vero, non ci sono mai più state pubblicità così belle.  Lo chiamavo così il mio amore maraglio dei 13 anni. Tutte le sere, dopo cena, prendevo la bici e mi infilavo nella via delle lucciole che era profumosa di ginestra estiva e illuminata da tante piccole luccioline che ballavano e speravo di incontrarlo. Cantavo ossessivamente la canzoncina del cuore di panna mentre pedalavo-  anche stando in piedi – e se lo vedevo fuori dalla sua casa e mi salutava, il cuore mi faceva un balzo nel petto e rimanevo felice fino al giorno successivo.

Mi piaceva andare in bicicletta quando mi sono inurbata: l’idea di attraversare Tortellinicity su due ruote, con la più totale autonomia da autobus o corriere, ecco mi faceva sentire davvero potente. Pedalavo per ogni dove e arrivavo con la bici ovunque.  Avevo vent’anni e spesso tornavo a casa a notte fonda con la mia mountain bike acquistata smontata per risparmiare.

Lei è stata una compagna fidatissima. Mi portava all’università e al lavoro e se pioveva mi infangavo tutta perché non c’aveva i parafanghi, ma tanto Tortellinicity c’ha i portici e confidavo in quelli.

La bicicletta.

Me la sono portata dietro quando sono andata a vivere con la coinqui e mi faceva sentire così bene sapere che io c’avevo lei, la fida compagna a costi zero.

La bicicletta.

Se ero triste saltavo in sella e me ne andavo a zonzo per il mondo con il walkman e la bici. Cantavo a squarciagola che sembravo pazza e se era estate mi vestivo a volte troppo discinta che a andare in giro tutti quanti mi vedevano le tette perché su quelle bici come la mountain bike devi stare tutta un po’ piegata in avanti.

Poi la vita mi ha portato in luoghi dove la mia bici non poteva arrivare, sono tornata a Bologna che lavoravo a Modena e poi quando finalmente anche la professione si è inurbata, andarci in bicicletta mi faceva troppa fatica.

Perché diciamolo: a trent’anni si diventa un po’ fighetti e non si è più tanto disposti ad arrivare sudati e puzzoni al lavoro o a sfidare la pioggia ogni giorno dell’anno. Meglio sfidarla su uno scooter. C’ha sempre due ruote, ti bagni comunque ma almeno non ti puzza l’ascella.

Oggi ho di nuovo una bicicletta. Ci posso andare in centro o ai giardinetti con frollina. Possiamo parlare mentre pedalo, posso sentirla cantare le sue canzoncine di dueenne o raccontare che la sua nuova pecora peluche si chiama gatto e se le dico che no, quella è una pecora, sentirla rispondere che si, lo sa che è una pecora ma si chiama gatto lo stesso.

In fondo lei è una bimba ma noi la chiamiamo silvia

Logica che non fa una piega

soprattutto in giornate piene di sole mentre pedalo incontro al mondo.

8 commenti
  1. gio' dice:

    Brava!!! io sono una super-fans della bici! vado sempre e solo in bici con ogni clima e stagione e non c’è nessun altro mezzo di trasporto che ti dia la stessa sensazione di libertà! Poi con l’abitudine non si suda nemmeno più… io ci sono andata anche a matrimoni!
    … e i bimbi non possono che adorarle le biciclette: capiscono subito che sono mooolto più simpatiche delle macchine o altro.
    Buona primavera a tutti i ciclisti!

  2. tanaka dice:

    Evviva la bici! Economica, ecologica e poetica! E’ l’unico mezzo di trasporto che ho qui nella mia nuova città, che fortunatamente ha tante belle piste ciclabili per portarmi ovunque voglio. E con questo post mi hai ricordato che anch’io e la mia amichetta del cuore, ai tempi delle medie, facevamo eterni giri in bici passando “casualmente” davanti alle case dei ragazzi che ci piacevano… ^^

  3. miciapallina dice:

    Che poi, la vita in bicicletta è più bella!
    A roma però non la posso più usare…. ecco, questo è il “di Roma” che davvero non amo!
    un nasinasi ronronante a te e una strofinatina di naso anche alla frollina.

    miciapallina (che ti segue sempre e non commenta mai)

  4. Chiaretta dice:

    A proposito del dialogo con la Silvia, se le cose sono andate come hai detto, la piccina si conferma di ottima fattura. D’altra parte la mela non cade lontana dall’albero! Complimenti anche da Andrea.
    E viva la bici!

  5. lorenza dice:

    la bici è il miglior modo per andare in giro in città. Quelli che ci abitano l’hanno capito da tempo. Quelli che l’amministrano, continuano a costruire parcheggi… E comunque sì, anch’io ho tirato fuori la bici che da novembre non avevo più avuto il coraggio di prenderla…

  6. Francesca dice:

    Mi hai fatto tornare in mente “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”!! Che malinconia! Bacio

  7. Alu dice:

    Ciao!! Anche io adoro la bicicletta, la uso tutti i giorni da ormai 4 anni e ho anche venduto l’auto tempo fa perchè ormai non la usavo più!! E’ tutto un’altro modo di vivere, uno stile davvero molto piacevole. Spero che siano sempre di più le persone che faranno questa scelta!!!

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