Per due anni non ho letto nemmeno un libro

Per due anni non ho letto. Per due anni i libri sul mio comodino hanno preso polvere, quelli nella libreria sono rimasti inguardati e non sono entrata in una biblioteca.

Ogni tanto ci provavo ma senza risultati concreti. La mia testa era una stanza piena di vento: le finestre sbattevano contro i muri, le tende svolazzavano avviluppando tutto quello che si trovava intorno e io ero troppo impegnata a mettere delle pezze, a evitare che i vasi si infrangessero per terra.

Precisamente, il momento esatto in cui ho smesso di leggere – io che ho sempre avuto sete di romanzi e anche saggi e anche filosofia e anche classici – è stato una notte dell’inizio di dicembre del 2006.

Avevo un pancione enorme che la frollina stava per nascere e in uno dei non rari momenti di insonnia mi sono letta un libro intero. L’unico libro che ho avuto voglia di leggere in quanto manualistica sulla procreazione, ovvero Il bambino di Desmond Morris.

Un libro bello perché non è un manuale di quelli insopportabili che ti dicono cosa devi fare quando il bambino ha 15 mesi o quanto deve essere grande a 18, mettendoti l’ansia per il fatto che il tuo non si comporta come il modello standard ma che racconta l’evoluzione umana e quella del bambino creando affascinanti parallelismi e inserendo a pieno titolo l’essere umano nel genere animale.

Comunque.

Dopo la lettura di questo libro, in una notte di un caldissimo dicembre di 4 anni fa, ho smesso di leggere. E’ nata la frollina e io ero come prosciugata.

All’inizio la fatica, il non sonno, le nuove abitudini. Poi non lo so. Mi sembrava di non trovare, di non avere mai un minuto per me. Ma forse ero io che mi convincevo di quello, perché la mia vita era in bilico tra mille sentimenti contrastanti e tra gioie della maternità e depressione post partum i libri proprio non trovavano posto.

Li guardavo. Li vedevo. Li toccavo delle volte. Quando capitava – di rado – che avessi occasione di entrare in una libreria mi sentivo mortalmente in colpa. Perché nell’annusare le pagine, nel leggere i titoli, nello scrutare la quarta di copertina non sentivo il richiamo della passione ma solo la colpa del dovere.

Loro erano usciti da me.

Da piccola delle volte mi nascondevo sotto il cuscino con una lucina per continuare a leggere molto più del consentito. Ho divorato Piccole donne in 2 giorni, all’età di 6 anni. Mi sono ubriacata con Anna dai capelli rossi, all’età di 8. C’era il tavernello di mia mamma a tavola e io – presa dall’empatia per questa ragazzina a cui avevano impedito di vedere la sua migliore amica – mi sono ingurgitata un bicchiere di vino, non vista. E mi è venuta la bresca triste. Ho cominciato a piangere e a farneticare brani del romanzo.

Nella notte di natale del 1988 ho letto e finito Cent’anni di solitudine e alla fine volevo chiamarmi Remedios, Il gioco del rovescio mi ha messo di fronte ai dubbi, Ugo Cornia mi ha insegnato la felicità minima, ho sospirato con Emma Bovary, ho fatto l’amore con Lady Chatterley.

Quando studiavo a Milano o lavoravo a Modena o vivevo a Torino, ogni viaggio in treno alternava letture, appunti sulla moleskina, frasi sottolineate e copiate a panorami sempre diversi e sempre identici che mi correvano accanto. Non potevo afferrare le vite sconosciute là fuori, volevo almeno conoscere quelle dentro alle pagine.

Mi sono sempre guardata intorno attraverso i libri, le parole, che come in un romanzo, come in un saggio delle volte, fanno da cornice alle mie azioni.

Pensieri. Qualcuno li chiama così. Io ci ho l’inchiostro che scrive nel cervello.

Ma per due anni quel mondo di parole è rimasto distante. Avevo solo il mondo confuso che stavo costruendo dentro, la nuova me materna ma anche no, la Panzallaria inadeguata ma anche lucida.

I libri regalati per un po’ hanno fatto polvere accanto al mio letto, in un angolo remotissimo del mio cervello. Ho temuto di perdere la mia no man’s land, il mio mondo segreto di volti, idee, concetti, proposte.

Gli scrittori mi passavano accanto come se fossero estranei sull’autobus e non più i cari amici che coltivo nell’intimità.

I loro libri non mi creavano più quel senso di fame furibonda, quel bisogno compulsivo di leggere tutto il leggibile, di non perdere nemmeno una stilla. Non li invidiavo più.

