Tecnicismi, orribilia e informatichese

Ieri sera riflettevo su come, in 8 anni di vita con Tino, siano cambiati i nostri riferimenti metaforici.

Per dire, quando ci siamo messi insieme eravamo due studentelli di lettereEfilosofia e si discuteva della sua Tesi in Medievistica e della mia sulla letteratura contemporanea, tirando in ballo Borges, Sereni e Steiner. Ci piaceva citare Un Posto di vacanza di Vittorio Sereni e la amatissima

sul rovescio dell’ estate la chiave dell’estate”

Poi  ci siamo entrambi avvicinati con due differenti Master all’Informatica. Io più in ambito di comunicazione e progettazione, lui approfondendo le sue conoscenze tecniche e diventando uno smanettone da paura. Il lavoro ci ha portato a contaminare – in maniera voluta e sentita e secondo il presupposto che informatica, filosofia e scienze umanistiche non sono poi così distante come superficialmente sembrano – le nostre origini. A leggere molto, a studiare tantissimo di programmazione, accessibilità, usabilità, html, css e php.

Così ora il buon Tino, che ama moltissimo il suo lavoro e si sta tramutando in un nerd da scantinato, ha arricchito il suo vocabolario di quell’informatichese da tavola che a breve potremo trovare anche ai supermercati in confezione tetrapak.

Per dire che recentemente, per gestire gli impegni della frollina al meglio, mi ha chiesto se possiamo condividere un Calendar su Google, come si usa fare per lavoro. Roba che fa rabbrividire se si pensa che abitiamo sotto lo stesso tetto ma che in fondo è proprio comoda 😉

Ieri sera aveva preparato gli gnocchi al gorgonzola e di fronte alla mia perplessità sul fatto che alla piccola potessero piacere, mi ha risposto:

“certo, per frollina ho già fatto un back up e nel caso ho studiato le alternative!” che nella sua lingua vuole dire che ha pienamente sotto controllo la situazione e che si gli “crescia” la figlia sa come comportarsi.

L’aspetto più inquietante dell’avere un non marito nerd è che quando si discute sul tempo che impiegheremo a fare le pulizie in un dato giorno, lui si ferma, fa due conti e poi se ne esce con frasi agghiaccianti del tipo:

“per passare l’aspirapolvere e pulire il bagno ho calcolato DUE ORE UOMO”.

Che questa cosa delle ore/uomo a me ha sempre messo un sacco paura. Mi sa tanto di catena di montaggio alla Charlie Chaplin, solo più raffinata. Mi fa l0 stesso effetto di una volta – quando lavoravo al Museo dei Balocchi – che aspettavo una persona che doveva venire ad aggiustare una cosa del museo e il suo capo mi mandò una mail scrivendo che: ” La risorsa è stata impegnata su un’urgenza e non potrà arrivare oggi”.

La risorsa.

La risorsa.

Oppure mi fa venire in mente un’altra volta che un mio amico mi raccontò che dopo un colloquio, non lo avevano assunto perché “non era abbastanza skillato per quel ruolo!”

Insomma. Ieri sera riflettendo, ho pensato che costringerò la mia metà a depurarsi con una serie di serate dedicate alla lettura dei classici, riprendendo in mano Steiner, Barthes e il suo amato Dante Alighieri.

Che non vorrei che la frollina arrivasse a 18 anni senza un buon upload di cultura sul groppone!!!!

E voi? Quali orribili tecnicismi subite durante la vostra vita?

29 commenti
  1. cg dice:

    Di tutto……….davvero..ho il non marito super informatico che mi fa uscire di senno con tutte ste robe qui.
    ma io rimango una amante della carta stampata..;-)

  2. Elisa dice:

    ti dico solo che lavoro in un’azienda ICT che ha come “core buisiness” la tecnologia embedded… e che due palle, per me che sono umanista dentro subire l’uso e l’abuso di questi tecnicismi è una vera tortura… 🙁

  3. la coniglia dice:

    mio collega informatico a un altro collega che aveva commesso un errore madornale da bambino delle elementari: ‘ma ti sei formattato il cervello???’

  4. Silvia dice:

    Io e il mio non-marito abbiamo i ruoli un pochino rovesciati: sono io l’informatico della famiglia (a 9 anni annunciai ai miei che da grande avrei “lavorato con il computer” e da lì “ho preso la rulla”, come si dice dalle mie parti).

