Le etichette

Mi è arrivata una mail da una ragazza che sta facendo una tesi. Tema: il cyberfemminismo. Mi scrive che secondo lei io sono una cyberfemminista e per ciò vuole intervistarmi. “Non so nemmeno cosa sia, il cyberfemminismo” le rispondo io. Fa parte della stessa famiglia del cybersex e del cyberbullismo, come suggerisce la ricerca intuitiva di Google?

A parte gli scherzi, donne pensanti non è nato e non è un progetto femminista ma un progetto di cultura e politica contro gli stereotipi. Solo che le etichette sono rassicuranti e anche quando le cose non rientrano dentro alle etichette, bisogna riuscire a incamerarle.

Ho cominciato a depilarmi più di quanto non facessi prima. Mi trucco anche, quando ho qualche impegno legato al progetto. Perché diciamoci la verità: anche quello della femminista è diventato uno stereotipo granitico e allora per spiazzare gli astanti, almeno gioco sull’evidenza.

Non sono incazzata, non sono pelosa e curo il mio aspetto.

Ieri è uscito sul corriere un articolo sul mommylobbing (che parola terribile!) e in un’insalata mista ci hanno cacciato dentro donne pensanti, dicendo che Serena Nobili (di genitoricrescono) ci ha fatto sopra un archivio delle mamme senza lavoro. Non solo la giornalista non ha capito perfettamente il senso del progetto sui curricula di genitoricrescono, ma ha tirato dentro donne pensanti (avevamo dato sostegno a quel progetto) come fosse un ufficio di collocamento per mamme.

Ecco qua: come al solito la prima etichetta che mi è stata data (e a cui ho contribuito attivamente) si fagocita tutto quello che faccio.

Mamma blogger.

Riflettiamo su questa cosa. Una perché c’ha un figlio e un blog allora è per forza mamma blogger. E fioccano i luoghi comuni.

Le mamme blogger sono tutte amiche

FALSO

Le mamme blogger scrivono per contrastare la solitudine

Minchia: quante volte mi sogno isole deserte!!!! Avercela un po’ di solitudine!

Le mamme blogger consigliano le altre mamme su come comportarsi con i bambini

Non so manco come comportarmi con la mia di figlia, figurarsi con quelli degli altri! Ecco, vi svelo un segreto: prima che nascesse la frollina, ai bambini ero COMPLETAMENTE disinteressata e se mi sedevano di fianco a una famiglia, durante una serata in pizzeria, tra tutti quegli urletti e saltini mi venivano su dei gran nervi. Ero il prototipo del vicino di tavolo odioso che non riesce proprio a sopportare la dolcezza dei bambini.

Il mio spettacolo racconta le avventure di una mamma post-moderna, ovvero io che sono io che oltre a metterci dentro svezzamento e lettini da campeggio ci sono anche pensieri e elucubrazioni su uomini trombabili e modi di far sentire in colpa (ferocemente) il proprio compagno.

Niente di politicamente corretto.

Le etichette mi hanno un po’ stufata, lo dico.  Donne pensanti  non è mommyblogging o mommylobbing e mi piacerebbe che prima di parlare, scrivere, riportare, queste persone che ci fanno su dei trattati, venissero ad ascoltare, leggere, riflettere.

La studentessa che mi intervisterà è stata carina: mi ha scritto che non sapeva bene se ero proprio una cyber femminista e che tra le sue domande ci sarà anche questa.

Mi documenterò così so cosa rispondere.

Spero solo di non scoprire di essere una cyberbulla, che se no, ecco, è la volta buona che sparisco 😉

19 commenti
  1. Silvia gc dice:

    si, si… ti linko un po’ in giro, che così mi risparmio il tempo per i chiarimenti (praticamente ti linko per non faticare!), dato che qui ci hai messo un po’ tutto quello che passava anche nella mia testa…

    Comunque noi abbiamo chiesto la rettifica, dato che mi risulta ancora sia un diritto! (o fosse un privilegio???)

  2. rocciajubba dice:

    Ma quando da ragazzine tenevamo un diario come ci chiamavano? diary-girl?!!? Ecchecavolo! Ma non si può solo avere un blog per sfogarsi, raccontarsi e ridersi addosso e piangersi pure un po’ sulle spalle?
    E poi “dà consigli”. Se a una glieli chiedono son conisgli…se lo fa di principio da un blog è non farsi i cacchi suoi.
    Su internet e nella vita.
    E non mi sembra propio il tuo caso.
    @Silvia attenzione…qua i diritti diventan privilegia con uno schicco di dita!

