Le mie scarpette rosse: laboratorio di storytelling a Bologna e nuove date spettacolo del Calzino

Cos’è lo storytelling? Ne avevate mai sentito parlare? Io ho cominciato ad interessarmi dell’argomento recentemente, mi sono poi accorta di praticarlo – inconsapevolmente – proprio grazie a questo blog. E ho capito perché è una disciplina che può essere considerata catartica, curativa, proficua per uscire da momenti faticosi ma anche per avere un po’ di lucidità nella vita. Wikipedia ne parla in questo modo:

Storytelling è una metodologia e disciplina che usando i principi della retorica e della narratologia crea racconti influenzanti in cui vari pubblici possono riconoscersi. Lo storytelling è oggi massicciamente usato dal mondo dell’impresa, dal mondo politico, e da quello economico storytelling management per promuovere e posizionare meglio valori, idee, iniziative, prodotti, consumi.

E se partiamo dal presupposto che anche noi siamo prima di tutto l’idea che veicoliamo di noi stessi, ecco che lo storytelling – fuori dal marketing – è uno strumento prezioso di conoscenza personale e di immagine per noi stessi e di noi stessi che trasmettiamo anche agli altri.

Ho sentito molto parlare di storytelling quando ho conosciuto la mia amica Alice. E visto che ho trovato veramente interessante il suo progetto – lo abbiamo fatto tutte noi del consiglio direttivo di Donne Pensanti quando ce lo ha raccontato – mi fa piacere parlarvi del Laboratorio dedicato alle donne che sta per far partire e che, sono convinta, può essere uno strumento prezioso e un’avventura importante per molte persone. Il Laboratorio si chiama Scarpette rosse (come la fiaba) e questi sono i suoi obiettivi:

Il Laboratorio di Story – Telling è rivolto a Donne di qualsiasi età desiderose di raccontarsi e riscoprirsi in nuove vesti e nuove storie. “C’era una volta una povera orfana che non aveva scarpe. La bimba conservava tutti gli stracci che riusciva a trovare finché un bel giorno riuscì a confezionarsi un paio di scarpette rosse. Erano rozze, ma le piacevano. La facevano sentire ricca nonostante trascorresse, fino a sera inoltrata, le sue giornate a cercare cibo nei boschi….”

Ho chiesto ad Alice di raccontarmelo in maniera informale, di spiegarmi perché ci crede così tanto e di presentarsi per le lettrici (ma anche i lettori) di Panzallaria. Perché il Laboratorio sta per partire, le iscrizioni sono ancora aperte ma è il momento di affrettarsi per poter partecipare a questa bella esperienza che inizierà a Bologna il 19 aprile 2011.

E Alice ha scritto questo guest post per me.

Ho sempre amato le fiabe, le storie, il raccontare storie, forse proprio per questo ho scelto di fare l’attrice. Scarpette Rosse è una fiaba che mi ha sempre colpito, perturbante è il termine che meglio la descrive.

Ricordo che da bambina non capivo il perché di tante punizioni inflitte a una bambina che voleva solo delle belle scarpette…forse perchè ho sempre avuto un debole per le scarpe. Per molti anni l’avevo quasi dimenticata, poi, anni fa, mi capitò di nuovo tra le mani, mentre sfogliavo il libro di Clarissa Pinkola Estès “ Donne che corrono coi lupi”.

Era un periodo buio della vita, e rileggere quella fiaba mi ha tormentato – lo devo ammettere – per non poche notti. E così le scarpette sono finite di nuovo in soffitta. Ma l’immagine della vecchia signora in carrozza continuava a tormentarmi…finalmente mi decisi a leggere “la spiega” della Pinkola…e mi si è aperto un mondo. Le favole vanno a toccare dei nodi inconsci, archetipici e spesso quando le leggiamo o le ascoltiamo, non cogliamo subito i tanti livelli di significati che contengono, ma molte volte questi messaggi fanno capolino dal nostro inconscio nei sogni. Sono ormai diversi anni che lavoro con le fiabe, con i miti, sia nei miei spettacoli sia con i bambini cui insegno teatro e mi sono accorta sempre più del potere che si nasconde dietro un semplice “C’era una volta…” Due anni fa, inoltre, ho conosciuto Francesca – Panzallaria e il suo bellissimo progetto Donne Pensanti.

Ho seguito con curiosità e interesse il lavoro sull’immagine della Donna, del corpo femminile usurpato nelle pubblicità e una notte – saranno state le 2.00 – un pensiero ha fatto capolino dal dormiveglia: Scarpette Rosse. Sono un genio! così ho esordito! Il mio compagno mi ha guardato e ha detto Perchè? Perchè ho avuto un’idea geniale per un laboratorio! Più o meno è così che è nata l’idea di “Le mie Scarpette Rosse!”. Ora ovviamente sapete il perchè del titolo: Scarpette Rosse è stata la fiaba che mi ha rappresentato per molta parte della vita, finchè un bel giorno mi sono detta: Io non ci penso lontanamente a tagliarmi i piedi! Io voglio bene ai miei bei piedini!

