Decalogo per una comunicazione a IMPATTO ZERO STEREOTIPI

Zero stereotipi in comunicazione

Insieme a Giorgia Vezzoli di Vita da Streghe che come me si occupa di comunicazione e questioni di genere abbiamo creato un Decalogo con alcuni semplici consigli e accorgimenti per fare una comunicazione a impatto Zero Stereotipi.

Il Decalogo – che è a disposizione di tutti in licenza Creative Commons – lo abbiamo scritto sia come attiviste che come professioniste, dal momento che entrambe ci occupiamo di comunicazione e web e già collaboriamo su alcuni progetti professionali.

Con questa iniziativa, che riteniamo complementare a quelle realizzate nell’ultimo periodo già da altri attori (come il manifesto deontologico dei creativi, la proposta di legge per un’immagine differente, le richieste alla commissione di viglianza Rai e tante altre) intendiamo rivolgerci direttamente alle aziende e a tutti i committenti delle pubblicità, in attesa che il panorama legislativo contribuisca a migliorare la situazione dell’immagine delle donne sui media.

Pensiamo inoltre che potrebbe essere utile anche a chi si trova nella condizione di dover consigliare un’azienda nella scelta dei suoi messaggi.

Il Decalogo è IN PROGRESS, aperto ai consigli e ai suggerimenti di tutti. Lo copio anche qui perché possiate leggerlo, potete aggiungere eventuali integrazioni e suggerimenti nei commenti che ci serviranno per metterlo al punto al meglio.

Il Decalogo è inserito in www.zerostereotipi.it, il sito con il quale Giorgia e io ci rivolgiamo alle aziende e agli imprenditori, alle agenzie e a tutti i professionisti del marketing, della comunicazione e dei servizi che desiderano comunicare un’immagine (e una sostanza) davvero libere dagli stereotipi.

DECALOGO PER UNA COMUNICAZIONE A ZERO STEREOTIPI

 

1. La donna è una persona, non un oggetto. Se stai usando delle donne nella tua comunicazione, chiediti se la loro immagine potrebbe indurre a pensare il contrario.

2. Non basta “coprire” le donne per essere gender friendly. Occorre prima di tutto non svilirle con atteggiamenti, parole ed ogni altra forma di comunicazione che le dequalifichino o ne rimandino una visione stereotipata, svilente e maschilista.

3. Il corpo delle donne, anche scoperto, non è mai volgare e non è qualcosa di cui vergognarsi o da censurare. Semmai, lo è la sua mercificazione e il modo in cui esso viene utilizzato. Sfruttare il corpo di una donna (o peggio di una sua parte) ed usarlo come specchietto per le allodole per vendere è sempre discutibile.

4. Una comunicazione dalla parte delle donne dovrebbe proporre modelli estetici che non siano eccessivamente finti e irraggiungibili ma che tengano conto della conformazione naturale delle donne e, ove possibile, della sua diversità. Far sentire le donne inadeguate perché non corrispondenti ad un modello unico di bellezza (giovane, magra, sexy) non è esattamente un modo per stare dalla loro parte.

5. Evita gli stereotipi: la donna – oggetto sessuale è solo uno dei tanti stereotipi che creano pregiudizi. Anche la donna mamma chioccia/angelo del focolare o la donna in carriera fredda e scontrosa, ad esempio, lo sono. Anche per le bambine e i prodotti ad esse destinati è lo stesso (la bimba che pensa alla bellezza, che è già una piccola mammina casalinga o – cosa più inquietante – che viene messa in pose ammicanti, mentre il bimbo che si dedica all’avventura sono uno dei tanti esempi). Evita di usare gli stereotipi sia femminili che maschili nella tua comunicazione a meno che l’intento di critica nei loro confronti non sia più che evidente oppure affida questi ruoli ad entrambe i sessi.

6. Degradare gli uomini al posto delle (o insieme alle) donne non significa essere gender friendly, ma promuovere un finto paritarismo al ribasso che svilisce tutti, di cui le donne non hanno bisogno.

7. La sensualità e la sessualità sono cose bellissime, ma c’entrano con il prodotto e servizio che stai comunicando?

8. Ok, la sensualità c’entra con ciò che stai comunicando. Ricordati però che le donne non sono persone a disposizione di chi le guarda. Non indurre i destinatari della tua comunicazione a pensarlo dipingendole con atteggiamenti di eccessiva disponibilità sessuale.

9. Quando la comunicazione propone un’immagine d’amore (in tutte le sue forme) e le persone come soggetti e non come oggetti non significa che sia volgare. Ma se la tua comunicazione è rivolta agli adulti, assicurati che i circuiti nei quali la diffonderai non giungano agli sguardi dei più piccoli.

10. Sii coerente. Essere dalla parte delle donne vuol dire ragionare e comportarsi in termini paritari. E’ inutile essere gender friendly nella comunicazione se non lo si è anche nella vita di tutti i giorni, nel proprio lavoro e nelle proprie relazioni. Il rischio è quello di passare per ipocrita.

Se il decalogo vi sembra utile, passateparola!

3 commenti
  1. Mammadesign dice:

    Condivido a pieno questa bella iniziativa e diffondo!
    Soprattutto il punto 6, sullo svilimento “al ribasso”, secondo me, e’ da sottolineare!
    Ed il punto 9, sull’educazione dei bambini, che in questo modo assimilano passivamente quegli atteggiamenti culturali che tentiamo di sradicare con tanta tenacia…. Sono loro gli uomini e le donne di domani, no? Spiegatelo bene questo!
    Ed il punto 10, poi, andrebbe messo come punto UNOOOOOO!!!!!! ;D
    Prelevo il banner, ok?
    E poi ti faccio sapere se mi viene in mente qualche altro punto fondamentale…..
    Ciao

  2. sara dice:

    anche io ho apprezzato i punti 6 e 9
    e ho riflettuto sull’abbassamento di guardia in casa nostra dove ormai circolano piccoli pentolami e bambole con tanto di biberon
    da domani solo lego e cacciaviti .-)

  3. serena dice:

    ciao, io condivido assolutamente il decalogo e mi sembra piuttosto esauriente, però il punto 9 non l’ho capito tanto. cosa sarebbe “un’immagine d’amore […] rivolta agli adulti”? perché non dovrebbe giungere agli sguardi di bambini e bambine? penso sia necessario che vi esprimiate in modo esplicito, senza confondere termini e concetti, altrimenti il decalogo si depotenzia e rischia di cadere a sua volta in stereotipi lessicali e pruderie inutili.
    grazie comunque di mettere incessantemente in rilievo questioni importanti e decisive per la cultura e la buona pratica di un paese.

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