I pezzi di puzzle che regalo

Alla fine noi, ognuno di noi, siamo i ricordi che lasciamo negli altri. Lo so di dire una banalità, ma non ci avevo mai pensato così a fondo come negli ultimi giorni.

Vita Activa, il libro che sto leggendo e la morte del mio gatto. Due eventi staccati ma che mi hanno fatto pensare a questa cosa. Che alla fine, l’importanza della nostra vita è valutabile in base a quanto positivamente possiamo incidere sul ricordo delle persone che ci hanno conosciuto. Che noi siamo la nostra storia, ma come dice la Arendt, siamo soprattutto la narrazione di una storia e il senso di una vita si riassume nella narrazione che altri ne faranno.

Così, in questo pensiero elaborato in una serie di mattine nevosopiovose, mentre con l’autobus ci inerpicavamo su per Greppilandia, mi è venuto in mente che ognuno di noi conserva nella sua mente un piccolo tassello del senso della vita delle persone che ama, che ha amato.

E visto che ricordare, si ricorda sempre dopo, che durante sembra superfluo (anche se non lo è), ho cominciato a pensare a delle persone del passato che sono state importanti. A quelle che non ci sono più perché hanno terminato il loro percorso in questo mondo e a quelle che semplicemente sono su un’altra strada, in un’altra fetta di mondo e sentimenti.

Forse con il distacco del passato posso dire che non sempre ho saputo riconoscere chi era importante e chi no e che a volte qualcuna l’ho fatta fuggire scioccamente e altre mi sono tenuta cozza su scogli puzzolenti.

Ma tanto il senso si capisce sempre dopo ed è inutile andare a rimestare queste cose.

Una delle persone più importanti ecco, che senza saperlo e forse senza volerlo, ha segnato di molto la mia vita, è stato certamente il mio primo fidanzato.  Di lui ho molti ricordi ma forse uno dei più belli, il pezzo di puzzle che regalo al senso della sua vita, è un pomeriggio a Torre Colimena, che abbiamo passato una giornata di vacanza insieme, dato che entrambe le nostre famiglie erano in Puglia, e noi dormiamo abbracciati su un lettino stretto, stretto di casa di vacanze, profumati di mare e di sogni. Gli regalo quel sentimento di quindicenne consapevole del distacco imminente ma che si tiene stretta ogni piccola emozione, con la cura che si ha con le piantine piccole, che non sai bene come comportarti e quali fiori si vedranno sbocciare.

Un’altra delle persone importanti della mia vita è  il mio allenatore. A lui – che non c’è più – regalo le lezioni di sesso per adolescenti che ci faceva a bordo vasca, per metterci in guardia. Noi che eravamo in piena esplosione di ormoni. Gli regalo anche quella volta che gli chiesi cos’era il “grilletto” e dovette improvvisare una spiegazione e si vedeva che era imbarazzato e noi ci divertivamo a farlo sentire a disagio.

Quella volta che ho volato con il parapendio e la sensazione di grande libertà e di superamento delle mie paure, la regalo a L. che mi convinse a farlo e mi fece capire che non sono così stupida come credevo.

Alla Silvia S. regalo il nostro ultimo, preziosissimo incontro. Che parlammo di tutto nel tramonto, lungo il fiume, mentre rientravamo trasportando a mano le bici, che io avevo bucato. Lei mi abbracciò quando ci salutammo, dicendomi “ciao piccola biscottina dolce!”. Allora non sapevo che non l’avrei mai più rivista e che dopo pochi mesi sarebbe diventata un ricordo per le persone che l’amavano.

Alla mia conquilina di Milano regalo una notte che sognammo la stessa cosa. Non era una bella cosa ma fu come una specie di patto di sangue. Avevo conosciuto in un modo unico e molto particolare la sua forza insieme al suo dolore. Mi ha cambiata molto vivere con lei.

Alle mie amiche di infanzia regalo un giorno di sole caldissimo che leggiamo un libro di racconti di paura e un’immagine orrorifica si specchia nei miei occhiali e loro gridano indicandomi e io grido e ci mettiamo tutte a correre come delle pazze per la campagna.