Il mio cervello era un pezzo di cordone ombelicale che fuoriusciva da un occhio, forse anche dall’orecchio. Non avevo energie per altro.

La materia grigia era schizzata via, insieme al latte, dai miei capezzoli. Ero piena di mia figlia. Basta. Ero piena dei sentimenti contrastanti, dell’amore per questa creatura strana, aliena ma anche così prossima e conosciuta.

Le madri, nei primi anni di vita, sono crudeli. Sono crudeli nei confronti di se stesse, del mondo che le circonda, delle persone che sono fuori dal loro cerchio di braccia.

Forse non tutte. Non parlo di tutte, che io l’unica madre che ho conosciuto abbastanza bene, e poi forse nemmeno tanto,  è la sottoscritta.

Io sono stata crudele nei confronti del mio corpo e anche nei confronti dei libri.

Un giorno poi mi sono svegliata e non lo so, succede così forse, un giorno mi sono svegliata e ho trovato scrittori ovunque. Tabucchi era in frigorifero che batteva i denti dal freddo. Con gli occhiali appannati.

Paolo Nori l’ho trovato al parco giochi di mia figlia.

All’asilo mi ha accolto Jonathan Coe: faceva il bidello della “banda dei brocchi”. Goliarda Sapienza si è iscritta a Donne Pensanti, mi ha mandato una mail dal carcere per dirmi che era dei nostri. Ho incontrato Stefano Benni in libreria e mi ha dato delle dritte su come promuovere lo spettacolo del Calzino spaiato.

A un certo punto è tornata l’ingordigia. Il vento si è placato e ogni cosa aveva preso un posto nuovo e inusuale. La luce del sole è entrata nella stanza e ne ha mostrato le parti migliori. I fiori freschi. I giochi della frollina.

E i libri.

I libri da mangiare.

E ora sono quasi due anni che ho ricominciato a leggere.

24 commenti
  1. deborah dice:

    Mi sa che non siamo più abituate a vivere la vita a cicli. Ci sentiamo in dovere di fare tutto, anche se quel fare, in realtà, dovrebbe essere un piacere.
    Io rimango una buona lettrice, ma ho cambiato gusti;sono diventata molto più selettiva.
    Ad esempio,se da bimba leggi solo classici (e solo i classici offriva la piccola libreria di mio nonno), da grande impari a individuare subito i libri scritti male. Così, fatico davvero, ora , a trovare libri che mi piacciano davvero.
    Tutti scrivono, ma pochi, in reltà, hanno davvero qualcosa da dire.
    Comunque, per tornare all’incipit, è bello lasciasci andare e non viversi tutto come un dovere.
    Tanto, chi siamo veramente, alla fine viene sempre fuori, soprattutto se non ci sforziamo tanto.
    Ti posso suggerire dei titoli che mi hanno entusiasmata nell’ultimo anno?
    Permettitmi si segnalarti
    “La Strada” di Mc.Cormack , che però forse conosci già; “Cassandra” di Christa Wolf e ” I Miti del Nostro Tempo” di Umberto Galimberti e last but not least “Aspettando i Barbari” di Coetzee

  2. ba1976 dice:

    io ho sempre continuato a leggere, ma per quei due anni di cui parli tu, mi son letta e riletta SOLO libri che parlavano di bambini. che fossero manuali, o narrativa leggera, o saggi. Dovevano parlare solo di bambini, era l’unico modo per non sentirmi in colpa di “perdere” del tempo leggendo.
    ma addirittura, leggevo riviste solo tipo “mamma e donna” o “insieme”.
    brrrrrrrrrr rabbrividisco al pensiero.

    per fortuna è passata… ora leggo di nuovo tutto quello che voglio, e la libreria è tornata ad essere quel luogo magico che sempre è stato per me.

  3. Michela dice:

    Cara Panzallaria, meno male che ci sei tu a farmi sentire meno sola e meno strana. Per me gli anni da a-lettrice sono arrivati a cinque, sarà che ci ho messo due figli di mezzo e la seconda deve ancora raggiungere la magica età in cui pare che le madri riescano a riprendere possesso del loro cervello. Io questa assenza di lettura l’ho vissuta e la vivo con vergogna, cerco di tenerla segreta, soprattutto a quel gruppo di persone che mi conoscono da prima e che mi considerano ancora “quella colta”,

  4. Michela dice:

    Ops! Toccato il tasto sbagliato. Continuo…
    “la filosofa”, “quella che ha letto diecimila romanzi” e via di seguito. E anche con sensi di colpa, dato che mi ronza sempre in testa il pensiero che bisogna che i figli ci vedano leggere molto per fargli venire una gran voglia di leggere. Insomma, sembra anche a me di iniziare a vedere una lucina, forse a breve riuscirò a leggere più di un Camilleri divorato sul treno. Mi ridai speranza. 🙂