Voglio riscriverla questa storia! Voglio un’altro finale per la mia storia. E’ questa la potenza della favola: a volte si annida in un angolino della nostra Anima e lì resta, nel suo cantuccio, poi, quando meno ce lo aspettiamo, fa capolino e ci riporta a noi stesse. C’è, inoltre, un qualcosa che lega le favole al femminile: il racconto. La fiaba, a differenza del testo teatrale, ha radici antiche, si perde nel tempo in cui ci si trovava in cerchio, magari davanti al fuoco ricamando o pelando patate, a raccontarsi le storie, o la sera, quando le storie venivano raccontate non solo ai bambini, ma tutto il clan. Non vi ricorda qualcosa? Magari quelle serate tra amiche, passate a “ciacarèr”, a raccontarsi.

La favola ha la stessa capacità di creare reti, relazioni che hanno le Donne…o forse è il contrario 😉 Purtroppo negli anni le fiabe hanno perso, credo, il loro potere di relazionare, insegnare e sostenere una comunità perchè sono state allontanate dal loro contesto, e per questo, mi spiace, dobbiamo ringraziare Walt Disney! Provate ad andare a leggere la Cenerentola originale dei fratelli Grimm! Altro che fata madrina! Forse da adulti perdiamo di vista alcune cose, ci focalizziamo sul ruolo che la Donna ha all’interno delle storie…eppure a me da bambina del principe non me ne fregava più di tanto, quello che m’interessava era che “I sogno son desideri…” Io non ce l’ho con le fiabe classiche, con Biancaneve, Cenerentola o Raperonzolo, perchè ognuna di queste fiabe rappresenta un percorso dell’Anima. Certo, se noi le guardiamo come una cronistoria, non possiamo che concludere: Ma è scema? Ma se invece guardiamo ai personaggi come a diverse parti di noi stesse?

In questo caso, non abbiamo bisogno di alcun principe che ci venga a salvare: ci salviamo da sole! Di tutte queste e di tante altre cose vorrei parlare in questo Laboratorio, vorrei poter ritrovare, insieme a voi, quella capacità di raccontare storie e di creare vita che ci appartiene da secoli e secoli, ma che, a volte, ci dimentichiamo.

Larga la foglia, stretta la via, dite la vostra che io ho detto la mia.

Mi piace questa cosa della favola che crea reti e posso confermare  che è così: le favole, gli aneddoti, le storie raccontate e che escono da te diventano sfondo e dallo sfondo ti puoi distaccare ironicamente, criticamente, puoi evolvere. Mi succede quando rileggo certi post e anche subito dopo averli scritti.

Mi succede quando vado a teatro a vedere il mio spettacolo “La rivincita del calzino spaiato” che altro non è che un laboratorio di storytelling. Un po’ come quello di Alice. A tal proposito c’è una bella corrispondenza.

Il 14 e 15 aprile 2011 il mio spettacolo torna a Bologna, al Teatro di San Salvatore alle 21.15 (prenotazioni: 334 34 40 177 e 339 87 80 700) e proprio nello stesso posto inizierà qualche giorno dopo il laboratorio di Alice.

Info e Iscrizioni al Laboratorio “Le mie scarpette rosse”

Hecate – Associazione Culturale

hecate@fastwebnet.it

http://associazionehecate.wordpress.com

 

 

 

 

 

4 commenti
  1. Margherita (Apprendista mamma) dice:

    Sono pienamente d’accordo con Alice, le fiabe sono state allontanate dal loro contesto e hanno perso parte di quel potere evocativo ed educativo che dovrebbero avere. Anche io penso che la Walt Disney abbia avuto un grosso ruolo nell'”arte” di snaturare la fiaba e le storie per ragazzi (basti guardare come ha ridotto Pinocchio). Sta a noi, dunque, riprendere in mano i racconti originali e farli rivivere; sta a noi ridare loro il giusto contesto. Se vivessi a Bologna mi iscriverei subito a Scarpette rosse. Ultimamente, tutto quello che mi interessa capita a Bologna (incluso il tuo spettacolo Panz: adoro il teatro e non sai quanto vorrei vederlo…, ma sono certa che prima o poi ci riuscirò).

  2. roberta dice:

    ahhhhh
    panz!
    mi piacciono le scarpette rosse, mi piacciono le Donne Pensanti, considero quel libro di Clarissa Pinkola Estes un punto di riferimento, da tenere fisso sul comodino, amo le storie, mi piace il teatro, mi piacerebbe proprio fare un corso come questo, più sul racconto, come cantastorie che come attrice… ma sono da poco ritornata a Bo (e poi nemmeno proprio a BO…) e devo riorganizzarmi un po’ la vita… e visti i miei lambicchi campagnoli, orto e auto-produzioni varie, proprio non ce la faccio a frequentarlo… speriamo che ripeta l’esperienza! Intanto spero di riuscire a venire a vedere il tuo spettacolo finalmente! Tu ci sarai uno di quei due giorni?

    @Margherita – apprendista mamma – : certo, tutto succede a Bologna, Bologna caput mundi! ovviamente scherzo! è che noi bolognesi siamo molto orgogliosi della nostra bolognesità (molto orgoglioni diceva qualche mio amico!). ciao, Roby

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