Alla mia prof. del ginnasio regalo un giorno stupendo, a Paestum, mentre lei ci racconta dei templi e io raccolgo margherite primaverili godendomi questo panorama.

La mia testa è piena di pezzetti di puzzle. Quei pezzetti che insieme a quelli degli altri comporranno il ricordo delle persone che amo. Quelle che non ci sono più, quelle che camminano su altri sentieri, quelle che mi sono accanto e non ci penso mai, ma sono proprio coloro che ho scelto e che mi hanno scelto.

E in questa consapevolezza che siamo tutti frammenti di puzzle nella testa di qualcun altro, penso che vivere la vita sia cercare sempre di essere un buon pezzo, di quelli che si incastrano a meraviglia e che una volta che li hai infilati dentro al quadro, ne aumentano il senso. Non sarà sempre così e delle volte dovremo fare la parte del pezzo mancante, dell’elemento di disturbo.

Ma credo, o almeno così ho pensato sull’autobus, che uno debba sempre saperlo che siam pezzi di puzzle. Che sembra una sciocchezza ma ti mette addosso la giusta responsabilità che ci vuole per vivere.

12 commenti
  1. fra dice:

    Siamo tutti pezzi di un grandissimo puzzle e dovremmo semsre cercare di riconoscosere il pezzo che ci mancha per renderci ancora un pezzettino in più intregri. Ricorci, persone che non ci sono più ma che hanno dato un senso alla nostra strada, sono cose importanti da tenere al siucuro l’ungo il cammino della vita

  2. alessia dice:

    Cara, leggo adesso…mi dispiace da morire per il micio ciccio…mi fai sempre commuovere, scrivi da dio! Buonanotte pezzetto di puzzle del mio cuore!

  3. Lumaca a 1000 dice:

    Bello questo post, l’ho letto ieri sera prima di andare a dormire e sono rimasta a riflettere un bel pò. Se non ti dispiace lo cito nel mio blog, perchè davvero mi ha fatto pensare al mio modo di vivere certe cose!

  4. maestra dice:

    anche tu sei un pezzo di puzzle, importante e piacevole da trovare. un abbraccio per il micio, non avevo capito fosse così malato, ti chiedo scusa per la leggerezza con cui ti ho scritto qualche post fa. maestra

  5. la meringa dice:

    Pregno. Come sempre. E in questo periodo, in cui pezzi di puzzle sbiaditi mi rivengono alla memoria, è ancora più significativo.
    Anch’io, l’ultima volta che ho visto il mio amico Bruno mi ha detto che ero splendida e che mio marito sembrava un Apollo. Nemmeno io sapevo che sarebbe stata l’ultima volta. E mi fa male al cuore ogni volta che penso a qualcuno che ho amato tanto e che non c’è più. Ma come dissi a mia zia il giorno della morte della sorella, la mia zia preferita, la mia madre putativa morta a 52 per un tumore ai polmoni: noi non saremmo quello che siamo se lei non fosse stata tra noi. Ecco. Per questo mi dico che bisogna stare sempre al cento per cento con gli altri. Perché così si costruisce qualcosa. E non saremo mai soli.

  6. LaLena dice:

    Grazie per la tua lucidità e la vividezza che ci metti nei tuoi racconti. Questo post è bellissimo, lo voglio far vedere a tutti!
    un abbraccio grande grande

  7. Silvietta dice:

    Ho dovuto leggere questo post due volte e non è detto che non lo salvi: prima di tutto, perchè adoro H.Arendt, e poi perchè il quadro e le riflessioni che fai mi aiutano a dare forma anche ai miei pensieri. Anche per me, pensando a quando me ne andrò, è importante pensare a quanti pezzetti ho condiviso con i tanti che hanno intersecato la mia vita.

    grazie, bellissimo post.
    a presto silvietta

  8. petra dice:

    ciao Panz ! bel post ..azzeccatissima la riflessione tua e degli altri ..passo a legggere Donne Pensanti ! baci continua a scrivere !

    Petra

  9. Mamma F dice:

    Che bello questo post.. non ho altre parole . Mi ha commosso nonostante l’ora (7.45) e il posto affollato (treno per Torino). Grazie di questo tassello di te.

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