  3. Gloria dice:

    Orpolà, ma c’è qualcosa nell’aria che ci fa scrivere post sullo stesso argomento? Se Silvia non avesse messo il link non avrei mai letto questo post, pur sapendo chi sei non passo molto spesso da queste parti. Etichette, sempre etichette… siamo delle confetture! 🙂

  4. dani dice:

    di mommyblogging non mi intendo infatti mi sa che io sono rimasta al prototipo della vicina di tavola odiosa che non riesce a sopportare la dolcezza dei bambini 🙂 ….ma di femminismo un po’ sì…. le etichette sono per definizione degli stereotipi e le rifuggo ad ogni occasione ma credo che nell’oceano del linguaggio alcune “etichette” o “punti comuni di riferimento” possano essere utili. Personalmente trovo molto importante continuare ad a riconoscermi nella terminologia FEMMMINISTA, il contenuto cambia, è cambiato, ma la genealogia storica di riferimento è per me importantissima e non mi faccio fermare dallo stereotipo della femminista che è così fuori moda di questi tempi. io continuo a definirmi femminista proprio perchè oggi tutti e purtroppo ancora di più TUTTE vogliono prendere le distanze da quella terminologia per paura forse di essere definite automaticamente incazzate, con il paraocchi, maschiofobiche? odio gli stereotipi ma la storia, quella storia, me la tengo stretta stretta e continuo a credere che sia importante portarla avanti visti i tempi che corrono.

  5. Panzallaria dice:

    @meringa: secondo me può piacere questa etichetta e mi si addice un tot 😉
    @dani: credo che sia sempre il contenuto e non la forma a fare le cose ma capisco perfettamente il tuo punto di vista. il problema secondo me è che se si rimane attaccati agli stereotipi, poi gli stereotipi ti mangiano e come dici tu, i tempi sono troppo gravi per potercelo permettere. detto questo, io no, non sono femminista e ho aperto donne pensanti solo per etica civile e perché credo che si debba contrastare il modello univoco e che lo dobbiamo fare con gli uomini, perché riguarda anche loro.

  6. dani dice:

    e perchè si pensa che essere femministe significhi escludere gli uomini? femminismo è una parola poco conosciuta che molti usano o interpretano erronaemente. Femminismo include tanti tipi di movimenti, pensieri filosofici e politici. la sua storia parla. Credo che per pensare e discutere di donne e costruire attivamente per influire sul presente sia indispensabile una conoscenza attenta del femminismo che va aldilà degli stereotipi sul femminismo stesso.

  7. Panzallaria dice:

    @dani: non conosco tante femministe che si autodefiniscono così che pensano che la questione femminile vada al di là di una discussione di genere, ma sono disponibilissima a cambiare idea. Detto questo, proprio perché attorno al femminismo aleggiano tanti stereotipi, mi tengo lontana anche da quella etichetta. Credo sia importante superare le definizioni e lavorare sulla sostanza. Temo che autodefinendomi femminista, mi taglierei fuori dal dibattito a 360 gradi e in questo momento penso sia necessario fare le cose cercando di essere da una parte inattaccabili dall’altra di arrivare a tutti, soprattutto a quelli che subiscono gli stereotipi.

  8. dani dice:

    http://it.wikipedia.org/wiki/Femminismo
    non voglio fare la saputella ma veramente è una questione che mi sta a cuore e che credo stia alla base di un “discorso” tra donne che vogliono influire sulla triste situazione di oggi. Il femminismo è un pensiero che si è evoluto nel tempo, all’interno del quale hanno trovato posto contraddizioni, opposizioni, diversità ma che è sempre stato fatto da donne con o senza uomini. Lo stereotipo della femminista che vuole distaccarsi dall’uomo è forse nato da solo uno dei tanti pensieri che hanno formato un flusso ampio e discorsivo nella storia e che continua a cambiare nel presente.

  9. Panzallaria dice:

    @dani: perfettamente d’accordo che per fare un discorso su questi temi sia necessario conoscerne le basi. hai fatto bene a mettere il link e non è una questione di saputella. resta forte però la mia scelta, proprio perché l’etichetta di femminista è attaccabile, di non aderire nemmeno a quella. sono una persona che cerca di riportare un senso profondo della molteplicità in questo mondo con un piccolo progetto. tutto qua

  10. dani dice:

    su questo argomento non sono daccordo con te Frò ma la positività delle tue iniziative non è in discussione. ribadisco che per me è fondamentale, se si usa la parola FEMMINISMO come etichetta, sapere in modo approfondito cosa significa sia a livello storico che di pensiero prima di prenderne le distanze.Ho avuto la sensazione, forse errata, che alcune affermazioni non fossero informate per questo mi sono sentita di intervenire.

  11. Panzallaria dice:

    Le distanze si prendono da qualcosa che si è avvicinato. nel mio caso, mai pensato di avvicinarmi al femminismo, devo essere sincera. in questo post contesto le etichette tutte e il fatto che ogni cosa debba per forza esserne ricondotta.
    detto questo: quando avrò tempo, e con tutte le cose che faccio non ne ho, mi occuperò senz’altro di studiare anche di femminismo 😉

  12. dani dice:

    “non conosco tante femministe che si autodefiniscono così che pensano che la questione femminile vada al di là di una discussione di genere, ma sono disponibilissima a cambiare idea” non possiamo basarci sul chi si definisce come ma andare alla fonte e costruire una nostra identità aldilà degli stereotipi.

