La meravigliosa utilità del filo a piombo

Ho comprato un libro bellissimo che si chiama La meravigliosa utilità del filo a piombo, di Paolo Nori. A me leggere Paolo Nori mi fa sempre venire molte idee e molta voglia di scrivere. Uno, leggendo Paolo Nori, pensa che è capace anche lui di scrivere, poi invece il bello è che come scrive Paolo Nori, non è affatto facile come sembra. Ogni parola è una bilancia.

Comunque. Mi sono comprata questo suo libro che è poi una specie di saggio, se vogliamo, una raccolta di scritti e discorsi e parla di letteratura e arte e anche di vita e in questo libro ci sono molte cose che mi hanno come aperto un mondo e che ho detto: adesso me la copio questa frase e la attacco al frigo per non dimenticarla (mi scusi Paolo Nori se ho pensato di attaccarlo al frigo).

In questo libro per esempio si parla degli esperti. Gli esperti di rado ascoltano qualcosa sulla cosa di cui sono esperti perché pensano di sapere già tutto e così alla fine non imparano mai niente di nuovo e finisce che quel tutto lo disimparano in fretta o rimane qualcosa che diminuisce ogni giorno. Paolo Nori lo ha scritto meglio. Comunque, ci siamo passati tutti da questa cosa, pensateci. Chi di voi non si è sentito esperto in qualcosa e allora quando altri ne parlavano ha ascoltato con quell’aria da esperto e un po’ di sufficienza, per cui alla fine non ha mica ascoltato davvero? A me è successo un mucchio di volte. Al mondo ci sono troppi esperti, credo abbia un senso quel che dice Nori, bisognerebbe sempre ricordarsi che non si è esperti per niente.

Comunque.

Io ieri sono andata al parco con la Frollina, dopo la scuola, con la precisa intenzione di leggere il mio libro in santa pace, mentre lei giocava con le amiche, che spirava anche una bella arietta frizzantina che, per un parco tutto al sole non è mica una banalità, e mentre frollina prendeva confidenza con l’altalena, mi sono messa all’ombra di uno dei rari alberi e ho tirato fuori il mio libro per leggere. Solo che non è passato nemmeno un minuto ed è arrivato Paolo Nori con la sua bambina e io – non so perché, sono proprio scema – mi sentivo in imbarazzo a leggere il suo libro. Paolo Nori si è seduto a leggere di fianco a me e io per un po’ ho anche pensato “adesso vado e gli chiedo se mi fa una firma” ma poi mi sono sentita, oltre che scema, anche cretina e in quel disagio ho chiuso bene la borsa, come se, vedendo che avevo il suo libro potesse in qualche modo pensare male di me.

“Magari crede che sono qui per fargli un agguato” ho pensato, mentre invece no, ecco io volevo solo leggere e non era calcolato, anche se non è la prima volta che Paolo Nori viene al parco dove vado con Frollina.

E alla fine non ho fatto niente. Anche perché la Frollina ha voluto che raccontassi anche ai suoi amici la storia degli orecchini a clips Carmelo e Genoveffo e allora mi sono messa a fare uno dei miei spettacolini che alla fine sono arrivati un nugulo di cinni, conosciuti e non, e io non ho potuto più pensare al mio libro, a un autografo (parola che fa tanto fan di periferia), ne’ al fatto che mi sembrava un peccato mortale se Nori avesse scoperto che stavo leggendo questo libro, che se una volta prendo coraggio glielo dico, mi è piaciuto davvero assai.

Comunque.

Carmelo e Genoveffo, che sono orecchini che hanno difficoltà a esprimere la loro affettività e allora finisce sempre che invece di dare dei bacini combinano un sacco di guai e si incastrano e fanno male alle orecchie delle bambine,  stanno bene e alla fine della storia una bambina molto bella che non conosco mi ha guardato con gli occhi verdi e mi ha chiesto supplichevole:

“Torni anche domani?”

E ho pensato che era proprio quella la domanda che avrei fatto mentalmente a Paolo Nori. Che un giorno di questi, prima o poi, io ci vado.

5 commenti
  1. Petrolio dice:

    Forte Panz !!!dai sempre buoni spunti!…questo libro lo metto nel cassetto delle cose da comprare .

  2. pietro dice:

    pensa frò che, qualche mese fa, nel giro di una settimana, ho chiesto l’autografo a Paolo Poli e a Carla Fracci!
    w gli autografi

  3. Tiziana dice:

    Una storyteller professionista, ecco cosa sei!

    .. e pensare che alla mia picci racconto semplificando ma rigorosamente in logica reale come fanno a fare il parmigiano (a chi servisse indico: ci vuole un prato, un fiume e degli alberi da frutta..e a fine giornata quando le mucche tornano alla stalla, le persone che se ne occupano prima chiedono com’è andata la giornata e solo dopo fanno uscire il latte dalle mammelle)

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