    Lui (che è un agente immobiliare con la passione della fotografia) subisce quindi il mio informatichese che si è radicato in me nel corso di anni e anni di studio e di lavoro, e dopo 14 anni che stiamo insieme (di cui 6 di convivenza) ha fatto propri certi termini, concetti e conoscenze… poveretto.

    A furia di: “Puoi shiftare più in là?” per chiedere un po’ di spazio sul divano, oppure “Ma puoi anche metterli random” per dire che non c’era bisogno che sistemasse i detersivi in un ordine particolare nel mobiletto del bagno, oppure “Sono riuscita a zippare tutto nel trolley rosso” mentre preparavo i bagagli per l’ennesimo viaggio, oppure “Scusa, mi è partito lo screen saver del cervello” se mi ero distratta mentre mi stava raccontando qualcosa, oppure “Qua ci serve un garbage collector” quando abbiamo cominciato a fare la raccolta differenziata e amenità simili è successo quanto segue:

    TV trasmette lo spot della Freddy, quello con (quel gran gnocco di) Joaquin Cortes.
    Io incollata davanti allo schermo.
    Lui (geloso, ma non lo ammetterebbe manco sotto tortura): “Ma, dai, sono buoni tutti di fare quelle 4 mosse lì e poi è pure brutto.”
    Io: “Ma cosa dici?! Ma se tu non sai neanche tamburellare le dita a ritmo di musica! E poi non è questione di bellezza, è che lui ha un gran STILE.”
    Lui: “E che è? Un CSS?”

    E lì ho capito che in tutti questi anni il mio non-marito ha subito decisamente troppo.

  5. Molly dice:

    Ciao. E’ da un po’ di tempo che leggo il tuo blog e ora finalmente commento.
    Io aggiungo:
    – schedulare un appuntamento
    – smarcare un task
    – sviluppare un applettino
    – fare un match. O in alternativa: matchare.
    – “mi si è crashato il pc”
    – …
    🙂

  6. Mammafelice dice:

    ahhaaa beh, noi siamo allo stesso punto vostro 🙂

    siamo capaci di mandarci una mail da stanza a stanza per chiederci: ti va di fare un brainstorming un attimo?

    a me però piace: mi fa sentire parte di qualcosa. devo dire che leggendo anche gli stessi libri, poi riusciamo a parlare anche di letteratura.
    però cacchio a me, quando leggo un manuale cartaceo, mi servirebbe proprio la funzione ctrl+F 🙂

  7. FrancescaV dice:

    ahahahah io devo dire che mi sforzo per non usare parole in inglese e informatiche nel lessico di tutti i giorni, anche quando parlo con mio marito, lo faccio principalmente per non far morire quei due neuroni che ho sulla mia lingua madre 😉

    p.s. piccola svista: GLI gnocchi, non i gnocchi. Baci!

  8. adele dice:

    Io i tecnicismi di Tino li trovo spassosi, quelli che non sopporto sono gli anglicismi gratuiti: “Sono confidente che riusciremo a raggiungere gli obiettivi”. Confidente? Confidenteeeeee? Per non parlare dei vari “deliverare, targettizzare…”. E già che ci siamo facciamo una campagna di abolizione di altre belle espressioni come:
    – “similare” al posto di “simile”
    – “il tema è…”
    – “apriamo un tavolo su…”

  9. gio' dice:

    Se parliamo di espressioni orribili da abolire, qualcuno mi sa spiegare cos’è ‘sta moda del ‘piuttosto che’ usato invece dell’ ‘oppure’?
    è un vero flagello!! ma a chi è venuto in mente?! e perchè?!!

  10. Mamma Imperfetta dice:

    Io odio profondamente inglesizzare e tecnicizzare la nostra meravigliosa lingua, per cui tendo, quando posso ad evitare.
    Ma non posso sottrarmi dall’ascoltare…e questo è un grosso problema. -_-

  11. Panzallaria dice:

    @giò: io il piuttosto che avversativo lo odio già dal 2002. colpa dei milanesi (concedetemelo) che lo hanno sdoganato in tutta italia. allora che vivevo lì, tutte le volte lo facevo presente, fino a quando non sentii usarlo da più di un professore universitario e capii che era una battaglia persa in partenza.
    però è odioso, terribile e sbagliato!