  5. Panzallaria dice:

    @Michela: hai toccato il punto, ci si “vergogna”, come se si fosse diventate “solo” delle mamme, come se temessimo che quel mondo del prima non potesse avere un dopo. Proprio per questo l’ho scritto questo post, perché secondo me dobbiamo imparare a prendere un po’ meno sul serio la nostra vita e le nostre scelte dettate dalla contingenza. Che delle volte uno non riesce mica a essere bionico. E va bene. Non c’è nulla di male….

  6. Panzallaria dice:

    @Deb: grazie delle segnalazioni. Anzi, si facciano avanti segnalazioni che poi vi dico cosa sto leggendo io (di meritevole, secondo me).

  7. Gloria dice:

    Mamma mia quanto mi son ritrovata in questo post. Per me gli anni (come per Michela) son quasi quattro, ormai. Che non è che non leggo proprio, sa… un libro al mese riesco a finirlo, centellinato tra una sera e una colazione.
    Ma per me è come non leggere. Mi manca un pezzo, mi sento come privata di una libertà che prima avevo sempre: quella di leggere quando mi va. Non quando le bimbe dormono, o in viaggio, o di “trafugo” mentre facciamo colazione.
    E le ferie di questi quattro anni sono stati una specie di overdose. Ogni minuto libero aprivo il libro e leggevo. Mentre Roberto guidava, in camper, per arrivare a destinazione. Sotto l’ombrellone, o la sera, con una lampadina piccola piccola per non svegliare le bimbe, che dormivano vicine. Una ladra di parole. Ma anche solo quel mese di ferie all’anno passato a divorare libri mi ha ricompensato per un pochino, e aspettando che Siria cresca e mi lasci tempo per leggere intanto tiro avanti con questo libro al mese (e almeno altri cinque sul comodino, tutti iniziati, tutti da sbirciare furtivamente…)
    Grazie per queste parole, Francesca, di cuore

  8. Plotina dice:

    Io sono una divoratrice di libri, ma quando riesco a non leggere sono felice. Felice perché “vivo” e… “non ho neanche bisogno di un libro”! Non so se ho reso l’idea…

  9. Panzallaria dice:

    @Plotina: si, si hai reso bene 😉 forse come dice deborah dobbiamo solo accettare che tutto abbia dei cicli. Forse, dico io, dobbiamo accettare che le cose prendano forme diverse a seconda dei giorni, che poi in qualche modo è quello il sugo della vita

  10. Michela dice:

    Forse poi, oltre alle nostre mancanze, dovremmo diventare più brave ad esaltare le nostre nuove acquisizioni. Io ad esempio, nei lunghi anni di letture, studi filosofici e piacevolezze varie, ero a stento capace di pagare una bolletta. Ora faccio la dichiarazione fiscale per tutta la famiglia e per la mia ditta di traduzioni, sono diventata una volpe nei rapporti con la burocrazia, so come convincere l’infermiera di turno a farmi dare un appuntamento col pediatra e a non liquidarmi con un “aspetti un giorno e veda come va”, riesco ad infilare una lavatrice a 40 la mattina alle 7.29 e alle 7.30 allaccio le cinture ai pupi… Insomma, la mia natura pratica è esplosa a livelli prima inimmaginabili. Però non ricordo più bene quei magnifici collegamenti tra Wittgentstein e la Critica del Giudizio kantiana… 😉

  11. Paola V. dice:

    ciao Francesca, ti leggo da tanto (dopo averti sentita alla radio, all’Altro Lato) e il tuo blog è tra i primi che leggo tutti i giorni, anche perché ho abitato a Bologna per trent’anni per poi ritrasferirmi due anni fa, e mi piace leggere quello che scrivi. (Anzi, a pensarci bene sono tutti blog del circuito delle madri. Ma come scrivete bene!)
    Sulla lettura, a me pare che il senso di colpa (secondo me ansia) non colpisca solo le mamme di bimbi piccoli: il mio ha 12 anni, ma questo sentimento, affine alla non libertà, ce l’ho ancora. Ma poi allargherei a tutto quello che ci circonda, notizie, Internet,TV, radio, cinema.
    .. e ho fatto mio questo detto che non so più di chi fosse: “loro sono in tanti a scrivere, e io sono da sola a leggere.” Oh quanto è vero!
    cari saluti,
    Paola

