Di noi tre e altre storie

La bicicletta conferisce davvero un grande senso di libertà alle mie giornate: oggi sono stata in centro e girare senza bisogno di autobus è stato assolutamente piacevole. Mi sembrava davvero di essere ripiombata indietro nel tempo, a 7/8 anni fa, quando la bici era il mio unico mezzo di locomozione.

La frollina ha imparato a fare molte cose, seduta sul suo sellino, si diverte a canticchiare ma le piace molto anche – prima di metterci in sella – spingere la ruota dietro per qualche metro: la fa sentire importante e necessaria. Purtroppo la ragazza è davvero in quella fase che Slim chiama “i terribili due anni” e ogni tanto si impunta su delle cose incredibili e monta delle scenette degne di un drammone televisivo. Io quando capita non so mai bene come comportarmi perché se uso la voce ferma non serve, se grido non serve, se minaccio non serve. E l’unico effetto che produco, prima di tutto su me stessa, è quello di sentirmi una madre snaturata agli occhi degli altri.

Perché davvero, quando certe pantomime capitano in pubblico, non è mai facile mantenere il sangue freddo e il polso della situazione.

Quando poi la nuvola nera che si addensa sui suoi pensieri evapora, torna la bambina dolce e carina e buffa di sempre e sembra quasi impossibile pensarla indemoniata come poco prima. 

Tino sta lavorando come un matto. Fa un sacco di cose, in ufficio e anche a casa, così spesso è stanco. Scambia i nostri cellulari e quando io lo chiamo per avvertirlo e vede sopra lampeggiare il suo nome rimane atterrito, come se lo stesse chiamando un fantasma.

Entra in autostrada e si accorge solo mentre ha già superato il casello che non ha una lira in tasca: nemmeno un centesimo.

Mi chiama e mi dice che è in autostrada e non sa come uscire.

Provo a spiegargli che probabilmente c’hanno il bancomat all’uscita ma non si fida. Sta tornando dal lavoro, dovrebbe uscire all’ultima di Bologna ma si convince che il metodo migliore sia:

rimanere in autostrada fino al primo autogrill (già fuori dalla città) per prelevare

uscire a Modena Sud

tornare indietro.

Sono queste le cose che mi dimostrano quanto è stressato: certe idee gli vengono solo quando ha il cervello completamente fritto.

Io tutto sommato sto benone: è un periodo ricco ed intenso e non mi posso affatto lamentare. Ogni giorno mi rendo conto di quanto sono serena perché riesco ad affrontare la vita con grande lucidità e anche di fronte agli inghippi mantengo distanza dalle cose e non mi faccio ingastrire dai piccoli imprevisti di ogni giorno o dalla cattiveria delle persone.

Mia suocera da gennaio è praticamente sparita. Si è fatta tutto un suo film nella testa secondo il quale io sono la cattiva, quella che non è una brava madre e oltre a non crescere bene la nipote ha pure irretito il figlio e non mi vuole più vedere. Il bello è che con questo giochino suo (assolutamente autogiocato) non viene nemmeno più a trovare la frollina. E’ molto triste perché sta male per delle cose non dette che lei dà per implicite e che partono solo da delle sue paure e costrutti mentali e filtra la realtà attraverso le sue paranoie che nascono ben prima di me.

Ma ha settant’anni e forse non c’è più niente da fare. 

Io pedalo nella vita e nella primavera. Ieri abbiamo inaugurato la stagione dei giardinetti. Si stava così bene. C’erano un sacco di bambini e c’erano un sacco di fiorellini nuovi sugli alberi. In cima alla collina, ad un certo punto, sono arrivati anche due teatranti: lui con la chitarra, lei vestita da cartellone dipinto.

Un cantastorie e le sue storie.

Hanno fatto questo spettacolo, molto carino e pieno di sottosensi e di rimandi alla tradizione del cantastorie e i bambini li guardavano estasiati (anche se capivano poco) e anche gli adulti erano rapiti da questo inusuale spettacolo da giardinetti. 

Ho pensato che la crisi sta portando tante cose brutte ma porterà anche delle cose belle, che la gente ha bisogno di tornare all’essenziale e – secondo me – anche le forme artistiche lo faranno e tutti avranno voglia di piccoli mondi, piccole rappresentazioni, piccole storie normali.

