Il parco è una manosanta

In questo periodo, non brutto anzi carico di doni, ma molto faticoso, ciò che mi dà veramente la carica sono i pomeriggi al parco con mia figlia. Esco dal lavoro – e sto lavorando parecchio – e mi fiondo a scuola a prendere frollina, poi insieme andiamo al parco dove ci togliamo le scarpe e delle volte giochiamo al polipo e delle volte invece no. Il polipo è un gioco bellissimo. Mi siedo per terra – piantando il mio culone stanco all’ombra – e lei mi corre intorno. Io devo cercare di acchiapparla, lei deve essere coraggiosa e arrivare a tiro braccia. Quando l’acchiappo, me la butto addosso e ci rotoliamo un poco in mezzo all’erba.

Nei pomeriggi al parco arrivano sempre anche i compagni della frolla, perché spesso andiamo al parco di fronte alla sua scuola. E allora tutto diventa una festa e facciamo sempre delle specie di pic nic per terra, condividendo le merende e i beni di conforto di tutte le mamme. I bambini a volte ci rimangono intorno come al miele, altre invece se ne vanno in giro per conto loro, giocano tra loro e noi si chiacchiera. Che io sono fortunata e le mamme dell’asilo di frollina sono persone davvero carine, per nulla impostate, per nulla pretenziose.

Certi giorni mi prendo la Lenticchia e la MaLta e tutte quante ce ne andiamo al parco, certi altri la frollina viene prelevata dalla mamma della MaLta e va dormire da lei, insieme alla Lenticchia. Poi io – quando esco dall’ufficio – vado prima a casa dove mi cambio e poi prendo la bicicletta, i beni di conforto e raggiungo la mia bimba dove sta.

Così, in un periodo dove i miei neuroni devono stare sempre accesi e ho una rete fittissima di contatti per il lavoro, per lo spettacolo e anche per donne pensanti che ne succedono sempre delle nuove, quelle tre ore sono una manosanta. Un dono preziosissimo che quando mi dicono perché non c’hai l’aifon, ecco io ci rispondo che non c’ho l’aifon perché a un polipo a piedi scalzi in mezzo all’erba, l’aifon non serve a una beata fava.

10 commenti
  1. Eligraphix dice:

    Poi però quando sono più grandi i bambini spariscono misteriosamente dal parco, sigh … ho proprio scritto un post a riguardo qualche giorno fa.

    Quando mia figlia era più piccola abbiamo cominciato a fare questo gioco (in realtà me lo chiede ancora anche se ha quasi 8 anni): io mi siedo e “chiudo” Silvia tra le mie braccia, la tengo stretta stretta, lei si divincola e cerca di liberarsi, poi di tanto in tanto apro le braccia e faccio finta di lasciarla scappare, ma sul più bello la riacchiappo … ripetiamo il gioco all’infinito e ridiamo tutte e due come matte. E’ una variante “polipesca2 anche questa … 🙂

  2. Tino dice:

    @eligraphix: anche la mia bimba si chiama Silvia…ce ne sono così poche in questa generazione che ogni volta che ne sento una mi emoziono 😉

  3. Eligraphix dice:

    E’ vero, Silvia non è un nome molto comune per le bambine di adesso e anche per questo mi piace. 🙂

  4. rocciajubba dice:

    Che bello! Anche per me sono momenti magici. E io son fortnata al cubo: un parco dietro l’asilo, uno davanti casa e il terzo in riva al Po e ci si arriva con la puista ciclabile. Una meraviglia.

  5. Panzallaria dice:

    @rocca: anche noi siamo messi più o meno così: ho la fortuna di abitare in una delle zone più belle e verdi di bologna (che comunque ha tantissimo verde pubblico e dei colli meravigliosi) e quindi abbiamo sempre l’imbarazzo della scelta in quanto a parchi 😉 peccato ultimamente piova sempre

  6. Elisa dice:

    Certo che voi cittadini avete più parchi di noi “montagnini” , il parchetto del quale dispongo io che abito in un paesello montano saran 2oo metriquadri dietro la pompa di benzina 🙁 … comunque Silvia piaceva anche a me 🙂 non l’ho messo a mia figlia solo x non rivangare una triste vicenda familiare …

  7. mamma di malta dice:

    brava panz
    è la bellezza della chiusura giornata con dialoghi necessariamente non pesanti e bimbi scalzi a perdifiato. e ci si addormenta tutti meglio. scusa ma è ora vado al parco…

I commenti sono chiusi.