  12. la coniglia dice:

    anche io sono una divoratrice di libri, leggoleggoleggo e quando io e il coniglio ci siamo trasferiti ho avuto un mese-pensa,solo uno!- in cui non riuscivo a leggere per stanchezza, per mille cose da fare, perchè al coniglio da fastidio la luce accesa…per fortuna una volta che mi sono un pò stabilizzata ho ripreso, ma all’idea di passare anni senza leggere mi vengono i brividi…per fortuna che conosco splendide persone come te che mi spiegano che può succedere e che non c’è da vergognarsene 🙂

  13. cristina dice:

    Come capisco….io di figli ne ho 3 e tutti ancora “piccoli” e alla sera svengo! il problema è che quando prendo un libro mi ci attacco come alla bombola di ossigeno e non smetto fino a quando non finisco, con ritardi sul programma giornaliero o con il “coma” della mattina successiva… comunque, come non identificarsi?…

  14. Michela dice:

    Io mi sono fatta mandare dall’Italia (vivo in Svezia) un paio di libri di Roberto Bolaño, caldamente consigliato da un amico… ma per l’appunto… non li ho ancora letti! 😉 “Stella distante” e “Il gaucho insostenibile”. Se vale, li ha letti mia madre e le sono piaciuti.

  15. Ondaluna dice:

    Molte di queste parole potrebbero essere le mie. Io sono solita dire che la vita “me la racconto”. Non è che io abbia smesso di leggere, ma ho smesso di farlo per piacere, per quella passione che ti fa divorare le pagine… sento il vento dentro di me, sento l’incapacità di domare il tempo, sento che da quella “notte” (giorno, pomeriggio, etc) in cui lei è venuta al mondo le cose non hanno più il loro vecchio posto. Prima per un motivo, poi per un altro, poi per un altro ancora, cambiano le scene ma non cambiano le storie che mi vedono protagonista.
    Quel che mi dà speranza, e non è la prima volta quando ti leggo, è quel “ho ricominciato” nell’ultimo rigo. Ci sono tante cose che vorrei ricominciare, ed oscillo tra il “voglio farcela” ed il “non lo so”.

  16. panz dice:

    I titoli del mio ultimo periodo (che valgono):

    Ugo Cornia – Operette ipotetiche
    Stefano Benni – La grammatica di Dio
    Caterina Soffici – Ma le donne no: come si vive nel paese più maschilista d’europa
    Lidia Castellani – Il corpo non sbaglia
    Paolo Nori – I malcontenti
    Goliarda Sapienza – L’arte della gioia
    Alessandra Faiella – Il lato b

  17. mm dice:

    ahhhh, grazie per queste parole. mi dai un po’ di speranza che un giorno non lontano anch’io riesca ad aggiustarmi :/

  18. dani dice:

    Che tu scriva in modo meraviglioso lo sappiamo tutti. Ma che tu oggi abbia scritto un articolo per me…su di ME…è un vero dono.
    Mi ritrovo in ogni parola di questo post. Sono nata e cresciuta tra i libri, ho letto di tutto e in ogni età. Ho amato e adoro Goethe, ho detestato Dostoevskij, mi sono appassionata a Zafon…ho letto migliaia di libri, con una sete insaziabile per la quale ero stata messa in guardia.
    “Se leggi così tanto arriverà il giorno in cui ti fermerai, non troverai più nulla per te”.
    Quel giorno è arrivato. Non so bene cosa sia successo, ma è successo lentamente, negli ultimi 4 anni.
    Ora ho ricominciato, piano piano, come quando ci si riprende da una lunga malattia. E amo i libri più di prima. E sono mille volte più esigente che in passato…

  19. extramamma dice:

    ciao, che bel post! ti penso tutti i giorni ma non ti telefono mai 🙁 sei andata a padova? ti voglio sempre tanto bene, sono al parco giochi e potrei scrivere tvb panz su una panchina ma ho preferito metterlo qui!

  20. federica prandstraller dice:

    Sono mamma e lavoro in libreria e ho il comodino inclinato sotto il peso dei libri! Credo che il punto sia trovare qualcosa di bello da leggere tra le migliaia di libri pubblicati ogni anno: E sono fermamente convinta che sia giusto ogni tanto alzarsi dal divano mettere un segnalibro tra due pagine e rotolarsi con i propri figli sul pavimento. Un saluto a Panzallaria che ho appena scoperto,a tutte le mamme e a tutte le divoratrici di libri! Fede

  21. Elisa dice:

    Panz “L’arte della gioia ” l’ho scoperto grazie a te , non ti ho mai ringraziato e approfitto di questo post per farlo 🙂

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