Sull’autobus mi hanno regalato una storia

Mentre me ne tornavo, stracca stracca a casa, sul bus, di ritorno da Firenze mi hanno regalato una buona storia. Ad un certo punto è salito un vecchietto – canuto e bianco – e si è seduto accanto a me.

Ha attaccato discorso, dicendomi che lui è uno che ama l’ironia, perché a ridere si vive più a lungo e per vedere le cose nere c’è sempre tempo dopo che si è morti.

Parlava un bolognese antico e sommesso, con una voce delicata e flebile.

“Sono nato in via del Pratello. Nel 24” Mi ha detto.

Mi ha raccontato della guerra. Che lui aveva tipo disertato e lo stavano per fare fuori le SS. Che lo aveva salvato un tenente tedesco perché lui – che aveva messo la sua vita in mano all’interprete – aveva detto di aver fatto l’accademia di belle arti e di ispirarsi a Michelangelo e Raffaello e dato che questo tenente era uno di quei tedeschi amanti dell’arte italica, invece di farlo fuori lo aveva mandato in un campo di lavoro in Germania, che era stata poi la sua salvezza.

“Devo tutto a mia madre” ha continuato questo canuto. “Perché lei fin da quando ero cinno mi diceva che ognuno deve prendersi cura della sua personale Farmacia e che l’unica Farmacia che conta qualcosa sta qui” mi ha detto segnando con il dito il suo cervello e i pensieri fluenti.

“Si ricordi signorina, non  sprechi nulla e soprattutto faccia in modo che la sua testa e la sua intelligenza diventino strumenti per il bene. ”

Il vecchietto ha continuato raccontandomi di una Bologna di altri tempi, della sua via del Pratello, delle case distrutte dai bombardamenti e poi ricostruite tutte uguali.

Mi ha detto anche che lui ora ha ancora un dono prezioso che è la sua arte. Mi ha parlato di sculture e del suo sogno di uomo vecchio: donare tutto ai bambini di Bologna.

Mi ha raccontato di Cofferati che lo invitò a Palazzo e lui non ci credeva, ma c’era una mostra delle sue opere. A quel punto gli ho chiesto chi fosse, affascinata e incuriosita dalla sua storia e ho scoperto di aver parlato con questo artista.

Siamo scesi dall’autobus insieme. Che lui, per chiacchierare con la sottoscritta, aveva perso la fermata ed è dovuto pure tornare indietro.

Mi ha congedato dicendomi: “Peccato che così poche persone vadano ancora sull’autobus. Che solo sull’autobus ci si regala delle storie, mentre in macchina si osserva punti lontani, da soli. E si perde la pazienza di ascoltare.”

Per un attimo ho pensato di trovarmi in un racconto del mio amato Antonio Tabucchi.

Incontri casuali, frasi precise che si fermano in un punto dell’esistenza e ti costringono a interrogarti sulla tua vita e sul mondo.

E io questa cosa qui della farmacia spero di non dimenticarmela mai. Grazie Sergov!

9 commenti
  1. Elena dice:

    ma che meraviglia questo incontro… e che bello il consiglio che ti ha dato “non sprechi nulla e soprattutto faccia in modo che la sua testa e la sua intelligenza diventino strumenti per il bene”, dovremmo sempre ricordarci di questo! Tabucchi, ignoranza mia, non l’ho mai letto (questa è una buona occasione), ma a me ha fatto venire in mente Gibran, quando ne Il Profeta parla del lavoro.. comunque magari fare sempre di questi incontri!

  2. Hoshi dice:

    ” Si ricordi signorina, non sprechi nulla e soprattutto faccia in modo che la sua testa e la sua intelligenza diventino strumenti per il bene. ”

    Che parole meravigliose, veramente un grande artista, soprattutto nel cuore.

  3. Silvia dice:

    Che bello incontrare persone cosi’ …e come direbbe il buon Renato Zero …” Grazie di quest’incontro …”!!!!

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