  12. supertri dice:

    E cosa dire di “Dobbiamo elaborare un master plan”?
    Io tutti i giorni mi devo districare fra miriadi di acronimi…a volte mi sembra di leggere dei codici fiscali;-)

  13. stefi marabotto dice:

    2 ore uomo per passare l’aspirapolvere e pulire il bagno?
    bhe si dai 2 ore uomo
    e 40 minuti donna

  14. Sheireh dice:

    Ciao, primo post del tuo blog che leggo, e mi sento molto “tirata in causa”, perché sia io che il marito abbiamo un linguaggio molto nutrito di termini informatici e anche molto più “nerd”, in quanto derivanti dai giochi online (un miscuglio terribile di inglese italianizzato e riferimenti a cose inventate). Ma noi ci divertiamo così tanto… ^^

  15. FFrancesco dice:

    Eh eh eh.. a me piace chi fa il contario, cioè in informatica porta il linguaggio “umano-culinario”:
    – Accidenti, ho BRASATO l’hard disk del mio pc!
    – Ehh, ormai quel server è BOLLITO
    – Ti mando una MELA
    – Ho PERATO il pc di ram

    Ciao e solidarietà sistemistica al non marito

  16. panz dice:

    Ho brasato l’hard disk è anche una delle mie preferite! la uso spesso. anche per il mio cervello che è in genere brasato ogni venerdì 😉

  17. Mammafelice dice:

    Panzolina, ti devo confessare una cosa. A me piace tanto la parola ‘performante’, in questo periodo.
    La userei per tutto.

    Belle, queste infradito, sono molto performanti: posso camminare senza scivolare anche sulle scale mobili.

    Buona la birra di grano, è molto performante se la bevi poco alla volta mentre lavori.

    Insomma… non trovi che sia una bellissima parola? 🙂

  18. Daniela dice:

    Questo post e’ bellissimoooo!!! Mi sono troppo divertita a leggere tutto, e a ritrovare molte espressioni che usiamo anche noi, a casa, sia con mio marito che con mio padre (io in genere ZIPPO la spesa nel frigorifero :-D), siamo tutti smanettoni e/o informatici, in casa.
    Ah, naturalmente mi associo all’odio per il “piuttosto che” avversativo… GRRRR
    🙂

  19. serena dice:

    maddai! Noi abbiamo 4 (quattro!!!) calendari condivisi su Google, uno per ciascun membro della famiglia, più quello per organizzare le visite del parentame a Stoccolma (non vogliamo rischiare di confonderci e averli qui tutti in contemporanea, che già uno alla volta…). Senza contare che “chattiamo” su skype da una stanza all’altra. Ma perchè vuoi dire che non è normale? 🙂
    PS. Ti risparmio gli inglesismi e gli svedesismi.

  20. Luca dice:

    da informatico che lavora in una multinazionale, vi capisco benissimo, sono “storture professionali” purtroppo quasi inevitabili.
    A me capita di usare il termine coffee break invece di pausa caffe, o di ritrovarmi a pensare in inglese… aiutooooooooooo

  21. Renata dice:

    Capita anche a noi. Mi sono ritrovato in molte tue espessioni e in quelle dei commenti.
    Per me l’informatica è un mezzo per mio marito la vita e conseguentemente il linguaggio quotidiano viene contaminato. E non parliamo dei figli, il grande a volte mi pare uscito da un manuale di informatica

  22. Ale dice:

    Ho pianto tanto, nel 2003, quando sono passata dalla metodologia della ricerca archeologica alle matrici attori/processi, al semantic web e alle regole di business…poi capisci che ti stai evolvendo soltanto perchè hai bisogno della pagnotta (o michetta come si dice al nord) e godi quando, la sera, in poltrona, abbracci i tuoi Promessi Sposi o il tuo Ovidio come fossero reliquie di “quella te” che non perderai mai. Che nessuno si offenda ma, per mia seppur limitata esperienza, chi viene dalla logica umanistica, può ballare ovunque. Bacini panz
    PS: le ORE UOMO per l’aspirapolvere è davvero geniale…

  23. tanaka dice:

    Noi, peggio (o meglio) ancora, le parole le inventiamo proprio… in un solo anno di convivenza abbiamo creato un lessico familiare in continua evoluzione. Proprio l’altro giorno ci chiedevamo cos’accadrà se un bel dì avremo dei figli che sentendoci impareranno i termini inventati e li ripeteranno all’asilo… 😀
    Per non parlare delle parole giapponesi infilate qua e là nei discorsi o italianizzate… se qualcuno sentisse le nostre conversazioni casalinghe ci prenderebbe per matti! ^^

I commenti sono chiusi.