Sensi di colpa formato famiglia

In questo periodo ci ho dei sensi di colpa formato famiglia nei confronti di Frollina.

Lavoro tanto e mi si sono accumulati una serie di impegni tutti insieme, per cui questa settimana sarò fuori anche al pomeriggio, rivedendola solo alla sera. Lo so, lo so, non devo angosciarmi. Capita.

Solo che io sono fatta così. Senso di colpa inside.

Dopo essere stata male, nel 2008, mi sono messa alcuni paletti, condizioni sine qua non per vivere. Ma non sempre riesco a rispettarle.

Una condizione per me fondamentale è passare il pomeriggio – da quando esce di scuola a sera – con mia figlia, giocare insieme, passare tempo di qualità.

Poi magari posso lavorare anche fino a notte fonda, ma dalle 16.30 alle 21 sono solo della mia bimba.

Questa settimana non sarà così: oggi c’è la riunione a scuola (e per fortuna sono esonerata dal partecipare al soporifero e irritante preambolo della maestra di religione), domani sarò a Trento, all’Università, all’evento H Factor, ovvero una giornata di orientamento per i laureati in discipline umanistiche, a cui mi hanno invitata per parlare della professione di Web Content Manager e Professional Blogger e della formazione dell’Umanista Informatico. (Qui le slides di supporto).

Giovedì ho probabilmente una riunione pomeridiana di lavoro.

Per fortuna venerdì partiamo per un paio di giorni in Umbria. Non vedo l’ora davvero.

Ho capito che Frollina ha molta voglia di passare del tempo con la sottoscritta. Ieri sono andata a prenderla all’asilo in compagnia di mia mamma e ci è rimasta male, come se la nonna togliesse spazio a noi due.

Stanotte era molto agitata e a un certo punto l’abbiamo presa a dormire nel lettone, che diceva di aver sognato un coniglio gigante sul tetto e aveva paura.

Se penso a quante regole e regoline avevo e mi imponevo quando era piccolina! Ho davvero calato le brache. Se ne ha la necessità dorme a letto con noi e devo dire che non mi pongo nemmeno il problema: se c’è una cosa che ho imparato in questi anni è che il genitore è l’unico che può capire qual’è il metodo migliore per il proprio figlio.

Tutto il resto sono chiacchiere stilistiche.

Ma con i sensi di colpa non ho imparato molto. Sono sempre lì che mi rodo e nei periodi di stress arrivo perfino a sentirmi manchevole se passo 5 minuti al telefono.

Eppure razionalmente lo so. Razionalmente so tutto.

Ma è difficile creare un ponte di comunicazione efficace tra il cuore e la mente.

E spesso mi ritrovo a voler fare bene TUTTO.

Anche quando è troppo.

E i risultati non sono sempre esaltanti.

Mi metto avanti con il lavoro e faccio un paio di propositi per il 2011:

  • imparare a dire dei no (che qualche cosa è superflua anche quando sempre fondamentale)
  • zittire più spesso la vocina del senso di colpa.
13 commenti
  1. m_annalisa dice:

    che dirti? questo post avrei potuto scriverlo uguale uguale.
    senso di colpa regna sovrano da due anni e due mesi, la regola del lettone anche io la faccio cadere secondo necessità, la fissazione di voler essere impeccabile in tutto.

  2. Sara dice:

    I sensi di colpa secondo me li abbiamo puppati con il latte materno, e ognuna ci combatte come può, ma mi sono permessa di scrivertelo solo perchè l’incubo di frollina mi ha ricordato troppo Donnie Darko… sarei venuta nel tuo letto anch’io 😉

  3. Silvia dice:

    Carissima, con la pancia ti stai già dando le soluzioni: il contatto nel lettone, il fine settimana in Umbria… e quando sarà un po’ più grande (o magari, nei termini giusti, già ora) riuscirai a spiegarle in cosa sei impegnata, sapendo che quello che fai ha un senso. Pensa a chi corre senza aver scelto la sua meta e rosicchia i minuti di qualità e ne ha molti di dubbi, sul senso di questo correre…

  4. silvia dice:

    Panz…quanto comuni sono i nostri pensieri di madri. Tutte noi pensiamo le stesse cose ogni mattina, uscendo, ogni sera tornando. Sarà giusto? Mio Dio non si torna indietro… E ogni minuto guadagnato è un minuto regalato a lui. Non ce la faccio alle quattro e mezza io. Arrivo a casa tra le cinque e le sei. Certo poi ho un lavoro tranquillo che mi gestisco da sola. Spesso come sai, sto a casa il pomeriggio o mi prendo tutto il venerdi. Eppure non è mai abbastanza, eppure mi sembra sempre poco per lui. E al contrario di te io tutto il resto lo trascuro completamente, come sai il mio blog è fermo, il mio libro non ne parliamo, e tutto quello che esce dal mio lavoro quotidiano rischia di rimanere in attesa per mesi…….E ogni giorno mi dico non riesco a fare tutto non riesco a fare tutto e il pensiero dopo è che farei un altro figlio. Ma come diavolo funziona il cervello delle madri???????
    Ps Qualche giorno fa sono uscita con un’amica che lavora per una multinazionale e torna a casa la sera di media alle otto, otto e mezza.
    Al confronto mi sono sentita un pò in pace….