Oggi ho conosciuto una donna che da 20 anni lavorava in una casa editrice e poi, all’età di 45 anni le hanno dato il benservito. Con un figlio e un marito. Questa donna ha saputo rimboccarsi le mani e si è iscritta ad un corso di assistente sanitario e ha cominciato a lavorare negli ospedali. Di notte.

Per anni si è occupata di editing

poi

ha cominciato a pulire pavimenti, cambiare letti e svuotare pappagalli.

Secondo me sono queste le storie che fanno grandi le donne. Che non sanno unirsi, che troppo spesso si fanno prendere dall’invidia e mordono alle caviglie le altre donne quando hanno paura e si sentono minacciate, ma che sanno anche tirare fuori le palle e lo fanno con una dignità femminile che mi fa venire in mente certe descrizioni omeriche di Penelope che tiene testa ai Proci che le hanno invaso la casa.

11 commenti
  1. Silvia dice:

    Una lettura ricca stasera… grazie!

    (ah, si, a due anni ancora non funzionano i ricatti, mi dispiace: però tra un annetto potrai inziare a giovartene e tra un paio d’anni sarai diventata un’ottima estorsion-mamma)

  2. lorenza dice:

    per i capricci io adotto il sistema menefreghismo assoluto, che strilli. poi arriva qualcuno che la sgrida, e vedi che smette subito. E la mia c’ha 3 anni e mezzo… I terribili due anni sono stati una passeggiata, a confronto dei lagnosi 3 e mezzo… solo per rinucuorarti, e non per spaventarti! 😉

  3. Slim dice:

    Grazie della citazione Fra’, pero’ devo dire che il termine Terrible Twos non l’ho inventato io eh 😛 viene comunemente usato in inglese per descrivere appunto questa fase dei capricci.
    Molti sostengono che questa fase non esiste e naturalmente hanno torto.

    Isa dopo un periodo da indemoniata adesso si comporta da bambina modello..finche’ dura…

    Solidarieta’ per la questione suocera.Baciotti grandi.

  4. cg dice:

    Questo post è bellissimo e mi ha dato grande stimolo..
    è vero la crisi c’è e noi la viviamo su due fronti, quello paesano delle mie origini, in cui molti amici stanno perdendo il lavoro (e una sorella non l’ha ancora neanche trovato a trentatrè anni)
    e quello Romano, in cui io e il mio compagno ci arrabbattiamo per goderci quello che di buono la vita ci offre ..
    Epperò si è più pratici, più uniti e si ha certamente più dignità..
    Questo mi rende orgogliona come non mai!
    baci panz buona giornata

  5. Chiaretta dice:

    Effetto collaterale del capriccio in strada: resettaggio totale della memoria degli adulti circostanti che ti guardano come se a loro, con i loro figli, non fosse MAAAAIII capitato.
    Lo odio.

  6. panz dice:

    @chiaretta: esatto!!!! è la stessa cosa che ho pensato io. roba che ti guardano come se fossi o una madre che non sa tenere testa a suo figlio e quindi deplorevole oppure una mamma violenta e nevrotica e quindi ancora più deplorevole!!!!

  7. MammaTuttoFare dice:

    ciao, contraccambio la visita. Passa a trovarmi quando vuoi!
    Penso che dopo una primogenita assolutamente tranquilla e gestibile (fino ai 3 anni) mi ritroverò spesso con il secondogenito ad avere i dubbi amletici di come comportarmi in pubblico quando non vuole ascoltare..nel tuo racconto ho intravisto una proiezione sul mio futuro!

  8. rita dice:

    il mio primo figlio riusciva a ragionare se lo trattavo con dolcezza con la seconda a volte mi veniva l’impeto di metterla sotto i piedi e schiacciarla come un insetto molesto, ma semplicemente abbozzavo e aspettavo che le passasse

  9. Mammamsterdam dice:

    Ignora le scenate e la gente, è la cosa migliore. Solo con Orso, se proprio vedevo che si incartava, nel senso che non si ricordava assolutamente il perché della scenata ma soffriva da cani, dopo un po’ lo abbracciavo e cercavo qualcosa per distrarlo, l’aereo, l’autobus, la cacca del cane per strada. Una fatica e due palle, guarda, ma passa.

    peccato che il metodo non funzioni anche con le suocere.

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