    “Detto questo, proprio perché attorno al femminismo aleggiano tanti stereotipi, mi tengo lontana anche da quella etichetta. Credo sia importante superare le definizioni e lavorare sulla sostanza.” tutto ciò che ha fatto il femminismo fino ad oggi è sostanza. l’aborto è sostanza, il divorzio è sostanza, il voto è sostanza. basta andare a scavare un po’ sotto la superficie dello stereotipo della femminista per scoprire che la sostanza è tanta e l’apertura alla molteplicità sta scritta proprio nella controversa e combattuta storia del femminismo stesso.

    “Temo che autodefinendomi femminista, mi taglierei fuori dal dibattito a 360 gradi e in questo momento penso sia necessario fare le cose cercando di essere da una parte inattaccabili dall’altra di arrivare a tutti, soprattutto a quelli che subiscono gli stereotipi.” qual’è il dibattito a 360° gradi? non siamo mai inattaccabili e io dico per fortuna che non lo siamo o non ci sarebbe spazio per un evoluzione o un confronto. capisco il tuo discorso di voler arrivare a tutti ma a tutti non si arriva mai e c’è un motivo: ogni realtà e complessa e semplificarla è sempre una riduzione ma prendere le distanze dal femminismo perchè lì intorno aleggiano tanti stereotipi penso sia una semplificazione sopratutto perchè gli stereotipi non sono mai frutto di chi li subisce, ovvero chiediamoci da dove vengono i tanto forti stereotipi sul femminismo che fanno sì che si voglia prendere le diastanze da esso pur non conoscendolo. una delle evoluzioni del pensiero femminista è infatti quella che esistano i femminismi… pensiero interessante…comunque è sempre bello avere la possibilità di avere questi confronti.

  13. dani dice:

    in questo post contesto le etichette tutte e il fatto che ogni cosa debba per forza esserne ricondotta. mi spiace, contesto la tua etichetta di contestatrice di etichette 😉

  14. Panzallaria dice:

    @dani: secondo me sono solo due punti di vista diversi. io sono in una fase in cui sento un gran bisogno di concretezza, di arrivare dove non sempre riesco ad arrivare a causa delle mie sovrastrutture mentali. Credo che abbia ragione la zanardo quando dice che abbiamo una grande responsabilità, ovvero guardare la televisione (e anche altro) con gli occhi di chi la guarda. e chi la guarda, dani, con le “fodere di prosciutto” ha assunto che si lamentano sempre “le solite femministe”. Spiazzarli è tutto e bisogna farlo uscendo da quel circolo. Dimostriamogli che non sono le etichette che fanno la sostanza, nemmeno quelle che hanno sulle spalle una storia di lotte importanti, ma che è il senso civico comune, il comune rispetto dell’altro. Basic. Io voglio essere basic

  15. dani dice:

    sono daccordo sul fatto che sono due punti di vista diversi, ovvero che non siamo daccordo 🙂 tutto il rispetto per i tuoi obiettivi che sono ammirevoli ma sulla strategia la pensiamo diversamente, purtroppo secondo me in certi casi la strategia che proponi può essere dannosa. secondo me l’importante non è spiazzare o uscire da un circolo, secondo me la cosa importante è lavorare pensare agire con coerenza, forza e consapevolezza. non ci siamo intese vedi su un punto fondamentale, per me la parola femminista non è stereotipo, non è etichetta e non voglio convertire nessuna ma mi fa dispiacere vedere che lo si riconosce solo come stereotipo. lo stereotipo viene dato da altro/altri anche se come in tutte le cose esiste il rischio che alcune femministe perpetuino il mito di quello stereotipo ma siamo umani/e. d’altra parte anche per gli stereotipi sulle donne succede la stessa cosa. non rinuncerò mai alla complessa difficile e variegata bellezza di tutto ciò che naviga nel mare del femminismo solo perchè qualcuno pensa che sia diventato uno stereotipo. personalmente credo sia dannoso farlo e non è questione di essere basic o non basic. la vita non è basic che ci piaccia o no.

  16. Panzallaria dice:

    @dani: ma guarda che forse mi sono spiegata male, su questa cosa la penso esattamente come te. però constato un dato di fatto che è che sia il femminismo è diventato stereotipato sia un certo tipo di femminismo continui a perpetuare quello stereotipo e in questo momento non è il modo migliore per parlare con le persone. detto questo non ho nulla contro il femminismo e anzi so bene che devo al femminismo moltissimi diritti acquisiti. ma vorrei proprio andare oltre, nel senso, vorrei proprio evitare la tentazione di girare intorno a questo concetto, per mettere il focus sul mio obiettivo, ovvero fare emergere altri femminili alternativi agli stereotipi che vanno per la maggiore oggi in Italia. Se emergereanno altri femminismi possibili, che possano emanciparsi dallo stereotipo, sarò la prima a gioirne!

  17. dani dice:

    ma no secondo me ti sei spiegata bene e se non siamo daccordo non siamo daccordo non è la fine del mondo anzi ci porta a riflettere e vedere le cose da altri punti di vista. secondo me ci siamo spiegate bene semplicemente non siamo daccordo. in bocca al lupo.

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