  5. bismama dice:

    Francesca tu mi conosci un pò, anche da dietro al blog….e sai che purtroppo la mia situazione è sempre come quella attraverso cui stai passando tu ora….
    Per me non esiste il “capita” esiste solo lo status “così è”.
    Non mi impicco…ma ogni tanto i sensi di colpa mi invadono lo stomaco come i succhi gastrici durante la digestione…

  6. Lumaca a 1000 dice:

    “Eppure razionalmente lo so. Razionalmente so tutto.
    Ma è difficile creare un ponte di comunicazione efficace tra il cuore e la mente.” Ecco panz, queste frasi mi descrivono pienamente, spero di crearlo sto ponte prima o poi!

  7. Virgy dice:

    …a chi lo dici?! Proprio oggi poi che l’accumulo di stress da mancanza di tempo è al top…. Ah come ti/vi/mi capisco! Ho la “fortuna” di tornare alle 17 e qualcosa e fino alle 21 anch’io gioco e sto con la mia Pasticcina con piacere immenso di entrambe, ma a volte ci sono necessità che occupano una parte di quella fascia oraria, pensa che mi sento in colpa se ho un appuntamento dal medico alle 18 ma se ho una visita la mattina pur sottraendo una quota dallo stipendio mi sento in colpa un pò -meno che con lei- per il lavoro…e che bbballee!!!Quando impareremo a vivere senza farci stressare dall’orologio ecc. ecc. ???
    Dai facciamolo, un abbraccio a tutte!

  8. Chiara dice:

    … se poi una c’ha pure il ritmo circadiano compromesso e inizia a ragionare solo dopo pranzo? Io la mattina, da brava, scendo dal letto alle 7, colaziono la prole, la sporgo a scuola e tiro all’ora di pranzo in semi-coma facendo solo cose non irrimediabili se compromesse. Quindi come faccio se il meglio nel lavoro creativo lo do solo dopo le tre del pomeriggio? E poi la figliolanza torna da scuola e vuole mamma (ma veramente, dopo poco, vorrebbe il pc, il che è un problema lo stesso)? Non so, la creatura ha 7 anni, in camera sua ha una discreta collezione di pupazzi che di secondo nome fanno “senso di colpa”, vedete voi

  9. Gloria dice:

    Non parliamo del senso di colpa, va… che a suo tempo mi sono comprata pure il libro “Le mamme che lavorano sono colpevoli?” e non l’ho nemmeno finito (c’ho il senso di colpa anche per quello).
    E adesso, quando mi han proposto di far la rappresentante di classe per la scuola di Sveva, e l’ho detto a mia sorella, mi ha dato un altro libro: “Puoi anche dire no”. Inutile dire che non ce l’ho fatta, a dire no. E che il senso di colpa incombe ancora…

  10. Ondaluna dice:

    Non ho molto da aggiungere a quello che ti hanno già scritto. E’ giusto aver buoni propositi (come quelli che ho io), ma capita anche (come a me) di passare quelle giornate così piene, o peggio, arrivare così stanca da non aver la forza di passare con lei del tempo di qualità. Sono capace di colpevolizzarmi anche in quei giorni in cui sto male e non riesco a mettere un piede dopo l’altro, chiedendomi se è giusto non rotolarmi sul tappeto con lei. Ma bisogna anche riuscire ad ammettere di avere dei limiti: fisici, organizzativi, lavorativi.. umani. E’ così, e a me non sempre viene automatico crederci. Vorrei sempre fare meglio e di più. E invece, specie ultimamente, non ci arrivo.
    Quando ero incinta scrivevo che mi sarebbe piaciuto insegnare a mia figlia l’autenticità, che nella vita una madre prova la gioia e la tristezza, ma che no nper questo smette di amare i propri figli. Questa lezione, che mi è venuta in mente adesso (e di cui queste poche parole sono uno striminzito sunto rispetto a tutto il percorso personale che racchiude), dovrei ripassarmela più spesso, e cominciare a pensare che l’amore che posso farle arrivare non dipende dal fermare la vita e dedicarmi solo a lei.
    Scusa lo sproloquio, ma mi è venuto giù facile-facile.

  11. bismama dice:

    Se ti va, a proposito dei sensi di colpa, leggi il mio ultimo post.
    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi 😀

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