Master Mind (II parte)

L’anno milanese del Master è stato per me un anno insieme faticoso e bellissimo. Un vero percorso di formazione, dentro e fuori l’Università.

Milano è una città difficile, specie per una provinciale come me. Difficile integrarsi con i milanesi che vivono in un loro ecosistema, difficile riciclare abitudini consolidate come quella di andare al lavoro e all’università a piedi.

Di quell’anno – il 2002 – difficile ma bellissimo, ricordo soprattutto l’odore di ferraglia del treno interregionale che mi portava avanti indietro da Bologna, nei fine settimana. I baci in stazione con Tino. L’odore di ferraglia – simile a quello del treno ma così autoctono – della metropolitana. Il buio di lunghissimi viaggi sulla Rossa, per arrivare a Sesto San Giovanni, in mezzo al nulla e in mezzo al nulla rimanere una giornata.

Di quell’anno ricordo il monolocale sul Naviglio grande, condiviso con una vecchia amica di mia zia (vecchia di fatto, oltre che quasi una zia per me). Che si lamentava delle malattie, come fanno le vecchie e parlava così tanto che spesso mi ritrovavo a viaggiare con la mente altrove, mentre mi raccontava di quello che era successo a suo cognato e cose simili e di fronte alle domande dirette non sapevo cosa rispondere.

Di quell’anno ricordo gli amici del club della paglia. Che fumavo come una turca e tutti i più cari amici li ho conosciuti così, a fumare sulle scale. Di quell’anno ricordo Adele e ricordo la Terrona e certe cose molte belle e certe altre molto brutte.

Ricordo che con gli altri fuori sede eravamo una specie di famiglia. Ci si aiutava moltissimo. Perché, tutti nella stessa barca, ci si trovava spesso a mendicare un letto, noi che eravamo sempre un po’ in prestito, in appartamenti di fortuna.

Di quell’anno ricordo il giorno che finalmente, con la Terrona e Pinaccapì trovammo una casa per noi. Noi tre. E’ stato il giorno che sono finita sui binari del tram con la macchina.

Una settimana fa è suonato il telefono. Era Pinaccapì che vive nella stessa casa, quella casa, con la sua morosa che è poi un altra membro della famiglia dei masterizzati.

Mi ha detto “Donna, ci manchi. Stiamo bevendo vino e ripensavamo alle cose belle e tante cose belle le abbiamo fatte insieme a te e agli altri!” . Io stavo per mettermi a piangere.

E mi è venuto in mente che vivevamo in una casa senza mobili – io avevo rubato un carrello della coop per custodire i nostri vestiti – e che quella sera che siamo andati a riprenderci le nostre cose a casa della Paolina e la Frà, che Pinaccapì era tipo un mese che viveva sul loro divano, io ho scazzato strada e sono finita sui binari del tram. Cioé, la macchina è rimasta proprio incastrata in mezzo a una piazza dove passano i binari del 5. Non me lo dimenticherò mai il 5, perché se l’autista non frenava, mi piallava la macchina e forse anche le tette, la panza e il cervello.

Io per evitare la multa ho cominciato a piangere con gli autisti del tram. Mi ricordo che ripetevo frasi idiote tipo: “Ma a Bologna non ci sono i tram!” e Pinaccapì, che quando si agita recupera tutto il suo casertano verace, in dialetto campano stretto mandava a fanculo i passanti, che invece di aiutarci a spostare la macchina, si erano messi a osservare la scena come se fossero al Le cirque des idiots.

Di quell’anno ricordo quando ho tagliato i capelli a Pinaccapì (che dopo qualche mese di vita insieme alla sottoscritta e alla Terrona non faceva che sbattere la testa contro il muro ripetendo: “Voglio una vita borghese, voglio una vita borghese…”), convincendolo che io lo facevo sempre a Tino, di tagliargli i capelli con la macchinetta e invece gli ho fatto uno scalpo sul cranio, roba che anche un naziskin ne avrebbe avuto disgusto. Lui mi rincorreva per darmi pan per focaccia e la Terrona, in preda a una crisi mistico filosofica cercava di sedarlo con aforismi del cazzo: “Non può piovere per sempre…”

Di quell’anno ricordo lo scontro di civiltà (e di neuroni) tra la formazione umanistica di tutti i partecipanti e quella informatica della maggior parte degli insegnanti. Roba da mandare in tilt interi sistemi esistenziali (e spesso a rimetterci erano gli informatici!). Ricordo i sogni e le utopie, che non sapevamo bene cosa fare della Rete ma sapevamo che ci avrebbe cambiato l’esistenza.

Di quell’anno ricordo le scelte facili e quelle difficili, le feste, noi fermi in mezzo alla strada senza benzina, la Terrona ubriaca che non si ricorda più dove ha parcheggiato e pretende di essere caricata da un cinese in moto per andare a cercare la sua macchina.

Che qui a Bologna

di cinesi in moto

non è che se ne vedano tanti.

Di quell’anno ricordo che è stato uno degli anni più importanti della mia vita. Che le persone che ne hanno fatto parte (e ancora – anche se in maniera meno assidua – ne fanno) sono tra le persone a cui tengo più in assoluto

e che

Pinaccapì e la Vale che mi chiamano e mi dicono

si stava bevendo birra e pensando a quel periodo

ecco

mi fanno sentire bene e viva

e allora prendo una birra

mi metto in terrazza

bevo

e fumo una paglia alla loro salute.

7 commenti
  1. Mammamsterdam dice:

    Cavolo. Io l’ho sempre pensato che per il fatto di non fumare mi sono persa un sacco di cose interessanti (ed arrivare ai 35 quasi astemia non ha neanche aiutato assai).

  2. paola dice:

    …trattengo la lacrimuccia perchè sono in ufficio e c’è aria di cambiamento e potrebbe sembrare che sia questa la causa di quel rigoletto che solca il mio viso! Cavolo l’avreste mai detto che la “perfida” con l’incalzare degli anni sarebbe diventata così sentimentale e facile bersaglio dell’emozione? Ma forse e solo Fro (oltre ovviamente agli abbracci dei nipoti) che riesce a far vibrare le cordicine del mio “tenero” cuoricino; perchè non è un caso che quando leggo o ascolto i suoi scritti e le sue riflessioni, che sia da sola o in mezzo ad altra gente, c’è sempre una parola, una frase, una considerazione (e spesso anche più di una) che mi entrano dentro e causano un terremoto emozionale che si risolve in poche gocce salate…Il 2002 è stato un anno importantissimo anche per me ma non, come pensavo, perchè mi avrebbe aperto le porte di un mondo del lavoro che proprio in quegli anni certo non ci aspettava a braccia aperte. Il master è stato scuola di vita, mi ha insegnato a tuffarmi in nuove amicizie e condividere tutto fono in fondo con loro (persino l’intossicazione da paglia collettiva a oltranza subita negli incontri di tempeste creative dei miei colleghi multimediali) e a capire molte cose nuove di persone che conoscevo da una vita (mio fratello) o comunque da prima (mia congata); mi ha insegnato a fare la valigia e, soprattutto, a capire che è sempre meglio tenerla pronta….non riesco a fermarmi, mi invadono decine di ricordi e di pensieri che potrei continuare per ore a raccontare quanto sono rientrata arricchita da questa esperienza, sebbene abbia anche avuto aspetti dolorosi (e non mi riferisco allatriste immagine della sottoscritta abbracciata al lavabo di un bagno di un pub infestato da nerds). Ora apro quella lattina di birra mozambicana che il mio collega tiene da almeno 6 mesi sulla scrivania (non so ancora se in attesa di una particolare occasione o perchè non si fida della provenienza) e mi unisco a voi…basta che non vi mettiate ad accendere paglie! Vi voglio bene (quasi a tutti) micsu-pinguini!

  3. roberta dice:

    Sì noi fumatori siamo solidali,non fosse per la vita che ci rendono dura e che ci tempra.Volete mettere le chiacchere con la collega con cui si va d accordo a raccontarci i cavoli nostri e non solo,lontane da orecchie clamorosamente indiscrete? Oppure con la scusa della paglia ci si allontana da un rompiballe che ci tiene lì a parlare di non so neanche io che cosa,ma comunque pallosa ed inutile. Certo puzziamo un pò,ma niente che non passi con una bella doccia,che anche i non fumatori si lavano…
    I connubi migliori sono caffè/paglia e imbrescamento con paglia.Non disdegno neanche la mentina con paglia.Insomma li ho proprio tutti i vizzietti.
    Comunque è strano come gli stessi gesti ci abbiano accompagnati in situazioni diverse con allegate emozioni.

  4. Sara dice:

    che bello poter ripensare a quell’anno! Anche per me anno di cambiamento e di grandi scombussolamenti (soprattutto a livello sentimentale).
    Anno anche in cui ho conosciuto tante belle persone… vi penso spesso e mi unisco a Paola: Vi voglio bene (quasi a tutti) micsu-pinguini!

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